Ne parlo un po’ in ritardo, dell’appello su Reset firmato anche dalla sottoscritta.
D’altra parte, qui si fa una gran fatica a parlare di Magdi Allam in rapporto ai docenti italiani dopo avere passato mesi sotto shock per essermelo ritrovato pure in camera da letto.
Comunque.
Ho letto attonita l’articolo di Pierluigi Battista (citato anche da Biraghi) dedicato all’appello in questione, dal suggestivo titolo: “La petizione per mettere un libro all’indice“.
L’ho letto attonita perché – nonostante tutto – ancora non riesco ad abituarmi a questo artificio dialettico nostrano che consiste nel parlare delle cose spostando l’asse del discorso da un soggetto reale a uno inesistente.
Nel caso di Battista: da un appello contro la partigianeria giornalistica e in solidarietà verso degli studiosi, a una presunta messa all’indice di un libro.
Da firmataria dell’appello (metto la lista completa delle firme nel “Continua”), comunico che, per quanto mi riguarda, l’ultimo libro di Magdi Allam può rimanere in libreria fino alla fine dei secoli.
Ciò che mi premeva era unirmi alla protesta contro le inaudite accuse da lui rivolte a chi, dalle università italiane, si occupa di Medio Oriente e di islam.
La vera domanda, pertanto, è: ma cosa c’entra l’articolo di Battista con il documento in questione, che riporto a continuazione?
Senza entrare nel merito delle accuse specifiche rivolte nell’ultimo libro di Magdi Allam a singoli colleghi noti a chiunque si interessi di questioni relative al Medio Oriente e all’Islam non solo come ricercatori seri e qualificati, ma persino come persone coinvolte in svariate forme di impegno civile, intendiamo protestare fermamente davanti alla sfrontatezza di chi afferma che le università italiane “pullulano” di docenti “collusi con un’ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale e all’essenza stessa della nostra umanità”. Ci pare davvero eccessivo che quanti, in sede di dibattito scientifico e civico, esprimono posizioni differenti da una pretesa unica “verità interpretativa” divengano automaticamente estranei a universali valori di civiltà o, addirittura, alieni dalla comune umanità. Una tale impostazione non solo è lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale – e molto più in linea con ideologie totalitarie – ma si pone anche a siderale distanza dal senso critico che sta alla base della ricerca storica e scientifica e dalla stessa, difficile ma essenziale, missione dell’informazione giornalistica in una società plurale. Tutto ciò rischia di contribuire, purtroppo, al preoccupante imbarbarimento dell’informazione in un paese come il nostro che già si trova a pagare un prezzo troppo alto alle varie forme di partigianeria che lo travagliano. Già abbiamo visto sentenze discutibili coinvolgere colleghi noti per la loro serietà ed equilibrio nell’affrontare il tema dell’Islam, con addirittura condanne penali che prevedono la pena detentiva. Il giornalismo rischia di cadere in una logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale, soprattutto quando si toccano temi delicati e sensibili come quelli religiosi e, in particolare, relativi all’Islam ed alle questioni legate all’area medio-orientale. La libertà di ricerca ne paga il prezzo, schiacciata tra opposti estremismi interpretativi, e non solo. Ci auguriamo che tali tendenze trovino presto voci più equilibrate e meno partigiane a contrastarle, e che queste trovino a loro volta ascolto nel mondo dell’informazione, in quello politico, in quello culturale e in quello religioso.
Il giorno in cui si riuscirà a fare un discorso coerente su un soggetto chiaro, in questo benedetto paese, sarà un gran giorno.
I firmatari dell’appello:
Pippo Ranci Ortigosa Anna Bozzo Dario Miccoli Isabella Camera D’Afflitto Francesca Corrao Ugo Fabietti Brunello Mantelli Sumaya Abdel Qader Diego Abenante Giorgio Acquaviva Roberta Adesso Claudia Alberico Marco Allegra Massimo Alone Daniela Amaldi Maurizio Ambrosini Sara Amighetti Lubna Ammoune Michael Andenna Giancarlo Andenna Carlo Annoni Caterina Arcidiacono Barbara Armani Monica Bacis Pier Luigi Baldi Anna Baldinetti Giorgio Banti Gianpaolo Barbetta Roberto Baroni Elena Lea Bartolini Annalisa Belloni Giovanni Bensi Michele Bernardini Giovanni Bernardini Francesca Biancani Giovanna Biffino Galimb e rt i Valentino Bobbio Giuliana Borello Franco Brambilla Daniela Bredi Alberto Burgio Paola Busnelli Maria Agostina Cabiddu Fabio Caiani Alfredo Canavero Paolo Cantù Fanny Cappello Franco Cardini Paola Caridi Lorenzo Casini Fabrizio Cassinelli Paolo Ceriani Maria Vittoria Cerutti Francesco Cesarini Michelangelo Chasseur Antonio Chizzoniti Franca Ciccolo Cornelia Cogrossi Chiara Colombo Annamaria Colombo Silvia Maria Colombo Alessandra Consolaro Giancarlo Costadoni Antonio Cuciniello Giovanni Curatola Irene Cusmà Cinzia Dal Maso Monia D’Amico Laura Davì Francesco D’Ayala Fulvia De Feo Fulvio De Giorgi Paolo di Giannatonio Miriam Di Paola Rosita Di Peri Maria Donzelli Camille Eid Fabrizio Eva Guido Federzoni Alessandro Ferrari Valeria Ferraro Nicola Fiorita Francesca Flores d’Arcais Filippo Focardi Daniele Foraboschi Guido Formigoni Ersilia Francesca Annalisa Frisina Carlo Galimberti Enrico Galoppini Laura Galuppo Antonella Ghersetti Mauro Giani Aldo Giannuli Manuela Giolfo Fabio Giomi Emanuele Giordana Demetrio Giordani Gianfranco Girando Elisa Giunghi Carlo Giunipero Anna Granata Francesco Grande Fabio Grassi Maria Grazia Grillo Laura Guazzone Rachida Hamdi Abdelkarim Hannachi Ali Hassoun Alexander Hobel Giuseppina Igonetti Virgilio Ilari Massimo Jevolella Massimo Khairallah Chiara Lainati Giuliano Lancioni Filippo Landi Angela Lano Clemente Lanzetti Paolo La Spisa Raffaele Liucci Claudio Lojacono Silvia Lusuardi Siena Monica Macchi Paolo Maria Maggiolini Paolo Magnone Roberto Maiocchi Diego Maiorano Gabriele Mandel Khan Patrizia Manduchi Ermete Mariani Annamaria Martelli Paola Martino Elisabetta Matelli Vincenzo Matera G. Mazzola Nangeroni Carlo Maria Mazzucchi Alessandro Mengozzi Alvise Merini Saber Mhadhbi Ferruccio Milanesi Stefano Minetti Marco Mozzati Vincenzo Mungo Beniamino Natale Enrica Neri Sergio Paiardi Francesco Pallante Monica Palmeri Simona Palmeri Maria Elena Paniconi Irene Panozzo Michele Papasso Daniela Fernanda Parisi Antonio Pe Fausto Pellegrini Claudia Perassi Alessio Persic Marta Petricioli Martino Pillitteri Daniela Pioppi Paola Pizzo Alessandro Politi Paola Pontani Antonietta Porro Gianluca Potestà Rossella Prandi Elena Raponi Savina Raynaud Riccardo Redaelli Giuseppe Restifo Michele Riccardi Franco Riva Marco Rizzi Maria Adele Roggero Maria Pia Rossignani Ornella Rota Monica Ruocco Rassmeya Salah Ruba Salih Brunetto Salvarani Giovanni Sambo Marco Sannazaro Paolo Santachiara Milena Santerini Maria Elena Santomauro Cinzia Santomauro Giovanni Sarubbi Federico Ali Schuetz Giovanni Scirocco Deborah Scolart Lucia Sgueglia Ritvan Shehi Rita Sidoli Stefano Simonetta Piergiorgio Simonetta Lucia Sorbera Carlo Spagnolo Salvatore Speziale Stefania Stafutti Oriella Stamerra Giovanna Stasolla Piero Stefani Alessandra Tarabochia Dario Tarantini Maurizio Tarocchi Andrea Teti Massimiliano Trentin Emanuela Trevisan Semi Lorenzo Trombetta Michele Vallaro Marisa Verna Marco Francesco Veronesi Fabrizio Vielmini Edoardo Villata Franco Zallio Patrizia Zanelli Francesco Zappa Luciano Zappella Boghhos Levon Zekiyan Ida Zilio Grandi Raffaello Zini
Volevo essere io a raccontarti la nuova storia di Magdi Allam, ma ho visto che non solo la conosci ma hai anche firmato il documento pubblicato su Reset.
E’ buffo, ma io quando sono venuta a sapere casualmente della vicenda,ne ho scoperto un altro poco simpatico risvolto: la collegialità della disinformazione.
Ecco cosa ne ho scritto nel mio blog :
Martedì scorso verso le 20 ero in automobile e ho aperto la radio (Rai 1) dove era in corso una nota trasmissione “Alla radio ciò che dice la TV e non solo”. Il responsabile della trasmissione stessa, i suoi ospiti, coloro che via via intervenivano esprimevano la loro solidarietà al Vicedirettore del Corriere della sera in forme così emozionate da rendersi emozionanti.
Lì per lì ho pensato ad un attentato contro Magdi Allam, ma poco dopo quando i signori hanno cominciato a parlare di raccolta di firme e censura ho pensato che si riferissero a un gruppo di idioti dediti ad attività da MinCulPop.
Ma non ne ero convinta .
Arrivata a casa mi sono data da fare e ho scoperto che un giornalista del Corriere (Pierluigi Battista. La petizione per mettere un libro all’indice) aveva segnalato appunto una raccolta di firme relativamente a qualche cosa che lo stesso Allam aveva pubblicato in un suo libro, criticando intellettuali italiani e professori universitari.
Non mi bastava per capire e per fortuna il prezioso sito http://www.ildialogo.org (http://www.ildialogo.org/islam/reset24072007.htm) mi consentiva di arrivare alla fonte dello scandalo: l’ultimo numero della rivista Reset. Evviva RAI 1 (si veda anche la lettera che ho pubblicato, sempre nel mio blog, il 23 luglio).
Riporto il documento che rovescia la notizia. Magdi Allam non si difendeva da un attacco, ma erano i firmatari del testo pubblicato su Reset che si difendevano dal suo attacco, provocando il contrattacco dei suoi estimatori.
Il resto non lo trascrivo perché lo sai.
Ma mi chiedo: quante persone che hanno ascoltato la trasmissione che ha solleticato la mia curiosità hanno poi fatto il mio percorso o si sono fermate a compatire il vilipeso Magdi Allam?
augusta
Il ” problema ” del Corriere non è solo Magdi Allam , dubito sia un caso che quel giornalista lavori per quel giornale
L’ articolo di Pierluigi Battista ne è la dimostrazione
Ma la libertà di espressione è proprio andata persa?
Mettere all’Indice un libro, oggi?
Incredibile ma, purtroppo, vero!!!
anna ferrari
Ottimo blog complimenti… ma come hai fatto a finire a letto con quella pantegana?!? È così viscido che non riesco manco a fissarlo con lo sguardo. Comunque non è da tutti ammettere in pubblico i propri sbagli, hai tutto il mio rispetto e scusa se ho infierito, volevo solo manifestare il mio stupore per qualcosa che non riuscirò a capire mai: quello che frulla per la testa delle donne in certi momenti.
thomas
Sono rimasto anch’io stupito e impressionato dagli articoli – che ho appena letto essendo rientrato in Italia da pochi giorni – di Battista e di Farina – MOrigi che si scagliano entrambi contro i firmatari dell’appello pubblicato su Reset, tra i quali ci sono anch’io.
Desidero allora ribadire che non ho firmato manifesti contro un libro né attaccato un giornalista per le sue idee e tantomeno perché prende le difese di Israele, paese al quale, per inciso, va tutta la mia considerazione, ma che quell’appello – per come l’ho inteso, e non credo di essere incapace di intendere – è semmai in difesa di chi è stato attaccato.
Dovrei ormai esserci abituato, eppure la faziosità ai limiti dell’idiozia di certe persone mi lascia ancora senza parole.
Vincenzo Matera