Nel mezzo del casino iraniano ci mancavano i giochini di Netanyahu, infilatosi nei titoli di giornale con pseudoproposte di pace in Medio Oriente messe giù all’unico scopo di prendere per il naso le distratte opinioni pubbliche occidentali e costringere i palestinesi a dire l’ennesimo, inevitabile “no” che gli servirà da scusa per sferrare l’ennesimo, prevedibile, attacco.
I preparativi di alibi di Netanyahu appaiono più grossolani del solito, stavolta: in pratica, il Nostro propone ai palestinesi di farsi uno Stato con questa roba qua (cliccare qui per ingrandirla come si deve, in tutta la sua tragica ironia):
In questo arcipelago di giardinetti interrotti ogni cento metri dal territorio israeliano, i palestinesi avrebbero il diritto di tenere una bandiera e cantare un inno, e basta. Per il resto, dice che non avrebbero il controllo dello spazio aereo, come se avessero il controllo di quello di terra, dell’acqua o di quant’altro. Le colonie illegalmente costruite nelle zone migliori del territorio palestinese continuerebbero ad esistere e con i coloni “fratelli e sorelle“, secondo quel delinquente, lo Stato israeliano manterrebbe “la massima concordia“, qualunque cosa ciò significhi.
La frase geniale, poi, è questa qua: “”Gerusalemme dovrà rimanere capitale indivisibile dello Stato ebraico“. “Rimanere“? Ma davvero? Ma da quando Gerusalemme è capitale di Israele, scusate? La dichiarazione di Gerusalemme capitale è una violazione del diritto internazionale (ris. 478/80 del Consiglio di sicurezza dell’ONU) e non c’è paese che la riconosca. E invece, secondo Netanyahu, i palestinesi – giusto loro, quando non lo fa manco l’Unione Europea – dovrebbero accettare che essa “rimanga” tale. Tu pensa che faccia di tolla.
E poi la pretesa che l’ANP “riporti l’ordine a Gaza” contro i governanti a suo tempo democraticamente eletti, roba che manco Ahmadinejad.
E lo sprezzante appellativo di “Hamastan“, e la chiusura ai profughi in quanto “non ebrei” e così via.
Mi pare difficile dare torto a chi lo ha definito un discorso “razzista”. Se questo non è razzismo, che dire: spiegatemi cos’è il razzismo secondo voi, grazie.
Rimane da capire quale sia il vero obiettivo di Netanyahu, dopo questa occupazione di prime pagine dei giornali a mo’ di lupo travestito da nonna di Cappuccetto Rosso.
Vorrà divorarsi qualcosa d’altro, come dicevo prima, approfittando dell’allarme generale sull’Iran: non vedo altre spiegazioni.
il bello è che il discorso glielo avevano già bocciato gli americani, ma l’ha fatto lo stesso
sembrano decisi a vedere fin dove possono arrivare nel confronto con Obama, ma sembrano anche un po’ confusi, uno ha addirittura proposto di mettere sanzioni contro gli USA (nel blog ne ho scritto), da questa destra al governo non c’era da aspettarsi niente di diverso, sarà curioso vedere come commenteranno il Corriere e altri giornali
Ti stimo. Ti stimo tanto per quello che scrivi e per come lo scrivi. E continuo a pubblicare link ai tuoi post sulla mia pagina di Facebook (e spero tu sia d’accordo…)
(rodolfo)
Israele deve stare attenta… perchè se rompe con gli stati uniti, addio rifornimenti di armi ( che gli usa puntualmente danno a israhell ).
Vorrei proprio vederli, finalmente a combattere una guerra ad armi pari, non come si è fatto finora ( e si fa TUTTORA! ), dove i soldati israhelliani sparano contro ai ragazzini palestinesi che tirano i sassi.
io preferirei non vedere alcun combattimento, non è che per porre fine alle ingiustizie promosse da Israele ci sia da augurarsi una bella guerra dove -anche- gli israeliani paghino un enorme prezzo di sangue
per questa strada non si va da nessuna parte
Ma davvero è possibile che se (anche se…) l’Israele rompe con gli Stati Uniti, questi non gli vendono più le armi? (la domanda la fo per ignoranza, non per darmi delle arie).
Su queste cose ormai i governi democratici non hanno più potere decisionale. O vuoi vedere che s’inventano l’embargo?
Penso che la cartina parli da sola. Sono curiosa di leggere il testo integrale del discorso…hanno già cominciato a piovere commenti sulla “crudeltà dei palestinesi che non vogliono fare la pace” ecc. ecc.
Netanyahu il 23 giugno sarà in Italia, spero che qualcuno pensi a manifestare un forte dissenso verso questa politica razzista e vergognosa.
Per quanto riguarda Gerusalemme, già nel dicembre 1948 con la risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU si stabiliva la necessità di considerare Gerusalemme “zona franca”, città internazionale e del mondo, mai rispettato nè applicato da Israele:
“7. Risolve che […] le Nazioni Unite Commissione di Conciliazione, nel presentare la quarta sessione ordinaria dell’Assemblea Generale la sua proposta dettagliata per un regime internazionale permanente per il territorio di Gerusalemme, dovrebbe includere raccomandazioni riguardanti i Luoghi Santi in tale territorio…”
Prima di questa risoluzione, l’inviato dell’ONU era stato appena ucciso dalla Banda Stern, israeliana. Allucinante. Nel testo della risoluzione c’è solo un ringraziamento formale all’inviato che sembra ancora vivo e ben pasciuto, felice di aver svolto il suo compito a dovere.
Difatti, ogni volta che mi occupo di questo conflitto non posso far a meno di impallidire di fronte alle enormi responsabilità europee in questa faccenda. Non dovrebbero farci dormire la notte.
Bene@
Rodolfo: grazie e, ovviamente, va benissimo.
Sono convinto che la cosa migliore per il popolo palestinese sia quello d’intraprendere con decisione la via dei rapporti con tutti i paesi del mondo, soprattutto occidentali.
Pretendere che vengano riconosciute le risoluzioni ONU.
Di non accettare le provocazioni d’Israele.
I palestinesi debbono convincere non solo Obama, il Senato USA e molta parte dell’occidente che:
1) la Palestina non è un covo di terroristi.
2) che i Palestinesi non hanno in odio gli USA e l’Occidente.
3) che gli stessi americani sono vittime dalla Disinformatia Israeliana-Sionista e delle Lobby ebraiche occidentali.
L’esitenza di Bin Laden, anche se nulla ha in comune con la causa Palestinese, per molta parte dell’occidente, è il pretesto per bollare come terroriti i Palestinesi e tutti coloro che aspirano ad una maggiore libertà e indipendenza in Medio Oriente.
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