Tra i vari bannerini pro-palestinesi che mantengo un po’ masochisticamente nella colonna destra di questo blog – certa che non li guardi mai nessuno – ce ne è uno a cui sono particolarmente affezionata, e da anni, proprio per quella che mi è sempre parsa la sua manifesta inutilità: mi riferisco al banner di Concert4Palestine, altrimenti detto il ‘Paperoga di tutti i banner’ per il suo disarmante appello a Bono affinché lo dedichi pure alla causa palestinese, un concerto dei suoi.
Mi ha sempre fatto parecchia tenerezza.
E tuttavia sembra crescere, Paperoga.
Un passetto alla volta, ma cresce.
La soddisfazione con cui questo blog è corso a leggersi la notizia del concerto a favore della Palestina che si terrà la prossima settimana a Londra è tutta figlia della pervicacia con cui l’ho fatto sopravvivere a qualsiasi pulizia della pagina, quel bannerino là.
E lasciatemene sognare altri mille, di concerti animati da questo spirito, ché se più artisti si dessero una svegliata, male non farebbero. Un tempo era mestiere loro, rompere i silenzi delle fonti di informazione ufficiali.
Sempre a proposito di concerti, poi, domani c’è quello di Roger Waters a Neve Shalom/Wahat al Salam.
Ha una storia curiosa, questo concerto: in un primo momento, Roger Waters (che qui avevamo molto coccolato per la sua “Leaving Beirut“) aveva inconsultamente annunciato che avrebbe suonato a Tel Aviv.
Mica lo so, come gli era venuto in mente.
Poi, giustamente, una lettera aperta firmata dall’intera società civile, artistica e culturale palestinese gli ha fatto cambiare idea: “Ma come?” dicono in sintesi. “Con quello che sta succedendo in Palestina, l’occupazione, il Muro e tutto ciò che sappiamo, tu prendi a vai a suonare a Tel Aviv? Ma ti sembra il caso?”
E lui ci ha pensato, ha concluso che effettivamente non era il caso e ha spostato il concerto.
Ne sono felice: è una vita che penso che gli si fa solo un favore, alla coscienza degli israeliani, mettendo in pratica il buon vecchio strumento del boicottaggio, sia pure soft come questo.
Bravi quelli del PACBI: mi pare che abbiano avuto un buon risultato.
Il titolo di questo post, infine, non è casuale: la Musical Intifadah esiste, il suo sito è questo e qui c’è la loro radio.
Chissà che non cresca ancora, Paperoga.
Una ha voglia di pensare in positivo, certe sere.
Ho visitato il sito del PACBI, bravissimi! Non sapevo che il 729 fosse il codice iniziale dei prodotti israeliani. D’ora in poi quando faccio la spesa ci farò più attenzione. Comunque ci sono un sacco di notizie interessanti in quel sito e lo raccomando davvero a tutti. Credo che il boicottaggio, totale, dei prodotti israeliani sia una delle cose che possiamo fare un pò tutti per aiutare il popolo palestinese. A proposito, anche ieri la strage é proseguita sotto gli occhi indifferenti dell’occidente “democratico”. Una donna incinta e suo fratello sono stati uccisi, altri 14 palestinesi, tra cui tre bambini gravemente feriti, in un “raid mirato” a Khan Yunis. Volevano colpire dei membri dei Comitati di resistenza popolare, ma hanno sbagliato mira. Notizia che i nostri mass media sembrano ingorare (come sempre quando sono i palestinesi a morire. Se invece qualcuno si fa saltare in aria a Tel Aviv le prime pagine sono assicurate, per non parlare dei TG). L’altra sera TG2 ha trasmesso un lungo servizio sui “poveri” coloni di Sderot, costretti a vivere sotto i razzi qassam, che “non sono per nulla precisi, ma proprio in questo sta la loro forza e pericolosità ” commentava lo speaker. Oltre all’assurdità del discorso, non una parola sui continui attacchi ai bambini palestinesi che vanno a scuola da parte dei “poveri” coloni, sulla sistematica distruzione delle colture e degli olivi in particolare, sui razzi e missili (quelli si precisi) che l’esercito israeliano quotidianamente lancia sulle strade affollate di Gaza.
Vabbè mi sono fatto trascinare, ma concludo: Boycott Israel!
Noterei come quello di Waters non sia un “boicottaggio di Israele” in senso stretto, visto che Neve Shalom/Wahat al Salam *è* tecnicamente in Israele – ma sia un atto politico più sottile, preciso e fondamentalmente positivo. (E che al dunque mi piace assai di più di un boicottaggio, ovviamente.)
Sar
Cosa hai contro lo stato unico, John?
Io sono una fan di entrambi: dello stato unico e di Hamza Piccardo.
Pensavo si fosse capito. :)
RdM: avevo parlato di boicottaggio soft, in effetti. Non suonare a Tel Aviv
Ciao Lia,
sicuramente l’avrai gi
>Cosa hai contro lo stato unico, John?
Io sono una fan di entrambi: dello stato unico e di Hamza Piccardo.
Pensavo si fosse capito. :)>Cosa hai contro lo stato unico, John?
Io sono una fan di entrambi: dello stato unico e di Hamza Piccardo.
Pensavo si fosse capito. :)< Liuzza mia bella ;) Io sono per i popoli che vivano in stati ben distinti con confini ben definiti... Non riesco a capire, sinceramente, perch
No comment.
Eddai, non mettermela gi
Con questo caldo i veli, seppur pietosi, opprimono un po’ (e ne sanno qualcosa le nostre sorelle, Iddio ne abbia misericordia e le sollevi) figuriamoci un p
>oltre ai miti (di molti)e alle convenienze (di pochi)in quella terra c’era gente che viveva in pace e nessuna ragione pu