nazetnico.jpg

Siccome qui non si finisce mai di imparare, mi ha scritto questo signor Harm Wulf, attivo sostenitore dell’ appello “Gaza Vivrà” nonché severo fustigatore della sottoscritta, di cui avevo già parlato in questo post.

E mi dice, tra le altre cose:

Per sua informazione e per togliermi la qualifica di “un certo Harm” le invio, se avrà voglia e pazienza di leggere, l’archivio dei miei scritti:
http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Autori/wulfframe.htm

Personalmente, a costo di darle un dispiacere, anche se ho scritto di artisti e protagonisti del Nazionalsocialismo non mi riconosco nell’etichetta “nazista”.

E’ una parola che viene usata come arma retorica per togliere dignità umana e possibilità di argomentare alla persona a cui si rivolge e ha perso il suo connotato specifico storico e politico.

“Evvabbe’, santa pazienza…”, penso io, e vado a guardare l’archivio di questo signore con l’intenzione di capire in quale modo lo si debba definire, un personaggio simile.
E rimango particolarmente colpita da questo:

– i popoli esistono, non sono un’invenzione dei pensatori völkisch. Essi sono il prodotto di sangue, suolo (trasmessi dagli antenati) e cultura (trasmessa dalla Tradizione “sapere delle generazioni” passate e dall’innovazione che produce il presente e la tecnica.

– per nostro destino siamo europei ma questo non toglie che tutti i popoli che conservano la loro identità abbiano la stessa dignità e gli stessi diritti. Non è una questione cromatica (personalmente ritengo assai più degno un indios amazzonico o un guerriero Ogala che un degenerato e massificato cittadino americano biondo di crine e ceruleo d’occhi).

– i popoli hanno delle loro caratteristiche peculiari che sono poi le cose che ci colpiscono quando viaggiamo (se arrivi in Svezia o in Euskadi o altrove capisci dall’osservazione generale di popolo e terra che queste caratteristiche ci sono e sono plurali). Gestione del territorio, modo di costruire ed abitare, abitudini alimentari, tradizioni musicali, particolarità del linguaggio e tutte le altre cose che ci meravigliano.

– cantare la Tzara e la Neam la terra e la stirpe come fecero in modo eccelso poeti del calibro di Mihail Eminescu e George Cosbuc o gli uomini della Legione dell’Arcangelo Michele non è becero razzismo ma amore per la propria terra. Pamîntul stramosesc, la terra degli avi, come si intitolava il giornale legionario (vedi Corneliu Zelea Codreanu “Guardia di Ferro” Ed. Ar, Padova, 1973, www.libreriaar.it ), doveva essere onorata e difesa dalle invasioni esterne .

Massì, dai, abbiamo capito.
La parola “nazista”, secondo voi, è un po’ come “spazzino”, che adesso si deve dire “operatore ecologico” e sennò pare un insulto.
Quindi voi non vi occupate di nazismo, ma di Nazionalsocialismo, per esteso, e siete nazion-etnici, ché oggi dire “etnico” fa pensare a cose belle come le collanine e il pollo con le banane e magari uno si confonde e gli pare bello tutto, nella vostra macedonia di autodeterminazione dei popoli intesi come espressione di peculiari “anime profonde” (e saranno due anni, che continuate a raccontarmi questa storia e io mi sgolo a scrivere che son cazzate), con la solita vostra reiterata e insultante associazione tra la Palestina e Euskadi e, immagino, il Popolo Padano alla Blondet, ché ci mancava giusto quello.

Io ripeto quello che ho già detto, sul mondicello dell’arlecchinosa compagnia di giro, come lo definisce Mazzetta, dei filopalestinesi immaginari nostrani: che la Palestina avrebbe bisogno del sostegno di persone serie, non di questo sistema tipo scatole cinesi di microsettari in cerca di visibilità.

Quanto a voi, “compagnia di giro”: smettetela di prendere in giro la gente, con il vostro “Non sono nazista, non sono questo e non sono quello” e ditelo, una buona volta, cosa proponete esattamente.
Uscite da dietro quel dito.
Un po’ di sano coraggio delle vostre idee, perdiana.