Tempo fa scrissi una dichiarazione di non voto in cui, tra altre cose, dicevo:

Qui c’è un malinteso di base: quando voi dite “noi” vi riferite all’Italia.
Per me, il “noi”, è il Mediterraneo, se non può essere il pianeta intero; è l’Italia come la Spagna come il mondo arabo. Quella è casa mia, là stanno le mie radici, lì sento aria di genitori, nonni e bisnonni, lì capisco il senso delle cose a pelle, lì stanno il mio affetto e il mio senso di lealtà.

Sentivo due immigrati che parlavano di elezioni, un mesetto fa. Due arabi che stavano facendo un favore a un mio amico.
Gli cambiava la vita, se cambiava il governo. Li ascoltavo e non potevo fingere di non accorgermene. Stavo zitta ma non potevo non sentirli. Cambiamenti piccoli, forse: uno spiraglio per un documento che ti serve, un pizzico di rispetto in più quando esci di casa, i figli che a scuola potrebbero sentire meno pressione addosso o, almeno, lo speri. Cose piccole, come in genere sono quelle che ti cambiano la vita, che te la rendono migliore.
Li ascoltavo e mi sentivo avara: tesa, da anni, a difendere una mia identità, un mio discorso che – lo so benissimo – non corre alcun pericolo, non ha bisogno di essere difeso a spese altrui. Non è necessario che costi qualcosa a qualcuno.
Pensavo che, tutto sommato, si può anche fare un favore al proprio prossimo e rimanere interi. Non se ne va la mia vita, in un voto, e magari Mohammed campa meglio.
Perché intestardirsi a non farlo, allora?
Nutro una certa fiducia nella solidità della mia identità, dopotutto.

Ero un terreno già abbastanza arato, quindi, quando è arrivato quest’appello qua:

Doveva essere la fine settembre del 1999, fummo ricevuti, il Presidente dell’UCOII Mohamed Nour Dachan ed io, in qualità segretario nazionale, da Oliviero Diliberto al ministero di Grazia e Giustizia di cui in quegli anni era a capo nel governo D’Alema.
Parlammo a lungo dei problemi della comunità e della necessità che il governo se ne facesse carico un po’ di più.
Diliberto fu estremamente attento e disponibile. In particolare gli esponemmo la questione del Ramadan negli istituti penitenziari, chiedendo che fosse il Ministero stesso a emanare una disposizione in merito. In sostanza si chiedeva che l’orario della distribuzione della cena fosse adeguato a quello della rottura serale del digiuno rituale.
Diliberto s’impegnò in tal senso e ci chiese di comunicargli la data certa dell’inizio del digiuno.
Nella tarda serata dell’otto dicembre 1999 avuta certezza dell’inizio, l’indomani, del mese Sacro ai musulmani, inviai come concordato un fax al gabinetto del Ministro.
L’indomani mattina, tornando in ufficio trovai la risposta scritta di suo pugno: “Caro segretario, ho ricevuto il tuo fax e ho dato disposizioni affinché i musulmani ristretti nelle carceri italiane possano convenientemente assolvere al precetto del mese di Ramadan”.
Da quell’anno, la prassi è entrata nei protocolli delle carceri italiane e non se ne potrà più fare a meno.
Se non fosse che per questa ragione, e molte altre ce ne sono, sia nelle sue posizioni di politica estera che nell’impegno a favore dei più deboli, voterò il partito di Oliviero Diliberto e invito i musulmani e le musulmane italiani a farlo.
Altri cinque anni di governo Berlusconi con una Lega Nord rafforzata dall’indefettibile allineamento al premier, sarebbero per noi musulmani e per gli stranieri in Italia, una triste prospettiva d’ incomprensione ed esclusione.

Hamza Roberto Piccardo

Segretario nazionale UCOII

Imperia 04.04.2006

Potrebbe essere un mio post: ricordi qualcosa che è successo nella realtà, che hai visto con i tuoi occhi, e la racconti.
Senza tante balle, senza teorie: “E’ successo questo. C’ero, l’ho visto. Una cosa che ha un senso. Magari ne risuccede un’altra. Altre due.”
Esageriamo: forse tre, persino.
Ho questa tentazione per l’eccesso che non mi abbandona.

Quando tornavo in treno dall’Alto Egitto, in Ramadan, l’ora della rottura del digiuno ci beccava a metà percorso, e c’era sempre qualcuno che passava a offrirti un dattero, qualche minuto prima, e al “via” ce lo mangiavamo ed era buono. Lo vedevi sulle facce dei tuoi compagni di viaggio, quanto era buono, e pensavi all’estraneo che ci aveva pensato fin dal mattino, ad avere datteri da offrirti in quel momento, e ti sentivi in armonia col mondo, avvolta in qualcosa di caldo.

Ho molti datteri da restituire.
L’unico modo che ho di farlo è questo:

E quindi, va bene, lo faccio.
I debiti si pagano.

Poi, certo, lo faccio senza allegria, impregnata di disamore.
Disgustata, soprattutto, dal sempiterno, asfissiante cinismo di piccolo cabotaggio di questo paese dove imparare ad aspettarsi sempre molto poco serve a mostrare quanto si è intelligenti, quanto si è bravi a stare al mondo.
E mi sento, certo, abbastanza derubata: una vorrebbe pensare di fare parte di qualcosa che nasce, quando va a votare. Non mi era mai venuto in mente che aspettarsi due briciole, la concessione di mezzo diritto o un pezzetto di distratto rispetto che non costi troppo potesse essere l’approccio giusto ad una nascita.
Mi sembra molto triste.

Ma stasera non sono un granchè contenta, in generale, e corro il rischio di dimenticarmi che ‘sto voto, ‘sto regalo, non è per me.
E invece dovrei ricordarmi che potere rifiutare regali fatti di avanzi, di briciole e di contentini è un privilegio.
Il massimo dei privilegi.
Mi farò un nodo al fazzoletto.

PS: nello sforzo di dare un senso a tutta quest’amarezza, mi pare opportuno pubblicare anche qua l’Appello di 30 docenti universitari a votare Pdci e, in particolare, Stefano Chiarini.
Lo metto nel “Continua”, con un invito ad andare a vedere chi sono e cosa fanno i firmatari.
Chiarini l’ho sentito a Milano qualche settimana fa: è una persona seria e sa quello che dice. Speriamo che ce la faccia. Sarebbe un sollievo.

PPS: ringrazio tutti quelli che si sono presi la briga di chiedermi notizie del blog e di me, in questo periodo. Non so bene cosa rispondere perché non mi è del tutto chiaro come sto e cosa voglio fare. Avrei bisogno che gli eventi si fermassero un attimo, per poterlo capire.
Ma, insomma, prima o poi ci arrivo. Per forza.

Appello di 30 docenti universitari a votare Pdci

6 aprile 2006

Dopo l’invito ai musulmani italiani da parte del segretario nazionale della Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), Hamza Roberto Piccardo, a votare PDCI, oggi circa trenta docenti di varie università italiane, studiosi ed esperti del Medio Oriente, sostengono in un appello il partito di Diliberto e in particolare la candidatura come indipendente a Roma, Milano e Napoli di Stefano Chiarini, giornalista de Il manifesto. L’indicazione di voto nasce dalla convinta adesione alle posizioni di Chiarini e di tutto il partito contro la guerra e le occupazioni militari dall’Iraq alla Palestina, per il diritto all’autodeterminazione dei popoli e il sostegno ai movimenti di resistenza nazionale, posizioni definite coerenti con una politica di pace e con l’incontro tra le civiltà del Mediterraneo.

Seguono le firme dei docenti universitari

Sergio Baldi (lingua hausa – Univ. Orientale Napoli)

Concetta Ferial Barresi (Lingua Araba, Napoli “L’Orientale”)

Daniela Bredi (islamista, Univ. La Sapienza)

Leonardo Capezzone, Storia del Mediterraneo arabo-islamico, (Univ. La Sapienza)

Giuseppe Cossuto (Islamologo, Roma)

Federico Cresti, (Scienze politiche, Univ. Catania)

Simone Cristoforetti (storia dei paesi islamici, Ca’ Foscari)

Wasim Dahmash (dialettologia araba, Univ. La Sapienza)

Giuseppe Del Monte (Storia del Vicino Oriente Antico – Univ. Pisa)

Maria d’Erme (Univ. La Sapienza)

Federico Firmani (diritto musulmano, Univ. Roma – Tor Vergata)

Marco Galeazzo (storico, Roma)

Lucy Ladikoff (arabista, Univ. Genova)

Eliana Manca (Birzeit University, Palestine)

Karim Mezran (Johns Hopkins University and John Cabot University, Rome)

Antonino Pellitteri (Storia dei Paesi Islamici, Univ. Palermo)

Stefano Pellò (iranista, Ca’ Foscari)

Paola Pisi (storica delle religioni, Univ. La Sapienza)

Giovanni Romeo (storia moderna, Univ. Federico II – Napoli)

Lucia Rostagno (islamista, Univ. La Sapienza)

Delia Salemi (Univ. La Sapienza)

Biancamaria Scarcia (islamista, Univ. La Sapienza)

Gianroberto Scarcia (islamista, Univ. Ca’ Foscari)

Deborah Scolart (diritto musulmano, Univ. Tor Vergata Roma)

Giulio Soravia (Lettere e Filosofia, Univ. Bologna)

Maria Giovanna Stasolla (storia dei paesi islamici, Univ. Roma – Tor Vergata)

Rita Tolomeo (storia dei popoli slavi, Univ. La sapienza)

Ida Zilio-Grandi (letteratura araba, Univ. Genova)