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Bene: io oggi me ne sono andata a Messa.
Non credo di aver fatto nulla di male: io sarei una laica (?) vagamente filoislamica, ma una ha le sue contraddizioni, e poi è curiosa, e comunque non ho ucciso nessuno, con quest’iniziativa, quindi amen. Mai detto ‘amen’ più a proposito.

Sono uscita un po’ stordita.
La Messa copta è un tripudio di botafumeiros.
Non so come si dica “botafumeiro” in italiano, comunque è quest’affare qui:

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“Butta fumo”, appunto, e credo di odorare d’incenso tuttora.
I monaci di supporto al prete ufficiante ci hanno benedetto per benino, e chi penserebbe mai di sottrarsi alle benedizioni di un prete copto?
Sono enormi, i preti copti. Sono dei culturisti, e hanno tutti uno sguardo che considerare minaccioso è poco.
Mi viene il dubbio che vengano selezionati proprio in base all’aspetto inquietante.
Mica solo in Egitto…. quelli di Gerusalemme sono famosi perchè di tanto in tanto prendono a legnate i turisti, e non ricordo dove ho letto di uno scontro a Betlemme, mi pare, tra preti copti e armeni, o giù di lì. Armati di catene.

Io sono arrivata che la chiesa era piena di bambini schiamazzanti, e così ho scoperto che le lezioni di catechismo si fanno proprio lì dentro, non in un oratorio a parte.
Mi è parsa abbastanza islamica, quest’idea di usare la chiesa anche per attività diverse dalla Messa.
I musulmani, in moschea, dormono, leggono, fanno di tutto.

Poi ha iniziato ad arrivare gente: uomini tutti a destra, corridoio centrale, e donne tutte a sinistra.
Un “tiè” di cuore a chi è fissato sulla divisione dei sessi come mania musulmana.

L’altare era in una stanza divisa dal resto della chiesa da tendaggi decorati con Gesù e Madonne, e tutti quelli che entravano facevano il giro dei baci: baci ai quadri con i santi, baci alle statue, baci ai tendaggi.
Lo capisco, che a ebrei e musulmani piaccia poco, questa nostra devozione alle immagini. Quando sei abituato a rapportarti al divino attraverso l’astrazione, deve sembrare una regressione bella e buona.
Mentre mi sentivo membro di una cultura vagamente pagana, ho comunque pensato che siamo Gente del Libro, immagini o non immagini.
Ed ho immaginato i musulmani sospiranti ma pazienti: ognuno è fatto a modo suo.

Il prete-capo entra dal portone quando i fedeli sono già dentro, come una sposa.
E’ seguito dai barbutissimi preti aiutanti, e avanza trucissimo verso l’altare mentre i fedeli si accapigliano verso il corridoio per baciarlo, toccarlo, accarezzarlo: chi lo riesce a beccare gli dà anche 4 o 5 baci di fila sulla spalla, o dove può.
Arriva di fronte alla stanza dell’altare, si aprono i tendaggi e lui non si gira più: dirige la preghiera come un imam, dando le spalle ai fedeli.

I fedeli, poi, sembrano fatti apposta per confonderti le idee: passi per le vecchine nere e velate che io avrei giurato fossero contadine musulmane; pure le cristiane delle nostre parti si sono coperte il capo fino a due giorni fa, quindi basta situare la vista fuori dal contesto egiziano e ti ritrovi comunque a casa.
(A proposito: ma perchè, di fronte allo stesso fazzoletto, una musulmana è “velata” e una cristiana ha “il capo coperto”?? La Madonna è velata?)
Quello che mi ha davvero confuso, invece, sono stati alcuni uomini in giallabiya e zucchetto in testa.
Ecco, questo non me lo aspettavo.
Avrei giurato mille volte che la giallabiya la indossassero solo i musulmani, e non oso pensare alla faccia che farebbero in Italia, se vedessero entrare in chiesa dei cristiani così addobbati.
Io ne sono rimasta stupefatta.

La mia vicina di banco ha estratto della focaccia dalla borsa, l’ha spezzata e l’ha data alle sue vicine.
Ognuna col suo pezzetto di focaccia in mano.
“Devo comprarmi un libro sul rito copto”, ho pensato.

E’ una Messa cantatissima, e persino suonata. I cantori sono attorno al prete ma guardano anche loro verso l’altare, quindi non sono riuscita a distinguere gli strumenti.
Sono canti coinvolgenti, comunque, e, uniti al fumo che riempiva tutto, producevano un effetto francamente lisergico.
Ho colto la parola “Salam” un miliardo di volte, ma non sono riuscita a sentire “Allah”, nonostante i miei sforzi. Peccato. Ci tenevo, a sentire “Allah” in un contesto cristiano.

Poi se ne sono andati tutti, prete-capo e preti di supporto, nella stanza dell’altare assieme ai chierichetti, e li abbiamo intravisti mentre giravano in processione attorno all’altare.
Poi sono usciti, e hanno cominciato a girare attorno a noi: prima i bambini che reggevano le croci, poi alcuni adulti che, nientedimeno, camminavano all’indietro reggendo quadri di Cristo e Madonna e, contemporaneamente, delle candele accese con cui devono essersi ustionati le mani (una cosa difficilissima, io sarei inciampata mille volte e avrei preso fuoco).
Dopo di loro, guardando i quadri retti dagli uomini che camminavano all’incontrario, i preti.
Armati di botafumeiros, ancora.
E ancora la folla dei baci, baci alle croci, ai quadri, soprattutto al prete.
Tre volte, hanno fatto il giro.

La faccio breve: quando hanno issato un palco con un tavolo e, sul tavolo, hanno messo un orologio anzichè le cose che mi aspettavo io (chessò, un calice…), avrei dovuto capire cosa mi aspettava.
Ingenua, sono rimasta seduta, anzichè approfittare della pausa per tagliare la corda.
E così mi sono sparata un’ora (dicesi un’ora) di sermone in arabo.
Ho creduto che non finisse più, e non sono stata la sola: gli stessi fedeli che poco prima si accalcavano per baciare il baciabile, adesso accusavano visibilmente il colpo, ed ho colto diverse pennichelle, qui e là.

Io ne sono uscita barcollante.
Non so cos’abbia, questa parte di mondo, ma la religione picchia forte, a prescindere da quale sia.
E comunque, io insisto: quelli che mi trasmettono più serenità, quelli che mi angosciano di meno, sono i musulmani.
Non lo dico come conclusione generale: dico solo che, A ME, succede questo.