A me il Terzo Mondo piace. Chi mi legge lo sa.
Darei un braccio per poterci tornare adesso, subito. Lavoro per riuscirci, spero tra pochissimi anni. Egitto, Eritrea, Etiopia: c’è una mia domanda di insegnamento in ogni scuola di questi paesi, sogno ad occhi aperti di andarci, e di restarci pure. Lì, ma anche nel resto dell’Africa, del Medio Oriente. Dimmi il nome di un Paese del sud, e vedrai che ci voglio andare.
Ovunque, vorrei andare, tranne che nella mia città.
Io sono di Napoli.
Non voglio andare a Napoli perché non ci potrei lavorare, per esempio.
Non è che sia paurosa: ho insegnato nell’Egitto centrale, roccaforte di tutti i fondamentalismi, e ci stavo una Pasqua. Rifiutando la scorta, a volte fuggendo letteralmente per seminarla. Mai voluta, mai avuta.
E non è che abbia paura della scomodità: ho preso i treni più pazzeschi, per andare al lavoro, e ho convissuto con scarrafoni di tutte le taglie e dribblato ogni avvelenamento alimentare possibile. Non scherza, quanto a spazzatura, nemmeno l’Egitto. Anche se temo che Napoli sia assai peggio.
Né temo di non essere rispettata dagli alunni: li mettevo sull’attenti quando volevo, i miei giovani Muslim Brothers e affini.
Però a Napoli no. A Napoli temo che non ce la farei: immagino che qualche padre mi verrebbe a sparare.
Non potrei insegnare a Napoli.
Perché i miei giovani fondamentalisti poveri in canna avevano dei valori e un senso di sé che prescindeva dalla classe sociale di appartenenza. E il mondo che ti circonda non ti abbandona da sola in trincea, nel Terzo Mondo che dico io.
A Napoli, se finisci nella scuola sbagliata, non puoi contare su un cavolo di niente. Nemmeno su un ABC valoriale di base. Su nulla, puoi contare. E sei solo. Sei anche del tutto inutile, che è la cosa peggiore.
Al Cairo, ci vivevo con 500 euro al mese e una festosa fiducia nel misterioso funzionamento del mondo che mi circondava.
A Napoli, non me ne basterebbero 5000.
Perché devi essere per forza danaroso, nella mia città. O, in alternativa, devi essere integratissimo. Integrato non basta. Ci vuole il superlativo.
Altrimenti soccombi. Non è un modo di dire: muori, proprio.
A Napoli devi pagare a peso d’oro ogni elementare servizio – che dico, ogni diritto – oppure essere il cugino di chi te lo eroga. Se riesci a pagare e ad essere anche il cugino, poi, è meglio.
Non puoi pensare di ammalarti e di cercartelo sull’elenco telefonico, un medico. E le persone normali non vanno in ospedale, a Napoli. Vanno in clinica, se appena possono. Io non conosco nessuno che sia nato in ospedale, per dire.
E io ho bisogno di poterci andare, in un ospedale, se sto male. Non posso permettermi di vivere a Napoli.
Al Cairo vivevo da sola, non avevo la macchina e andavo a spasso a tutte le ore.
A Genova faccio la stessa cosa, con un pizzico di prudenza in più.
A Napoli, prima o poi mi succederebbe qualcosa. Casa di mia madre è stata svaligiata una decina di volte, negli ultimi anni. Per dire. Ed io mi stresso, a stare nei posti violenti. Il Terzo Mondo che dico io è pacifico. Oppure c’è la guerra, che è una situazione chiara e tu sai, più o meno, come ti devi comportare. A Napoli no. A Napoli devi stare in guardia sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno.
Una fatica immane, trovo.
In Egitto, gli autobus passano. Saranno anche pericolanti, ma ci sono.
Io ricordo infinite e inutili attese, a Napoli. Non puoi contare sui servizi, devi essere autosufficiente. Lì sei finito, se non hai la macchina. Ed io non ho voglia di averla, quindi non vado a Napoli.
Non sono abbastanza furba per vivere a Napoli. Non voglio nemmeno esserlo: trovo che la furbizia sia un’intelligenza a corto raggio, e non mi interessa. Mi infastidisce, anche.
Non sono abbastanza povera per vivere a Napoli, ché non potrei vivere in certi quartieri e in certi contesti, ma non mi basterebbe il mio stipendio intero per affittare due stanze in un quartiere decente. Non sono nemmeno abbastanza ricca, quindi.
Non sono abbastanza raccomandata per farmi trattare bene, ma non sono nemmeno abbastanza sfigata da lasciarmi trattare male dal mondo.
Di conseguenza, a Napoli sarei un’abbonata fissa del travaso di bile. E chi me lo fa fare…
A me piace, la mia città. Credo che sia bellissima. Guardare giù da Trentaremi è stato, per tutta la mia infanzia, un’emozione assoluta, un piacere indicibile.
Di più, credo di averla cercata ovunque: in Spagna, in Medio Oriente, ovunque io abbia voluto vivere. E me la ricreo sempre: nel cibo che cucino, nella luce che voglio in casa, nel mare che vado cercando e nelle facce scure, nella decadenza di cose antiche che mi piace avere attorno.
Però non la sopporto, è un dolore costante. Come certi amori assurdi, infelici. Una lascia perdere, a malincuore. Io ho lasciato perdere qualche vita fa. Ma non mi è indifferente: mi incazzo, se solo ci penso. Non la sopporto, non mi piace nemmeno parlarne. Non so perché lo sto facendo.
E’ come una parente che non vorresti avere: una madre alcolizzata, un fratello tossico. Una città incurabile.
Un dolore.
Una mia amica, che di mestiere fa la storica, diceva che segue il destino di tutte le ex colonie, Napoli. Come certi paesi africani, appunto.
Bisogna considerarla un’ex colonia che non riesce a mettersi in piedi, entrare in questo ordine di idee.
Mia madre, invece, che si esprime a metafore, dice che è popolata sostanzialmente da gente che ha metà cervello umano e l’altra metà animale.
Sa essere ‘bastanza dura, mia madre, ma normalmente c’è del vero in quello che dice.
Esiste una Napoli – quella che Bocca definisce ‘plebe’ – che la condizione umana l’ha attraversata da tempo, è andata oltre. Dove, non saprei. Non ho nemmeno molta voglia di saperlo.
Della mia infanzia a Napoli, ricordo i “rattusi”. Un “rattuso” è uno che mette le mani addosso alle bambine, e Napoli ne è piena. A livelli che sfiorano il nonsense. Le mani addosso in autobus, i “psss, psss” in strada, la macchina che affianca il pullmino della scuola e il conducente ti guarda e sillaba: “Lo vuoi vedere?”
E noi bambine che dicevamo di sì, per vedere come erano fatti gli uomini.
E sapere che il tizio che incroci nella stradina deserta che porta a casa mia, a Posillipo, o l’uomo fermo in macchina da solo, si sta facendo una pippa. E’ matematico.
Io, che sono napoletana, ancora oggi controllo istintivamente se ha i pantaloni addosso, il tizio fermo nella macchina davanti a cui mi capita di passare.
E so come ci si comporta, so fare finta di non vedere, so non incrociare gli sguardi, so reagire ferma ma cortese se non si può fare altrimenti. Ci sono cresciuta.
Mi veniva da ridere, in Egitto, con le lamentele delle straniere per le molestie degli egiziani. Non sanno nemmeno cosa siano, in Egitto, le molestie. Dei dilettanti, sono.
L’ultima volta che mi è successo – io ci vado poco, a Napoli – scendevo per la mia stradina tenendo mia figlia per mano, e lei aveva, boh, sei o sette anni.
E questo tizio ci ha visto, si è sbottonato e si è messo a farsi la sua pippa.
E mi sono incazzata, quella volta, e raggiunta via Boccaccio ho fermato una macchina piena di brutti ceffi e gli ho detto: “Sapete dove posso trovare la polizia? Lì c’è uno che si è spogliato davanti a alla bambina!” E loro: “Signuri’, simmo nuie, ‘a polizia!” e gli sono andati addosso, con la macchina in contromano su per la stradina.
E io mi sono allontanata, sempre con mia figlia per mano, sperando che lo facessero nero di botte e pensando che, no, una figlia femmina non avevo voglia di farcela crescere, nella mia città.
Quando vedi che il mondo può essere diverso, non hai voglia di tornare indietro.
Lo stereotipo della città dal cuore buono, della città allegra, mi fa incazzare più di ogni altra cosa. E’ selvaggia, Napoli, nella sua violenza. E’ spietata, è crudelissima. Diventa buona se hai soldi, se puoi essere utile a qualcuno, se hai qualcosa da offrire. Col cavolo che è buona, altrimenti.
Funziona come la giungla: se sei debole, ti mangiano. Vivo.
Eppure è la mia città, e mi appartiene e io le appartengo, è stampata nella mia identità.
In qualche modo la amo ancora, che’ io ho l’amore tenace.
Meglio che mi stia lontana, però.
Non mi piace che mi si faccia soffrire.
Io, proprio perché sono napoletana, me ne sto a Genova.
Oppure, se Terzo Mondo deve essere, me lo scelgo io.
Lia,
ti chiami Lia, vero?
mi lascio prendere da questa resa amara.
E non so trovare parole.
Lia… da un po’ di tempo ogni volta che ti leggo mi commuovo. E’ un profondo dolore anche per me che la conosco poco ma che ho imparato ad amarla suggendo nettare di napoli-cartolina dalla sua musica, dal suo teatro, dalla sua gente sparsa in giro per il mondo come te, ed è da anni che insisto su un paragone che, mi rendo conto, e non solo da ora, diventa sempre più inadeguato. E cioè sostengo, da un po’, che Napoli assomiglia molto al Cairo, ed i napoletani sembrano fratelli ai cairoti e agli egiziani in genere. E’ vero e non lo è. Forse lo era, o forse Napoli come il Cairo sono nell’immaginario collettivo già molto cartoline di se stesse. Se ci penso la stessa monnezza che vediamo ogni giorno pe le strade di Napoli occhieggiare dai nostri telegiornali io l’ho vista nel 1996 al Cairo. Che ne so… una cosa però è certa. Se tu stessa scrivi così sotto shock di quanto ormai la tua città ti sia più aliena del Cairo…. io che non ci passo da anni mi scopro a pensare che… forse Napli, non da ora, è già stata cristallizzata nella sua monnezza… anzi… munnezza…
da cugina romana ne sono profondamente addolorata, come lo sono da Italiana e cittadina del mondo…. ma che putimmo fa?
Speriamo bene, Lia. Intanto anche qui da me fa un caldo da pre-apocalisse. Se solo riflettessimo che il pianeta già comincia a vomitarci!
Non ti deprimere troppo. Ci sara, credo, sempre un altro posto dove andare a rifugiarsi quando tutto fa troppo male. Noi qui ci siamo. Baci stellì…
Questo post andrebbe stampato e attaccato in ogni angolo di Napoli.
Qui c’è ancora gente che crede di stare in una città vivibile.
Ho fatto la pendolare tra Napoli e Roma per tre anni, tanti anni fa. Arrivavo col treno della mattina e scappavo lo stesso giorno col primo treno possibile. Non sopportavo di restare piu’ del necessario in una citta’ che mi sembrava aliena. Aliena come nei film dove alieno vuol dire nemico.
I molti e cari amici napoletani non mi hanno fatto cambiare idea perche’ spesso la pensano come te, lia, anche se a Napoli ci vivono e la amano.
Ma perche’ Napoli e’ cosi’? Non e’ solo un’ex-colonia, e’ anche il posto dove e’ stata costruita la prima ferrovia italiana. Forse e’ perche’ e’ ridiventata una colonia dopo l’unita’ d’Italia, come il resto del sud Italia? Boh. Hai dato il perche’ della tua amica storica e quello di tua madre. E tu che perche’ ti dai?
che dolore, Lia. e che vergogna.
Avevo scritto un altro commento ma temo che si sia perso per la mia dannata impazienza e distrazione.
Se non si e’ perso, questo e’ da ignorare.
Groucho mi ha fatto ricordare quando, da bambina, non potevo lavarmi i denti prima di andare a fare la comunione, perche’ non dovevo rischiare di mandare giu’ acqua e dentifricio prima di trangugiare l’ostia.
Oggi sembra una cosa ridicola ma allora sembrava una cosa seria.
Come sembravano cose serie la quaresima, il divieto di mangiare carne il venerdi’ e alla vigilia delle feste religiose, fare le pulizie di Pasque per poter accogliere degnamente il prete che veniva a benedire la casa… tutte cose che la chiesa cattolica non chiede piu’ ai suoi fedeli e che ricordo con nostalgia.
Nostalgia di un mondo non ancora globale dove queste cose in fondo avevano poco a che fare con la religione; segnavano piuttosto il corso dei giorni e delle stagioni.
Io, non credente, ho un po’ invidia del Ramadan.
Sono andata fuori tema: ho cominciato a scrivere per dire che la religione, un tempo oppio dei popoli, sembra oggi piuttosto l’amfetamina dei popoli. Lo dico adesso, e non c’e contraddizione con la nostalgia del mio mondo di bambina. Era meglio l’oppio.
Ehi, Lia, ci voleva.
Me lo chiedevo da un po’ come fosse il tuo conto in sospeso con Napoli. Tornare no, non si può, quando si è provata la vita normale in un posto dove si può abbassare la guardia.
E lo sai che ora i ragazzotti per la strada usano giocare a schiaffeggiare i passanti? Così, a gratis, e anche picchiare le signore, anche senza scippo.
Copio e conservo in caso di necessità di sintesi.
Grazie
ciao Lia, io frequento Napoli da un anno perchè il mio ragazzo – che è calabrese – è venuto a studiare qui.
sono piemontese, ho studiato in due città diverse del nord e poi sono atterrata a Roma per stare vicina al mio ragazzo.
ma ad andare direttamente a Napoli non ce l’ho fatta, un pò per quella specie di paura intrinseca che ti si appiccica addosso guardando i tg e poi per mia madre che sarebbe morta di crepacuore ogni sera accendendo la tv.
è vero, Andrea si trasferirà a Roma a settembre e qui torneremo qualche weekend, ogni tanto.
capisco quello che vuoi dire, capisco benissimo.
gli addetti ai lavori sulla Cumana – che ha problemi da giorni – ti dicono per prima cosa che loro non possono farci nulla visto che ha 50 anni.
e tante altre cose.
ma è inutile, lo dico da outsider, da una che arriva dal nord e che “quando sei in certi quartieri non devi parlare troppo forte se no sentono che hai un accento straniero e ti rubano tutto”… a Napoli un pezzetto di cuore ce lo lasci.
un cattivo pensiero ti fa dire che la città è meravigliosa, peccato la gente.
ma ci deve essere un modo per cambiare le cose, magari non subito, magari non con la violenza, con le parolacce, con le spallate e con le brutte occhiate.
a Napoli ci sono tante cose che ti si incidono nella mente e non se ne vanno più, c’è anche il caffè alla nocciola che io – che non bevo caffè – prendo eccezionalmente dal Professore.
a Napoli ci sono tante persone che ti fanno dire “vedi che poi non è così male”.
ho conosciuto persone buone, che si sono fatte in quattro per farci visitare questa terra.
ho appena postato un pezzo sulla street art della tua città, se vuoi passare a dare un’occhiata, dimenticando per un secondo che in mezzo a tutti quei colori a volte si scatena un vero inferno.
però nonè giusto. nessuno dice che tu abbia detto cose inesatte. però non è giusto che tu parli solo di un lato. eh di perche napoli ha ben piu di un volto: ne ha tanti, ne ha troppi. tu dicendo solo queste cose mortifiche le belle intelligenze che fermantano qui ,il pensiero, i movimenti che da tanto caos emergono e che proprio a causa di tante difficolta sono speciali.io conosco un sacco di persone speciali e intelligenti, un sacco: no ti permetto di mortificarle cosi, di parlare di napoli senza mostrare questa parte. mi rammarico solo che non riescano mai ad esprmersi qui, a napoli. per i motiv
i che hai elencato tu.
Napoli è un posto di merda
Neanche io vorrei far crescer un figlio in questo posto del cazzo, pieno di gente cattiva ed inutile.
Napoli è la vergogna d’Italia, d’Europa.
sul mio blog
http://napolimerda.blogspot.com/
raccolgo denunce e pensieri su questo letamaio.
Se volete scrivetemi all’indirizzo
m.huellebecq@gmail.com
Complimenti per il post Lia! Secondo me dovresti scrivere un libro! Quella che gli egiziani sono dei dilettanti della molestia è una bella battuta, certo sarcastica.
Io mi chiedo sempre perchè quando la polizia và ad arrestare i boss certa gente si ribella e cerca di proteggerli??
Con i rifiuti la camorra ci fà un sacco di soldi e gli fà comodo che Napoli sia così come il terzo mondo! San Gennaro si farà pure i miracoli ma fà sparì tutta quella “monnezza” è impossibile anche per lui!
Se poi vai a Ischia, Capri cambia tutto la monnezza puf sparisce e dove và? mistero della fede!
Se la gente si ribellasse contro tutte le varie mafie forse cambierebbe qualcosa ma finchè la gente continuerà a girare le spalle, farà finta di non vedere, di non sentire dubito che cambi qualcosa!
Lara e Francesco, con il loro buonismo peloso, per me rappresentano il male maggiore di Napoli: l’indulgenza.
Il continuo sminuire della gravità dei problemi del peggior posto d’Europa perchè “c’è anche tanta gente perbene” o “tutto sommato è una bella città” ha mantenuto per decenni Napoli ad un livello subumano di civiltà.
Bisogna essere proprio ottusi per non rendersi conto che Napoli è spietata con chi non si adegua alle sue leggi, e che altrettanto spietatamente va trattata.
io la violenza, anche quella della disonestà intellettuale, la vedo nelle vostre parole.
anche in quelle di lia, a tratti belle, ma false.
molte persone nascono e si curano negli ospedali di napoli, dopo esserci arrivati con autobus e metro.io, per esempio.
solo a roma incontro rattusi.
la munnezza dipende da cattivi amministratori.
e forse un pò anche da figli traditori.
non tornate, è meglio.
Sono di Napoli, vorrei rispondere alla signora Lia.
Preciso che anche io convivo, purtroppo, con i problemi di Napoli, ma non mi limitano enormemente la vita.
Certe cose che ha scritto non le capite, (per esempio mica i depravati esistono solo a Napoli), comunque non vanno generalizzate.
Tengo a precisare che mio padre è stato salvato DUE VOLTE al Policlinico di Napoli in rianimazione, SENZA PAGARE e SENZA RACCOMANDAZIONI.
Cara Lia, è di qualche giorno fa il mio articolo Campania Felix
http://cappellate.110mb.com/campania-felix/
dove esprimo il dolore che ho in corpo per la mia terra!
Saluti
Il mio commento l’avete messo a nome di Napolimerda per favore cambiatelo perchè le mie parole sono diverse!
Davvero non capisco perchè ogni volta che si parla di Napoli, si parla sempre male. Ora basta, questa è una vergogna. I problemi esistono in tutte le grandi metropoli del mondo: droga, violenza, malavita eccetera non sono un’ esclusiva di Napoli. La dovete smettere di parlare di Napoli, per favore lasciateci in pace, perchè MORTIFICATE e ripeto MORTIFICATE chi a Napoli vive per bene, chi è onesto, e chi è padre di famiglia con un solo stipendio ridicolo e va avanti col sorriso. Parlate e sparlate di Napoli perchè è facile, ma andate a guardare i problemi vostri, nelle vostre città. Milano, Roma, Palermo non mi dite che non hanno problemi. Perchè non parlate mai dei lati positivi? Allora ditelo che volete che questa città affoghi nei suoi problemi. Perchè non dite come sono generosi i napoletani? perchè non dite come sono ANTI RAZZISTI i napoletani? Perchè non dite che la metropolitana di Napoli è invidiata anche a Londra? Il problema rifiuti? Certo è una vergogna, ma non è colpa di chi vive in questa città, ma di chi la amministra. E ora per favore non parlate più di Napoli, lasciateci in pace perchè sapete solo parlare male quando vi fa comodo.
Un Napoletano ferito
“Dimmi il nome di un Paese del sud, e vedrai che ci voglio andare.”
San Francisco, Houston, Miami? ;)
Scherzi a parte, non è che il Sud sia soltanto Napoli, eh? Palermo, Catania, Reggio Cal., Lecce, Bari… hai voglia a terroni in questo paese! :)
Un analisi impietosa ma realistica di una citta ‘ agonizzante
Non di buonismo si tratta, ma di onestà intellettuale.
un conto è constatare che Napoli a Piazza Garibaldi e non solo sembra Calcutta, e che questa è una vergogna.
Questo lo dico io per prima.
Un altro conto è manipolare le cose vere e affermarne di false. Non è infatti vero che non si nasce o non ci si cura negli ospedali pubblici senza essere ricchi o raccomandati, io e migliaia di altre persone lo testimoniamo. Nè è vero che ad ogni angolo c’è un maniaco che si masturba.
Queste affermazioni sono a loro volta vergognose, innanzitutto perchè sono false.
Proprio tutto un altro conto.
Piccola premessa: a Dicembre mi trasferisco in un paese considerato 3° mondo o giù di lì.Me ne vado per tutta una serie di motivi.Non ultimo il malessere di questa città bella e dannata.Però..però, cara Lia ciò che scrivi è condivisibile solo in parte.Tieni presente che ho sempre vissuto in quartieri “a rischio”, mentre tu se non ho capito male abitavi nella cosiddetta “Napoli bene”.Per cui, forse, ne ho viste molte più di te.Cose che non puoi immaginare.Per questo,a me pare, cara Lia, che tu sia andata troppo oltre.Permettimi:Ma dove cazzo li hai visti tutti questi depravati? Racconti cose assurde.Hai fantasia Lia, toppa fantasia secondo me.Ho molte amiche in questa città e nessuna mi ha mai raccontato cose del genere e io stesso,i miei parenti,o altri amici, abbiamo mai visto cose del genere.Va bene raccontare il marcio di questa città, ma buttarle addosso MERDA GRATUITA,mi fa incazzare ancor più della merda preesistente.
PS:ma i commenti sono moderati?
Buscialacroce:i nomi sono sotto i commenti, non sopra.
Lara: non dubito che gli ospedali di Napoli siano pieni di gente e che molti ci nascano. Anche perché sarebbe una carneficina, altrimenti. Però, che io ricordi, una normale mamma borghese se ne va a partorire in clinica, se appena può. Io non ho mai avuto un parente, un amico o un compagno di scuola che non fosse nato alla Mediterraneo o alla Ruesch. Altrove non succede, credo, o almeno non succede con la stessa metodicità.
E io, francamente, mi spaventerei seriamente a essere ricoverata, chessò, al San Gennaro.
Insomma: è inutile dire che in un ospedale ti hanno curato. Sono lì apposta, gli ospedali. Ancora più inutile è, a mio parere, fare finta di non vedere che il tasso medio di degrado, nella sanità napoletana, è sicuramente assai più alto di quello che ti aspetteresti da una normale grande città europea.
Piero: racconto ciò che ho visto. Anzi: una minima parte di ciò che ho visto.
Del resto, che la lingua napoletana abbia coniato la parola “rattuso” non è un caso. E’ molto più specifico di “depravato” o “maniaco”, e si vede che serviva.
Casa mia è vicina al Parco delle Rimembranze. Ottima zona, per la categoria.
Sei già passata al “tasso medio di degrado”, vedo.
Come volevasi dimostrare.
PS : bravo Piero, quando si dice saper essere brevi, concisi, efficaci.
E adesso mi auguro che si prosegua il discorso evitando maldicenze gratuite.
E’ troppo facile salire sul pulpito delle prediche e starsene lontani dai problemi. Chi scrive ha vissuto 35 anni in Lombardia e dopo tanto tempo sono tornato a Napoli città in un quartiere popolare come Fuorigrotta, ebbene è vero che mi incazzo tutti i giorni appena esco di casa, ma è anche vero che se a Napoli non ci fosse la camorra e la grande ed infinita storia di questi maledetti rifiuti si potrebbe vivere veramente bene.
Questa città tolti i due argomenti sopracitati ha gli stessi difetti di tutte le grandi città, però ha grandissimi pregi che possono dare molto allo spirito ed al corpo.
Penso che tutti i buoni di Napoli dovrebbero coalizzarsi e sopprimere idealmente i cattivi,ma questo potrebbe essere possibile solo con delle buone istituzioni.
Napoli si, è bella, sono brutti tutti quelli che la denigrano e si comportono nel modo peggiore nella società civile.
Sì, Lara: parlo di alto tasso medio di degrado. Appunto.
Mi dispiace sinceramente per chi si sente ferito dalle parole di Lia…ma non riesco a condividere atteggiamenti di protezionismo…neanche se vogliono dirsi a fin di bene!Dalle sue parole trasuda un amore sconfinato per la sua città e quest’amore è tanto più forte proprio perchè non si tratta di un amore indulgente.Dire che a Napoli ci sono tante cose e persone meravigliose equivale a dire che il sole sorge e tramonta ogni giorno…eppure,non serve alla causa di questa città.Bisogna indignarsi,vomitare senza riserve tutto il marcio che la soffoca piuttosto.Questo vale per Napoli e per qualsiasi altro luogo sulla faccia della terra che si ritenga degno.Per il resto…Lia,mi hai commossa,perchè nel tuo amore intriso di rabbia,nel tuo sentimento d’appartenenza alle tuo origini ho ritrovato il mio…che sia siciliana non fa differenza.Grazie
P.S. Per QUARMIDA
Se ti ricordi sono la stessa ragazza innamorata dell’egiziano copto…beh,ci tengo a dirti che è finita e molto male anche.Qualche tempo fa,sempre quì si parlava di “sicurezza interculturale”…ebbene,l’ho sperimentato sulla mia pelle il fenomeno di “cecità interculturale” e mentre mi arrovellavo su questioni serissime di differenze culturali e religiose( in cui trovavo il pretesto di andare avanti)è finita che non ho visto le cose più semplici che c’erano da vedere e che accomunano i normali rapporti tra uomini e donne…in sostanza mi sono fatta abbindolare da un uomo di scarsa moralità e sentimenti…L’unica cosa buona,che in qualche modo gli devo,è l’aver scoperto questo blog… che più che vivo è vita!
A milano abbiamo inceneritori discariche , facciamo la raccolta differenziata da più di 10 anni… eppure viviamo bene !non capisco perchè a Napoli la gente si ostina a non volere le discariche e/o gli inceneritori e preferisce avere le strade piene di MERDA (che è molto peggio) lamentandosi pure!!!e cos’è volete che ve la smaltiamo noi per caso?VERGOGNA
Sono anch’io Napoletano, penso che Lia abbia ragione in molti punti, per esempio in quello dove dice che le farebbe paura far crescere una figlia in quest’ambiente. E vero siamo arrivati al massimo dell’invivibilita’, violenza, maleducazione, incivilta’. Innanzitutto metterei una legge per migliorare la situazione, avete presente i professionisti come ragionieri, consulenti, commercialisti ecc…? Ogni anno devono fare un numero di ore di crediti formativi, ebbene io creerei l’obbligo dei crediti formativi per la popolazione, ogni mese 10 ore di lezione di educazione civica per tutti dai 10 ai 100 anni. Magari cosi’ potrebbero un po cambiare le cose.
ormai napoli è una vecchia ferita che non riesce a chiudersi, ed ogni volta che si prova a guarirla si apre sempre di più, PURTROPPO!!!
città meravigliosa, piena di storia e ricca di bellezze,è nella sua natura, ma le città le formano i cittadini,e se napoli va sempre più alla deriva e solo colpa di chi ci vive ed è ancora fiero e contento di avere una città “in fin di vita”!!
la storia ci dice chè è sempre stata una città combattuta, contesa da tutti ma nonostante ciò ha sempre avuto i suoi periodi di massimo splendore,purtroppo,e dico ancora purtroppo, più si va avanti e più quesi periodi sono lontani per la nostra città!!!
nel cuore dei napoletani, napoli, c’è e ci sarà sempre ma ormai si pensa ad essa come ad una persona cara affetta di una malattia incurabile, e quindi con rassegnazione!
Francamente non riesco a comprendere una denucia che ha molto del teatrale, io a Napoli ci vivo e non condivido molti molti aspetti della mia città, ma di mostri per strada che si masturbano al passaggio delle ragazze non ne ho mai visti, così come non ho mai visto qualcuno che per essere curato è costretto a rivolgersi in clinica. A Napoli ci sono degli ottimi specialisti e talvolta anche strutture pubbliche che fanno invidia a quelle di moltissime altre città,io se mi ammalo vado in ospedale, non ci penso neppure ad andare in clinica, perchè ho fiducia del servizio pubblico. Napoli è una città caotica con molto traffico, ma non è vero che non passano mai gli autobus e che al Cairo ci si sposta più facilmente, scusami cara Lia ma debbo dirti con tutta la mia onestà intellettuale che forse stai romanzando troppo dei luoghi comuni, ormai superati su questa città.
Non sono una persona ricca tuttavia non sono neppure un povero, eppure debbo dirti che vedo riconosciuti tutti i miei diritti in questa città che tu hai descritto come il peggior posto del mondo.
Per concludere esprimo solo la mia idea sulla metafora di tua madre che definisce il cervello del napolatano fatto per metà da uomo e per metà da animale, credo che essere daccordo con questa espressione significhi aver avuto solo esperienze negative con l’essere umano in genere, e non in particolare col napoletano.
Prova a ritornare a Napoli, ma senza fobie, potrà essere l’occasione buona per scoprire per la prima volta una città diversa, quella REALE!!!
Ciao Lia,
mi ci butto anche io nella discussione. Forse ti ricorderai di me, molti e molti post fa. Ad ottobre saranno due anni che mia moglie, egiziana, vive a Napoli e credimi, da Alessandria il passo non è stato facile. Non vorrei aggiungere altro a quanto è stato detto sino ad ora, ma credimi, stiamo lavorando per andarcene al più presto. Poi un domani una casa ad Alessandria, per fortuna, ci sarà sempre.
Saluti.
Penso che Lia sia una disadattata (senza offesa, ma nel vero senso del termine) che sfoga i suoi problemi su una città che lei in primis non ha e non ha voluto capire.
Io a Napoli ci vivo, e trovo SCANDALOSO che si scarichi tanto letame su una città che ha bisogno di tutt’altro. In 20 anni di vita in questa città non ho MAI e dico MAI visto ne sentito solamente parlare di maniaci che si masturbano in macchina (ricordo che le statistiche mettono la Campania nelle ultime posizioni d’Italia come numero di violenze sessuali) o di gente che pur di non andare in ospedale va in clinica (ricordo che Napoli ha un centro cardiologico tra i MIGLIORI d’Europa). Inoltre ricordo che l’unica volta che mi hanno rubato uno zaino ero a Roma mentre a Napoli non mi è mai successo. Insomma FALSITA’ e calunnie ad una città che è stata depredata da una certa imprenditoria del nord e che adesso deve fare i conti oltre che con la causa di tutti i suoi mali: la camorra, anche con una parte di “infelici” cresciuti nel segno del suo odio. VERGOGNA a voi.
ULP
Bah… gli autobus di Napoli sono mille volte più puntuali di quelli di Roma.
be’, in effetti sembra anche a me un post un po’ troppo univoco, napoli non e’ solo rattusi e schifo ma anche molto altro. Queste parole mi sembrano troppo poco oggettive, troppo piene di astio, troppo tipo schiaffi in faccia alla cieca. Non so, io non guardo quella realta’ solo dal lato brutto della medaglia. Anche, ma non solo. Magari perche’ ci torno piu’ spesso, la frequento di piu’, ci ho vissuto in quartieri poveri e meno poveri…ho avuto disavventure bruttissime e anche tante cose belle. nessuno nega che sia una realta’ difficile e complessa, ma io non l’analizzerei SOLTANTO in modo cosi’ estremo.
Esiste il degrado oggettivo e il degrado percepito. Il rapporto sullo stato dell’Italia elaborato dall’ISTAT qualche giorno fa dice che in Campania vi è la più alta percentuale di degrado percepito dalla popolazione locale. Inoltre, un dato sicuramente non significativo in generale ma molto significativo per me è il fatto che conosco troppe persone che scelgono di emigrare da Napoli o Caserta, con l’unica motivazione di far crescere i propri figli in altri luoghi. E questa disperazione non ha eguali in Italia, credo…
cara Lia non ti conosco, ma qlc mi ha inviato il tuo link, quello che hai scritto è dolcissimo, struggente, provo le stesse cose, solo che io pur avendo avuto la possibilità di lasciare Napoli, non l’ho fatto, mi è mancato il coraggio di tagliare le mie radici. questo è quello che ho scritto su qullo che penso siano le cause dell’impossibilità di vivere nel nostro paese. Se vuoi visitare il mio blog, ti mando il link
http://diciamolanostra.blog.kataweb.it/il_mio_weblog/2007/05/camorra_e_gover.html#comment-70685776
Anch’io sono di sinistra e anch’io ho una paura….non però di diventare razzista, ma di appoggiare la guerriglia: mi riferisco alla guerriglia tra i clan camorristici presenti sul territorio dove vivo, e comunque ogni qual volta in queste guerriglie muore un camorrista, avete capito bene, non mi provoca più una umana pietà! Il camorrista che muore in una sparatoria tra clan rivali è solo un camorrista in meno; è vero sono scene spesso da far west dove rischia anche la persona perbene che può trovarsi nel momento sbagliato nel posto sbagliato. Ma certe volte mi sembra l’unico modo per vedere la camorra perdere un proprio seguace. Ma ora devo spiegare il perché della mia paura. Vivo in un paese nel comune di Napoli, Ercolano, dove da più di dieci anni governa il centro-sinistra, votato anche da me sempre e naturalmente. Devo denunciare però con mia somma disperazione che nulla è stato fatto per fronteggiare l’emergenza camorra. Non conosco bene i dati, ma una cosa è sicura il paese è diventato invivibile, il commercio stagna, il turismo non ne parliamo proprio (le ricchezze turistiche di questo paese sono tante che già la metà basterebbe per vivere di solo turismo, abbiamo il Vesuvio, gli scavi di Ercolano, il miglio d’oro con le più belle ville del settecento napoletano, abbiamo infine il mare, ma allora perché non si decolla? Perché Ercolano è un paese dove comanda la camorra. Ci era stato promesso un osservatorio sull’evasione scolastica e sui ragazzi a rischio, Nulla; ci era stato promesso una caserma di carabinieri Nulla. Ci erano stati promessi interventi sul territorio mirati allo sviluppo commerciale e turistico del paese, ancora nulla. Né le istituzioni locali né quelle centrali fanno nulla per risolvere il problema, e poiché io vorrei vedere il mio paese senza camorra, quando succede una sparatoria e muore un camorrista io sono contenta perché penso che è l’unico modo per farli fuori. E pensare che lo Stato ha debellato il terrorismo, Le Brigate rosse non esistono più. Ora hanno anche istituito il giorno della memoria delle vittime del terrorismo, e per le vittime della camorra, della mafia e di tutte le altre organizzazione malavitose? Noi affrontiamo tutti i giorni la camorra, ne siamo vittime, abbiamo paura, ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Semplicemente le istituzioni ignorano e le bande prendono possesso del territorio. Non si agisce né sugli effetti con provvedimenti forti, ne sulle cause, migliorando le condizioni sociali, dando lavoro e combattendo l’evasione scolastica in maniera seria. Nulla, semplicemente nulla. Possibile che un paese che ha affrontato terrorismo con tanta solerzia non riesce ad affrontare la camorra? Mi viene da pensare che non c’è la volontà di farlo, voglio pensare solo alla paura di affrontare chi spara facilmente e per pochi euro, anche se non lo ammetto, perchè chi si candida a gestire un paese come Ercolano sa bene a cosa và incontro se non se la sente non lo faccia, ma se accette deve farlo fino in fondo! Ma se mi sfiora il dubbio della collusione la cosa mi fa orrore. Mi fa piacere ricordare che
la Campania
, (governo di centro sinistra) è l’unica regione in Italia dove non si riesce a risolvere l’emergenza rifiuti.
Mia sorella ha partorito sei mesi fa in una città tedesca, in un ospedale pubblico che sembrava un albergo a cinque stelle, senza pagare un solo centesimo. Se fosse stata a Napoli avrebbe partorito alla Ruesch, dove lei stessa è nata, sborsando un bel po’ di soldi (del resto se le fosse transitato per la mente di andare a partorire in posti tipo l’Ascalesi sarebbe dovuta passare sul mio cadavere).
Prima di trasferirsi in Germania, mia sorella era una di quelle che guai a toccarle Napoli, la città più bella del mondo, dove tutto sommato si vive bene eccetera eccetera. Ora considera Napoli un inferno e non ci tornerebbe per tutto l’oro del mondo.
Io ho sempre notato una nettissima discrepanza tra i Napoletani stanziali e quelli che hanno avuto un’esperienza di vita di almeno un anno in un’altra città, non necessariamente all’estero e non necessariamente nel “nord”. Toccare con mano una diversa qualità della vita nei suoi più piccoli dettagli apre loro gli occhi e li fa rendere conto che non è vero che Napoli ha gli stessi problemi delle altre grandi metropoli, ma è proprio un posto degenerato e senza speranza.
Roma è molto peggio… con in più quella spocchia da capitale e quella retorica della “città eterna” che la rende insopportabile.
Non sono mai stato a Napoli per più di un giorno (e me ne dispiace, perché mi rendo conto quanto può essere bella questa città e questa zona), ma avevo un zio di Napoli e conosco parecchia gente che ne è originaria.
Quello che mi pare di aver constatato è che se fino a qualche decennio fa molti dicevano: io da Napoli non mi sposto, qui sono nato e qui ci voglio morire, ultimamente questo atteggiamento si è modificato e gli stessi hanno deciso di andarsene. Col cuore a pezzi, ma se ne sono andati. E non per necessità. Per scelta. Questo dato di fatto, credo, dovrebbe far riflettere.
Mi sembra inoltre che i tanti interventi che ha suscitato questo post siano l’esempio più emblematico di quanto sia complessa la realtà di Napoli e impossibile da incasellare solo in una prospettiva.
Anzi, la presenza di tanti punti di vista, spesso anche opposti, la dicono lunga su quanto questa realtà sia ricca e contraddittoria.
Sera a voi,
scusate ma io non ho capito il problema? Non vuole andare a lavorare a Napoli?…Beh…non ci vada! Tutto li!
Iniziare una sequela di cose dette e ridette degli ultimi 100 anni ( alcuni che sconfinano nella banalità ) non credo che aggiunga qualcosa o levi alla decisione.
O , forse, per dare ” un senso di rassicurazione ” alla decisione presa si ha bisogna dell’appoggio degli altri?
Infine due cose :
1)Avete mai fatto caso che questo tipo di ” analisi sul lasciato” è fatto da parte di coloro che ” lasciano”( spesso costretti ) ” che vanno via”?
2) Dopo aver letto le idee scritte da parte di tutti volete che io vi scriva qui cosa pensano di “voi italiani in Italia” e dell’Italia inglesi ed americani ( escludo per questioni Storiche gli Inglesi ed i Tedeschi , Belgi e Francesi )?
Beh…per più di 3/4 le avete scritte qui io se volete vi passo l’altro quarto :-)
Vivo , per lavoro ( e quindi sono un ” italiano non in Italia” , tra Boston e Londra e in questo periodo sono in ferie a casa …….ovviamente ( Napoli :-) )
Scusa “diciamolanostra”,vorrei precisare alcune cose.
Innanzitutto la giornata in memoria alle vittime del terrorismo comprende già,ovviamente,anche il ricordo di tutti i morti ammazzati dalla mafia & co.
Poi,che lo stato ha debellato il terrorismo…le brigate rosse…bah,il discorso è davvero troppo lungo(come se uno potesse debellare sè stesso…).
Per quanto riguarda i tuoi continui riferimenti al governo/ amministrazione di centro-sinistra…beh,non l’hai ancora capito che tra la politica e gli ideali a cui essa si ispira,corre una differenza che spesso è come il giorno e la notte?
Ma sì che l’hai capito,dai!
P.S.Che continuino ad ammazzarsi tra clan,tra “loro”,non è certo la risolutivo…non è “uno in meno”,è sempre uno,dieci,cento in più.
ma si cara/o ele che l’ho capito, vorrei solo che qualcuno li costringesse ad uscire allo scoperto, naturalmente mi piacerebbe che questo succedesse per opera di persone perbene, e non per chi deve di volta in volta vincere le elezioni, governare e ripetere le stesse cose. I miei continui riferimenti ai governi di centro sinistra sono giustificati solo dal fatto che sono una inguaribile “comunista” e quando la sinistra sbaglia, la mia delusione è forte. In fine so benissimo che se si ammazzano tra di loro non si risolve il problema…ma almeno piangono anche loro. insomma come fare per vivere senza camorra? è il mio chiodo fisso! Ma pare che in nessun programma questo sia un problema prioritario
Come fare per vivere senza camorra…
“Un uomo fa quello che è suo dovere,quali che siano le conseguenze,gli ostacoli,i pericoli.Questa è la base di tutta la moralità”.Giovanni Falcone
crudele, e perfetto
(ne ho ripreso un pezzo sul mio blog, napoletano. spero non ti dispiaccia)
Anche a Palermo ci sono i maniaci io non ci avevo mai fatto caso, me lo ha fatto notare la mia ex quando ero studente là e anche la mia ragazza era una studentessa, devi essere una donna per accorgertene, quasi ogni domenica incontrava di questi individui sulle auto mentre tornava dalla mensa, io non me ne ero mai accorto.
fare il proprio dovere….è un bel principio, naturalmente, ma da chi incominciamo, dal cittadino che vuole differenziare i rifiuti magari per riciclarli quando è possibile? e poi si rende conto che i rifiuti vengono raccolti indiscriminatamente! o iniziamo dal commerciante che si rifiuta di pagare la tangente e vede il suo negozio incendiato o la sua famiglia minacciata, senza nessuno che riesce a proteggerlo. Iniziamo dalla scuola pubblica dove il cittadino onesto manda i propri figli senza fregarsene dell’ambiente perchè crede nell’integrazione… e poi si accorge che i figli dei ricchi frequentano scuole private finanziate magari dalle nostre tasse. Io invece inizierei da altro. Il proprio dovere devono farlo prima di tutto chi ci amministra, sindaci, presidenti di provincia di regione, parlamentari, membri del governo, presidente del consiglio e della repubblica. Il proprio dovere devono farlo per prima chi è preposto ad informarci su quello che accade, e non dirci solo quello che fa comodo ai suoi editori e/o alla classe dirigente politica ed economica del momento. Il proprio dovere lo devono fare prima le forze dell’ordine che spesso se la prendono con pacifici manifestanti scordandosi di prendersela con i mafiosi e i camorristi perchè quelli è bene non darli fastidio. Il proprio dovere lo devono fare i giudici e la magistratura punendo senza discriminazioni poveri ricchi politici e non. D’altronte non è vero che la legge è uguale per tutti?. E giù giù fino ad arrivare al cittadino che solo con l’esempio di chi per amministarci guadagna fior di quattrini acqisterà fiducia e gli sarà normale o quanto meno più facile fare il proprio dovere.
Ciao Lia, nn è molto che ti leggo ma mi sento molto vicino al tuo sentire…volevo chiederti una cosa, eccola: hai mai pubblicato qualcosa, oppure hai mai pensato di fare una cernita dei tuoi scritti e inserirli in rete o qualcosa di simile? Con tutto il materiale che hai a disposizione si potrebbe…forse però nn hai nè tempo nè voglia e lo capirei, ma mi dici qualcosa?
Un tuo lettore.
Parole sante, diciamolanostra. Ma, come vediamo quotidianamente, la carenza di senso civico e di responsabilità si manifesta in primis proprio tra chi ci dovrebbe amministrare, chi ci dovrebbe proteggere, chi ci dovrebbe informare, chi dovrebbe giudicare.
Leggendo il libro “Gomorra” di Saviano, ci si rende conto che la camorra (“il sistema”) ha proliferato e si è basato proprio su questo: sull’assenza totale di responsabilità e di affidabilità da parte delle istituzioni. Se lo Stato non c’è, è ovvio che, volenti o nolenti, ci si rivolga altrove; se le banche mi strozzano o mi ignorano, è chiaro che accolgo i soldi da chi me li dà a condizioni più favorevoli.
Per fare una metafora trita, la Camorra è un albero che ha radici tanto profonde quanto vaste. Per sradicarla si dovrebbe togliere a poco a poco il terreno su cui affondano queste stesse famiglie. Chi potrà farlo? E in quali tempi? Quante generazioni di vorrebbero, ammesso che si riesca a iniziare domani, da un giorno all’altro?
Bisogna avere speranza o si parla si pia utopia?
Ciao, sono finita qui cliccando su un link trovato su Bloggoloist. Ho visto “Haramlik” e mi suonava tanto turco, e invece finisco qui e scopro che è arabo. Be’, non so bene cosa dire, non ho neanche il tempo di leggere tutto il primo post che mi è capitato sotto il naso e mi sono già innamorata di questo blog. Per ora mi salvo il feed, poi quando avrò tempo ti linkerò. Ciao!