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Facciamo un po’ il punto e chiariamo con ordine chi sono e cosa fanno i tizi a cui mi sono ritrovata a dedicare dello spazio sull’Haramlik, negli ultimi mesi.

Il Campo Antimperialista è un agitato gruppuscolo in cui, fondamentalmente, regnano tre persone: innanzitutto Leonardo Mazzei, il cui profilo mi è stato sintetizzato come “un trombato dalla politica mai rassegnatosi”. Ex di Rifondazione, fuoriuscito con rancore e riciclatosi in un ambiente dove può fare il Richelieu senza trovare molta concorrenza, mi pare portato per temperamento ai complotti e alle trame, sospettoso e facile al rancore, ed è colui che ha manovrato il defenestramento di Martinez nonché, al tempo stesso, la persona con cui lo stesso Martinez, appena silurato, chiese invano di potere comunque mantenere una linea diretta “per passargli informazioni”. La cosa mi è giunta in questi termini (non so se sono autentici, ovviamente, e il Campo, pur ripetutamente interpellato, non si esprime in proposito):

abbiamo consegnato a Miguel la risoluzione che lo riguarda. Il colloquio, apparentemente, è stato molto cordiale. Mig. ha mostrato di prendere la cosa quasi fosse una “finta” per allontanare un po’ le chiacchiere, come se tutto sommato i suoi rapporti con il Campo non cambiassero poi tanto. Ha affermato che non aveva capito la nostra richiesta di rottura inequivocabile con la signora Valent, guarda un po’ lui aveva capito che doveva solo tenerla buona per impedire che lei attaccasse il Campo. Eppure eravamo sempre stati espliciti. Si è poi offerto di scrivere post di morbida critica al Campo, ad es. che non è d’accordo sulla raccolta di firme via mail, per far vedere che lui non è organico. Abbiamo subito prontamente risposto che è libero di gestire il suo blog come meglio crede e che il Campo non gli richiede nessun tipo di intervento. Qualunque cosa scriva o in qualunque modo risponda a commenti provocatorii sono affari suoi e non del Campo. Ha poi manifestato il desiderio di non essere cancellato dal notiziario e di avere un interlocutore – preferibilmente Leo – cui passare informazioni. Che faccia tosta! Abbiamo risposto che  non avevamo bisogno di nessuna informazione, ma che comunque ne avremo parlato con il Direttivo. Spero proprio che siate tutti d’accordo nel rispondergli picche, ci mancano solo gli informatori!!

Mazzei è anche, ovviamente, del tutto privo di autoironia. Sua sarebbe questa strabiliante analisi numerica del perché sia opportuno fare finta di non sentire, quando questo blog li interpella:

se oggi queste stronzate le leggono in duecento, un nostro intervento diretto o indiretto, dando dignita’ al merdaio, farebbe sì che l’audience si allargherebbe a ventimila.

Ha un’alta considerazione della propria importanza, mettiamola così, e un rapporto con la realtà fortemente mediato dalle proiezioni della sua fantasia.

Il secondo di bordo è Moreno Pasquinelli, cuoco e oste sanguigno che ricorda certi personaggi alla Abatantuono, con una loro capacità di tragedia dietro lo stile guascon-casareccio. Uno che ha l’aria di avere qualche tendenza a far cazzate, se la solidità contadina gli vacilla. Tipo suscettibile e strutturalmente incapace di riconoscere i propri errori, ad ogni modo. E maschilista a livelli da caserma, anche: nessuno mi toglie dalla testa che il motivo fondamentale per cui si è rifiutato di riconoscere di avere scritto cazzate, nel famoso comunicato che ha scatenato la mia testardaggine nei loro confronti, è che gli scocciava dovere dare ragione a una donna. Avesse dovuto fronteggiare le proteste di un uomo, sarebbe stato più ragionevole. Per il resto, un tipo dal pensiero caotico, diciamo così, anche se non privo, a tratti, di qualche intuizione interessante. Se non fosse per un accenno violento che si intuisce nel suo carattere e per i lunghi trattati che scrive contro l’individualismo, che definisce con disgusto: “delirio dell’Io —per cui si ritiene di possedere l’insindacabile diritto di decidere e seguire i propri valori” e la cosa mi pare indice di una mentalità un po’ allarmante, sarebbe il più simpatico della compagnia.

La terza è Maria Grazia Ardizzone, che qui immaginiamo come una che sacrifica la propria vita, giorno dopo giorno, sull’altare di un’incazzatura livida e perenne. Si direbbe che abbia sorriso l’ultima volta nel 1998 o giù di lì. Incaricata di monitorare questo blog tre volte al giorno e di fare poi rapporto al Direttivo, svolge il penoso compito con enorme sofferenza che somatizza con disturbi gastrici che sbandiera con dovizia di particolari. Anche il suo giudizio sui blogger in generale è, diciamo così, assai severo. Non si spiega il motivo della loro esistenza ed è solita apostrofarli, tutti, come una banda di decerebrati che non si capisce perché mai scrivano sereni e in trasparenza sulle loro paginette web, quando è così bello complottare nel chiuso di una mailing list. Il giorno che governerà il mondo li chiuderà per decreto, i blog. Per il momento si limita a detestarli, appunto, ma credo detesti con uguale vigore molte delle cose divertenti che ci sono al mondo.

Attorno ai tre leader circola un nucleo ristretto di fedelissimi. Riccardo Di Vito, già noto alle cronache di questo blog e, di fatto, primo Campicello dopo il Martinez della cui esistenza mi sia mai accorta. Erano i tempi in cui il mio interesse per il Campo era vago e distratto, dovuto al Martinez e basta, e, semplicemente, mi ero espressa su una loro raccolta di firme. Apparve lui, con fare da bullo minacciosetto, a scrivere che mi tenevano d’occhio e a spargere la sua e l’altrui aggressività con dei post su POL. Tu pensa, senza che io manco sapessi chi fosse. Oggi è in prima linea nel dire che non bisogna rispondermi, ma secondo me gli prudono assai le dita. Faceva l’estremista di destra, prima di approdare al Campo, e certi tic sono duri a morire. Oltre al Di Vito c’è poi una giovane e assai autoreferenziale fanciulla la cui esistenza mi era del tutto ignota, fino a pochissimo tempo fa, ma che è convinta che io abbia alluso a lei in un post in cui mi riferivo a tutt’altra gente (so’ dei narcisi inguaribili, ‘sti Campicelli). E’ anche convinta che ci sia una trama per fare arrivare ai giornali le vicende amorose di Pasquinelli, manco stessimo parlando di Sarkozy, e questa cosa riesce a farmi ridere persino adesso, mentre ne scrivo. Devo ringraziarla per il buon umore che mi ha involontariamente provocato con ‘sta sparata, e colgo l’occasione per farlo in questa sede. Infine, e quasi lo dimenticavo, c’è un tale di Genova dalla personalità non spiccatissima ma fermo nel detestarmi con vigore. Un saluto con simpatia anche a lui, che secondo me è un bravo cristo. E poi c’è qualcuno che si affaccia sporadicamente ma, insomma, la sostanza delle truppe è questa.

Qualche simpatizzante, certo. Ma nient’altro, al punto che non riescono a rendere pubblica la lista dei nomi di nessun direttivo delle molteplici organizzazioni che fanno nascere, perché non riescono a evitare che appaiano sempre gli stessi quattro gatti. Non hanno abbastanza gente, semplicemente, e non mi stupisce. Tanta claustrofilia non aiuta a socializzare.

E cosa fanno, questi energici tizi? Proviamo a fare una sintesi.

Si fanno una quantità di pippe mentali assolutamente spropositata, per cominciare. E poi cercano di accreditarsi come interlocutori presso i “movimenti antimperialisti” del mondo tutto, con particolare predilezione verso il Medio Oriente.

Iniziarono con l’Iraq: misero su Iraq Libero (a cui, sciaguratamente, anche questo blog fece un po’ di pubblicità: ho come unica attenuante il fatto che ero in Egitto e mi mancava del tutto, il polso di come erano questi ambienti qua. Mi pareva buona la causa, tutto qui). Al principio parevano vicini all’Alleanza Patriottica Irachena, gruppo di iracheni laici residenti in Europa e contrari all’occupazione del loro paese, e in ottimi rapporti con Jabbar al-Kubaysi, dirigente dell’API, laicissimo e baathista di ferro. Chissà come li instaurarono, i rapporti con l’API: per internet, magari, e una si immagina Pasquinelli sulla chatline con l’iracheno, ché sennò non me lo spiego. Sono i momenti eroici del Campo, quelli di Iraq Libero: Pasquinelli si inventa mediatore per il rilascio degli ostaggi italiani in Iraq e Kubaisi, ormai rientrato in Iraq, gli fa credere per telefono di avere le mani in pasta nella faccenda. Martinez, estasiato, gongola:

Moreno ha appena ricevuto una telefonata da Jabbar al-Kubaysi, dirigente dell’Alleanza Patriottica Irachena: gli ostaggi verranno liberati, ma non saranno consegnati al governo o ad altre istituzioni italiane. Saranno consegnati a una delegazione di pacifisti italiani, scelta dal Campo Antimperialista.

Sì, vabbe’. Dopo un po’ di tempo, invece, gli americani se lo portano via, Kubaisi, salvo infine rilasciarlo, ché si vede che non era abbastanza pericoloso da essere mandato a Guantanamo. Stefio e compagnia vengono liberati, come è noto, ma Pasquinelli non risulta essere protagonista dell’evento. Il Campo si rende invece protagonista di un tentativo di avvicinamento alle fazioni religiose irachene, col risultato che Kubaisi, da laico quale è, finisce col mandarli a quel paese. La rottura si consuma, dicono, al successivo incontro di Chianciano, col baathista che annuncia di non volere averci a che fare, con gli oltranzisti religiosi, e buonanotte. Fine di Iraq Libero.

Il Campo è discreto nel fare scivolare nell’oblio Iraq Libero facendo finta di nulla, come se lo avessero dimenticato da qualche parte. E lo sostituiscono con Gaza Vivrà, nel più assoluto silenzio, facendo di tutto per non evidenziare i legami tra loro e questa nuova sigla. Come è noto, gli va male. L’esperienza di Gaza Vivrà si conclude con una scampagnata in Israele e poco più. A Gaza, non riescono manco a metterci piede. Quello che conta, però, è il progetto: mettere in piedi una rete di relazioni che li faccia passare tra Hezbollah, Hamas, i Fratelli Musulmani e, infine, i settori oltranzisti sciiti iraniani. Gaza Vivrà serve a questo, a stringere rapporti con Hamas e con i Fratelli Musulmani, appunto. Le cronache narrano di un Mazzei che, al Cairo, si sbracciava per farsi presentare pii politici barbuti, più che per entrare a Gaza.

Il programma di pubbliche relazioni con i religiosi prevede, a questo punto, un giro nel Libano degli Hezbollah. Ed ecco creata Sumud, come ottimo motivo per andare a stringere rapporti nel campo profughi di Ein el-Hilwe. Peccato che siano pasticcioni da morire, i Nostri, e invece di andare in Libano finiscono con lo scannarsi tra di loro in un fuoco incrociato di strepiti e accuse in cui si fa fatica a non perdersi. Martinez che tramite il suo informatore libanese, il forzanovista Agostino Sanfratello, sparge il panico nella lista di Sumud comunicando che si stanno gettando in pasto alle spie e al Mossad. Le discussioni che si trascinano per mesi sull’opportunità di pubblicare i nomi del Direttivo di Sumud oppure no, e però fare uno Statuto con la Spectre è difficile. Il profugo di Ein el-Hilwe che ci ha da fare, non ha nessuna voglia di venire in Italia a fare il testimonial all’ “Assemblea Nazionale” di ‘sti qua e, da bravo arabo, invece di dirglielo direttamente cerca di farlo capire con tatto, solo che di fronte ci ha Pasquinelli che non parla manco inglese, figurati capire il tatto arabo. La schifiltosaggine nel raccogliere fondi, ché loro sono duri e puri e vogliono “fare politica e non beneficenza”. Un disastro, insomma.

A tutto questo si aggiunge quella che loro chiamano “la guerra blogosferica“, ovvero questo blog che comincia a rompergli le balle perché è offeso e seccato con loro, più qualche scazzo con altri ex Campicelli blog-muniti che li citano un paio di volte gettandoli nella paranoia più assoluta: “Sono tutti in combutta contro di noi. Probabilmente li paga il Sisde. C’è un livello nascosto, dietro i blog, che non ci è chiaro. Dobbiamo resistere a questo attacco, compagni!

Sumud arranca e annaspa, di conseguenza, nel disinteresse assoluto dei loro contatti libanesi che si limitano a farsi mandare qualche quattrino ogni tanto, incazzandosi come bisce se Pasquinelli non è celere nello spedirli, e non prendendosi manco la briga di comunicare come li hanno spesi. Direi che i Nostri non si sono guadagnati un grande rispetto, tra i fratelli libanesi, cosa che mi fa pensare che non andranno molto lontano, con Sumud, ammesso che ‘sta cosa arrivi mai a vedere la luce.

Niente paura, però: perso il Libano, rimane la carta-Iran. E la pensata geniale del Campo è la seguente: “Non abbiamo nessuno spazio nel panorama europeo. Non ci fila nessuno da nessuna parte. Se però riuscissimo a stabilire rapporti con gli iraniani, potremmo ritrovarci ad essere i loro unici referenti qualora l’Iran venisse attaccato“. E accendono ceri, nella speranza di essere ricevuti dall’ambasciata iraniana e di essere così fortunati da vederlo poi effettivamente bombardato, l’Iran, in modo da potere quindi proporsi come difensori dotati di interlocutori nel paese e di assumere l’aria di chi è qualcuno, un gruppo importante.

E così se ne è andata l’estate: a cercare di farsi ricevere da qualche funzionario di ambasciata puntualmente in vacanza, e a cercare di capire qualcosa di ‘sti benedetti sciiti, con risultati spesso avvincenti: Di Vito che fa le pulci a Pasquinelli sull’esistenza o no di un “clero” sciita e Pasquinelli che si incazza e risponde con dotte citazioni dal greco, e tutti che cercano di sembrare espertissimi in cose iraniane e si accapigliano. Carino.

Conclusione: a me, e lo dico da anni – non sembra una buona idea opporsi alla carneficina materiale e morale di cui l’Occidente si rende responsabile in Medio Oriente sdraiandosi sulle posizioni dei religiosi. La considero una strategia perdente nella sostanza, deleteria dal punto di vista della comunicazione e dannosa per i popoli che si vorrebbe appoggiare e che sono infinitamente più complessi dei cassetti semplificatori in cui l’islam prestato alla politica ambisce a rinchiuderli. E anche pericolosa, per un’infinità di ovvii motivi che vanno dagli ambienti in cui si incappa alle tentazioni a cui ci si può ritrovare prima o poi esposti.

Tralasciando però questa considerazione ovvia e che ho già sviscerato mille volte altrove,  io ne avrei un’altra che mi pare più urgente e più pressante, ed è la seguente:

io vorrei vedere le facce dei vari membri di Hamas, dei Fratelli Musulmani, di Hezbollah e pure del governo iraniano, nonché della CIA e del Mossad, nell’apprendere che l’organizzazione che si propone come sponda italiana della resistenza agli USA va perdendo la mailing list del suo Direttivo nella casella Gmail della prima prof di spagnolo che passa.

No, davvero. Io non ci posso pensare. Deve esserci qualcosa nell’italico cromosoma che ci impedisce di essere plausibili, a qualunque possibile livello. Non c’è altra spiegazione.

Se questi sono gli Antimperialisti, ragazzi, ci aspetta imperialismo per i prossimi sette secoli.

Che babbei, gessù.