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Come la pensi io sulla Fiera del Libro di quest’anno, l’ho scritto con abbondanza di dettagli mesi fa: ne penso tutto il male possibile (1, 2, 3 e 4). Solo che penso anche che il discorso sulla Palestina, in Italia, sia infestato da una galassia di fascisti effettivi, ex fascisti e semplici svoltatori professionisti impegnati a parassitarlo. E ritengo che questa infestazione crei una serie di effetti a catena che non portano da nessuna parte se non alla totale perdita di credibilità – e persino di frequentabilità – del discorso stesso. E, fin qui, sto ripetendo cose che chi mi legge sa ormai a memoria, lo so.

L’infestazione si chiama rosso-brunismo: i ‘bruni’ ci mettono la teoria, ovvero i sempiterni “patria-razza-suolo-tradizione-spiritualità-etc” riformulati in termini meno abrasivi per le orecchie contemporanee, e i “rossi” (in evidente carenza di idee, poveri noi) ci mettono entusiasmo, ingenuità, buona volontà e manovalanza. Poi, quando si rendono conto di dove si sono cacciati, normalmente scappano. Siccome sono tanti, però – certo più dei quattro gatti del versante “bruno” e/o svoltatore – vengono rapidamente sostituiti da nuovi entusiasmi e da nuove manovalanze. E così in eterno, mentre la Palestina rimane sempre più sullo sfondo, puro pretesto da cannibalizzare.

Il giochetto funziona se viene gestito con l’opportuna ipocrisia (ché sennò te la sogni, la manovalanza) e, in ambito bloggarolo, è rappresentato dal Kelebek del solito Martinez che, come da copione, si è recentemente esibito nella seguente prestazione:

Il rossobrunismo si basa su una menzogna radicale, perché il suo stesso oggetto non esiste.

L’estrema sinistra che conta è Bertinotti, che non è certamente un amante del nazismo né dell’Islam; l’estrema destra che conta è la Santanché, crociata deshabillé dell’Occidente contro Islam e comunismo; l’estremismo islamico che conta è anticomunista e antioccidentalista. Essendo intrinsecamente falso, il complottismo rossobrunista fa giochi di prestigio con i dettagli: Hitler emetteva francobolli, anche l’Iran emette francobolli… Tizio è cugino di Caio che vent’anni fa ha scritto un articolo su una certa rivista…

Oppure, il complottismo rossobrunista si fonda sul semplice nulla.

Come nel caso di Torino. Non mi risulta che ci sia alcun gruppo di “estrema destra” che manifesterà sabato a Torino; e anche se ci fosse, si può dire che si sia “dato appuntamento” con qualche gruppo di estrema sinistra? Non sto dicendo che se fosse vero, sarebbe la fine del mondo. Sto solo dicendo che non è vero.

Vabbe’. Si vede che è insopprimibile, questa necessità di prendere per il naso la gente. Comunque, e a beneficio soprattutto di chi mi ha chiesto di specificare meglio i componenti della galassia rosso-bruna di cui già parlavo qui, torno a citare il già citato Fascisteria, in una rapida carrellata esemplificativa di attività e personaggi:

Nella dura esperienza delle carceri “speciali” [Maurizio Murelli, ndr] si tempra nell’area di Quex. Quando è liberato, gli ultimi fuochi di guerriglia sono spenti e Murelli individua la sua missione di “uomo di milizia” nell’editoria: con il Centro culturale Barbarossa di Saluzzo (formato insieme ad alcuni reduci di Europa civiltà) dà vita alle omonime edizioni e poi alla rivista Orion che, nel corso degli anni, si consolida come stella polare dell’area rosso-bruna. Il gruppo – dopo un breve flirt con i leghisti – trae nuova linfa dalla nascita dell’opposizione nazionalcomunista in Russia. Murelli, citando un sovietologo marxista come Vittorio Strada, sottolinea il dinamismo della nuova destra russa nel superare la contrapposizione antifascismo-anticomunismo […]

La rivista tira 2000 copie ed è lo snodo di un piccolo circuito editoriale, con un centro studi (che si definisce terminale di Sinergie europee), un bollettino monografico, Origini, un foglio di agitazione politica, Aurora, dal taglio fortemente “socialista”, la casa editrice Barbarossa e una libreria fantasy in centro a Milano, La bottega del fantastico […] Al movimento – il Fronte europeo di liberazione ha qualche centinaio di simpatizzanti in tutt’Italia – aderiscono alcuni dei più prestigiosi sodali di Freda (in rotta da anni con il “professore”): da Carlo Terracciano a uno dei fondatori di Prima Linea, condannato per l’omicidio del consigliere provinciale missimo di Milano, Enrico Pedenovi, quel Chicco Galmozzi, dissociato dalla lotta armata ma non dal comunismo e patito di Fiume.

“Quelli che vanno a fondare Sinergie Europee” dichiarano apertamente che “la politica va intesa per quel che realmente è: la continuazione della guerra con altri mezzi”, e annunciano la ridiscesa in campo in un processo di aggregazione che richiama con forza l’esperienza degli anni ’60 di Jean Thiriart […] Il punto di partenza è la destra radicale: “Insieme eterogeneo di correnti ideologiche (dai neonazisti veri e propri ai corporativisti, dai teorici della rivoluzione conservatrice ai “cercatori del Graal”, dalla sinistra fascista alla corrente spiritualista e idealista dello stesso fascismo, dai razzisti ariani e celti ai semplici anticomunisti duri).” (cfr. Allievi, Dassetto, Il ritorno dell’Islam) Da essa, una scheggia rivoluzionaria è approdata a una posizione antimperialista e antimondialista, di lotta dura alla “congiura delle élite” plutocratiche, sioniste e massoniche, dalla parte dei popoli.

La nuova sintesi che Orion propone ha caratteri di originalità: una peculiare visione in chiave islamica della possibile alleanza con l’ex Unione Sovietica e il mondo islamico.

E l’intellettuale di punta, il garante internazionale ne è proprio il professor Claudio Mutti, che del leader belga fu discepolo. […] La sua ultima creatura editoriale, Eurasia – Rivista di studi Geopolitici, raccoglie la collaborazione di […] Costanzo Preve, di Claudio Moffa, di Danilo Zolo. Il personale del Coordinamento progetto Eurasia è in prevalenza riconducibile all’area rosso-bruna.

Ugo Maria Tassinari, Fascisteria, Sperling & Kupfler, 2008, pagg. 333-334

Bon: nulla che non sia detto, stradetto e teorizzato da un mucchio di analisti di ‘sti fenomeni e che, per giunta, non si possa recuperare tra internet e la libreria più vicina, quello che riporto qui sopra. Per quale motivo il Martinez si prenda la briga di dichiarare che il “rossobrunismo” non esiste, mi è oscuro. Del resto, la gente di Eurasia era a Torino sabato, con Mutti a parlare di Egitto e Galoppini con la sua conferenza su “Stato d’Israele o entità sionista?” e l’incontro era annunciato proprio sul forum dei comunitaristi, gruppo molto vicino a Martinez stesso, se non vado errata. Che cavolo dice, quindi?

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A me tutte ‘ste balle ambigue, tutti ‘sti “non si dice” e ‘sti giochi delle tre carte danno, come è noto, un fastidio disumano. Non tanto per il discorso rosso-bruno in sé, quanto per il fatto che l’ambiguità rende impossibile capire un’infinità di aspetti del discorso in questione e impedisce di porsi, eventualmente, in modo critico rispetto ad essi. Davvero: questo eterno nascondersi, questa inconfessabilità costante che permea discorsi, mentalità e progetti politici di gente che sposa una causa che, personalmente, ho amato abbastanza da inseguirla in capo al mondo per qualche anno della mia vita, mi ripugna.
La Palestina, l’islam, meritano di meglio.

Quindi: si può capire cosa hanno da nascondere, per favore? Perché ciò che viene dibattuto su libri e riviste deve essere negato su internet? Si può sapere per quale motivo deve esserci gente che, chissà perché, arriva al paradosso di negare la propria stessa esistenza?

Noio… volevàn savoir…

Cercare di fare parlare chiaro il Martinez è come tenere ferma una biscia, quindi proverò a estendere la mia domanda a un circuito più ampio, visto che da lui è impossibile avere risposte.

Facciamo un esempio: il 19-10-2005 il Giornale esce con un articolo abbastanza stralunante che si presenta come un “rapporto dei Servizi” che lo stesso Martinez attribuirà successivamente a Pio Pompa e al suo ambiguo gruppo di disinformatori. L’articolo è di quelli che io avrei buttato, e per certi versi continuerei a buttare, nel cestino della carta straccia: già il solo fatto di dipingere Martinez come un addestratore di paramilitari latinoamericani è, a mio parere, oltre qualsiasi soglia del ridicolo. Perché, semplicemente, addestrare paramilitari mi pare un’attività fortemente maschile che non mi quadra con ciò che ho capito dell’assetto personologico del Martinez. Non ci credo manco se lo vedo, quindi. E non lo dico per scherzare o per ironizzare sul personaggio: è che sono REALMENTE certa che Martinez potrebbe addestrarli al massimo all’uso del veleno nel tè coi biscotti, ‘sti paramilitari. Non ad altro.

L’articolo è questo: sta di fatto che, all’epoca, Martinez lo fa circolare in una ristretta cerchia di gente del Campo Antimperialista in cui, bontà sua, mi include (senza mia responsabilità, devo dire: ero appena rientrata a Milano dall’Egitto e tutto avevo per la testa fuorché ‘sti deliri). E, nella email di accompagnamento, tra le altre cose scrive: “Ci sono un paio di cose che non sono mai apparse in rete, e quindi deve essere davvero un rapporto di qualche tipo.

Io, presa tra scatoloni e trasloco, registro ‘sta frase. Chiedo svagatamente spiegazioni, lui elude. Circa un mese dopo porto a termine il “Tradimento“, ovvero mi incazzo con sua moglie per futili motivi, ed esco dal suo clan. Con l’istinto che tira un respiro di sollievo.

Rimane la domanda: che cavolo vuol dire, riferito a un articolo di quella gravità, che “ci sono un paio di cose che non sono mai apparse in rete, e quindi deve essere davvero un rapporto di qualche tipo.“? Cosa avevano raccontato i servizi al Giornale, che Martinez segnalava stupito? Io non sono mai riuscita a saperlo, quindi colgo l’occasione per tornare a domandarlo. Se Martinez non risponde, forse tocca chiederlo agli altri membri del Campo Antimperialista, aka Gaza Vivrà, con cui lui ragionava per email. Tanto qui nessuno ha niente da nascondere, giusto?

Non credo che certe domande siano oziose e non le faccio per dispetto. Credo che, come ho già detto altre volte, una causa minoritaria come è la questione palestinese in Italia abbia, come unico capitale da spendere, la limpidezza. A fare sconti su quella, in nome di una goffa realpolitik che non serve a nulla se non agli interessi di qualche cialtrone, si ottiene come unico risultato la perdita, meritata, di credibilità. E lo stato miserevole in cui versa questa causa nel nostro paese lo dimostra ampiamente.

Rossobruni ma non geni

Non è solo Martinez, ad andare in tilt quando si nominano i rosso-bruni. Persino i fascisti dichiarati si adombrano. Mi si consenta un aneddoto personale, a questo proposito.

Diversi mesi fa, esprimendo le mie perplessità a proposito dell’appello Gaza Vivrà, avevo fatto degli esempi sui rapporti che legano ‘sto mondicello rosso-bruno citando, tra gli altri, il Maurizio Murelli citato sopra. Lo avevo fatto anche con una certa discrezione – tra i commenti, e in risposta a uno che provocava – perché Murelli lo avevo conosciuto in quanto era, oltre che amico, tipografo del mio ex, e quindi mi era capitato di accompagnare il buon Piccardo nella suddetta tipografia, appunto, e di assistere, all’ombra dei poster di Mussolini che ne decorano le pareti, a pensose riflessioni su Evola e via dicendo. Io vivo male la commistione tra aspetti personali e generali del percorso che mi ha portato a mettermi le mani nei capelli, politicamente parlando, quando sono tornata in Italia, e quindi faccio del mio meglio per mantenermi su termini generali, appunto, e per ridurre al minimo gli aneddoti che riguardano altri. Citando Murelli sapevo di cedere un po’ a delle provocazioni, quindi, ma lo facevo en passant, ché comunque il punto del mio discorso era un altro e toccava questo signore solo in quanto esempio.

Poi invece scopro – un bel po’ di tempo dopo, seguendo un link altrui – che Maurizio Murelli si era adombrato assai, nel vedersi segnalato da me come rosso-bruno, e che considerava questa mia definizione (non diversa da quella serenamente datagli da Tassinari e da molta altra gente, appunto) come parte di un mio fantomatico “torbido giochetto”, per giunta – cito testualmente – “sporco e pericoloso: … con la stampa sionista e “sinistra” interessata a determinare il nuovo pericoloso mostro nemico dell’umanità democratica: il fascioislamismo.

E, per rendersi più convincente, mi informa: a) che lui ha alle spalle una condanna per concorso morale in omicidio; b) che alle persone come me “va METAFORICAMENTE sparato a vista” c) che comunque un buon sistema per “farmi piangere” (sniff) potrebbe essere quello di inventarsi, chessò, che il mio ex mi ha portato da lui ed io, nella sua tipografia, ci ho subito fatto uno spogliarello.

Ed io leggo questa cosa dello spogliarello e il diavoletto situazionista che è in me ne rimane assolutamente affascinato: no, ma ti immagini la scena? E per un po’ mi balocco con l’idea di correre a confermarlo, lo scoop di Murelli sui miei presunti strip-tease, divertita come poche volte nella mia vita.

Poi, vabbe’, io non sono una tipa cattiva e l’aspetto situazionista della scena non riguardava esattamente me, quindi scrivo due righe a Piccardo per avvisarlo: ” ‘Scolta, genio. C’è il tuo amico che, per farmi dispetto, minaccia di dire in giro che il segretario nazionale dell’Ucoii portava la sua legittima moglie islamica nella di lui tipografia e che lei ci si spogliava dentro. Forse è il caso di spiegargli che io la troverei buffa, come storia, ma forse tu no. P.S: ma dove li trovi, tu, gli amici? Nell’uovo di Pasqua?

Poi, visto che c’ero, segnalai lo scritto anche alla Questura sotto casa, ché tra concorsi morali in omicidio e pallottole metaforiche non ci si capiva niente, in quel post col mio nome e cognome esibiti in bella vista, e poi amen. A me interessava manifestare le mie perplessità sul rosso-brunismo di Gaza Vivrà o, almeno, di alcuni suoi sponsor. Chissenefrega di accapigliarsi con gli energumeni, dico io.

Poi però la rivedi dal Martinez, appunto, la Campagna per la Negazione dell’Evidenza, e ti girano le balle. Perché mi va benissimo che ci si debba “guardare dalla stampa sionista”, ma la cosa andrebbe fatta nella sostanza, non giocando a nascondino. In altre parole: il problema mi pare il fascioislamismo in sé, non il semplice fatto che la stampa sionista ne possa parlare.

La mia vicinanza al Medio Oriente è vicinanza a un mondo aggredito, a un insieme di popoli, di culture e di storie ricco proprio perché plurale, vario e dinamico, e che non merita di essere ridotto ai minimi termini di un gioco di scontro di presunte civiltà in cui, peraltro, può solo soccombere. A questa gente invece, come ho già detto mille volte, interessa del Medio Oriente una determinata componente islamista eletta ad antisistema per eccellenza, e vede in essa l’avanguardia di un neo-tradizionalismo da sposare nella sostanza. Tutto qua.

A me non sta bene, questa visione, e credo che non starebbe bene alla stragrande maggioranza di quelli che, sabato, manifestavano a Torino. Se solo se ne parlasse chiaramente, certo.

P.S. Il Kelebek si è bevuto il cervello, comunque. Lasciatemelo dire.