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Io, l’ho già detto, abito dietro un vicolo che sta dietro un altro vicolo che sta dietro un altro vicolo ancora del centro storico di Genova. E stasera, girando l’angolo del penultimo vicolo, c’era un tizio che non doveva essere là, non così: palestrato, arabo, con una birra in mano e l’aria cattivissima, in piedi e infilato nell’androne della casa all’angolo, nel punto più stretto del vicolo. E nel buio.

Io mi sono bloccata e ho fatto un passo indietro, guardandolo con cipiglio da prof. Lui si è appiattito contro la parete. Io ho fatto un altro passo indietro e l’ho guardato peggio, ferma e immobile. Lui mi ha chiesto una sigaretta. Io gli ho detto che ne avevo poche, e la mia faccia era ormai da scrutinio finale e verbale di bocciatura.

Lui mi ha detto: “Dai, passa, non ti faccio niente.” Io gli ho detto: “No. Che diavolo fai lì nell’angolo, che dovrei passarti davanti a un millimetro, senza spazio e nel buio?” Lui mi ha detto: “Non avere paura, dai!” Io gli ho detto: “Mi spieghi che diavolo fai lì?”

Lui ha agitato la bottiglia di birra, a quel punto, e mi ha detto: “Ma dai, sto solo qui, ti giuro per Allah che se passi non ti faccio niente.” Ed io, davanti al giuramento su Allah, mi sono istantanemente rilassata e, prima anche solo di pensarlo, ho esclamato un ” Alhamdulillah!” che mi veniva dritto dalle viscere e, a quel punto tranquillissima, sono passata sicura e a testa alta, allegra. E lui, felicemente esterrefatto della mia esclamazione così festosamente islamica: “Ehi!!!! Ahahahaha! Inti min??? Miiin?” Ed era un chiedere: “Ma che roba sei?” Ed io ormai tranquillissima nel vicolo deserto e buio, visto che aveva giurato su Allah di non farmi male, gli ho lanciato un “Maa salama”, un “arrivederci!” spensierato, e ho proseguito dritta.

Ho fatto gli ultimi metri fino al portone sentendomi bene. Proprio bene. In un mondo grande di cui mi fidavo. E sono arrivata a casa e mi sono messa il pigiamone, serena. Perché avrà pure avuto la birra in mano, il culturista musulmano nell’androne, e l’aveva agitata giurando. Ma una lo riconosce, un “Per Allah!” sincero e, a quel punto, proprio non ha più paura.

I neuroni so’ veloci, a captare aria di casa.