Immagino sia superfluo specificare che, da queste parti, non ci si unirà all’orwelliano coro di santificazione di Sharon come uomo di pace.
Immagino sia inutile anche spiegare perché: i motivi sono evidenti a chiunque segua la tragedia del popolo palestinese con un minimo di cognizione di causa ed onestà. Gli altri, si arrangino, ché qui si è stanche.
Credo nella responsabilità individuale: se un cittadino maggiorenne e con diritto al voto decide di abbeverarsi alla fonte della propaganda e di consegnarsi a mezzi di informazione manipolatori e distorcenti come i nostri, faccia pure. Essere bovi è una scelta come un’altra.
Ho già letto in giro perle come: “Sharon ha comunque ordinato il ritiro delle truppe dai Territori Occupati”. Degno risultato di tanta informazione, direi, e certo opinione diffusa in tutta Italia: se andassimo a intervistare la gente sui tram e nei supermercati, sai quanti si direbbero convinti che questo è ciò che veramente è successo? Che davvero Sharon ha ordinato il ritiro dai Territori?
Un mondo folle.
Lo si è detto, lo si è ripetuto, c’è mezzo mondo che si sgola: “No. Sharon ha tolto 7000 coloni dalla Striscia di Gaza, trasformata in regione liberamente bombardabile, e li ha per lo più spediti ad aggiungersi ai 440.000 coloni dei ben più ampi Territori Occupati di Gerusalemme est e Cisgiordania. Attraverso uno spaventoso muro più volte dichiarato illegale da qualsiasi organismo internazionale, ha poi annesso ad Israele l’80% delle sue altrettanto illegali colonie e il 40% di pura e semplice terra palestinese, compresa di sorgenti d’acqua che vanno a destinarsi, ovviamente, all’agricoltura israeliana. Ha intrappolato 237.000 palestinesi dentro il muro e ne ha messi fuori altri 160.000. Tutti loro destinati, dentro o fuori dal muro, a vivere tra torri di guardia e filo spinato. Questo è ciò che è successo.”
Fiato sprecato.
Sotto la direzione d’orchestra di prodigiosi mezzi d’informazione tra cui brillano per zelo gli italiani, il cittadino medio occidentale è convinto che Sharon abbia “ordinato il ritiro delle truppe dai Territori Occupati.”
Prodigioso.
Prodigioso, poi, per modo di dire: l’assoluto capovolgimento della realtà che va in onda in Palestina è reso possibile dal più banale dei motivi: che i palesinesi sono arabi, e gli arabi non ci piacciono. Non ci sono simpatici. Sono più simpatici gli israeliani, li immaginiamo più “come noi”.
Questo è tutto.
Banale razzismo, a sostegno della migliore macchina propagandistica dell’universo mondo. Altro che Hollywood.
Sinergia perfetta.
Mentre Sharon, inshallah, si prepara ad essere finalmente giudicato da un tribunale meno condizionabile di quelli terreni, qui si ha voglia di ricordare piccoli episodi. Dettagli.
Una festa al Cairo, dove c’era la corrispondente RAI di un paese che non mi va di citare. E sospira, lei, e mi racconta di avere lavorato in Palestina per molti anni. Fino a quando Minum, guarda caso, non l’ha rimossa perché “troppo filopalestinese” e sostituita con un collega più compiacente.
Si perde il posto, a raccontare l’altra faccia delle cose.
O il mio ingenuo stupore a Gerusalemme vecchia, la prima volta che ci andai, quando ancora non sapevo nulla e me le bevevo serenamente anch’io, le balle che ci raccontavano.
Sei nella zona araba della città vecchia e ti muovi a fatica, tra stradine strettissime piene di botteghe e di gente. E, nel mezzo di un budello, i soldati israeliani 24 ore su 24, a rallentare e ostacolare il passaggio, a mostrare manganelli e mitra tra una bottega e una pasticceria: c’è la casa di Sharon, lì.
O meglio: una casa di Sharon.
In cui Sharon non vive, non ha mai vissuto e non vivrebbe mai: la tiene lì per il gusto di esporre i simboli di Israele nel cuore del quartiere musulmano, presidiati da un’inutile postazione militare piantata in mezzo a un vicolo di passaggio, e tu devi passare piano, a fatica e sotto la bandiera.
Così, per sfregio.
Senza altro fine che quello di piazzare l’ennesima tracotante provocazione, l’ennesima inutile complicazione nella vita dei palestinesi che hanno sempre vissuto lì.
E cercare, con il tempo, di mandarli via.
La vita degli sfortunati “vicini di casa” di Sharon è descritta nell’ultimo paragrafo di questo link.
O qui.
Ed è che l’arte di dispensare al prossimo uno stillicidio di malvagità gratuita vita natural durante, in Israele, raggiunge livelli realmente sopraffini.
“Ci vuole fantasia”, pensavo. Un livello di cattiveria medio non basta.
Credo che Ariel Sharon sia stato, come persona, un essere realmente spiacevole.
Scrissi, tempo fa, di un suo ritratto in Volti di Israele, di Avishai Margalit.
Leggendo il capitolo dedicato a Sharon, si apprende che:
* Dopo la guerra del ’56, il vice di Sharon, Yitzhak Hoffi (futuro generale e capo del Mossad, attualmente amministratore della Compagnia israeliana dell’elettricità) dichiarò ai servizi segreti che Sharon soffriva di paranoia e aveva bisogno di cure psichiatriche.
In effetti, il comando militare ne fermò l’ascesa nell’esercito e lo spedirono per un anno in Inghilterra.
* Torna in patria e sua moglie si schianta in macchina.
Gli amici di famiglia considerano l’incidente un suicidio: la moglie aveva appena scoperto che Sharon aveva una relazione con sua sorella minore, Lily, con la quale si sposa poco dopo.
Dopodichè muore suo figlio di 11 anni, Gur.
Era a casa assieme a un amichetto, trovarono un fucile di Sharon e partì un colpo.
Sharon accusò l’altro bambino di avere ucciso volontariamente, e costrinse il ragazzino e la madre (che era la vedova di un pilota) ad abbandonare casa e città e a fuggire.
* Nel 1970, quando faceva il comandante a Gaza, per fare stare buoni i palestinesi faceva così: ordinava che i genitori o i parenti dei bambini colti a lanciare pietre venissero espulsi dai Territori (illegalmente) occupati e mandati nel deserto con una borraccia e un po’ di pane azzimo.
Si vede che l’idea gliel’aveva data la Bibbia.
* E’ stato definito un ‘pericolo per la democrazia’ sia da Golda Meir che da Begin.
E per dirlo loro…
* Un ufficiale dei paracadisti racconta che Sharon, faceva questo bel discorso strategico: “Immaginate di voler prendere la collina X, ma il governo vi autorizza a prendere solo la collina Y. Voi, naturalmente, prendete la collina Y, poi mandate un reparto in ricognizione alla collina X, per assicurarvi che “sia tutto a posto”. Il reparto “cade sotto il fuoco nemico” della collina X, voi notificate al governo che il reparto è in pericolo e chiedete l’autorizzazione per soccorrerlo. E così, finalmente, potete attaccare e prendere pure la collina X.”
E questa è la storia di tutta la carriera di Sharon.
* Dopo Sabra e Chatila, quando venne rimosso dal ministero della Difesa, cominciò a sentirsi più perseguitato del solito.
L’autore del libro lo definisce “pazzo, cattivo e pericoloso”.
Chissà.
Cattivo e pericoloso, certamente sì.
“Pazzo”, di questi tempi, non significa nulla. Siamo in un momento storico in cui la personalità paranoide è politicamente vincente e i libri della Fallaci sono best-sellers. Discorsi ed azioni che sarebbero parsi deliranti solo 10 anni fa, oggi godono di consenso sociale.
Astuto, sicuramente.
La brutalità dei soldati israeliani che controllavano la “casa di Sharon” nella Gerusalemme araba aprì il mio primo viaggio in quella città e inaugurò il processo della mia presa di coscienza su quanto accadeva in Medio Oriente.
Ne avrei vista altra, di brutalità, come tutti: credo che sia impossibile passeggiare per Gerusalemme anche un solo giorno senza vedere soldati che picchiano palestinesi.
Sono tornata altre volte, in Israele, e ci ho portato mia figlia.
Mi raccontava, poco tempo fa, che ciò che più le è rimasto impresso di quel viaggio è, manco a dirlo, la scena del pestaggio di un palestinese in strada.
Più delle mura della città, più del Santo Sepolcro, del Muro del Pianto, della Moschea della Roccia, di Al-Aqsa.
Più dello Yad Vashem e della nostra ricerca di nomi italiani e spagnoli tra gli ulivi che ricordano i Giusti.
La violenza del presente.
Con Sharon si è chiuso il mio ultimo viaggio in Israele.
Eravamo appena tornati da Gerusalemme quando lui, circondato da uno schieramento di soldati, fece la famosa “passeggiata” derisoria sulla Spianata delle Moschee.
Scoppiò la II intifada, poi la carneficina, l’assedio ad Arafat.
Tutto l’orrore degli ultimi anni.
La distruzione.
Per me, la perdita definitiva del mio senso dell’innocenza da straniera, del desidero – sempre più disperato – di equidistanza. E della speranza, certo.
Persi il passaporto con tutti i suoi timbri israeliani.
Ne ebbi un altro, su cui oggi spiccano due anni di permesso di residenza in Egitto. Volevo essere libera di viaggiare in Medio Oriente. Dare le spalle a Israele, alla distruzione e all’orrore.
Non tornarci più.
Non dargli più una lira, i centesimi di una cartolina.
Finito.
Sono capitata in Medio Oriente 12 anni fa, al solo scopo di conoscere Israele.
Per poi scoprire che mi ero sbagliata, che ciò che era importante conoscere era proprio il Medio Oriente, invece. Quello che non mi avevano mai raccontato. E ho cominciato a conoscerlo da lì.
Mi ha cambiato la vita, Israele. Se non avessi visto i Territori, non sarebbe successo.
Ho capito che quel lutto era anche mio, che la distruzione di un intero pezzo di mondo distruggeva anche un pezzo di me.
Muore la Palestina e muore la storia, muoiono paesaggi, tradizioni, ulivi e deserti, popoli.
La nostra umanità, muore. La mia. In cambio di muri e filo spinato, protervia e razzismo, bugie.
Uno scempio infinito, inarrestabile.
Irrimediabile.
E per cosa, poi.
Manco fossero immortali, loro.
Gli assassini, dico.
io ieri mi sono guardato “il mio nuovo strano fidanzato”, centra relativamente poco con sta vicenda, ma se puoi guardalo, almeno ti fai qualche risata su un tema così “indisponente”..
;) saluto
esatto lia. quando c’è vo’, c’è vo’.
Una proposta di conoscenza di attività in corso nelle caserme italiane, ovvero “come decodificare una missione di pace (!?)”.
Ricopio due pagine del mio diario
“diariealtro.splinder.com” augusta
Diariealtro.splinder.com – 6 gennaio –
ÂVenerdì 30 dicembre: i carabinieri del Comando provinciale di Udine si presentano alla caserma Berghinz di via San Rocco. Sede del Terzo reggimento genio guastatori. Si muovono con sicurezza. Sanno che negli scantinati é ammucchiato un centinaio di armi da guerra sequestrate agli iracheni e fatte arrivare in Italia nel settembre 2004. Armi .. che dovevano essere distrutte a Nassiriya, dove gli uomini del reggimento hanno operato per mesi . Â
(Da il Messaggero Veneto di Udine  MV/Ud – mercoledì 4 gennaio. Analogamente scrive  nella stessa data- Il Gazzettino, ancora nella cronaca locale).
Chi le ha messe in quella italica caserma era ben consapevole del fatto che era opportuno mascherarne la provenienza. Infatti  ÂLe armi sono tutte con matricola limata e custodite senza particolari misure di sicurezza. (Da il MV/Ud 4/01)
Il commento nasce da unÂanalisi di queste- pur sommarie- informazioni che ci aiutano a capire il ÂcomeÂdi questa vicenda ma probabilmente ci scoraggiano a sperare di poterne conoscere il ÂperchéÂ.
Cominciamo dalla data del quotidiano (e altrettanto potremmo fare per il Gazzettino): 4 gennaio. La perquisizione risaliva al 30 dicembre. Chi ha parlato lo ha fatto in ritardo? Oppure si è saputo che lÂEspresso (in edicola lo stesso giorno) ne scriverà ? Non si è voluto lasciargli lÂesclusiva o non so? Certamente mentre della faccenda parlano radio e TV, per quello che ho potuto verificare, la stampa nazionale tace. Perché?
Scrive lÂEspresso (pag. 62 – datato 12 gennaio 2006): ÂLa caserma Berghinz a Udine è  .la base del Terzo reggimento guastatori.  In una cantina della palazzina comando  è stato scoperto qualcosa che non doveva assolutamente esserci: parte dellÂarsenale sequestrato ad Al Qaeda in Iraq, durante le missioni nella zona di Nassiriya. Sono più p meno cento pezzi, armi leggere e pesanti: pistole Beretta, lanciarazzi Rpg, kalashnikov di ogni tipo compresi i modelli per cecchino, fucili dÂassalto, mortai, mitragliatrici e perfino due cannoncini per elicotteri.Â
Non intendo soffermarmi su questo elenco disgustoso (tra lÂaltro delle armi non ci sarebbe neppure inventario), preferisco tornare alle notizie della stampa locale da cui emergono incongruenze non so se casuali o volute.
Chi le ha portate? Non credo si possa ridurre il tutto a souvenir di ragazzotti, forse appartenenti alla specie che si sollazza osservando i sussulti degli agonizzanti (ne ho parlato nel mio diario di domenica 11 dicembre); quelle armi sono arrivate non attraverso zaini, ma attraverso container e rigorosamente senza controlli alla fonte ed, ancora evidentemente senza controlli allÂarrivo, sono state ospitate nella caserma udinese il cui lungo, squallido muro devasta lÂimmagine di un quartiere della città .
Mi limito a condividere le preoccupazioni del procuratore militare Sergio Dini, responsabile dellÂinchiesta: ÂE un fatto molto allarmante e nessuno sa cosa può essere successo prima del nostro intervento a Udine  Ovviamente la magistratura non può prendere lÂiniziativa di perquisire tutte le caserme dÂItalia. Sarebbe quindi opportuna una verifica seria interna alle forze armate  (Da il MV/Ud 4/01).
Suggerimento, rassegnato sgomento? Â Non lo so.
Ma andiamo avanti. Nella medesima pagina da cui ho finora tratto le citazioni ci sono due titoli che pongono (implicitamente? consapevolmente? Non lo so) molte domande.
Uno dice: ÂLe armi mostrate anche ad alti ufficiali Mostrate  ma non è indicata la data del cameratesco-gerarchico evento.
Di date parla invece il colonnello comandate della caserma nellÂarticolo che lo cita nel titolo: ÂSarà fatta chiarezza  Il colonnello Z. è arrivato a Udine alla fine del 2004, la missione era conclusa  Â.. allÂepoca dei fatti non ero a Udine insiste lÂineffabile signore che Âalla fine del 2004 ha sostituito il colonnello M.R. (i giornali che cito riportano i nomi per intero: ho deciso che non meritano spazio nel mio diario. Sono, a mio parere, esponenti di una categoria che ha validamente collaborato alla devastazione della Costituzione, di cui si era provveduto anche a livello parlamentare e governativo già dalla prima guerra del Golfo, affossandone lÂart. 11).
E comunque a me la connessione caserma  armi  alti ufficiali mette i brividi. Ma forse sono solo lÂeffetto di vecchi ricordi. Meglio tornare alla rassegna stampa.
Gli alti ufficiali voyers avevano compiuto la loro visita prima o dopo lÂarrivo del colonnello Z.? Avevano in qualche modo lasciato traccia di ciò che aveva deliziato la loro vista?
E- in ogni caso – se nulla avevano riferito al comandante in carica o al suo predecessore  il colonnello Z. ignorava ciò che stava nelle cantine della palazzina comando? Sciatteria o altrui nascondimenti?
In ogni caso che tipo di comando esercitava ed esercita il colonnello Z.?
Ora sono state aperte due inchieste: ÂUna è quella avviata già da qualche tempo dalla Procura militare di Padova e lÂaltra è interna.  UnÂapposita commissione sarà infatti nominata nei prossimi giorni dal comando del primo Fod (Forze operative di difesa) con sede a Vittorio Veneto in provincia di Treviso. Nessuna perquisizione .. ha riguardato direttamente il comando della Pozzuolo del Friuli di Gorizia o le tre caserme del reggimento lagunari ÂSerenissima di Mestre, Malcontenta e dellÂisola lagunare di SantÂAndreaÂ. (Da il MV/Ud 5/01).
Ma Ânon è più Âcontro ignoti il fascicolo aperto dalla Procura militare di Padova sulla presenza di una novantina di armi da guerra nella caserma Berghinz  Ieri il pm Sergio Dini ha iscritto nel registro degli indagati, a vario titolo, 4 persone. Si tratta di 3 ufficiali e un sottufficiale accusati di introduzione nello stato e detenzione di armi da guerra e peculato (Da il MV/Ud 5/01).
Capri espiatori o responsabili? Non so se lo sapremo mai, ma Âda quando lÂattività militare in guerra e in non-guerra (lasciamo perdere la pace, per favore!)  è una libera scelta non esistono nel campo militare irresponsabili, a qualsiasi livello appartengano.
Né si regge a mio parere la giustificazione che un generale risparmioso ci ammannisce attraverso un suo portavoce. Si tratterebbe di Âarmi importate per lÂaddestramento (Da il MV/Ud 5/01). Appunto a combattere e, come diceva lÂindimenticabile soldato di cui ho scritto lÂundici dicembre, sghignazzando sugli spasimi della morte altrui, ad Âannichilire (1continua) augusta
Diariealtro.splinder.com – 7 gennaio
Avevo concluso il mio diario precedente ricordando quellÂÂannichiliscilo! pronunciato da militari italiani che nei pressi di un ponte sullÂEufrate incitavano un loro camerata a sparare su un moribondo (si veda mio diario del 10 dicembre). Mi era stato inevitabilmente richiamato alla mente dalla lettura dellÂimportazione di armi organizzata dai militari italiani a Nassiriya e dalle incongruenze che trasparivano, grottesche e spesso illogiche, dal racconto Âpur non troppo esplicito- della stampa locale.
Mi era balenato il sospetto del furto di materiale archeologico, ma non ne avevo scritto nulla; riconosco che, quando parlo di cose militari, sono sempre disposta a pensare al peggio: anche se ho vissuto la seconda guerra mondiale da bambina non posso dimenticare, tanto più che ho cercato Âda adulta e ancora continuo- di verificare e contestualizzare in un quadro di verificabile conoscenza le mie impressioni di allora.
E invece avrei potuto scriverne Leggo ancora dal Messaggero Veneto (quotidiano locale):
ÂReperti archeologici e alcune parti di kalashnikov sono stati trovati durante le perquisizioni disposte dalla procura militare di Padova in seguito al ritrovamento nella caserma Berghinz  di una novantina di armi da guerra importate dallÂIraq (Da il MV/Ud 6/0).
La notizia viene ripresa anche il 7/01 dalla stessa fonte, con unÂosservazione un po demenziale Âtutti sapevanoÂ. Tutti chi? E perché non hanno parlato se importazione clandestina di armi, gestita da diffuse complicità , e furti collettivamente e individualmente perpetrati risalgono al 2004?
Reperti archeologici rubati, tolti dal contesto in cui Âtrovati da studiosi onesti e competenti – possono dire molto della storia di un popolo. Sullo stesso quotidiano trovo una dichiarazione del prof. Matthiae, lÂitaliano scopritore di Ebla (Siria). Afferma il famoso archeologo che si tratta Âdi un episodio indubbiamente grave, se si è verificato, perché la Mesopotamia antica è una delle regioni più importanti in assoluto nel pianeta per la fondazione della civiltà urbana (Da il MV/Ud 6/0).
Quando ho visitato Ebla non ho avuto la fortuna di incontrare il prof. Matthiae, ma gli operai del posto, intenti a scavare la loro terra con una cura che richiamava unÂattenzione amorosa e che parlandomi de Âthe professor si illuminavano.
Aveva offerto loro la capacità di accostarsi in pienezza di dignità e consapevolezza al loro passato.
Ma il passato in cui si riconoscono i militari di Nassiriya non è quello degli operai di Ebla, bensì quello della violenza che, consumata su altri popoli, sembra appagarli.
La democrazia non si esporta e, se si cerca di farlo con le armi, si aggiunge violenza a violenza, ma la cultura che consente di vivere in democrazia può essere testimoniata da chi ne è allÂaltezza.
Il richiamo al prof. Matthiae mi richiama unÂaltra esperienza che ritrovo  in data 27 e 28 gennaio 200 – nel mio precedente diario (Betlemme.splinder.com), dove scrivevo di impedimenti alla ricerca archeologica nei Territori palestinesi
Non lo ricordo per amore di autocitazione ma per verificare ancora una volta la banalità del male che riproduce se stesso e che in questo suo riprodursi dovrebbe essere riconoscibile. Forse se ci pensassimo sapremmo difenderci  . se fossimo in molti a pensarci augusta
Lia vorrei che queste righe DI ALBERTO rimanessero qui ( tra i commenti) ben in vista, perchè sono semplicemente vere, eprimono il sentimento che ci accompagna quando ti leggiamo, sono l’espressione dell’interesse, della fiducia e della fedeltà di molti al tuo blog. Te le meriti proprio:
Dice Alberto su OMB:
“Quello che mi preme è proporre fatti e opinioni che ciascuno possa arricchire con un suo commento, in relazione al proprio punto di vista, alla propria sensibilità , alla propria esperienza.
In questo senso ritengo che molti post di Lia (sui quali non sempre concordo) siano preziosi: per la qualità dei testi – che meriterebbero di essere usati come libro di lettura a scuola – e soprattutto perché riescono a dare immagini del mondo diverse e originali, condite da una sensibilità che sa mettere i brividi a chi li legge senza preconcetti. Ovvero: meritano rispetto, anche nel totale dissenso, per la sincerità e l’intensità con cui sono scritti.
Aiuto Lia, Nano è sempre attaccata al tuo blog.
Non posso fare più niente con il mio pc,lavorare per esempio.
Va a finire che gliene compro uno tutto per lei.
Così non faremo più niente insieme.
Aprezzo però tutto quello che scrivi, mi aiuta molto a spiegarle certi argomenti.
CIAO!!!!!
Ciao bella…ti ricordi ancora di me?? e’ parecchio che nn scrivo ma ti leggo continuamente…
inutile dire che sottoscrivo pienamente…
mi sn permessa di copiare il tuo messaggio nel mio forum …(www.osiride.forumup.it) citando ovviamente il tuo blog…
un grande bacioooooooo
e chissa’ che un giorno non ci ritroveremo di nuovo al Cairo :-)
E’ impossibile farsi un’idea della realtà leggendo i giornali, in Italia. Della TV, meglio non parlare neppure. Che Israele abbia occupato con la forza un Paese che già apparteneva ad altri, cacciandone via gli abitanti, e continui a farlo allargandosi un po’ alla volta, con ogni mezzo, è un dato di fatto che non si trova citato come incipit in nessun articolo, reportage, intervista, opinione.
pedro,
non è che mi illudo, ma insomma era meglio lasciarli lì i coloni?
limitiamoci per un secondo a questo punto, lasciando perdere muro, cisgiordania, uliveti sradicati e nefandezze varie.
sarà stato pure un diversivo, ma era meglio lasciare sti tizi tranquilli al “loro” posto o mandarli via (possibilmente a calci nel sedere)?
poi a proposito di diversivo, a me è sembrato un messaggio importante a tutti quelli che “israele è sacro e indivisibile”, che pochi non sono né in israele né altrove (vedi pat robertson che sostiene la tragicomica tesi dell’ictus quale punizione divina per sharon che ha osato dividere la sacra terra di israele)
sottoscrivo tutto!!!
Roberto, la finalita’ del ritiro da Gaza sara’ chiara solo tra qualche anno.
Nell’attesa, visto che alcune decisioni vanno prese prima, ci si basa sui precedenti storici, che non depongono a favore della politica rappresentata da Sharon.
Lia ha scritto in altri post come mosse simili si siano dimostrate solo propagandistiche.
Non e’ detto che questo sia il caso attuale ma qui torniamo al discorso delle decisioni comunque da prendere da parte palestinese e in tempi brevi.
In un mondo ideale, senza zone grige, le tue considerazioni sarebbero corrette; ora non me la sento di sottoscriverle pienamente.
Zenzero
ma è esattamente il contrario!
è proprio in un mondo di bianco/nero che sharon è bianco o nero!
io sostengo il contrario: sharon è nero come la pece, ma una cosa bianca l’ha fatta.
poi non sono d’accordo sul fatto che “visto che alcune decisioni vanno prese prima, ci si basa sui precedenti storici”. o meglio è un approcio accettabile se vuoi dare un giudizio storico su una persona, ma non se vuoi valutare oggi un’azione precisa della stessa persona
non ho capito invece a cosa ti riferisci quando scrivi “le decisioni comunque da prendere da parte palestinese e in tempi brevi”
Roberto, non vedo Sharon come il diavolo incarnato e onnipotente. Lo vedo come esponente di una politica. Non mi interessa tanto il giudizio sulla sua persona ma sulla suddetta politica.
In questo senso si inquadrava il mio commento.
I governanti israeliani hanno scelto il ritiro da Gaza; Lia sostiene che sia una mossa propagandistica, in questo supportata dai precedenti storici che riporto’ a suo tempo.
I governanti palestinesi devono fare una mossa in risposta decisione israeliana. Se anche loro interpretassero il ritiro come fumo negli occhi, non si sentirebbero in dovere di concedere nulla.
Cosi’ facendo, sulla base della ricostruzione mediatica contestata da Lia, diventerebbero i responsabili del mancato processo di pace.
Ho ripetuto il discorso per far capire come, a mio parere, non si tratti di una discussione su Sharon ma su quello che rappresenta.
A riguardo delle decisioni che le autorita’ politiche palestinesi devono prendere in tempi brevi, questi devono esserlo per evitar loro l’accusa di traccheggiare, di non voler dare una “risposta di pace” e cosi’ via.
Dall’altra parte, esse devono dare un segnale preciso ai propri elettori, un segnale di chiarezza e propositivita’.
Spero di essermi chiarito. Spero
“questi devono esserlo per evitar loro l’accusa di traccheggiare”
va letto:
“questi tempi devono esserlo per evitare ai governanti palestinesi l’accusa di traccheggiare”
si zenzero, grazie,
sei stato chiaro, ma non condivido questa tua lettura della politica di sharon (=ritiro di gaza), alla luce di quello che ha fatto sharon prima (=porcate), invece di vederla alla luce di quello che rappresenta ora (=un chiaro messaggio agli israeliani: ragazzi il passato e passato) e di quello che avrebbe potuto rappresentare (=cambio radicale della politica israeliana)
che ne pensi dell’articolo di Oz postato gentilmente da giovanni poco sopra?
Mi sono permessa di linkare il tuo post sul mio blog, sperando che in molti lo leggessero.
In cambio mi sono beccata una bella fila di insulti. Non importa, spero continuino ad esistere persone come te che esprimono la propria opinione coscienziosamente e non per far prendere aria alla bocca!
Io vorrei condividere il tuo ottimismo e quello di Oz.
Il suo articolo mi e’ piaciuto, era ben scritto.
Nell’articolo si propone al lettore un politico realista, colpevole nella mia visione di diverse porcate, che cambia strada, di malavoglia ma cambia strada.
Il tuo punto di vista mi e’ chiarissimo, Roberto.
Ed e’ anche la mia aspirazione: come ti ho detto io vivo nel mondo reale e accettare un compromesso con un personaggio simbolico come Sharon e’ doloroso ma a volte e’ il male minore.
Sarei contento di questo; non mi fraintendere, io sono pessimista per carattere.
Purtroppo, come gia’ detto nella mia prima risposta a te, sapremo la risposta alla domanda chiave (cambio di rotta o espediente propagandistico?) solo nel medio-lungo termine.
Intanto continuiamo a parlare, per evitare di farci raccontare cazzate dai sostenitori acritici di entrambe le parti.
A questo proposito mi incazzo come una iena quando penso a chi accusa Lia per cose mai dette o pensate ignorando il valore di quello che dice.
Sentite, sarà che sono una semplicista, come dice il buon Mark, ma a me la questione pare, appunto, semplice. Le domande sono tre:
1. Con Sharon, Israele è indietreggiata, rispetto all’annessione di territori non suoi, o è avanzata? Risposta: è avanzata. Lo scandalo del Muro è questo.
2.A Gaza, l’occupazione continua o è finita? Risposta: continua. Israele controlla i confini, il cielo e il mare di Gaza. Secondo la legge internazionale, questo vuol dire che la occupa. E che Gaza non è una terra libera ma un carcere a cielo aperto. Il più grande e il più affollato del mondo.
3. I palestinesi, oggi, hanno più possibilità di avere uno Stato, rispetto a prima, o ne hanno di meno? Risposta: ne hanno di meno. Oltre alla distruzione scientifica di tutte le infrastrutture dei palestinesi, compiuta da Sharon in questi anni, c’è il fatto – enorme – che il grosso dei Territori Occupati, in Cisgiordania, è ormai frammentato e incomunicato. Lì non ci fai uno Stato. Ci fai delle riserve indiane completamente alla mercè di Israele.
Mi pare che il bilancio reale del cosiddetto “uomo di pace” sia chiarissimo.
Quella di Oz è poesia. Bella, ma poesia.
I diretti interessati, ovvero i palestinesi (strano che ci si dimentichi sempre di chiedere il loro parere) la pensano in modo decisamente diverso. Vedi il parere dei mitissimi Hanan Ashrawi o Mustafa Barghouthi qui:
http://electronicintifada.net/v2/article4389.shtml
Bellissimo post, complimenti! e gran bella testimonianza! Peccato non aver mai seguito questo Blog fin’ora.
cmq il delirio mediatico di questi giorni puzza anche a chi non ha una memoria e conoscenza dei fatti come la tua!..
The Rat Race
Come i tegoli dei tetti
Che le mie opinioni su Israele e sul Medio Oriente siano spesso radicalmente divergenti da quelle di Lia, credo sia cosa chiara a chiunque abbia letto una volta il suo blog ed una il mio. Pero' la canea che e' stata scatenata contro di lei d…
Cavoli a merenda - Odds and Not Ends
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“Lei non ha capito un cazzo”
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Salam Lia, e a tutti voi.
Non è la prima volta che leggo ciò che scrivi, ma questa è la prima in cui mi commuovo. Di solito non succede, anzi, tendo a considerare molti articoli (non i tuoi ) ed altri scritti patetici.
Vorrei che tu sapessi che nella mia vita mi hanno sfiorato molte cose, ho superato anche l’esperienza della prima guerra del golfo, questa seconda guerra m’è devastante. Ho fatto anche in tempo a vedere i primi francobolli dedicati alle stragi di Sabra e Shatila. Ricordo la scena come se fosse ieri, su quel francobollo c’era un pugnale e una macchia di sangue; non so perchè mi ricordo anche di una pergamena. Sarà per me impossibile imparare ad amare Sharon, così come sarà impossibile che mi insegnino ad odiare tutti gli Ebrei. Cerco però ancora di capire perchè un Ebreo, di qualsiasi nazionalità esso sia, debba unirsi a quei macellai Israeliani. Cosa lo spinge ad allontanarsi dalle più belle città del mondo, in cui da secoli abita, per diventare schiavo di animali come Sharon? Lordi e meschini lo attraggono con la scusa di un futuro migliore, per poi affossarlo in tragedie che non lo riguardano. Proprio nel fango dei loro intrighi muore la Palestina, muoiono paesaggi, tradizioni, ulivi e deserti, popoli. Lia, ora so per certo che grazie a te e a gente come te la storia non morirà mai.
Salam
Grazie pe il tuo intervento, Bdewy.
a proposito del senso del tuo blog….