Leggo Parole comuni culture diverse, di Paolo Balboni, e apprendo un mucchio di cose interessanti.
Apprendo, per esempio, che il gesto poco chic e per lo più adolescenziale di sistemarsi i genitali nei jeans possiede, presso i greci, un significato altamente aggressivo che sta a significare: “Sei un pirla” ma detto in termini più espliciti.
Solo che esiste un destino cinico e baro che ci governa, e quindi:
[…] la maggior parte dei giovani turchi rade la peluria pubica e genitale (nei bagni turchi c’è sempre un “barbiere” con questo incarico) e quindi succede, soprattutto presso le classi umili che possono procedere alla rasatura con minore frequenza, che si indulga in un toccarsi che dipende dal prurito dei peli che ricrescono – ma i greci, presso i quali toccarsi i genitali è proibito, interpretano il gesto come insulto e in quella situazione di tensione secolare nasce la lite.
E vallo poi a ricostruire, cosa è successo.
Qui da noi a volte ci si tocca quando passa un funerale.
Tempo fa ? accaduto che passasse proprio dove io e altri si stava a vegetare, in attesa della donna della vita e pi? precisamente della donna che ci cambiasse la vita; io mi toccai, non lo nego, i funerali allora mi angosciavano, ma fu pi? un gesto per sdrammatizzare. Il corteo stava accompagnando la salma e in mezzo ai parenti pi? stretti ci stava un tipo, che vedendomi toccare quelle robe a piene mani, si incazz?.
A lite conclusa venne fuori che perch? io avevo fatto gli spergiuri lui aveva reagito, e per molti tali spergiuri furono identificati nel classico gesto delle corna. Ne venne fuori che forse aveva combinato quel casino perch? il morto si trombava la moglie.
a me succede ancora con il mio compagno (dopo pi? di dieci anni), che io da napoletana gli rispondo ” e mo’vediamo” oppure “mo’ lo facciamo”, dove mo’ significa quasi quasi lo faccio, e in un tempo indeterminato da ora in poi, ma lui (non napoletano) interpreta ora subito, e si spazientisce.
E anche:una volta a Parigi c’era un ragazzo che mi seguiva e mi invitava a bere un caff?. Io facevo come se lui fosse trasparente: codice che a Napoli vuol dire “no grazie”, gentilmente. Se gli rispondi no, o anche solo lo guardi, significa forse s?. Altrimenti ti puoi solo incazzare per mandarlo via. Invece il giovanotto ? sbottato: “Insomma rispondi, o s? o no!”, esasperato e offeso (era di colore). Sono codici. A conoscerli!
l’ultima volta che l’ho fatto io, il gatto nero se ne ? accorto e mi ha sgargiato la faccia.
Ora so che i gatti neri portano male.
ciao Lia (ed a tutti i visitatori di passaggio) era da un po di tempo che non sbirciavo sul tuo blog, mi trovo cos? nel mezzo di una diatriba sui gesti e costumi a cui volentieri partecipo.
gesti abituali per alcuni diventano volgari o offensivi per altri….. mi ricordo proprio in Egitto molti anni fa… il gesto che normalmente facciamo in italia per esortare qualcuno ad andare “piano ,piano” (in senso fisico o figurato) ? quello di portare le mani davanti a se, parallele al corpo, facendole andare avanti-indietro come a fermare l’altro; beh in Egitto lo stesso significato viene espresso oscillando la mano (o entrambe) con le 5 dita raggruppate …. come nel nostro gesto un po’ scocciato che significa “ma cosa vuoi!!” che non ? proprio la stessa cosa (per noi)
cosa dire poi dei Bulgari che per dire di SI ruotano/oscillano la testa destra-sinistra come il nostro NO ….
come dire… paese che vai gesti e usanze che trovi … il problema ? l’interpretazione che noi diamo ai gesti in base alle nostre abitudini ,purtroppo siamo spesso prevenuti e diffidenti verso gli altri, questo oltre a farci interpretare sempre in modo negativo gli altri spesso non ci permette (a causa della nostra presunzione di essere “noi” sempre dalla parte giusta … ma chi ? “noi”?) di riuscire a vedere oltre…
un abbraccio