Il suo blog, Amal A lo presenta così:
These are improvisations: neither a manifesto nor a treatise because life is too complicated for either.
Yet, I’m improvising as an Arab–Palestinian– woman with a progressive point of view always under construction.
Since I often find myself caught between anti-Arab racism and arab reactionary politics, both of which threaten to gag me, I’m raising my voice against both and other follies, hoping in the process to contribute an improvised note to a progressive Arab blogosphere.
But I do not blog from Mars, as much as I would like to, so read what I don’t say as well as what I say–silence can be meaningful.
Qui racconta di un’interessante idea scaturita da queste due diverse visioni dell’abbigliamento femminile in Palestina:
1. Le palestinesi secondo Hamas:
2. Le palestinesi secondo 3000 anni di tradizione:
L’idea, tradotta dal suo blog, sarebbe questa: togliere alle palestinesi i loro vestiti tradizionali e imbarcarli (i vestiti, non le palestinesi) verso un paese neutrale che li proteggerebbe, tipo la Svizzera.
Naturalmente importando, nel frattempo, gli opportuni carichi di palandrane in stile “paesi del Golfo” (rigorosamente made in Taiwan) in modo da preservare la decenza delle palestinesi durante l’esilio dell’abbigliamento a loro più familiare.
(Se ne parlava anche in Egitto, davanti allo spettacolo di un sempre maggiore numero di donne completamente coperte di stoffa sintetica nei 40 gradi all’ombra dello smog cairota. “Almeno le donne del Golfo trovano l’aria condizionata ovunque, quando escono”. Così si diceva.)
Quanto sono più belli i costumi tradizionali Palestinesi, rispetto alla “moda Hamas”.
Costumi, che potevano ben figurare in occidente, in un altro periodo storico, al tempo delle maxi-gonne che si contrapponevano alle mini-gonne (anni 70/80 con mio profondo dispiacere!).
Concludo che Hamas, come stilista, è un fallimento.
La sua “moda” non tiene conto dei 3000 anni di storia di un popolo, proponendo un modello a colore unico, che copre per intero la figura femminile, come se volesse cancellare la personalità della donna-individuo per sostituirla con un modello generico privo di differenze.
Tale concetto lo ritroviamo quando l’uomo sostituisce i propri abiti (quelli che si era scelto) per sostituirli con una divisa (abiti scelti da altri), che impone un comportamento conforme al modello portato.
Io, tendenzialmente anarchico-individualista e “comunista”, pacifista e guerrafondaio, certo di tutto e di nulla, credente e non-credente… non posso che disapprovare la moda Hamas, ma ne sono così sicuro e convinto?
Ma sai che quella a sinistra in basso è uguale sputata a mia nonna Nina? Che di cognome faceva Benetti, mica tanto palestinese, credo.
ciao!
Sicchè, 1000 anni prima di cristo esisteva una “tradizione palestinese”, ove per palestinese s’intende quanto intendiamo oggi.
Interessante questa manipolazione storica a partire da usi e costumi o viceversa.
Santo cielo: il vecchio Pietro esiste ancora??
Stupefatta e ammirata da tanta tenacia (la prima volta che ti bannai mi ero da poco trasferita al Cairo, mi pare) stavolta non ti banno nemmeno. Sono troppo occupata a contemplarti stupita.
Bellissima. (Che sorriso, le due signore palestinesi. E che cipigli, le donzelle di Hamas.)