lapandillabasura

1. Il processo a Magdi Allam (zzzz….)

Sento di doverlo dire: trascinare in tribunale Magdi Allam con tutto lo stato maggiore del Corriere della Sera è, a dispetto delle apparenze, una delle cose più noiose che possano capitare a un essere umano. L’esperienza consiste, in pratica, nel presentarsi alle udienze, starsene lì a oziare un’oretta guardandosi in giro, decidere che la cosa più interessante da guardare sono gli stivali da motociclista dell’avvocato del Corriere, vedersi rinviare l’udienza al mese successivo, tornare il mese dopo, ammirare il portatile ultimo modello dell’avvocato del Corriere, vedersi rinviare di nuovo l’udienza, tornare il mese dopo, chiedersi se l’avvocato del Corriere ci ha pure la toga, nelle tasche del giubbone da motociclista, assistere a un nuovo rinvio, tornare il mese dopo e così via. C’è di buono che siamo riusciti ad abbandonare il Tribunale di Cassano d’Adda, finalmente, ed ora facciamo base al tribunale di Milano. Che è parecchio più agevole da raggiungere. Confido di avere aggiornamenti più interessanti da raccontare in futuro, sempre se non crollo addormentata prima.

2. L’educazione di Miguel Martinez: appunti per una pedagogia del calcio in culo.

Portare avanti il mio match a passo di lumaca contro Allam mi riporta, inevitabilmente, a spendere qualche pensiero sugli altri torbidi protagonisti di quella vicenda, e non si può pensare al torbido senza fare due bilanci sul Gollum della blogosfera, Miguel Martinez.

Riflettevo su Martinez, quindi, e sui passi avanti compiuti dal Nostro rispetto ai tempi in cui – ti ricordi? – pubblicava analisi della mia esistenza e del mio presunto modo di essere, si faceva i miei affaracci in modo invasivo e violento allo scopo di fare polpette della mia credibilità, questionava la mia moralità sessuale ed esortava i suoi lettori, sul suo blog, a commentare la mia vita sentimentale dando il buon esempio firmandosi col suo nome o con i suoi mille nick di fantasia.
E pensavo che le mazzate prese finora gli hanno fatto benissimo, sono state una panacea per il suo modo di stare in rete. Al posto del melmoso pettegolo di un tempo, abbiamo ormai un lord inglese.

Ne riveli il passato filonazista e le bugie dette in seguito per occultarlo? Reagisce con una riflessione sulla poesia armena.
Ripeschi la sua storia di troll della rete con i suoi molteplici travestimenti? Ribatte con ragionamenti sulla situazione in Medio Oriente.
Avverti della sua lunga storia di confidente degli ambienti di estrema destra, di aspirante confidente pro e contro i gruppuscoli in cui si intrufola, di complice attivo degli informatori di Magdi Allam, di tizio con le mani in pasta in tutto ciò che di losco accade in certi ambiti, e lui reagisce scrivendo di Babbo Natale e consumismo.

E, rispetto a quando nessuno lo castigava, direi che il miglioramento è evidente: è finalmente diventato un blogger vero, si direbbe, e non più uno che usa la rete al solo scopo di gestire manipolazioni e traffici. Si direbbe che scriva per il piacere di scrivere, adesso. Almeno in apparenza, ma su queste cose l’apparenza è sostanza.

Lo prendi a calci in culo e sta zitto, perché zitto deve stare. Perché poi lo sa, quali sono le cose su cui dovrebbe rispondere se solo si azzardasse a tirare fuori la testolina dal sacco: come mai ti sei attivato come complice attivo e consapevole dei confidenti di Magdi Allam, Miguel? Cosa avevi da guadagnare, su cosa eri ricattabile, quale scopo perseguivi?
Ha tentato di difendersi raccontando che lui lo ha persino denunciato, Allam, ma cosa ne è stato della sua millantata denuncia? Io sono ormai alla cronaca delle udienze del processo penale contro il Corriere della Sera. E lui? Che strana denuncia è mai la sua, che non vede mai la luce?

Con certe categorie umane, fare gli educatori è un dovere. E’ un losco? Buttagli la luce in faccia. E’ un vigliacco? Fagli sapere che reagisci e che gli sai pure fare male. E’ uno che ama nascondersi? Stanalo apertamente. E’ uno che ha il vezzo di aggredire alle spalle? Girati e prendilo a ceffoni in piena faccia. Imparano, imparano. Basta comparare il Martinez di prima e dopo la cura, per vedere come imparano. E credo di meritarmi la gratitudine di un po’ di sue mancate vittime, col trattamento che gli ho dato: ho in mente un po’ di situazioni in cui se ne è stato schiscio perché ha imparato a temere le conseguenze delle sue porcate, non perché gli venga naturale stare schiscio.Specie per quanto riguarda le donne, ché il nostro nazistello tende a sottovalutarle, tra un “Puttana” e l’altro.

Il limite degli interventi educativi sugli adulti, certo, è che non sono strutturali: a una certa età, uno non si libera della sua melma interna, di modi di sbarcare il lunario e stare al mondo ormai in cancrena. Però può imparare a controllarli, questo sì. E’ un’educazione che agisce sui comportamenti, quella degli adulti. Poco importa, a un certo punto, di chi sei: quello vale per i piccolini, ché la società ci guadagna a migliorarli come persone. Con un adulto, importano solo le azioni, il comportamento. L’importante è che non siano nocivi. E un Martinez che si limita a scrivere pensose riflessioni, anziché ordire trame, è un piccolo elemento di salute aggiunta all’economia globale della rete.

La pedagogia dei calci in culo funziona, io ci ho sempre creduto. E siccome fare l’educatrice è il mio mestiere, non posso non fare bilanci sugli effetti dei miei interventi.
Comparare il Martinez di prima a quello di adesso è la conferma dell’efficacia di un metodo: a giudicare da come ha imparato a comportarsi, ormai sembra quasi un uomo.

3. Brevi dal Campo Antimperialista

Ecco, quelli del Campo. Ogni volta che me li scordo, loro ricompaiono, ché si vede che senza di me non sanno stare.
Ultimamente si chiamano Sumud, anziché Campo Antimperialista, e hanno persino eletto un Direttivo tenendo Pasquinelli e Mazzei dietro le quinte, ché si sa che pascolare nel segreto gli piace assai.

Be’: mentre organizzano improbabili spedizioni in Libano (e uno di questi giorni riflettiamo su come pagano ‘sti biglietti aerei, se sono sempre senza una lira) trovano il tempo di affollare le procure di mezza Italia lamentandosi del fatto che ho pubblicato questo post qua che, a dir loro, sarebbe altamente illegale. L’ultimo è stato Leonardo Mazzei che, da quel di Lucca, mi accusa di essergli penetrata nella posta elettronica. A occhio, direi che la loro strategia consista nel far sì che ogni destinatario della mailing list finita a suo tempo anche nella mia casella email mi denunci presso la procura di provenienza, in modo da vedere se – sia pure per un calcolo di probabilità – qualcuno si decide a dare seguito alle loro accorate richieste di giustizia.

Ho chiesto al Carabiniere: “Che faccio, li controdenuncio per calunnia?” Lui ha alzato gli occhi al cielo e ha osservato che gli sembravamo tutti assai sfaccendati. Ma sta di fatto che devo decidermi a parlarne col mio avvocato, prima o poi.
Perché, ecco, io non l’ho ancora fatto. E non l’ho fatto perché, le rare volte che ho accennato con lui a ‘sta banda di matti, lui ha sbuffato e mi ha detto che denunciare Magdi Allam è una cosa seria, litigare con ‘sti tizi non lo è.
E io mi sento un po’ in imbarazzo, quindi. Non so se ignorare il tutto o andare a rompere le balle all’avv., ecco. Ci devo pensare.

Anzi: ci penso e torno. In fondo è diventata una categoria di questo blog, la Mirabolante Rissa con i Campicelli, e forse era tempo di rinfrescarla con qualche nuova puntata.