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Avrò parlato una cinquantina di volte della giovane collega con cui faccio la pendolare in Alto Egitto.
Figuriamoci se non le segnalo il blog nuovo di zecca, quindi:

Zarzara – Crónicas desde El Cairo

Propongo qualche assaggio, tradotto in italiano, del suo post di inaugurazione.

“La maggior parte delle truppe, con l’eccezione degli americani, è asserragliata nelle caserme. Che bella missione umanitaria, occupare un Paese ed avere come unico fine quello di proteggerti e non farti ammazzare. Ottimo lavoro. Però succede una cosa strana: i sunniti e gli sciiti mano nella mano. Alla fine, questa guerra avrà ottenuto ciò che nessuno avrebbe mai sognato, l’unione tra queste due correnti dell’Islam. Se continuano così, forse si ottiene addirittura il miracolo di mettere d’accordo la Lega Araba. Impensabile, al momento, ma vedremo.”

“Un’amica che è a Tunisi mi dice che lì, al Cervantes, non hanno nemmeno un misero metal detector. Insolito. Mi dice ciò che mi aspettavo di leggere: non è che abbiano paura, ma si sentono completamente abbandonati a se stessi dall’Ambasciata e dalle altre autorità.
Il 3 aprile, El País ha pubblicato un articolo sulle minacce arrivate all’ambasciata del Cairo. L’articolo dice […] che sono state potenziate le misure di sicurezza […]. Se questo è vero, a noi non hanno detto nulla. Anzi: abbiamo chiamato l’Ambasciata e ci hanno detto che non sanno niente e non possono dirci niente.”

“Come la mia amica, io non ho paura. Ma solo perchè conosco gli egiziani e questo mi tranquillizza. Mi tranquillizza profondamente. Esco in strada e vedo sorrisi. Sento parole gentili. Percepisco normalità. Nella vita di tutti i giorni non ci sono ambasciate ma solo egiziani, egiziane, i miei amici spagnoli ed egiziani… meno male. Per questo mi sento tranquilla, mica per altro.”

“Zarzara è il titolo di un romanzo di Naghib Maafuz. Tradotto dall’arabo vuol dire chiacchiera, blabla.”