Sono una prof. Sono una statale. Mi sono ammalata. Sono un’insegnante statale a casa in malattia.
Un esperimento sociale, più che una donna.
Alle 7 di ieri mattina ho telefonato a scuola rantolante: “Bbuonggiorno, sdo male, non vengo” e sono ri-svenuta sul cuscino in preda a sonni doloranti. Poco dopo ha suonato il citofono e sono volata giù dal letto, sbandando qua e là e stupendomi per la celerità del medico fiscale. Infatti era il muratore del piano di sotto, non il medico fiscale.
Alle 9 ho cominciato a stilare una mappa particolareggiata del mio domicilio, che è difficilissimo da raggiungere perché abito in un numero civico ma ho il citofono davanti al portone di un civico diverso, ed è che il centro storico di Genova venne progettato nel Medio Evo per depistare i medici fiscali. Ho quindi mandato alla mia scuola un’email con le istruzioni dettagliate per raggiungermi, da girare all’Asl e al suddetto medico fiscale. Mi sono trattenuta dallo specificare “quinto piano senza ascensore” perché avrei potuto dare adito a malintesi.
Alle 13 avevo l’ora d’aria, fino alle 14, perché è il momento in cui il medico non deve venire per legge. Mi sono messa una sciarpetta e sono corsa a comprarmi da mangiare. Sono tornata con due sacchetti della spesa sentendomi come una che ha fatto qualcosa di male. In un sacchetto c’erano dei biscotti Ringo, comprati per gratificarmi.
Alle 16 era l’orario di visita del mio medico curante. Ho chiamato: “Sdo male. Però non posso venire perché sennò il medico fiscale non mi trova.” Il medico curante mi ha detto cosa prendere e abbiamo previsto insieme che in paio di giorni mi sarei rimessa in sesto.
Alle 16,30 mi ha chiamato la scuola per sapere quando mi sarei rimessa in sesto, appunto. Efficiente, ho saputo rispondere.
Alle 8 di questa mattina è suonato di nuovo il citofono. Era ancora il muratore e, fino a questo momento, del medico fiscale nessuna traccia. Intanto, girando sui newsgroup dedicati alla scuola, ho appreso che ogni visita fiscale a domicilio costa all’Asl attorno ai 100 euro. Ho pensato con simpatia al mal di portafoglio che deve attanagliare la povera Asl – per giunta genovese – da quando c’è stato il decreto Brunetta. Perché prima, come è noto, la scuola era obbligata a richiedere tale visita a partire dal terzo giorno di malattia. Poteva farlo anche dal primo, certo, ma lo faceva solo se il preside subdorava assenteismo, appunto. Di sicuro non lo faceva per i prof che stanno a casa un giorno all’anno. Adesso è obbligata a chiederla da subito, invece, e chissà come sono contenti all’Asl, appunto.
In mattinata ho mandato un’altra email avvisando che alle 17 di oggi sarei stata costretta a uscire per farmi fare il certificato medico dal mio medico curante. Come è noto, la legge mi obbliga a presentare certificato medico ma non obbliga il medico a starsene in studio ad aspettare me fino a quando termina la fascia oraria nuova, stabilita da Brunetta, entro cui ti potrebbe arrivare l’Asl. Fino alle 20, quindi. Il mio medico se ne va a casa alle 17, 30, e ci ha pure ragione.
Io, quindi, adesso devo uscire. Nel frattempo, il medico fiscale potrebbe arrivare.
Io direi, ad occhio, che le email che ho spedito dovrebbero bastare a tutelarmi, in caso di problemi. Ma, per essere più sicura, stavo pensando che potrei attaccare un foglio sul citofono scrivendo: “Salve, dottore, sono la prof che è in malattia. Sono andata dall’altro medico. Ora sono le 5, massimo alle 6 sono di ritorno e il certificato dimostrerà che non mentivo”.
Poi mi sono chiesta come potevo dimostrare che il foglietto lo avevo attaccato proprio alle 5 e non chessò, alle 3, commettendo una grave truffa ai danni dello Stato. E quindi ho pensato di farmi una foto col cellulare, tipo sequestrato delle BR, con un orologio in mano mentre attacco il foglietto.
Oppure, più semplicemente, una perizia della magistratura potrebbe accertare che, mentre scrivo questo post, sono le 16,39 ed io sono quindi ancora a casa. Ora che mi vesto passano 10 minuti, 5 per scrivere e attaccare il foglietto e ci siamo: saranno le 17.
Poi, appena torno a casa, mi ricollego al pc, in modo che una seconda perizia possa attestare che sono stata fuori il tempo necessario per raggiungere il mio certificato medico e tornare.
Mi piace, contribuire alla semplificazione della Pubblica Amministrazione. Trovo che sia tutto molto più scorrevole, adesso.
beh, tutto ok?
Mi segno il post. Perchè ne scriverò il seguito (con protagonisti medici e ASL del sud italia) per fare un confronto di pratiche, tempistiche e metodologie. Perchè secondo me il decreto Brunetta ha diverse applicazioni, pur essendo tutti uguali noi insegnanti davanti alla legge. In tutto ciò, riguardati e guarisci presto. Oppure no…ma solo per testare cosa avviene dopo il decimo giorno che non l’ho mica ancora capito. Un saluto
So’ tornata, munita di certificato nonché di altro certificato per coprire l’ora trascorsa fuori casa.
Del medico fiscale, comunque, nessuna traccia.
Domani rientro a scuola. Non che stia benissimo, ma ho da fare.
Dopo il decimo giorno, dovrebbe succedere soltanto che il tuo stipendio torna ad essere intero:
http://www.gildagenova.it/NOTIZIE%20UTILI/doc_notizie/5_set_08_assenze_malattia.html
Penso, comunque, che un po’ delle nuove regole (prima tra tutte il limite dei 100 km per assistere i familiari con invalidità grave) andrebbero portate davanti a un giudice.
Forse la magistratura ha più senso dei sindacati, in questo momento. Avessi mezza lira da parte ci correrei, da un avvocato.
coraggio, per l’Italia che va appresso a quell’essere che ha votato. Anche io dipendente dello stato e sola con una vecchia zia a carico. Se mi ammalo, dovrò comunque uscire per le più elementari necessità. Se non dovesse trovarmi il medico legale, potranno mandarmi sotto consiglio di disciplina e, poi, magari, anche licenziarmi. Un modo per fare risparmiare lo stato. Quello che forse non si sa, è che non ci sono abbastanza medici alla asl, che lavorino per questo sevizio. Vengono pagati pochissimo e, ovviamente, sono quasi tutti stranieri. Io lavoro in ambito “giustizia”. La Procura della Repubblica è lo Stato che difende le parti offese da quelli che vengono indagati, sembra che tutti gli italiani, ma soprattutto quelli che hanno votato e che continuano a sostenere il partito della cdl (casa delle libertà? perchè si è assunta questa definizione?) preferiscano ignorarlo così come sorvolano sull’importanza fondamentale dell’istruzione pubblica. Gli attuali politici hanno altri interessi da perseguire. Povera Italia.
chiedi al tuo medico di base una visita domiciliare:così il certificato te lo può fare a casa tua,senza che tu debba uscire di casa con la febbre.e se per caso ti senti male per la strada, cosa fai?
Ma non posso scassare così i maroni al povero medico…
Io avevo febbriciattola, raffreddamento e torcicollo. E’ abbastanza per starsene un attimo a casa, ma non per far venire un povero cristo di medico, secondo me.
Poi, in effetti, finirà che le visite a domicilio dei medici si moltiplicheranno, mi sa, e il numero di persone con un maggiore carico di lavoro inutile aumenterà esponenzialmente.
Pare un’intossicazione della qualità della vita generale, questa.
E’ tutto molto serio e molto grave.
Però sulla frase “mi faccio la foto col cellulare con l’orologio in mano” sono scoppiata a ridere.
Non perdere l’ironia. E’ l’unica cosa che resta per difenderci.
io sono al lavoro CON LA STUFETTA ACCESA. Faccio ridere tutta atturbantata che sembro nonna abelarda, ma sto male e non posso permettermi di perdere anche mezzo centesimo….l’unica santa vendetta è che chi entra si becca i miei bacilli influenzali sparati con colpi di tosse alla Dickens e starnuti da cannone di fine Ramadan, insomma so’ un cesso di impiegata..ma tant’é…sopportatemi!
Sono il medico della mutua… mi sono perso.
In gamba!
BEh..io sono statale,beffa della sorte dipendente ASL, ho una serie di problemucci che mi obbligano a prender ogni tanto malattia o permessi ( vedi nodulo al seno, e malformazione intestinale) e, nonostante la severità della cosa, siccome non sto in punto di morte oppure non sono una “dead man (ops, woman) walking” (TIE’TIE’TIE’)sono una colpevole merdaccia che osa andare dal dottore, spender soldi, e vederseli pure decurtati del 30% dallo stipendio per i primi 10 giorni a casa..e intanto i furbi continuano a non lavorare,intanto in alcune regioni gli statali non sono mai controllati ( non voglio aprire diatribe geografiche..), intanto io continuo a far visite private se non voglio fare mammografie urgenti a 30 giorni, etc….etc…..
MA come si fa a fermare il clan berlusconi???
Dai Lia, te che hai sempre tante idee….
Del resto, oltre al binomio Brunetta – Gelmini, abbiamo Calderoli al Ministero della Semplificazione. What else?
Tempo fa ho sentito Brunetta a un convegno dire chiaramente che il punto di queste nuove procedure non è mandare veramente la visita fiscale dopo il primo giorno, è la paura che hanno generato in una parte degli assenteisti cronici; tipo l’effetto della patente a punti, che ha fatto calare gli incidenti solo per il fatto di esistere. Non so se sia vero, i dati usciti questa primavera sembravano dargli ragione ma va a sapere se erano credibili.
Certo che, messa come la metti tu, il tutto sembra alquanto ridicolo.
A quelli che si lamentano per la decurtazione dello stipendio vorrei soltanto segnalare che in quanto giovane prec… scusate, libero professionista io, se mi ammalo, prendo lo 0%. Le mie ferie non sono pagate, la mia malattia non è pagata, quando nascono i miei figli non ho alcun permesso e per la pensione boh, per ora i miei contributi vanno a pagare le pensioni degli insegnanti e di tutti gli altri lavoratori dipendenti che smettono di lavorare ora e spesso ricevono un mensile decisamente superiore ai soldi che hanno versato negli anni.
Come me si trovano milioni di “giovani” sotto i 40 anni; quindi io trovo del tutto equo che anche i dipendenti pubblici – categoria che finora ha vissuto sulla luna, godendo di un trattamento per molti versi infinitamente migliore di quello degli altri lavoratori italiani – comincino a riportarsi un po’ in linea col resto del mondo: già cominciare a cacciare i raccomandati, gli incapaci e gli assenteisti cronici e ridurre il personale dove è in eccesso rispetto alle funzioni che deve svolgere, trasferendolo d’autorità dove manca, sarebbe un bel passo avanti.
In linea col resto del mondo, dice…
Splendido progresso, avere lo stipendio decurtato se ti ammali. L’Uganda come faro di civiltà e obiettivo.
(Sulle pippe “liberi professionisti vd dipendenti”, non ci ho voglia.)
Scusa, non hai risposto alla mia osservazione. Sono d’accordo anch’io che la soluzione, nel caso specifico, è garantire la mutua anche a chi non ce l’ha, ma con quali soldi? La spesa del welfare italiano è sbilanciata a favore di certe categorie: dove sta l’equità?
D’altra parte se i giovani operai e i giovani precari del Nord votano prevalentemente Lega e Berlusconi, non è perché sono scemi; è perché la sinistra (partiti e sindacati) ha insistito nell’occuparsi solo di certe classi sociali e ha abbandonato i giovani al precariato. Mica ti puoi stupire se poi in quelle fasce di popolazione è passata l’equazione “sinistra + sindacati + dipendenti pubblici = casta di privilegiati”…
Certo che se alle richieste di equità di trattamento tra le varie tipologie di lavoro la risposta dei dipendenti pubblici (come dei piloti Alitalia e così via) è “non siamo disposti a mollare nemmeno una virgola delle nostre prerogative”, non si possono poi aspettare molta solidarietà dal resto degli italiani (ad esempio sulla riforma Gelmini, che sfascia la scuola pubblica ma tra gli applausi di mezza Italia perché “finalmente hanno toccato la casta degli insegnanti pubblici”).
Allora, il trattamento di malattia no, la pensione no, l’orario di lavoro nemmeno, ridurre il personale per carità, aumentare la produttività pare una bestemmia… quali sacrifici sono disposti a fare gli insegnanti per risanare la posizione economica di un Paese che è alla canna del gas?
che tristezza vb le lotte fra poveri!
Lia, ma sono assolutamente d’accordo con te.
Stai facendo di una cosa semplice (chiamo il mio medico curante che è pagato per venirmi a visitare a casa) una cosa complicata. Lo chiami, e lui viene. Fine del problema.
Alla fine forse quello che si risparmierà sui finti malati si potrà usare per pagare i medici che vanno a visitare a domicilio i veri malati.
E, già che ci siamo, non so come sia il tuo medico curante. Il mio (che appena ho il tempo cambierò) è un signore al quale mia moglie può telefonare dicendogli: “Sto male, ho 39 di febbre” e quello le risponde: “Facciamo cinque giorni a casa, che ne dice? Le lascio il certificato nella cassetta”. Io passo, prendo il certificato, e senza che il medico abbia visto mia moglie, la fa stare a letto per una malattia vera o presunta per 5 giorni, spesata dall’azienda o dallo stato.
Penso che sia grazie a soggetti come questi se si è arrivati ad una legge così draconiana (oltre che, naturalmente, a quelli che dei certificati hanno usufruito).
ok, la prima frase doveva essere:
“Lia, scusami, ma non sono assolutamente d’accordo con te.”
Correggi, se vuoi.
Oh poveri voi! Vb è giunto anche su questi lidi! Adesso partirà con le geremiadi del brillante laureato al Politecnico che lavora sodo, gira soltanto in bicicletta per la città quindi non inquina e cerca di risanare il mondo di quei debosciati di statali che non lavorano e perciò i servizi fanno schifo, ma costano poco.
Ah, quando passa la misura e troppi gli danno contro, allora sbandiera il padre medico ospedaliero e la madre insegnante per far capire che non ha preconcetti!
Scusate l’OT, ma un sano avvvertimento può essere terapeutico.
Marco: il mio medico fiscale è:
a) una persona perbene
b) un bravo medico
c) uno che mi conosce anche professionalmente, ché Genova è piccola, e sa che nei due anni che ho già trascorso qui di sicuro non mi sono fatta la fama di assenteista.
Ora: siccome io sono una persona normale che vive in un mondo normale, non chiedo a un medico di arrampicarsi fino a dove abito io se tutto ciò che c’è da vedere è una col torcicollo e un inizio di influenza. Sono cose per cui, da che mondo è mondo, ci si regola semplificando.
E qui non c’entra nemmeno il lavoro: farei lo stesso se non lavorassi, ho sempre fatto lo stesso persino col pediatra di mia figlia quando era piccola. Non chiedo visite a domicilio se il mio stato di salute non mi costringe all’immobilità.
Poi, se uno DAVVERO non ce la fa ad uscire, allora se lo fa venire a casa, il medico.
Il permesso lavorativo per malattia, in tutto questo, NON DEVE entrarci niente. Se io comincio a fare venire a domicilio i medici per assecondare il delirio di Brunetta (pure prima avevamo le visite fiscali, ma non coprivano tutte le ore del giorno proprio perché l’idea non era l’arresto del malato ma la disponibilità alla visita fiscale) caricheremo inutilmente di lavoro sciocco ogni angolo della PA. Come, infatti, sta accadendo.
Occhio agli eccessivi schematismi, ché generano mostri.
L’insegnante “bloggista” di Genova dovrebbe BEN sapere come funzionano le onde: più sono alte e più si scende in basso dopo.
Traduco per chi fa finta di non capire: fino ad oggi gli statali ne hanno approfittato ed ora subiscono una esagerazione di segno opposto.
Vedrete che nel giro di un po’ di tempo il mare tornerà a calmarsi.
Spiace perché a pagare sono i dipendenti di adesso e non i mascalzoni di allora che oggi sono già pensionati, ma è una reazione comprensibile che dovrebbe dare un serio avviso.
Alla prof. di Genova consiglio, per la prossima influenza, di usare il tempo casalingo per scrivere un libro, certo che con le sue capacità (!) letterarie, sotto l’effetto delle medicine, dei virus e dello strano modo di veder le cose, ne uscirà un’opera unica.
;-)
Noto che sull’argomento ci si accapiglia assai.
Segnalo che ci sono diversi commenti a questo post, che è stato ripreso da Flavia Amabile qui:
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=399&ID_sezione=&sezione=
Io poi sullo stesso argomento mi sono già abbastanza sgolata a rispondere qui:
http://www.macchianera.net/2008/09/30/la-vignetta-di-biani-e-laria-che-tira/
So’ pure convalescente, più di tanto non posso.
per una rara patologia dovetti frequentare il policlinico di napoli. Day hospital il giovedi mia gionata libera;”il prof. del giovedi”. La scuola aveva bisogna proprio di me?. Penso di no,se poi mi interessai dei corsi post qualifica gestiti in difformità delle prescrizioni (definite “formale documentazione”) con danni didattici ed erariali. Fui offeso e minacciato, premessa del bullismo, costretto a fuggire, fra l’indifferenza di tutti. Forse un invito delle istituzioni a volatre la faccia?
Lia: Allora permettimi un’altra domanda: ma se tu hai soltanto un po’ di torcicollo e un inizio di influenza che però non sono abbastanza forti da impedirti di uscire di casa, perché non puoi andare a lavorare?
Perché mi sembra che il principio di troppi lavoratori sia: appena mi sento un po’ così mi metto in mutua, tanto mi pagano lo stesso, nessuno mi dice niente, in fondo perché dovrei andare a lavorare? Meglio mettersi in mutua e andare a farmi una passeggiata o la spesa con calma… Insomma diventa normale usare la mutua, magari anche solo due o tre giorni l’anno, come una integrazione di ferie. Secondo me il principio invece dovrebbe essere che – almeno per la comune influenza, non parlo mica di esaurimenti nervosi – se puoi muoverti e uscire puoi anche lavorare, no?
Tatina: Ripeto che non ho mai detto che tutti gli statali non lavorano. Ho detto che ce ne sono alcuni molto assenteisti, alcuni che si sbattono tappando i buchi di tutti per stipendi da fame, e nel mezzo molti abituati a prenderla, diciamo così, “più calma” rispetto a chi lavora nel privato. In genere ad incazzarsi con me sono quelli che hanno la coda di paglia: tipo, ti raccontano con grande tranquillità di farsi fare i certificati falsi dai medici amici, poi gli fai notare che è una cosa vergognosa e loro ti rispondono “ce l’hai con gli statali”. Ma non ce l’ho con gli statali in quanto tali, ce l’ho con certi comportamenti immorali diffusi nel settore pubblico, che però (per fortuna) non fanno mica tutti. Sono proprio quelli che li adottano a nascondersi dietro l’idea (falsa) che tanto lo fanno tutti, quindi secondo loro criticare i cattivi comportamenti di molti statali equivale a criticare gli statali. (E scusatemi se non mi adeguo al malcostume italiano e non considero eticamente corretto usare la mutua come supplemento di ferie.)
Quanto alla qualità del servizio pubblico, quella sì fa oggettivamente schifo in molti settori, anche se questo dipende solo in parte dai lavoratori. La scuola è ancora uno di quelli che generalmente si salva, ma qualcuno di voi è mai andato, che so, all’anagrafe di una grande città? O alle Poste? O ha mai preso un treno? O ha mai dovuto chiedere un rimborso fiscale? No, perché mi sembra di vivere in un altro Paese…
Allora, VB, alla prossima domanda cretina ti banno: io qui ho criteri di ammissione che richiedono una soglia minima di sensatezza. Col torcicollo e un inizio di influenza, a scuola ci vai tu e ci va la tu’ mamma.
Ma pensa te…
Se cerchi palestre per provocare alla cazzo, hai decisamente sbagliato blog, guarda.
fantastica epopea della correttezza. Vero che le visite fiscali costano molto, ma ci sono enti che non le pagano, forse è per quello che il medico fiscale è venuto,non so se questa esenzione riguarda tutto il pubblico impero ma anche l’asl si sta scocciando di questo intasamento ingiustificato. Di contro, possiamo consigliare ai nostri figli un futuro garantito e iscriverli tutti a medicina (fiscale?)
se le tue idee hanno valore per esse devi batterti, diversamente le idee o non sono valide o tuo sei un quacquaraquà!
hehe vb è torinese, falso e cortese, sicché si crede che qualsiasi lavoro sia come stare alla catena di montaggio di una fabbrica di automobili, dove in effetti perché uno possa lavorare basta che riesca ancora a muoversi.
puoi sempre riprenderti mentre vomiti e mettere tutto su iuciub a disposizione del medico fiscale.
a) Lia,
buona ed economicamente vantaggiosa guarigione.
b) Vibbì,
1) dire “se mi dicono che ho torto è perché hanno la coda di paglia” è una forma sleale di occupatio (fallacia dell’ad hominem), ma rispondo lo stesso alla trollata;
2) dopo i trent’anni non si è più “giovani”, neanche tra virgolette: tu stai sui trentacinque, io ho gli anni della Risposta, siamo dei nerd di mezza età. Tu ti diverti con Guitar Hero, io con la guitar faccio gli apocrifi di Jovanotti (*), ma siamo dépassé e, agli occhi di un vero ggiovane, patetici come una novantenne in minigonna. Dobbiamo farcene una ragione e tenere sempre presente che, quando esprimiamo un concetto, esso è probabilmente più vicino all’ideologia in base alla quale lo formulerebbe nostra nonna ( ‘t l’as vist che Berluscun a l’a gavà tuta la drugia?) che a come ragionerebbero i nostri figli.
Detto ciò, se oggi passando in centro hai trovato difficoltà a passare per Piazza Castello-Via Po-Piazza tuo omonimo, è perché, mentre la mezza Italia plaudente che citavi si stava facendo una pennichella, quarantamila persone stavano sfilando discretamente incazzate. C’erano pochissime bandiere di partito, c’era un sacco di gente che in vita sua non è mai andata a una manifestazione, c’ero io (che in vita mia ecc.) in qualità non di ricercatore (per questo, mi auguro che ci si svegli presto), ma in qualità di genitore di un bambino di tre anni cui è stato annunciato che a partire da settembre prossimo
1) La scuola materna farà solo orario mattutino, 8,30-12, il tempo giusto perché la donna (perché l’uomo non è contemplato) faccia la spesa e poi torni a casa a preparare il pranzo.
2) Se ci sarà un pomeriggio, sarà una cosa gestita da cooperative con personale non qualificato e funzione di puro babysitteraggio.
Le opzioni saranno sostanzialmente:
1) accettare una riduzione del livello di istruzione per mio figlio (oggi alla scuola materna si imparano parecchie cose che noi ci sognavamo).
2) mandarlo dalle suore.
3) tenerlo a casa.
Opterò probabilmente per la soluzione 1. Per me il punto due si può pure fare, basta che non mi chiedano il certificato di battesimo, che non ce l’ho. Oppure si può fare il punto tre. Io ho orari discretamente flessibili e, non sto a millantare la mia politropia, secondo me riesco da fare da precettore a mio figlio (unico) per qualche anno (anzi, se fa il classico, probabilmente riesco anche a portarlo da privatista alla maturità – oddio, chimica ho da rispolverarla).
Invece, c’è per esempio una signora magrebina che ha il figlio a scuola col mio, uno più grande alle elementari e un altro ancora in pancia, e si guadagna da vivere facendo qualche ora la colf. E oggi stava a quel corteo particolarmente innervosita sfilando a fianco a fianco con i rappresentanti di quella che chiami “casta degli insegnanti pubblici”, verso cui invece io non ho mai visto tanta solidarietà come in questi giorni. Ecco, per lei saranno cazzi, perché si giocherà quel minimo di emancipazione che è riuscita a costruirsi. E per i suoi figli, che cresceranno belli monolingua in casa, e poi qualcuno si lamenterà di questi extracomunitari che non si integrano, anche. E saranno cazzi, in generale, anche per chiunque abbia figli. Perché a questa manifestazione ho visto anche parecchia gente che fa il lavoratore autonomo, perché gli autonomi love their children too, e non tutti, per diversi motivi, vogliono mandarli per forza dalle suore o pagarsi una babysitter privata anche avendo i soldi, in una società dove la babysitter, a sette euri/ora è il lavoro che uno fa se non riesce proprio a trovare nient’altro – il candidato ideale per lasciargli il proprio figlio otto ore al giorno.
Ah, e poi ci sarebbe (alla rinfusa) la riduzione del turn-over all’università dell’80% (un’ assunzione ogni cinque pensionamenti), il passaggio degli scatti dei ricercatori da due a te anni (quando in Italia si diventa ricercatori a un età in cui altrove si è ordinario), l’aumento del numero di classi alla materna a 30 bambini con un solo insegnante, le stronzate per depistare l’opinione pubblica tipo grembiulino, cinquedicondotta, con una materiasiboccia, anzinò, la trasformazone delle Università in Fondazioni private per cui gli studenti pagheranno, appunto, quello che adesso si paga nelle università private, e tutte le altre belle cosette che ci stanno preparando.
Ma noi che ci frega: l’importante è che abbiamo dato agli statali una bella regolata e che Silvio ci ha tolto l’ICI; e in fondo, se uno fa figli, sono cazzi suoi, poteva pensarci prima.
* per i curiosi: http://www.massimomanca.it/ephemera/?p=246
Scusatemi: l’ho ucciso. VB non commenterà più su questo blog, troverete il suo cadavere da qualche parte nella rete.
No, davvero. Io, uno che si mette a dirmi cosa devo fare quando sto malata non lo posso reggere. Mi fa vomitare, proprio. Finisce che lo divento davvero, assenteista, se mi ritrovo con un tizio del genere sul blog.
Fatelo per i miei alunni, perdonatemi per l’omicidio. Non ha sofferto, comunque.
Ma che senso, gessù. Uno che si permette di scrivermi: “Se stai male, comunque, fai benissimo a stare a casa, ci mancherebbe! Solo che allora non dovresti uscire nemmeno per fare la spesa o andare dal medico.”
Davvero, ha scritto questo.
E io non riesco manco a riderci, ché poi mi arrivano email così:
“[…] una nostra infermiera è a casa in malattia dopo intervento chirurgico al seno, sola e a rischio depressione in attesa di risultato su esame bioptico; [dott]sarebbe meglio uscire anziché passare questi 20gg tra divano e letto guardando fondo di un piatto o soffitto bianco [inf] non posso c’è il controllo”.
E quindi proprio non ho voglia di ‘ste stronzate. Il troll, fuori da qua.
A ‘sti livelli non si discute.
Andare a scuola come fare la spesa?! Mia madre insegna alle elementari, ogni giorno dopo 5 ore con una ventina di bambini torna a casa sull’orlo dell’esaurimento nervoso, col tono di voce da sergente di ferro che comincia a rimodularsi solo dopo il caffè! Se vi andasse già acciaccata non supererebbe la terza ora.
Se mi debbo ammalare, devo fare i conti, non solo quelli economici (che sono il minimo).
2/3 anni fa ho fatto 6 (sei) interventi chirurgici e di questi, 3 erano interventi distruttivi, e la radio-terapia non l’ho potuta fare per le troppe anestesie.
Ora credo che il monte ore (220/230 ore di malattia), sia quasi rientrato nella norma e forse una influenza potrebbe anche capitare.
Dovrò chiedere lumi all’Ufficio del Personale e al sindacato se posso ammalarmi o è meglio chiedere le ferie.
Se incontro qualcuno che ha votato Brunetta e Co….
Auguri Lia, di rapida guarigione.
tanto per la cronaca, vb, le Poste sono privatizzate da un bel po’…e non mi sembra siano più efficienti, solo più care, ma alla dirigenza interessa ben poco, perchè sono in effetti diventate una banca…
e inoltre, molti medici di base NON vanno a casa del paziente, nemmeno se ha 40 di febbre!!!
Non sò nel pubblico, ma nel privato se, durante la visita fiscale, ti trovi dal tuo medico, puoi produrre, come certificato, quanto rilasciatao dal tuo medico che attesti che a quell’ora eri nel suo studio. Perchè nel pubblico non dovrebbe essere altrettanto? Certo il problema è passare così tante ore in casa senza potersi nemmeno recare a far la spesa. Quello è un dramma!
Io sono un dipendente pubblico, mia moglie è insegnante di scuola media.
Siamo noi, cioè noi siamo tra quelli, che improvvisamente si è scoperto rovinano l’Italia. Noi siamo la rovina dell’Italia. Scoprirlo a quarant’anni: un brivido di emozione. Se l’Italia va a ramengo, noi siamo i responsabili. E a detta di Brunetta (Brunetta di ieri l’altro, credo, comunque prima del Brunetta della mezza rettifica che non rettifica nulla) mia moglie, insegnante, guadagna troppo. 1,300 euro scarsi al mese, nessuna azienda fatta fallire prendendo miliardi di buonuscita, nessun secondo o terzo lavoro strapagato da professore universitario e anche ministro, migliaia di ore di lavoro a casa e a scuola non pagate. No, non va bene: gli insegnanti lavorano poco e guadagnano troppo. Troppo. Lo dice Brunetta: 1,300 euro al mese sono uno stipendio di lusso. Il mio, in media 1,200, siamo lì. Siamo di lusso.
Ci sono qui intorno, tutto intorno a noi, 60 milioni, o miliardi, di italiani tutti puri, immacolati, lavoratori indefessi da fare paura ai giapponesi. Tutti onesti, tutti zelanti pagatori di tasse fino all’ultimo centesimo, tutti chini sulle loro fatiche lavorative da mane a sera. Tutti a farsi un mazzo così col lavoro. Loro sì che lavorano. Tutti felicissimi, estatici, addirittura frenetici nella loro adorazione del dio lavoro. Tutti con Brunetta, a fare il tifo per Brunetta, a gridare vai Brunetta, sei tutti noi, facci sognare. Tutti col dito alzato per ammonire e castigare i Reietti, i Reprobi, i Paria, gli Infami.
Ecco, sì. E poi ci siamo noi, appunto. Noi.
I reietti, i reprobi, i paria, gli infami. Noi vermi, mangiapane a tradimento, che navighiamo nell’oro e viviamo nel velluto dei fannulloni. Noi che marchiamo visita e poi, fraudolenti, andiamo a spendere i nostri ricchi stipendi a Cortina o alle Maldive. Noi che scaldiamo le sedie e non produciamo, noi che siamo improduttivi, rami secchi da tagliare, bocche inutili da lasciare nella terra di nessuno tra le mura e le trincee, come nelle guerre antiche, e che Dio sia misericordioso con noi. Noi che siamo la macchia nera sull’abito candido dei 60 miliardi di bravi produttivi italiani. Noi che siamo la vergogna, la zavorra, la chiavica d’Italia.
Ma adesso c’è Brunetta, il Mastro Lindo dello Stivale. C’è lui a fare pulizia (etnica?). I 60 triliardi di bravi onesti diligenti superlavoratori italiani che stanno con lui possono finalmente respirare l’aria libera di un Paese libero.
Finalmente la pagheremo. La stiamo già cominciando a pagare. Le pagheremo le nostre malefatte, fino all’ultima goccia di feccia. E’ giusto, è giustissimo. Anzi, sapete che vi dico? Brunetta può, deve fare di più. Non è abbastanza duro, non è abbastanza severo. Io chiedo più rigore e severità.
Ad esempio, perché ai dipendenti pubblici in malattia (agli arresti domiciliari) è riconosciuta un’ora d’aria, dalle 13 alle 14? Ministro Brunetta!! Ma come?? Gli consente anche un’ora d’aria?? E perché non estende la reperibilità alla visita fiscale anche di notte? Anche di notte li devono spiare e svegliare quei fannulloni, anche alle tre del mattino, come le visite di cortesia che il KGB faceva a quelli che dovevano partire per la Lubianka. Giù dal letto poltroni!!
Noi reietti e paria, viscido liquame sociale di questo Paese, vogliamo più durezza per scontare le nostre colpe. Vogliamo i tornelli anche all’ingresso dei gabinetti, vogliamo il picchetto di carabinieri in ogni ufficio, vogliamo firmare il registro di presenza anche quando guardiamo fuori dalla finestra, vogliamo le catene alle sedie, vogliamo le telecamere puntate sulla nostra scrivania o cattedra tutto il giorno, vogliamo che ci vengano detratti dallo stipendio i minuti di salita di ascensore o scale che separano il marcatempo dall’ufficio, vogliamo non avere più le ferie pagate, questo schifoso privilegio da fannulloni. Durante le ferie non si produce, quindi perché Lei ce le deve pagare? Non va bene. Vogliamo che ci venga fatta pagare l’aria dell’ufficio che consumiamo respirando al lavoro. Anzi, perché dobbiamo respirare? Perché dobbiamo mangiare due volte al giorno, di cui una in pausa pranzo al lavoro? Lei deve abolire la pausa pranzo. La abolisca, per favore. Nutrirsi al lavoro deve diventare un illecito penale. Uno spreco di tempo che i 60 fantastiliardi di italiani buoni e lavoratori, gli eroi di questa nuova Italia, non possono perdonare. Che disgustoso privilegio, la pausa pranzo per i dipendenti pubblici! La fame, dobbiamo fare.
Ma mentre La incito a perseverare e e portare a termine il suo programma di sterminio morale e anche un po’ materiale di quel pugno di italiani degenerati che inquinano la nazione, tutto così compenetrato della Sua gloria, mi sorge un dubbio.
Ma…
… secondo lei, se sparissimo tutti… in una fossa comune, in un forno crematorio… forse… forse questo Paese andrebbe meglio. Forse i 60 supermegaziliardi di italiani coscienziosi, lavoristi e contentissimi di obbedire ai loro padroni starebbero meglio. Ma sì, Ministro, liberatevi di noi. Proprio materialmente. Chissà, potreste poi usare le nostre ossa come calce per le nuove fantastiche costruzioni dell’era Berlusconi, un po’ come gli imperatori cinesi facevano con gli operai della Grande Muraglia. In fondo, i dipendenti pubblici sono come i maiali: non si butta via niente. Che ne dice di inserire quest’idea nel prossimo piano industriale per la Pubblica Amministrazione?
Un cafone per ministro » Haramlik
[…] stesso tema, raccomando la lettura di questo commento di un […]
Mah, io che arrivo su questo post dopo un po’ di tempo, e che sono un assiduo lettore del blog, trovo triste che questo vb sia stato bannato, e con questo livore, poi. Le cose che diceva lui le potrebbe dire tranquillamente mia madre, che era una piccola (piccolissima) imprenditrice anni fa, e di malattie non ne poteva fare mai. E’ ovvio, che chi e’ malato deve (o puo’) starsene a casa, e’ anche ovvio che esiste un altro mondo, in cui le persone sono responsabilizzate piu’ di cosi, che crea opinioni diverse che hanno diritto di esistenza e di espressione. Ok, non qui, probabilmente: internet e’ grande, dopotutto.
Per Davide Baroncelli: ecco, appunto. Internet è molto grande. Si parla di queste cose da moltissime parti, e ogni tanto si sente la voce di chi cerca di fare capire che non si può sparare nel mucchio, che non si può generalizzare e annegare tutto nell’odio sociale e nel disprezzo di categoria, che stiamo tutti cadendo nella trappola di questo governo il cui fine (lo hanno scritto e lo scrivono in tanti, da Francesco Merlo a Edmondo Berselli a Ilvo Diamanti) è proprio quello di mettere gli uni contro gli altri, chi lavora in proprio e i dipendenti privati contro i dipendenti pubblici, di istigare all’odio sociale creando categorie di “cattivi” – i fannulloni, i neri, gli islamici, gli immigrati, le prostitute e i loro clienti, la sinistra politica e culturale – da aggredire e linciare di volta in volta trasferendo le paure e le frustrazioni dei singoli e della società sui “cattivi”. Una volta puniti e sconfitti i quali “staremo tutti meglio”.
Ma quasi ovunque quelle voci sono soffocate e zittite da un coro osceno di gente che sposa in pieno, consapevolmente o no, la tattica governativa del bellum omnium contra omnes. Gente piena di livore, evidentemente sofferente di gravi frustrazioni delle quali dovrebbe occuparsi la psichiatria, che strilla il proprio odio quasi razzistico verso il “dipendente pubblico” al quale si rinfacciano senza posa e con un linguaggio rozzamente aggressivo tutti i cosiddetti “privilegi” di cui gode. Il concetto di base sembra essere che siccome gli urlatori sono frustrati e fanno (mi si perdoni il termine) una vita di merda, allora una vita di merda la devono fare tutti, tutti, specialmente i privilegiati fannulloni pubblici. Io lavoro e mi spacco la schiena tutto il giorno (ma sarà poi vero? guarda caso tutti a parole lavorano come pazzi! tutti superlavoristi! l’autobiografia, come è noto, è il più falso dei generi letterari) sotto un capo bastardo e tirannico che mi avvelena la vita, e allora siccome io soffro devono soffrire tutti, tutti devono mangiare lo sterco che mangio io, così mal comune mezzo gaudio e dopo mi sentirò meglio. Ma si può pensare, e vivere, una vita normale, si può essere normali se si pensa sul serio così?
Quindi caro Davide Baroncelli, ci lasci esprimere quel che pensiamo in lidi sui quali (fino ad ora) i sedicenti superlavoristi arrabbiati e innamorati di Brunetta non sono ancora sbarcati. Se proprio li cerca, li trova dappertutto su Internet, mi creda.
Mauro, visto che mi dice “ci lasci esprimere”, io vengo su questo blog perche’ credo che mi arricchisca, e sono ben felice se si esprime. Mi ero espresso su un evento che, invece, mi pare una limitazione della liberta’ di espressione (eccessiva, appunto, perche’ il tono del tizio era ben diverso da quello che lei cita), quindi registro la sua risposta, ma non vedo come sia pertinente con quello che ho scritto io. E rilancio: e’ una risposta che sa, si’, di vittimismo e meccanismi automatici, perche’ non ha nulla a che fare con un discorso con me, ma usa quello che ho scritto io per proseguire un altro discorso, cominciato chissa’ quando e chissa dove, e con chissa’ quali interlocutori. E allora, sono d’accordo che la politica Brunettiana e’ come il resto della politica Berlusconiana, fatta di annunci ad uso televisivo e di sparate mediatiche senza sostanza (o con sostanza dannosa), ma rifiutare il dialogo con chi ha – comunque – un’opinione diversa e la esprime in maniera rispettabile, non e’ certo la maniera migliore per opporsi a quella politica dell’odio sociale e del disprezzo di categoria che lei stesso stigmatizza. E’ solo un modo per rinchiudersi in un ghetto rabbioso in cui non puo’ filtrare la differenza: se ci state bene, affari vostri, ma son sicuro che non e’ cosi’.
Davide: nel momento in cui questo tizio mi viene a scrivere che io – proprio io, non altri – non dovrei uscire per andarmi a comprare da mangiare, visto che non sono andata a scuola, io ho poche opzioni.
O gli rispondo sviscerando i cavolacci miei sul cosa ho in frigo, sull’incompatibilità tra il torcicollo e il lavoro in classe, sulla compatibilità tra il torcicollo e un salto dal panettiere, sul mio strappalacrime curriculum in cui sono andata a lavorare in ogni condizione e così via ricadendo, in ultima analisi, nella trappola dequalificante di chi ci vuole pezzenti e col cappello in mano a pietire chissà cosa.
O lo mando al diavolo sonoramente, che è quello che mi sarebbe venuto spontaneo fare, inaugurando una stagione di turpiloquio con pochi precedenti su questo blog.
Oppure non gli pubblico il commento e lo caccio fuori da casa mia.
Io non vado a casa di chi è ammalato a dire che deve starsene digiuno e agli arresti perché sennò lo sospetto di truffa. Lo troverei molto violento. Possiamo discutere su Brunetta, possibilmente con cognizione di causa (lo sanno, questi qua, che l’assenteismo è bassissimo nella mia categoria?) ma niente mi obbliga a sopportare certi livelli di insolenza personale.
Non tengo un blog per ammalarmi di fegato, specie adesso che mi costerebbe parecchio.
Sei grande!!
Penso che riporterò la tua testimonianza sul mio blog (col tuo permesso) dove ho già trattato più volte l’argomento.
Oltre alla mia solidarietà (conosco per interposta persona tutte le vicissitudini) aggiungo che esiste un quartetto di governo assai pericoloso: autentici delinquenti. B.tessera P2 n° 1816, Renatino Brunetta, Beata Ignoranza Gelmini e 3monti. Non è per niente bello che siano loro a decidere per noi, dico loro per indicare il peggio del peggio (anche se la concorrenza con i legaioli e fascisti è aspra).
BRUNETTA PERCHE NON VAI A INDAGARE SU COME SI LAVORA ALL AMBASCIATA ITALIANA A LIMA PERU’ CHE APRE DALLE 9 : 00 – ALLE 11 : 00 AM LAVORANO SOLO 2 ORE AL GIORNO DAL LUNEDI AL VENERDI E SONO TUTTI MERIDIONALI
PERCHE NON INDAGA SU DOVE HANNO FATTO IL MILITARE I POLITICI COSI VEDIAMO CHI FA IL MINISTRO SEZA SAPERE COME FUNZIONANO LE ARMI
E PERCHE NON INDAGA UN PO SULLA LEGA NORD CHE DICE DA SEMPRE ROMA LADRONA E POI E DA ROMA CHE PRENDE I SOLDI
PERCHE E FACILE LICENZIARE I POVERI OPERAI MENTRE I PRESIDENTI CHE SONO SEMPRE IN GIRO E MAI ALLA LORO POLTRONA SEDUTI O I COMPAGNIA DELLA CARFAGNA SON DIFFICILI DA LICENZIARE
E LA CARFAGNA MINISTRO PARI OPPORTUNITA IN UN PAESE DOVE LE DONNE LAVORANO N TUTTI I POSTI A TUTTE LE ETA C E UN MAREA DI UOMINI CHE SON DISOCCUPATI CHE COSA SERVE UN MINISTRO DEL GENERE DI PARI OPPORTUNITA?
E BRUNETTA BRUNETTA SEI FORTUNATO FINO A QUANDO DIO NON TI CHIAMA TE LO DICO IO E PENSARE CHE PER LAVORARE NEI POSTI PUBBLICI BISOGNA ESSERE ALT 1.65 MT SENZA SCARPE
CHISSA DA CHI E STATO RACCOMANDATO IL MINISTRO BRUNETTA PER LAVORAE E IL BELLO NESSUN GIORNALISTA NE PARLA
BRUNETTA PROVI A LICENZIARE QUALCHE MERIDIONALE COSI VEDIAMO QUANTE ORE VIVE INVECE DI GIRARE SU AUTO BLU BLINDATE E MANGIARE CAVIALE CHE TANTO NON CRESCE PIU
e vai un po dentro al ministero delle finanze che c e un mercatino dove non fanno gli scontrini vai a licenziarli
e gira un po per roma e controlla quelli che vendono abusivamente le castagne senza licenza e prova un po a multarli
brunetta che vai a lavorare in fabbrica o a vendere le castagne fannullone
e prova a licenziare qualche questore o generale o prefetto che sono tutti imboscati
il ministro brunetta e tutti quelli che danno contro ai dipendenti pubblici,tenete conto che anche gli infermieri sono dipendenti pubblici e fanno girare la sanita, ora sembra che il ministro voglia tagliare lo stipendio dal 1-1-2009, a chi gli da’ ragione vorrei fare presente che se ci stanchiamo continuiamo a lavorare, ma in modo molto diverso dall’attuale,l’empatia cosa fondamentale nel nostro mestiere arrivera’ pari alla solidarieta’ che gli italiani di dx hanno verso di noi, e guardate che molti di voi non possono andare a farsi curare all’estero come hanno fatto Berlusconi e Bossi.
Bellissimo post, da mettere negli Annali!
Concordo pienamente con Mauro, anche io e mio marito (funzionario università e docente medie superiori) facciamo parte di quella categoria abietta da mettere agli arresti domiciliari in caso di malattia, perché tanto tre bambini di 2, 7 e 9 anni possono andare e tornare da scuola da soli ed anche andarsi a fare la spesa, se necessario…
1. Nessuno ha ancora citato i PENDOLARI ..eggià una buona percentuale di impiegati statali come me fa il pendolare, cioè sacrifica il suo tempo libero talvolta 5/6 ore al giorno per recarsi al lavoro, spesso con il mezzo privato, affrontando spese e rischi giornalieri, diventando affannati e stressati, arrivando negli anni a sindromi psicologiche gravi. Rinunciando ad affetti ed hobby. E che caxxo di vita è questa per 1100 Euro al mese? Trentasei ore a settimana più altrettante per i trasferimenti???
E la mia famiglia quando la vedo, la mia casa quando la curo???? Per colpa di questo incosciente ed i suoi tirapiedi tutti i dirigenti locali ora si sentono il diritto di segregare/carcerare i dipendenti senza nemmeno più farli uscire per prendersi un caffé al bar per la pausa pranzo o per farsi un giretto pomeridiano….e la salute psicologica delle persone dove la mettiamo?? Ma davvero certa gente pensa che gli essere umani siano tutti uguali ..e che debbano vivere solo per lavorare, per produrre? Ma dove siamo arrivati? Questa è follia! Mi sembra che un periodo di malattia ogni tanto poteva servire ad aiutare psicologicamente anche tutte quelle persone stressate dal pendolarismo che molte amministrazioni statali …(vedi il ministero della Giustizia) impongono (spesso per antipatia o per fare del male al dipendente). Ogni tanto bisogna staccare la spina e avere un po’ di libertà (i giorni di ferie non bastano)…per godersi la vita e per riposarsi…chiedetelo ad uno psicologo se non è cosi…oggi il lavoro dipendente è diventato ancora di più una sorta di schiavismo per colpa di chi ha tutto interesse a schiavizzarci e a farci scoppiare e quindi mollare….Viva la vita e la libertà…abbasso le catene per lo stipendio della sopravvivenza! La gioventù è una sola e sprecarla per stare rinchiusi tutto il giorno in questi uffici fa diventare alla lunga nevrotici…fa impazzire…
L’uomo è stato creato per essere libero! Organizzare il lavoro dipendente in modo che gli impiegati abbiano più tempo da dedicare a se stessi e alle proprie famiglie….basterebbe lavorare produttivamente solo la mattina dalle 9:00 alle 13:00…invece di essere costretti a stare a morire d’inedia pomeriggi interi per far quadrare ste caxxo di 36 ore + il pendolarismo..CAXXO!
Leggetevi su pratica forense http://www.praticaforense.it i dubbi di costituzionalità del decreto brunetta
La semplice domanda che mi pongo , come docente in servizio presso unn Liceo romano è la seguente: ma i nostri dirigenti, compreso Brunetta ma chi e come vengono controllati? siamo sicuri che ciò avvenga seguendo canoni di assoluta obiettività? credo che nessuno possa rispondere, o forse la risposta la sappiamo già, molto fumo negli occhi, ma di fronte alla verità c’è la cecit assoluta….