gelmini_brunetta

Il ministro per l’Istruzione e quello della Salute hanno mandato a tutte le scuole una bella circolare che detta le regole di comportamento per quanto riguarda l’influenza A.

Il punto fondamentale della circolare (scaricabile qua: http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2009/allegati/raccomandazioni_concordate_18_settembre_ore19.pdf) è il seguente:

RESTARE A CASA QUANDO SI È MALATI
Gli studenti e il personale scolastico che manifestino febbre o sindrome simil-influenzale*
(*generalmente febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e articolari, brividi, debolezza, malessere generale e, a volte, vomito e/o diarrea) devono responsabilmente rimanere a casa nel proprio ed altrui interesse, ed è consigliabile contattare il proprio medico o pediatra di famiglia, quando i sintomi persistono o si aggravano.
I VANTAGGI di tale misura sono:
evitare l’insorgenza di complicanze dell’influenza per la persona che ne è affetta; evitare di contagiare altre persone (tra cui persone che appartengono a categorie a rischio di sviluppare gravi sequele);
limitare e/o circoscrivere il diffondersi dell’evento morboso
La riammissione alla vita di comunità è consigliabile dopo 48 ore, e comunque non prima di 24 ore dalla scomparsa della febbre, salvo diversa indicazione da parte del medico.

Ora: in tempi non sospetti, qua si scriveva:

Dice il collega che è andato a lavorare con un’infezione virale agli occhi.

Dice che in altri tempi se ne sarebbe stato a casa, ma che vista l’aria che tira non ha voglia di farsi fare trattenute sullo stipendio al solo scopo di non infettare il prossimo. Dice che lui avverte gli studenti e i colleghi, correttamente: “Statemi lontano, sono contagioso”, ma che non può comunque evitare di toccare strumentazioni e materiali vari. D’altra parte è personalmente in grado di lavorare, quindi lavora. Con una certa soddisfazione malvagia, anche, ché la domanda del giorno è: “Ma l’Amministrazione, a questo punto, cosa fa?” Nel senso: può importi di stare in malattia, in un caso del genere, e di farti decurtare lo stipendio in nome della salute pubblica? Ce lo chiediamo davvero, tutti quanti. Fino a questo momento, in mia presenza non è stata data una risposta.

Bene, la risposta è arrivata, con questa circolare. Io devo “responsabilmente” stare a casa, se ho dei sintomi tipo quelli che ho in questi giorni. Peccato che a Settembre io abbia già fatto 10 giorni di malattia, causa distorsione al ginocchio, che mi verranno decurtati dallo stipendio anche se è successo all’inizio del mese, quando le lezioni non erano ancora cominciate. Non oso pensare alla busta paga evanescente che mi arriverebbe se mi mettessi in malattia pure per qualche sintomo di influenza.

E quindi mi chiedevo se si parlano tra di loro, i diversi ministri di questo paese. La Gelmini e Brunetta, per dire. E mi chiedevo anche quanto mi dovrebbe costare, il senso di “responsabilità”, e se davvero ci credono a quello che scrivono nelle circolari. Perché, no, non staremo a casa se abbiamo il mal di gola, e suppongo che loro lo sappiano benissimo. E’ una circolare propagandistica, mettiamola così.

E la prima a non rispettarla è proprio la nostra onorevole ministra Gelmini, che da una parte raccomanda nella circolare: “Non stare vicino a chi ha i sintomi“, e dall’altra “non tiene presente il fatto che ogni persona che opera e che vive in una scuola secondaria di secondo grado (sì, le superiori, via…) dovrebbe avere a disposizione 1,96 metri quadrati di spazio, che, per effetto dell riforma Gelmini che concentra sempre più alunni nelle classi, si riduce in modo vertiginoso.” Voglio proprio vedere come si fa a non stare vicino a chi starnutisce, nelle classi dove gli alunni sono uno sopra all’altro.

Ma tanto, appunto, questo è il regno delle parole in libertà. Le circolari, le leggi, sono lì per bellezza, nessuno le prende troppo sul serio.
E noi, a scuola, si fa come sempre: vedremo di volta in volta cosa fare e come comportarci, navigando – come al solito – a vista.