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Qui, con i commentatori, abbiamo sempre avuto un rapporto complesso.
Il blog stesso, in simbiosi con la sua tenutaria (ma esiste, un Freud delle macchine?), ha sempre fatto di tutto per rendergli la vita difficile, tra marchingegni che non funzionavano e ostacoli vari.
Al momento, per commentare qui è necessario:

1. Scrivere manualmente “Haramlik” una o due volte.
2. Mettere ogni volta i propri dati, ché il sistema non li ricorda più.
3. Aspettare a vedere se io lo pubblico, il commento.
4. Ancora non siamo arrivati a imporre una tassa e un’autoflagellazione previa, ma ci stiamo pensando.

Seguire la procedura non garantisce risultati, comunque: apprendo che alcuni commenti (quelli che una vorrebbe leggere, ovvio) spariscono letteralmente nel nulla, ed io non capisco perché.

Dimenticavo: TypeKey forse funziona e forse no.
Chissà.

Una volta che il commentatore ha superato gli ostacoli tecnici, trova me. Il che vuol dire che cominciano gli ostacoli umani.
E quindi:

1. C’è la questione del se lo conosco oppure no. E, se lo conosco, c’è la questione del se mi è simpatico oppure no. Tipo: c’è il tale Piero che, da me, non commenterà mai più, nemmeno per dirmi che ora è. A dire il vero non ne ricordo più il motivo, ma so che è una regola di ‘sto blog e la seguo.

2. C’è il fatto che io sarei vagamente sensibile, il che vuol dire che se uno che non conosco mi maltratta, io mi offendo.
Ma sul serio, proprio.
Per dire: mentre discutevo con questo commentatore qua, da qualche parte nel web esprimevo le seguenti considerazioni:

Prima: “Continuo a litigare sul blog con un mistico di passaggio.”

Poi:, baldanzosa: “A volte una ha pulsioni aggressive: sono i momenti in cui un commentatore pronto da strapazzare è tutto ciò che ti serve.

Dopo un po’, rileggendo: “Mi sento un po’ in colpa: forse lo potevo sbranare di meno, il commentatore… (Mi è partito un colpo, ecco)

Chi mi ascolta, a quel punto si preoccupa, ovviamente, e mi chiede cosa diamine ho combinato. Ed io, guardandomi le unghie: “Mannò, solito. Una poi vorrebbe fare pace, ma come si fa?

In genere, poi, chi legge ‘ste cose a distanza anche solo di 5 minuti, più che altro non capisce. E magari ti chiede cosa diamine volesse dire, il commentatore: Risposta: “Appunto, mica lo so. Io, per sicurezza, gli ho sparato.”

Il che vuol dire che alla fine una si chiede se per caso ha un brutto carattere, poi invece le pare di averlo ottimo e di avere assolutamente ragione, poi però si sente un po’ in colpa e, insomma, è un travaglio notevole e un dispendio di energie oltretutto improduttivo.
Ed è sempre successo, più o meno. Dopo i taxisti cairoti, i commentatori del blog devono essere la categoria umana con cui ho il rapporto più difficile.
Li trovo imperscrutabili, in fondo.
Oppure mi hanno traumatizzato da piccola e ora mi suscitano riflessi automatici, tipo sparare se non tengono le mani bene in vista.

Questo mi fa pensare che potrei metterci un sistema di webcam, ai commenti.
Certo che sarebbe un rimedio antispam e antitroll eccezionale.
Già me lo immagino, tutti lì a pettinarci prima di commentare.
Una cosa tipo: “Lasciate il vostro commento su YouTube e aspettate che lo approvi dopo avervi guardato bene negli occhi e avere appurato che non siete armati.”
Mi ci vedo.