Parto dalla fine, dall’ultimo commento che Cloro ha scritto fino ad ora:
“Non so se l’avete capito, ma il fatto che io sul blog parli di Finkelstein o traduca Gabriel Ash o attacchi il vile operato dello Stato di Israele non ha mai significato che abbia mai negato l’Olocausto o parlato in qualsivoglia maniera delle camere a gas o dei sei milioni di morti. Mai discusso nè parlato di queste cose, nè sul blog nè altrove (a scuola o in siti vari). MAI. Il concetto è: chi mi accusa di negazionismo con nome e cognome, mi diffama quindi paghera’ i danni.”
Perché è successo che, tempo fa, la blogger che tiene Agorà di Cloro abbia scritto un post in cui se la prendeva con tale Marco Pasqua, giornalista di Repubblica molto attivo nella diffusione dei comunicati di quel bel tomo di Riccardo Pacifici.
Ed è successo che il suddetto Marco Pasqua, invece di rispondere nel merito di ciò che gli veniva detto o, in alternativa, di ignorarlo, abbia deciso che la vendetta è un piatto che si consuma freddo, a quanto pare. E così oggi, di punto in bianco, appare su Repubblica di Milano questa roba qua:
Ora: io Cloro la conosco più a livello personale che di blog. A suo tempo incappò in qualche disavventura con una pazza con cui a mia volta avevo avuto a che fare, quindi ci incontrammo e siamo in rapporti amichevoli da allora. Di conseguenza, appena ho visto l’articolo l’ho chiamata, sbalordita:
“Ma Cloro, scusa, ma tu sei negazionista? Fai discorsi negazionisti in classe?“
“Ma sei scema???“, mi fa. La Cloro è una tipa sanguigna. E mi ha spiegato il retroscena della cosa e il suo sbalordimento nel leggere l’articolo.
Ed io mi sono incazzata parecchio. Perché, a prescindere dal blog di Cloro e dalle sue opinioni, con cui si può o meno concordare, c’è il fatto che un conto è il proprio blog e un altro il proprio lavoro. E, in quest’articolo di Repubblica, non c’è mezza parola che lei abbia pronunciato in classe, nelle sue funzioni di prof. Ci sono, semplicemente, le sue opinioni personali espresse sul suo blog personale, tagliuzzate, assemblate dal giornalista e sbattute a tutta pagina assieme alla sua qualifica professionale e al nome della sua scuola. Il tutto, coronato dall’insinuazione: “E chissà se alcuni di questi concetti riescano a insinuarsi nelle sue lezioni[…]” che, oltre ad essere abbastanza viscida, conferma appunto che il giornalista di Repubblica non ha la più pallida idea di ciò che Cloro faccia o non faccia a scuola.
Un’operazione di rara scorrettezza, direi. La diffamazione gratuita di un’insegnante in base a ciò che questa pensa o dice al di fuori della scuola. Il tutto sullo stesso giornale che, nello stesso giorno, si lamenta per gli attacchi dei politici agli insegnanti.
Operazione che, peraltro, mi turba perché la stessa cosa potrebbe succedere anche a me e a chiunque esprima, sul proprio blog, idee politiche che non siano quelle maggioritarie nel paese. E, del resto, chi mi legge da tempo sa quante volte sia circolata anche su Haramlik, questa minaccia. E quindi, fatemi capire: la libertà di espressione di una privata cittadina che di mestiere fa la prof è ridotta rispetto a quella di chi fa altri mestieri? Perché, se è così, io vorrei saperlo con chiarezza. Tanto per non rimanere esposta alle vendette personali del primo giornalista che decido di criticare qua sopra.
Credo nella certezza del diritto: se scrivo cose in contrasto con la legge, chiudetemi il blog e perseguitemi, ma come cittadina. Oppure, se faccio male il mio mestiere e sono scorretta come insegnante, mandatemi un’ispezione. Purché sia richiesta dai miei alunni, dalle loro famiglie o dal mio preside, non certo dal primo giornalista filoisraeliano che passa di qui.
Ma non esiste, non è civile e non è corretto che i piani tra la tua persona e il tuo lavoro vengano confusi in questo modo, senza darti modo di difenderti, e da giornalisti che, per loro stessa ammissione, nemmeno si prendono la briga di sapere come lavori nella scuola che sbattono a tutta pagina.
Fossi al posto di Cloro, giuro che preferirei che Repubblica chiedesse il sequestro del blog, piuttosto, se è tanto convinta della delinquenzialità di ciò che c’è scritto: almeno, così, una lo chiede alla giustizia, se le opinioni che esprime sono legittime o meno. Almeno, così, una è in condizioni di difendersi. Ma da un articolo così, chi fa il nostro mestiere come si difende?
L’imbarbarimento del paese e del suo giornalismo ci rende una categoria estremamente ricattabile.
E a questo Marco Pasqua, evidentemente, questo sistema piace. Sappiate che, a scrivere di lui, rischiate di vedervi additare sulle pagine di Repubblica come brutte persone, prima o poi. E sappiate che Repubblica si presta, evidentemente, a fare da cassa di risonanza delle sue vendette.
La barbarie della politically correctness miscelata con la suscettibilità personale produce mostri.
La tua difesa acritica delle schifezze antisemite di Cloro è errata quanto il pezzo, che non tiene conto delle sue lezioni.
Il blog fa schifo, e insulta Israele. Gli altri sono commenti di un’amica un po’ cieca
Carlotta: me le fai vedere, le frasi negazioniste di Cloro? Grazie.
Se invece il problema è che insulta Israele, sono spiacente: che una insulti Israele, il Kenia o Mogadiscio, l’Iran o la Palestina, purché lo faccia nel suo tempo libero, non è rilevante ai fini dell’insegnamento.
ho letto qua e là (non frequento il blog di cloro, non si può legger tutto) e la prima cosa che ho notato è la stessa che è successa a te e che ti aveva poi spinto a mettere il tuo nome in home.
(ora mi pare tu l’abbia tolto, hai fatto bene)
e anche questa volta pare che pare che lo “scoop” sia nell’individuazione fisica della blogger.
ovviamente non posso sapere se lei si sia identificata nel tempo ma sul sito non appare nulla ull’identità, neppure qui:
http://www.cloroalclero.com/?page_id=2
copioncollo:
“Il blog “cloro (a.c.)” è un blog collettivo che non lecca sederi nè a partiti nè a pregiudizi preconfezionati ad usum politico, nè a persone.
Gli autori: Cloro, Sir Percy Blakeney, Breva, Hendrix, GianGuido alsalto ed Eli. ”
quindi – e senza entrare nel merito ché questo richiede tempo per la lettura – come si è permesso il cronista di identificare “cloro” con un nome e cognome?
ogni volta che vedo succedere questo, e succede sempre più spesso, lo vedo come un’intimidazione delle più odiose, lo sai.
non mi convince molto il tuo ragionamento, sul fatto che un docente debba essere giudicato per quello che fa in classe. a parte la considerazione che c’è gente che ha perso il lavoro perchè ha postato su fb foto o status ritenuti non compatibili con il ruolo aziendale, c’è da dire che barbara albertoni (volente o nolente) ha portato sul luogo di lavoro casini e beghe “privati”. lei può litigare con chi le pare, ma se poi le conseguenze sono che ci va di mezzo il buon nome delle scuola allora è responsabile. la considerazione che siano comportamenti “privati” che nulla hanno a che vedere con la professionalità e il lavoro viene a cadere nel momento in cui la sua scuola finisce sui giornali e in rete. se qualche preiscrizione (speriamo non molte) non dovesse essere confermata con chi dovrebbero prendersela i colleghi della albertoni? a te piacerebbe che la tua scuola finisse su tutti i giornali di italia perchè una tua collega cretina non riesce a tenere ferma la tastiera convinta che sia sufficiente un nick per non rendere conto di quello che scrive? non è questione di avere torto/ragione, di scrivere cose condivisibili o meno. è sufficiente considerare che quello che la albertoni ha fatto nella sua vita extrascolastica ha arrecato un danno oggettivo alla sua scuola. e, ripeto, se l’anno prossimo il manzoni perde iscrizioni, e magari qualche classe, di chi sarebbe la responsabilità? e se qualche collega perdente posto decidesse di far causa per danni alla albertoni?
hirondo: il proprietario del dominio è barbara albertoni. basta fare un whois. indipendentemente da chi ci scrive il proprietario del dominio è responsabile (anche penalmente)
@ Angelo
non ho guardato il proprietario del dominio ma probabilmente l’avrà fatto il giornalista, e con un classico 2 + 2.
eppure a Lia è successa la stessa cosa e non era la proprietaria di questo dominio.
poi, “responsabile penalmente”, di ciò che scrive sì.
di ciò che scrivono altri, molto meno e solo in casi specifici, ovvero se non toglie offese eclatanti nei termini di legge.
io non “seguo” cloro, se l’ho vista è stato qui in qualche commento e, per entrare nel merito, dovrei ora leggere diversi suoi post oltre all’articolo.
articolo che in ogni caso trovo pesante, a meno che non sia frutto anche di interviste documentate ai suoi allievi e proteste relative.
ma tant’è, l’uso comune ormai pare sia questo, arringa e sentenza.
rigorosamente di parte.
hirondo scusa, ma in che mondo vivi? è corresponsabile di quello che scrivono gli altri, se gli altri lo fanno in uno spazio web del quale lei ha le chiavi di accesso (e le cede) e questo in sede penale e civile.
ma a dire il vero non è questo che mi importa. mi importa molto di più “smontare” la tesi secondo la quale quello che cloro fa in rete sono affari suoi e non riguardano il suo lavoro. nel momento in cui le conseguenze delle sue azioni sputtanano una scuola intera, che siano “vita privata” non regge più. nemmeno drogarsi è reato, ma voi credete che una notizia del tipo “prof. del manzoni si droga” resterebbe senza conseguenze? cloro non è una perseguitata politica, è semplicemente una persona che non ha capito la portata del mezzo che utilizzava e le possibili conseguenze.
x Angelo (che mi pare abbia gia’ sentenziato una conclusione) se una prof è una pacifista militante e scrive sul blog è diversa da una persona “normale” che scrive sul blog?
Se la “scuola” subisce un danno mediatico e politico dal killeraggio mediatico che mi riguarda, sono io la responsabile di questo danno mediatico o è un caso politico?
Se un cretino qualsiasi scrivesse che tu sei un pedofilo sul quotidiano e poi la notizia si diffonde su altri media, l’azienda dove lavori subisce un danno. Sei responsabile tu? Contando poi che cio’ di cui mi accusano e’ clamorosamente falso e cercato perchè attribuirmi la frase “per me l’olocausto è un mito” è ben diverso dall0 scrivere, come invece ho fatto “l’Olocausto è un mito fondativo” c’è un aggettivo che fa la differenza.
http://www.cloroalclero.com/?p=6222
Io ho il blog da 4 anni e so che con esso non ho mai violato la legge. Negazionista non sono, antisemita neppure e quindi è assurdo che si giustifichi quest’operazione di killeraggio nei miei confronti attribuendomi addirittura una responsabilità per le conseguenze sull’immagine e sul destino politico della scuola. Ho esercitato il mio diritto di espressione. Non ho mai confuso il piano del blog (pacifista, anarchiaco) col mio lavoro.
Cos’è un Marco pasqua qualsiasi (tra l’altro diffamatore conclamato) ha una tale potenza? A suon di bugie, peraltro.
Io non sono responsabile se questo fascismo mediatico travolge istituzioni e singoli. Io non sono responsabile se i media italiani hanno il diritto di mettere alla berlina le persone raccontando balle e diffondendole.
IO NON SONO RESPONSABILE SE IL NOSTRO PAESE HA RAGGIUNTO UN LIVELLO DI INCIVILTA E DI BARBARIE MAI SPERIMENTATO. Ne faccio le spese, confidando nei brandelli di stato di diritto che sono rimasti.
comunque nel mio blog sono assenti apologia di reato, antisemitismo, razzismo, incitazione al crimine, esaltazione di qualsivoglia comportamento ilegale.
Alla fine quello che conta questo. La barbarie che ci gira intorno è solo rumore e inquinamento delle coscienze e del pensiero
@Angelo
“è semplicemente una persona che non ha capito la portata del mezzo che utilizzava e le possibili conseguenze”
^_^ nel caso, è in folta compagnia.
in ogni caso, quello che fai in rete con un nick dovrebbero proprio essere affari tuoi, ovviamente responsabilità comprese se diffami qualcuno nella sua persona.
la notizia “prof della tal scuola si droga” naturalmente non resterebbe senza conseguenze.
sopratutto per chi l’ha scritta se non deriva da qualcosa di eclatante, tipo testimoni attendibili, telecamere, fotografie che lo attestano al di là di ogni ragionevole dubbio.
mi ripeto, non ho alcuna intenzione di stare un paio d’ore a cercare e a leggere i post decontestualizzati nell’articolo né di calarmi fra i difensori o gli accusatori, non sono un avvocato né un giudice.
e se l’articolo si fosse limitato a citare “cloroalclero.com” (o quel che è), anche stigmatizzando e domandandosi pure “se anche in classe” (ma lei, oltre a parlare genericamente di studenti, ha mai detto ” in che scuola”?)
ecco, sarebbe stato diverso. ma così può davvero accadere tutto quello che dici.
da una “guerra fra opinioni” a uno scoop di rivalsa a chissà cosa.
e comunque poi vada, sai quanti resteranno convinti di qualcos’altro?
@ Cloro
“La barbarie che ci gira intorno è solo rumore e inquinamento delle coscienze e del pensiero”
su questo sono d’accordo.
anzi aggiungo che ogni parte tira al suo mulino, è il “gioco” del millennio ormai, la nuova religione per le mandrie.
per me confondete piani che andrebbero tenuti separati. se leggete bene quello che ho scritto io non ho accusato nessuno di nulla. non entro nel merito. quello che sto dicendo, molto semplicemente, è che la tesi che quello che una persona fa “privatamente” non ha nulla a che vedere con il suo lavoro è una tesi smentita dai fatti. cloro per altro non ha fatto nulla “privatamente”, al contrario, i suoi scritti sono pubblici, e fatti per essere tali.
non ho nulla in contrario ad accettare la tesi che mi proponete, di fatto una vendetta. cloro ha discusso con un’altra persona. questa persona ha scritto un articolo su di lei. questo articolo sta avendo ripercussioni negative, e non su cloro, ma su barbara albertoni e sul luogo in cui lavora. va bene così?
io pongo una questione diversa: perchè per cloro dovrebbe valere un’impunità che per molti non vale? ripeto, c’è gente che è stata licenziata perchè ha postato su fb foto personali che sono state ritenute lesive per l’immagine dell’azienda.
io stesso, per il lavoro che faccio, non mi posso permettere, per esempio, una lite per un parcheggio, perchè, nel caso sfociasse in una denuncia, io verrei immediamente licenziato. questo anche se io fossi dalla parte della ragione.
nello specifico, cloro (barbara albertoni) ha pensato di poter impunemente far rissa. le conseguenze delle sue azioni stanno a dimostrare che ha avuto torto. giocare al fatto che è una vittima della “lobby sionista” mi pare una stronzata. ripeto, se il manzoni dovesse perdere classi e insegnanti perché non dovrebbe essere responsabile cloro? non lo sapeva di vivere in una società mediatica? l’ha scoperto con l’articolo di repubblica che si è responsabili di quello che si fa? anche se non si riescono a prevedere gli effetti delle proprie azioni? io non mi stupirei affatto se i colleghi di cloro la querelassero per danni. l’immagine che loro e la scuola hanno in questo momento è fortemente negativa e rischia di condizionare il lavoro di tutta la scuola. immagino che in questo momento l’atmosfera del manzoni non sia molto serena, né per gli insegnanti né per gli studenti.
Angelo, proviamo a spostare un attimo il punto focale?
ti dico come la vedo io:
intanto c’è molta differenza fra presunta “impunità” e calunnia.
la parola stessa, impunità, che tu usi fa intendere che “cloro” andava punita.
per cosa?
poi, tu che hai seguito e letto tutto, si è forse espressa sulla vita privata di qualcuno, ha forse insinuato qualcosa di lesivo?
oppure ha solo contestato o difeso delle tesi esprimendo il suo parere?
questo parere, l’ha espresso dalla cattedra fagocitando gli allievi, cercando di indirizzarne il pensiero, o in un blog con un nick?
nello primo caso, hai da esserne certo.
nel secondo, ha esercitato un suo diritto.
oppure il diritto alla libera espressione delle idee (che ha comunque dei paletti verso gli altri) è – secondo te – condizionato al tipo di lavoro?
può anche darsi sia così, proprio per questo esistono i nick.
Hirondo: possiamo giocare con le parole finchè vuoi, ma la realtà (quella escort di realtà) ti sta dando torto. mi devo ripetere? mi ripeto allora. cloro ha litigato con un tizio, pubblicamente, non a casa sua (questo per dire che parliamo di vita “privata” fino a un certo punto). questo tizio ha pubblicato delle cose su cloro. vere? non vere? non lo so. sono arrivato sulla vicenda come molti, dall’articolo di repubblica.
questa faccenda. che “privata” non era dall’inizio, considerato che gli scazzi sono avvenuti via web, sta avendo conseguenze disastrose su terzi. il luogo di lavoro di cloro, nello specifico. che non è un posto di lavoro qualsiasi, è una scuola. e cmq resta un posto dove ci sono altre persone, che stanno in questo momento subendo le conseguenze di una azione (o più azioni) che sono – anche – di cloro. anzi, sono le azioni di barbara albertoni. perchè cloro e barbara albertoni sono la stessa persona no?
parlo di “impunità” perché qui il ragionamento è che quello che fa barbara albertoni fuori dalla scuola riguarda solo lei. e invece la realtà ci sta dimostrando che NON è vero.
poi possiamo dare la colpa a chi ci pare ma mi pare innegabile che se barbara albertoni non litigava con pasqua la sua scuola non finiva sul giornale e gli ispettori ministeriali non ci andavano. o no? ci sono moltissimi lavoro nei quali la “vita privata” non è una difesa che puoi tirare in ballo. se fai il pilota non puoi bere alcolici 8 ore prima del volo. tu credi che se beccano uno che ha bevuto questo possa rispondere che 5 ore prima di entrare in servizio è “vita privata”? continuo a ripetermi, sono noioso lo so.
ma se un suo collega, povero cristo, dovesse essere trovato in difetto in qualcosa dall’ispezione ministeriale tu dici che se se la prende con barbara albertoni sbaglierebbe? senza l’albertoni e le sue azioni lui avrebbe continuato a vivere tranquillo.
io non voglio assolutamente entrare nel merito delle idee di barbara albertoni, non potrebbe fregarmene di meno. sono sincero. ho letto un po’ del suo blog e mi pare anche noioso, ma questo non c’entra nulla.
sarebbe uguale se avesse litigato per il calcio, o per il buco nell’ozono, o per lo sterminio delle balene. quella puttana di realtà ci dice che il liceo manzoni è nella merda perché barbara albertoni litiga con le persone sbagliate. tu poi girare intorno a questo fatto finché vuoi, ma resta. vedremo quali sono le conclusioni dell’inchiesta ministeriale. e speriamo che sia tutto in regola in quella scuola (considerato l’italica burocrazia non ci scommetterei) perché se non lo è, se ci fossero danni a terzi (un altro insegnante, il preside, ecc…) la albertoni dovrebbe assumersi le sue responsabilità. e la risposta “vita privata” non regge.
Angelo, fai l’elogio della vigliaccheria.
Non sempre, grazie a Dio, piegarsi e vivere sotto voce per paura dei guai è considerata una virtù.
lia: quando le conseguenze delle proprie azioni ricadono sugli altri non si chiama vigliaccheria, si chiama responsabilità. se questa storia fa perdere iscritti al manzoni, se vengono ridotte le classi, se qualche collega con meno anni di servizio della albertoni diventa perdente posto, come la mettiamo?
cloro (barbara albertoni) ha agito, di fatto, convinta di non poter essere danneggiata dalle sue azioni. non so se perchè usava un nick (e allora non ha capito nulla del mezzo che usava) o perché non pensava alle conseguenze. adesso che le conseguenze rischiano di pagarle – e duramente – altri come la mettiamo? ma davvero vuoi fare passare “lei” per vittima?
Eggià. Non bisogna litigare con Marco Pasqua, l’esegeta di Pacifici, perché sennò lui ti attacca su Repubblica, ti calunnia, fa perdere iscritti alla tua scuola e mette a rischio posti di lavoro.
E la colpa è tua che lo hai provocato.
Anche in Sicilia, molta gente consiglia di piegare la testa di fronte ai soprusi per il bene generale, ché si sa che certa gente è suscettibile.
Noi, a scuola, insegniamo che questo tipo di sottomissione è sbagliato.
Fortunatamente, siccome il nostro è ancora un paese che conserva della salute mentale e legislativa, la realtà continua a predominare sulle calunnie e la tutela dei lavoratori esiste ancora, Cloro non rischia un bel niente. Ci si rassegni.
@ angelo
sai cosa sembra?
sembra che tu stia volutamente continuando la diffamazione di quella persona.
fai l’esempio di un pilota: ok, sarà così, ma nel caso la limitazione sull’alcol fa parte del suo contratto di lavoro, lo riguarda da vicino.
quello che invece riguarda da vicino un qualsiasi insegnante è quanto – in classe – riesca ad “astrarsi” dalle sue convinzioni personali per dare un insegnamento il più possibile obiettivo.
se poi esprime queste sue convinzioni attraverso un blog e attraverso un nick (e senza ledere alcuno o le leggi dello stato, cosa che non so e non posso affermare in un senso o nell’altro perché dovrei leggermi tutta la produzione)
se lo fa in questo modo, manifesta proprio rispetto per il suo ruolo lavorativo, scindendolo e dicendo la sua su fatti collettivi.
(sono consapevole di dir qualcosa che chi sia preda di un”ideologia del controllo avrà difficoltà a comprendere)
nel caso (stando al link di Lia che ho finalmente letto, ) sul post di un blog, post indiscutibilmente pubblico, che riprende e critica un altro post (anche articolo di giornale mi pare), altrettanto indiscutibilmente pubblico.
tu, l’hai letto?
quindi basta, fermiamoci qui.
o discutiamone i toni, se vuoi, critichiamoli pure.
o dì la tua sull’argomento (in effetti fra le righe la stai dicendo) ma non insinuare sulla sua vita o sul suo lavoro o peggio, “sbattendo il mostro in pagina”, additando la persona (e per le sue idee personali! non ti risultano delle leggi in questo senso?) alla pubblica riprovazione.
poi chissà perché, secondo te, il collega eventualmente trovato carente nel lavoro, dovrebbe “prendersela con lei”.
(a parte che un’eventuale ispezione sarebbe mirata, credo, sorvolando tutti gli altri. e l’eventuale nocumento alla scuola non viene da lei se nel suo lavoro è corretta ma proprio dalle insinuazioni dell’articolo)
o li stai forse istigando per motivi tuoi, questi suoi colleghi, a tua volta ben nascosto dietro “angelo”?
@ Lia
“Noi, a scuola, insegniamo che questo tipo di sottomissione è sbagliato”
“voi” forse sì, non tutti.
purtroppo insegnanti “al contrario” ce ne sono parecchi, vessazioni psicologiche sugli allievi incluse, in virtù dell’intoccabilità del “ruolo”.
cose difficili a cui opporsi, difficili da dimostrare in ogni caso.
ma non appare questo il caso, questo appare solo un “te la faccio vedere io”.
(“quinto potere” insegna)
Agora' di cloro La mia Guerra
[…] incompatibile con l’onore dovuto alle vittime di una così immane tragedia. Una calunnia, un attentato alla sussistenza di una donna è una violenza. E’ una violenza dire e scrivere pubblicamente bugie sui media […]
ma che state dicendo? state facendo di questa vicenda un mare di fesserie. la albertoni e pasqua sono come due teppisti di strada, finché litigano tra loro chissenefrega! ma se ci va di mezzo un passante allora sono responsabili. tutti e due. non uno la vittima e l’altro il carnefice. tra l’altro, a giudicare dal suo blog, mi pare che l’albertoni sappia benissimo difendersi (e aggredire) da sola. se stavolta ha azzannato un cane più grande di lei giustizia vorrebbe che fosse la sola a subirne le conseguenze. non uno studente e nemmeno un collega.
se litigano per l’inter, per israele o per il parcheggio non cambia niente. sta’ un po’ a vedere che adesso la albertoni e pasqua sono due giganti del pensiero contemporaneo.
@ angelo
“sta’ un po’ a vedere che adesso la albertoni e pasqua sono due giganti del pensiero contemporaneo.”
:D :D :D :D
sei proprio tu (e quelli come te) a renderli tali.
non è affatto vero che il responsabile del dominio sia responsabile di quello che è scritto su un sito. La responsabilità è sempre di chi scrive, non del titolare del blog o del dominio, che non hanno nessuna responsabilità editoriale sui contenuti e sui commenti, se non in quanto autori
sono le testate giornalistiche quelle per le quali esiste la responsabilità del direttore
state facendo una confusione assurda, cercando di mettere sul tavolo argomenti nuovi che non stanno giuridicamente in piedi. cloro (barbara albertoni) ha comprato un dominio si? con uno spazio web. nei contratti standard per l’acquisto di spazi web destinati alla pubblicazione ci sono normalmente clausole nelle quali viene spiegato – tra le altre cose che: 1. chi acquista è responsabile di quello che viene pubblicato 2. chi acquista si impegna a non cedere ad altri le password che consentono l’accesso. anche solo per questo la controparte di cloro (quella che le ha venduto lo spazio web che ospita il suo dominio) potrebbe tranquillamente recedere dal contratto e mandarla (con il suo nome a dominio) a locare spazi altrove.
ma davvero nell’anno di grazie 2011 c’è ancora chi crede che la rete sia uno spazio non regolamentato e non soggetto a normativa alcuna?
ma soprattutto, visto che si stava parlando delle (eventuali) responsabilità di barbara albertoni qualora le conseguenze delle sue azioni dovessero recare nocumento a terzi, perché diavolo tirate fuori la questioni di altri nick che scrivono sul suo sito, e del fatto che (risate dalla sala) in questo caso lei non sarebbe responsabile?
“angelo”:
non tutto ciò che si scrive è verità.
e non tutto ciò che si scrive o si legge è stato poi realmente scritto.
e anche se può sembratelo, questo non è un paradosso.
di conseguenza, anche queste mie frasi sono virtuali.
in altre parole, tu stai leggendo qualcosa che non esiste.
a meno che tu non mi fornisca l’indirizzo preciso della traccia magnetica del supporto dove sono memorizzate queste mie parole.
e inoltre, per addebitarmele come fonte, tutto l’iter di tracciabilità che questo messaggio ha percorso per arrivare da me alla sorgente.
naturalmente senza dimenticare tutti i protocolli e i programmi che hanno elaborato questo scritto e con le certificazioni dovute.
e se te ne manca solo un pezzettino puoi tranquillamente considerare tutto ciò non esistente.
ovvero, ciò che leggi è frutto esclusivo della tua mente e della sua immaginazione.
quindi, se vuoi addebitare qualcosa a qualcuno, ti tocca dimostrare tutto.
e fin all’ultimo peletto del naso.
e qui mi fermo, non proseguo a confutare le confabulazioni della tua mente con se stessa.
ma non perché siano vere, perché non m’interessa.
è a monte che nasce il quesito:
si fa un gran parlare del diritto di libertà di espressione, di stampa e di opinione, di etica professionale ma se questa libertà è contraria alla propria “fede” (di partito), in quattro e quattr’otto si ri-tirano su sia il muro di Berlino che le camere a gas.
e si usano posizioni di potere per far sì che non siano virtuali.
allora c’è qualcosa che non va in questa rivendicazione che appare comune a gestori dell’informazione come ai cittadini?
ps: a quanto mi risulta il tribunale dell’Aia ha condannato i nazisti per i loro crimini contro l’umanità, non per le loro opinioni personali.
anche in Italia la costituzione ha bandito il fascismo ma non ha potuto vietare l’allora Msi, proprio come ha esiliato il re ma non ha potuto evitare il partito monarchico.
e tanto meno svariati cimeli dell’epoca ché, per eliminarli, avrebbero dovuto disfare l’Italia, stazioni di Milano e Roma comprese.
e te la spiego:
io potrei pensare – sottolineo pensare – e anche sviluppare una teoria o una religione dove il piatto forte siano le puntine da disegno.
fin a quando non ti costringo con la forza ad ingoiare mezzo chilo di puntine da disegno né incito altri a farlo, ho diritto a manifestare il mio pensiero.
e soprattutto se sulla confezione c’è scritto “non ingerire, rischio di perforazione, tenere lontano dai bambini”.
^_^ mi sono stata spiegata?
Angelo, tu citi un disclaimer di una delle parti di un contratto privato, io ti ho detto come stanno le leggi
niente che tu possa firmare con il provider puà sostituire la legge italiana in materia, che prevede appunto che la responsabilità (penale) è personale, tranne nei casi espressamente disciplinati dalla legge, tra i quali non ci sono i blog
spero tu abbia capito ora, io invece non capisco il tuo discorso, dai danni che fa risponderà l’Albertoni, ma qui per ora si sono visti solo i gravi danni che ha fatto Pasqua
Sei un suo parente? Il suo avvocato?
hirondo: tu pensi che un contratto civile non sia sottoposto alla normativa? tu pensi che possano farti firmare qualcosa che è contro la legge? tu hai un blog/sito? vai a rileggerti cosa hai firmato.
tu credi non sia possibile tracciare quello che scrivi? tecnicamente non c’è alcun problema.
tu pensi che sul tuo blog sia possibile scrivere “X è stronzo” in nome della libertà di espressione? solo perchè “X” non ha tempo/voglia di fare qualcosa. vorrei ricordarti che è stato possibile far togliere da youtube video “sgraditi”, e non credo che youtube abbia meno influenza/potere di barbara albertoni. ti vorrei ricordare anche che in cina la rete è censurata, e parlo sempre di questioni tecniche. questo sempre per ricordarti che col piffero che la rete è libera. non so chi sia il provider di cloro, ma ti posso assicurare che nel momento in cui rischia dei guai con la legge per quello che lei scrive sul blog la chiudono al volo. e senza chiedersi se ha torto o ragione.
poi resta convinta di quello che vuoi, e cloro pure. poi quando arrivano i guai veri non venite a fare le vittime.
^_^ caro, carissimo “angelo”
io NON ti do dello “stronzo”. e NON ti do neppure dell’ignorante.
ma certo sei qualcuno che diffonde ignoranza.
e ti concedo anche che forse manco lo fai apposta ma sia solo la conseguenza del gran poutpourri che sembri avere in testa.
incomincia quindi a distinguere fra siti con spazi gentilmente offerti in uso gratuito – compresi quelli che nomini – e un sito tuo, registrato a tuo nome.
i primi sono registrati a nome di tizio o caio o, più spesso, di una società.
vivono di introiti, da pubblicità o altro, e stabiliscono le loro regole a cui, se vuoi usare gratuitamente del loro spazio, ti tocca sottostare.
compresa quella che dall’oggi al domani, potresti non ritrovare niente su decisione univoca.
ti faccio un paio di esempi:
non so ora ma, dieci e più anni fa, una semplice mail su libero veniva chiusa d’ufficio se non accedevi per un mese. era nelle info, clausola tacitamente accettata, cavoli tuoi se te ne scordavi.
telecom invece (sempre all’epoca) non te la toglieva, la mail, ma dopo trenta giorni ti cancellava la posta anche su quella della connessione. fatti tuoi se non avevi letto il disclaimer, un paginone dove c’era una righina in piccolo che te ne avvisava.
perché il tuo, in questi casi, è un contratto di affitto in comodato gratuito .
ovvero, io ti concedo un angolo, uno stanzino nella mia casa ma, e tu puoi starci finché mi sta bene.
ma se decido di venderla o demolirla anche ringraziami se te ne avviso in tempo e non mi limito a cambiarti le serrature sotto al naso.
perché tu, caro angelo, parli di “location” commerciali di cui anche tu sei l’aperitivo, il piatto forte e anche il dessert.
molto diverso è se tu registri personalmente (obbligo di legge/tassa) un sito e poi lo fai girare su un server, anche in affitto.
di solito in affitto, lo specifico, perché altre soluzioni, per esempio il server te lo puoi fare anche in casa avendone la capacità, in fondo è solo un computer connesso.
naturalmente, affitto o altro, paghi.
proprio come paghi per una casa tua e poi continui a pagarci le tasse.
mentre quelli di cui parli tu sono finti condomini di un unico proprietario e dipendono molto (in metafora) da come si alzi al mattino.
guarda, per tua info, cosa firmi, per esempio, quando apri un blog gratis su blogger.com:
http://www.blogger.com/terms.g
e poi puoi venire a raccontarmi quello che ti pare su legge, normativa e responsabilità. e stiamo parlando *solamente* di quello che firmi per avere un po’ di spazio web gratis.
ripeto, la rete non è una giungla. è uno spazio anche troppo regolamentato.
Angelo, capisco che il diritto non sia il tuo pane e companatico, ma le condizioni di servizio non sono leggi, regolano i rapporti tra due contraenti, ma non possono modificare le leggi dello stato, per le quali la responsabilità penale è personale
perché stiamo parlando di responsabilità penale, non di altro, renditene conto che ti fa anche bene
puoi andare su aruba (per esempio) e leggere le condizioni alle quali accetti di affittare uno spazio web. ci sono esattamente gli stessi disclaimer. altrettanto vaghi. per esempio, c’è scritto che ti impegni a mettere online contenuti “offensivi”, laddove l'”offensivi” è altamente discrezionale.
e qui non stiamo parlando solo di responsabilità penali, ma anche – e soprattutto – di responsabilità civili. le responsabilità penali sono molto più chiare, te lo concedo. se cloro, per esempio, sul suo spazio web regolarmente affittato e pagato ospitasse film in streaming non ci sarebbero dubbi di sorta.
meno noto è il capitolo delle responsabilità civili, ma non meno devastante.
in breve, la albertoni e pasqua hanno aperto un casino non da poco, e anche distinguere tra colpevole/innocente non sarà così semplice, soprattutto se un terzo riterrà di aver avuto un danno da tutta la vicenda.
Angelo, asciatelo dire, non ci sei ancora, fai uno sforzo. C’è anche un pippone (dice lui) di Mazzetta che parla della vicenda
Questo ragionamento di Angelo è analogo a “se ti violentano è perchè hai le gonne troppo corte”.
Non è conseguenza delle mie azioni se- eventualmente- la scuola venisse danneggiata dalla mia attività di blogger. Ma delle azioni di pasqua che governa un quotidiano in regime di delinquenziale diffamazione generale (vedi anche lo schifo delle notizie che scrivono su Vittorio… falsità e calunnie gratuite)
Io ho un piccolo blog per pochi ben separato dall’attività lavorativa (mi firmo con un nick) che nn aveva pretese di celebrità ma era solo un mezzo espressivo. Penso che le opinioni di angelo siano tendenziose e che si basino su un assunto errato: appunto che il professore debba avere meno liberta’ di espressione di altri.
^_^ io penso qualcosa di diverso e purtroppo alquanto comune: che tutti coloro che la pensano in modo diverso da “lui” non debbano sollevare alcun dubbio.
se lo fanno, per loro sarà decretata la “morte civile”
(sputtanamenti vari per discreditarli, discreditando di conseguenza le loro idee o rendendo “inattendibili” le loro affermazioni)
un paio di giorni fa mi era venuta voglia di consigliargli un giretto su nic.it, tanto perché si rendesse conto di cosa sia accessibile col whois e le procedure necessarie (punto 5. punto qualcosa) per avere qualcosa di più sull’effettivo intestatario di un sito.
nonché, già che c’era, di farsi anche un giretto sulla “netiquette”, in fondo, l’ultimo capoverso.
(i primi punti sono antiquati, fermi ai primordi del web e alle connessioni lente e costose, resi quasi anacronistici dal suo veloce espandersi se li riferiamo all’odierna globalità. eppure sono ancora validi su siti di scambio professionale, uscendo dal piano dell’opinione o della socialità o del gioco)
in ogni caso quei punti bastano da soli a smentire il 90 per cento di quel che ha scritto “il nostro caro angelo”.
e non perché lo dico io, perché è il sito ufficiale dei domini “.it”.
e immagino che “.net” o “.com” o altri non siano tanto diversi, almeno in italia.
è solo che suggerirglielo non sarebbe servito, i treni su un binario precostituito non spaziano per antonomasia.
Agora' di cloro Ma sei scema?
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