Intanto, più che un paese pare un continente. E sì che, a suo tempo, furono costretti a cedere agli USA l’Alta California, il Nevada, lo Utah, l’Arizona, il Colorado, il Texas e il Nuovo México. Ciò nonostante rimane ancora un sacco di spazio. Un’infinità di spazio.

Poi ci sono le cose che non ti aspetti. Come certe leggi, che magari valgono a Città del Messico ma non in altri stati della federazione e però, intanto, buttale via.

L’aborto, per esempio, che non solo è legale ma viene pure pubblicizzato nei cartelloni per strada:

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O in metropolitana:

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Poi c’è il matrimonio gay, legale già da qualche anno. E la depenalizzazione del consumo di droga.

E tuttavia è cattolicissimo, il paese, pieno di chiese bellissime e affollatissime, e in nome di Cristo Re se le sono pure date di santa – santissima – ragione.

Non mi è facile descriverlo: fai tre passi e ti imbatti in dieci luoghi comuni. Le distese di cactus, la cantinas con uomini baffuti col cappello da cowboy in testa e la tequila – o il santo mezcal – in mano. La cronaca nera che gronda sangue sui giornali. Un folklore ricchissimo e onnipresente. Le tortillas cotte per strada, gli indios ovunque. L’eleganza infinita dell’architettura, l’artigianato, l’arte. La mia amica diceva che, tra spagnoli e nativi, questa terra l’hanno creata due popoli dal senso estetico fortissimo e si vede. Bellezza totale, onnipresente, spudorata. E le donne – bellissime: chi è quel pazzo che diceva che le messicane non sono belle? – che approfittano di qualsiasi scusa per farsi le trecce e mettersi una gonna svolazzante.

Tre passi dopo ci sono i grattacieli sfavillanti, i campus universitari esagerati, i centri culturali che noi ci sogniamo, i musei gratis la domenica, l’insospettabile vivibilità di quel mostro gigantesco che è Città del Messico, linda e pinta, con l’enorme spazio nel mezzo della piazza principale creato per insegnare l’educazione stradale ai bambini – rispetto per le piste ciclabili compreso – facendoli giocare.

 

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E’ la quarta volta che lo visito e stavolta mi sono fermata per due mesi e mezzo. A Oaxaca, che è una terra particolarmente fortunata. Vorrei raccontarla, ma è tutto talmente tanto, così eccessivo che non so da che parte cominciare. Proverò un po’ per volta, dai particolari.

Intanto, lasciatemi condividere un video della mia nuova musa, Lila Downs. Lo trovo abbastanza esplicativo.