Con Vittorio Arrigoni, in queste settimane, mi ero scritta. Mi stava aiutando ad andare a Gaza quest’estate, avevo intenzione di passarci Luglio e Agosto. Erano anni che avevo voglia di farlo e, quest’anno, mi era parsa la volta buona.

Ci avevo pensato parecchio, prima di scrivergli, e glielo confessai:

In primo luogo, una confessione: è da diversi anni che vorrei andare a Gaza ma, in tutto questo tempo, non ho mai pensato di rivolgermi a te perché non ero certa di come inquadrarti rispetto a un ambiente che mi ripugna abbastanza.

L’ho scritto mille volte: è una causa, questa, attorno a cui girano non pochi pro-palestinesi per professione, capaci di qualsiasi compromesso etico pur di mantenere la propria micro-rendita di lavoro e visibilità. Ed è pieno di parassiti che usano la causa dei palestinesi al solo scopo di veicolare un proprio, non trasparentissimo, messaggio politico. Non mettevo Vittorio Arrigoni in questo calderone ma non ero certa dei suoi rapporti con chi, invece, ne fa parte. Certi link sul suo blog mi respingevano, e l’esperienza mi ha reso molto diffidente.
Mi rispose abbastanza sconcertato, credo:

“Hola, Lia! Beh, avevi preso un grosso granchio a confondermi con certi professionisti del dramma palestinese!”

E si mise subito a disposizione, rendendo di colpo semplicissimo quello che, per un sacco di tempo, mi era sembrato difficilissimo fare:

“Posso darti qualche contatto, una famiglia che potrebbe ospitarti per qualche giorno nel frattempo che ti trovi un appartamento, e magari un paio di scuole private interessate ad averti come insegnante di inglese. Tieni conto che Gaza essendo sotto assedio è più costosa di West Bank ed Egitto, gli appartamenti vanno dai 250 dollari in su, e per trasposti, cibo, telefono, aggiungine almeno altri 250 al mese.”

Una bacchetta magica, più che un’email. Ero elettrizzata, saltavo di gioia. E i suggerimenti sul che fare, una volta lì, il campo di Nuseirat dove si poteva insegnare come volontari, l’appuntamento a Genova per parlarne da vicino:

“Io sono in rientro, fra una settimana, dopo 15 mesi qui, mio padre è acciaccato.”

Avrebbe fatto una presentazione da queste parti, assieme alla gente di Zaatar. E invece, in una manciata di ore, più niente.

Io credo che, di questi tempi, l’atteggiamento che si ha di fronte alla cosiddetta primavera araba sia un buon indicatore dell’onestà politica e della limpidezza di chi si occupa di certe cause. La posizione di Arrigoni nei confronti dei giovani del 15 Marzo lo aveva esposto a una valanga di critiche che lui aveva vigorosamente rispedito al mittente. Il nuovo Egitto lo entusiasmava, faceva sua la fiducia nel futuro che si è risvegliata in tutto il Medio Oriente.

“Per quanto riguarda il valico di Rafah, devi sapere che è mutevole di settimana in settimana, ma la sensazione, la quasi certezza è che il nuovo Egitto è assolutamente pro Palestinese, quindi prevedo una relativa facilità di passaggio per stranieri e palestinesi entro questa estate.”

Sarebbe bello. Non voglio dire “lo sarebbe stato”, per quanto non riesca a immaginare Gaza in questo momento. Voglio continuare a pensare che sarebbe bello, e che quelli che non lo vogliono, un nuovo Medio Oriente, saranno sconfitti, perderanno, per quanta gente uccidano.

In rete stanno circolando decine di analisi su quello che è successo ad Arrigoni, tra cui questa considerazione da Forum Palestina che ricalca quello che scrivevo sui salafiti pochi giorni fa:

Il gruppo che ha sequestrato e ucciso Vittorio appartiene alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dalla corrente dell’islam politico a cui fa riferimento il movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza. Questi gruppi sono molto più attivi contro le altre correnti islamiche e i regimi arabi – accusati di apostasia – che contro l’occupazione israeliana della Palestina o la presenza militare USA in Medio Oriente.
Alcuni di questi gruppi islamici appartengono al network dell’islam  politico che fa riferimento, viene  finanziato e armato dall’Arabia Saudita.  Alcuni di questi gruppi hanno già provocato  scontri e serissimi problemi nei campi profughi palestinesi in Libano.
In queste settimane  in cui le alleanze  in Medio Oriente vengono bruscamente rimescolate dalle rivolte popolari e dalle tensioni in tutta la regione, la monarchia saudita ha stretto una alleanza con Israele all’insegna del comune  nemico rappresentato dall’Iran e dalla sua influenza nella regione del Golfo e in Medio Oriente.
Questa alleanza è stata rinsaldata in un recente vertice a Mosca nel quale erano presenti sia Netanyahu che i dirigenti dei servizi di sicurezza sauditi.

In queste settimane le autorità israeliane hanno avviato una campagna di intimidazione contro gli attivisti e le campagne internazionali di solidarietà con la Palestina, in particolare contro la Freedom Flotilla che partirà a maggio diretta a Gaza e la campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele. Le autorità israeliane hanno chiesto ai governi dei paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di intervenire contro gli attivisti. Il premier italiano Berlusconi ha già raccolto la richiesta del governo di Israele. I servizi di sicurezza israeliani si sono attivati per utilizzare ogni mezzo necessario per tenere gli attivisti internazionali alla larga da Gaza e dalla Palestina.

Non abbiamo tutte le prove, ma riteniamo che il sequestro e l’uccisione di Vittorio possa rientrare in un lavoro sporco realizzato dai gruppi islamici legati al network dell’Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti internazionali è chiaro e inquietante: “State lontani da Gaza, state lontani dalla Palestina”, “Nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dalle autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati”.

Io non lo so. Non ho voglia né forza per fare dietrologia, in questo momento, ma sul fatto che questi gruppetti salafiti siano estremamente loschi ci sono pochi dubbi. Michelguglielmo Torri oggi ha scritto, nella sua mailing list:

Io, naturalmente, non ho nessuna informazione diretta su quanto è avvenuta, ma una riflessione la posso fare. Dato che, negli anni 80 e 90, ho seguito la carriera dell’allora super terrorista Abu Nidal, mi sono convinto che quanto più è estremista e quanto più è piccolo un gruppo eversivo, tanto più facilmente può essere penetrato e manipolato.

I salafiti si scelgono strani nemici, mettiamola così. Dalla rivoluzione egiziana ad Arrigoni. E, che siano finanziati dai sauditi, è un fatto. Poi, che ognuno pensi ciò che vuole.

Io so solo che mi è venuta la febbre.