Forse questo sarà il mio ultimo post sui taxisti del Cairo.
Non è detto, però: mi rimane ancora una settimana, qui, quindi di tempo per tornare ad accapigliarmi ne ho.
Epperò potrebbe anche essere davvero l’ultimo, e la cosa mi mette un po’ i brividi.
In fondo credo di essermene accorta solo ieri mattina, che io tra una settimana parto e smetto di vivere al Cairo. Mi sono svegliata, mi sono accorta di avere ormai poco tempo per fare tutto quello che ho da fare e ho capito che me ne stavo andando. Ma andando, proprio.
Nonostante buona parte del mio cervello sia segretamente convinta che parto per le vacanze ma poi torno, e in fondo è pure Agosto.
Una ad Agosto è preparata ad andare in vacanza, sarà per questo che mi confondo.
I taxi, dicevo.
Sono stati una specie di estensione della mia casa, in questi due anni, e lì dentro mi è successo di tutto.
Da quello che mi sequestrò sui tetti a quello con cui, per la prima volta, mi accorsi di comprendere un intero discorso in arabo e mi parve che mi si aprisse il cervello, tra Zamalek e Dokki, e lui parlava e io rispondevo ed era arabo, non ci potevo credere.
Poi il cervellino mi si è richiuso quando ho smesso di seguire il corso che seguivo allora, ma vabbe’. Però quel giorno lì mi emozionai e me lo ricordo ancora.
E quello che mi raccontò di essersi laureato nella mia facoltà, si sfogò con tutto il cuore per la rabbia di non avere mai trovato un lavoro e poi, dopo lo sfogo, si rifiutò di farsi pagare.
Non ci fu verso.
E il Fratello Musulmano. L’unico che, in due anni, mi abbia mai dato il resto, e senza che glielo chiedessi. Barba, zucchetto, gallabeya immacolata, Corano ovunque e due LE di resto.
Chi se lo scorda più, sono ancora sbalordita.
E le incazzature che mi sono presa. Migliaia, milioni di incazzature. Una al giorno, a volte due o tre. Sono terribili, i taxisti cairoti, e ogni straniero ha le sue strategie difensive nello sceglierseli: Pepe li prendeva solo giovani, per esempio, ché diceva che così c’erano più probabilità che non avessero fatto in tempo a incattivirsi.
Io, al principio, di sera prendevo solo quelli coi fari accesi. Col tempo mi sono arresa, però, e poi hai voglia ad aspettare, prima che te ne arrivi uno coi fari.
Le volte che mi incazzavo io, quando fingevano di sapere dove volessi andare e invece non ne avevano idea, e quelle che si incazzavano loro, quando mi caricavano sognando la straniera spennabile e poi mi vedevano lì aggrappata ai miei LE come una furia e non glieli volevo dare e, infatti, non glieli davo.
E’ così e basta, se vivi qua.
A Milano c’è il freddo, qui ci sono i taxi. A Milano ti metti la sciarpa, qua litighi col taxista.
Quotidianità.
E siccome sono in partenza, sono distratta e pacifica e non ho più voglia di ragionare da residente nelle minime cose, mi sta capitando di prendere il taxi per la palestra avendo in borsa solo 5 LE interi.
Da casa alla palestra, la corsa è di 3 LE.
Se tu ne hai 5 interi, chiedi: “Ha 1 LE di resto?” giusto per salvare la faccia. Il taxista mette su l’aria affranta e ti dice che, ahimé, quanto gli dispiace ma proprio non ce l’ha. Tu alzi le spalle, gli lasci i 5 LE e te ne vai.
Il taxista che dico io, invece, non ha messo su l’aria affranta.
Invece di fare la sua parte nella collaudata convenzione di cui sopra, ha messo su una faccia scandalizzatissima e si è messo a urlare, tutto aggressivo: “No, no! It’s five pounds! Five pounds!”
E io: “Eh?? E perché mai, se io qui ci abito e pago tutti i giorni 3 LE?” E lui, a voce ancora più alta: “No! It’s five pounds!”
Ecco: in fondo c’è del vero, nella voce che circola secondo cui io avrei un brutto carattere. Io mi affanno sempre a smentirla, ‘sta voce, ché normalmente mi autoconvinco che si tratti di una leggenda nera, ma in queste occasioni mi accorgo che, no, qualcosa di vero c’è.
Essendo stata presa completamente contropelo dal taxista gradasso quindi, sono semplicemente scesa col mio biglietto da 5 LE in mano e me ne sono andata.
A passo di marcia, nella piazza buia, facendo rotta decisa verso la bottega dello stiratore, un po’ più in là, allo scopo di ottenere spiccioli e protezione.
E il taxista, incredulo, che mi vedeva andare via e mi inseguiva a marcia indietro, continuando a ripetere: “Five pounds” e chiedendosi dove diamine stessi andando, presumo.
Ho raggiunto la bottega dello stiratore, ho messo la ventola alle ciglia e, tra un battito d’ordinanza e l’altro delle suddette, ho spiegato con tono affranto che “taxi, problema, uomo no buono, povera me, 5 LE, aiuto”.
E siamo usciti dalla bottega, io e tre stiratori, determinati a dare all’incauto taxista 3 LE e non un centesimo di più.
Le scene successive hanno toccato vette di grande drammaticità.
Il taxista che spiegava l’improbabile perché dei 5 LE, gli stiratori che controbattevano cercando di riportarlo alla ragione, i passanti che accorrevano fino a formare una folla determinata a dire la propria sull’appassionante questione, il mio portiere che accorreva pure lui (“Ma che sta combinando madame?”) e con la prole, di cui l’ultima nata in braccio, e tutti gli abitanti della piazza affacciati alle finestre e tutti che urlavano e l’incazzoso taxista, in assoluta minoranza, che si sbracciava ma già non parlava più di 5 LE e spiegava che ne voleva 4 perché io gli avevo chiesto solo un LE di resto, perché adesso gliene volevo dare tre?
E il signore dignitosissimo, per quanto in canottiera, che da un secondo piano cerca di mettere ordine e ci urla: “Ma davanti a quale Sheraton è iniziata la corsa? Lo Sheraton di Dokki o quello di Gezira?”
E io: “Ma quello di qui, di Dokki!”
E tutti: “Ooohhh!”
E il signore in canottiera: “Ma allora sono 3 LE!”
E il taxista che, ormai dimentico del taxi, si piazza sotto il balcone del signore e spiega e si sbraccia e il signore gli ribatte colpo su colpo e io e il portiere che ci guardiamo di sottecchi, ridiamo ed è che ridono tutti, di sottecchi, ma poi fanno tutti la faccia serissima appena il taxista si gira verso di loro – ed è che è un taxista proprio cattivo, truce che di più non si può – e il dibattito sembra non finire più e, insomma, comincia a non essere una cosa granché femminile, stare in mezzo a un simile casino, e infatti lo stiratore-capo mi sussurra: “Mi dia i 3 LE e vada pure, madame. Ci penso io.”
Sorriso commosso, ciglia, mille grazie e me ne vado.
Alla fine della storia ho assistito pacifica dalla finestra, con tutti che litigavano entusiasticamente fino a quando il taxista si è preso i suoi 3 LE e se ne è andato maledicendo il momento in cui mi ha caricato, suppongo, e il capannello che alla fine si è disciolto e io che, vedendo rincasare il portiere, gli chiedo dalla finestra: “Bastawi, ci sono stati problemi?”
E lui, col suo smagliante sorriso: “Nooo, maafish mushkela! Non ci sono problemi.”
E tutto è bene quel che finisce bene.
Un giorno, quando sarò in Europa, penserò a quanto equivalgono, in euro, i 2 LE per cui ho così duramente combattuto.
E rimarrò costernata.
A mia discolpa devo dire che io non vivo in euro e non penso in euro, e il particolare ha una sua rilevanza, quanto meno psicologica: se avessi dato soddisfazione a tutti i taxisti del Cairo, in due anni, mi avrebbero divorato tutti i miei stipendi e pure il fido bancario.
Non se ne parla nemmeno.
Però io ero preparata a darglieli, i 5 LE.
Se non mi avesse urlato, se non avesse fatto il prepotente, se non mi avesse trattato male, glieli avrei dati.
E’ che io detesto essere trattata male, ecco.
E’ più forte di me.
(No, non posso tacere. Devo dirlo. Ho appena fatto il calcolo e sono 0.28 euro, 2 LE. Ho fatto tutto ‘sto casino per 28 centesimi di euro. Non posso crederci, di averlo fatto. Quando mi rileggerò dall’Italia mi autoseppellirò, basita. Questa è una confessione, più che un post.)
MauroBiani
Fantastica, ahahah
M.
barbate
grande prof. Anche qui ad alexandria e’ lo stesso, bisogna sempre avere la moneta a portata di mano.Gia’ manca solo 1 settimana,mi dispiace un casino………. ciao
Bioro76
Dio, che avrei dato per vedere ‘sta scena… ho le lacrime dalle risate, credimi. O forse o le lacrime perche “torni”. Torni in un posto, dove, ahimè, una volta 28 centesimi, 500 lire, le lasciavamo col sorriso al ragazzo che ti rimetteva a posto il carrello. Ora magari i 28 centesimi una li lascia lo stesso, ma non sempre, non a tutti. E cmq ci si pensa sempre un po’. :o))))
Mentre tu prepari il tuo ritorno, tanto per la cronaca, io cerco di condurre una lotta senza quartiere che, lo so, durerà anni, per lasciare Roma e vivere in Tunisia. E a riprova delle mie serissime intenzioni, l’11 ottobre inizio un serissimo corso di arabo alla Moschea di Roma (eh, quella grande che mette soggezione, quella)…
osman
Che tu lasci l’Egitto ,mi si strizza e mi s’intristisce il cuore.
Dal Cairo caotica riuscivi a trasmettere ventate di simpatie genuine e di un’ enorme vivacità di spirito alquanto contagiosa..
Sei veramente ????? come ti disse una volta il vecchio tassista.
Me ne approfitto a darti in tempo il
???? ????? ????? ????????? …. :-))
gianni
In Italia con 28 centesimi ti puoi comprare qualche caramella, dove le vendono ancora sciolte, se non ti vergogni a chiederle.
Stamattina ho fatto colazione al bar, una pasta e un cappuccino 1 euro e 80 ( quasi 13 LE) e ho pensato che è anche un po’ immorale (sono un incallito moralista, nella teoria).
Buona ultima settimana. Ma in Italia scriverai così tanto ?
talib
una scena corale meravigliosa!
katia
uè Gianni, ti è andata grassa… non so dove vivi, ma a Bologna pasta e cappuccio sono 2 euro se il bar non è troppo “cool” (…che adesso pare si dica così…)
vhega
in assoluto, relativamente e’il 33 per cento: e’ giusto ragionare in assoluto o in relativo?
Pedro Almaviva
No no Lia,non esageri affatto.L’altro giorno al mercato di Ahmdabad ho contrattato come neanche un levantino per farmi togliere l’equivalente di 50 cent di euro. Il fatto e’ che quando ci vivi in un posto e non ci fai il turista allora ragioni con la moneta locale e non in euro.
Anche io tra una settimana torno in Italia, solo che io un po’ contenta lo sono (anzi di rivedere mio marito tantissimo) anche se l’approccio flemmatico e a volte menefreghista degli indiani mi manchera’, in mezzo al freddo efficentismo del nord.
Un bacio e scrivi tanto tanto anche dall’Italia, che leggerti e’ una meraviglia.
katia
che avventura i taxisti egiziani…quest’anno va di moda il carillon che quando freni suona…fanno ridere ma dopo un pò hai i nervi a fior di pelle.
p.s.: ma c’è una altra katia che vive a Bologna come me…
lia
Osman, ciao. :) Che bello rivederti! E grazie, anche se dopo il “sabah el jeer” mi si sono un po’ incrociati gli occhi, ma è che sono rimasta una “sceicca” irrimediabilmente analfabeta, ahimé. (Ma lo sono ancora, sceicca?)
Un abbraccio. :)
Gianni e Pedro: e chi lo sa, se e cosa scriverò dall’Italia. Non so nemmeno quando riuscirò a trovare una casa e quindi una connessione, a dire il vero.
Se dicessi che ho una sia pur vaga idea di quello che mi aspetta tra una settimana, mi spunterebbe un naso lunghissimo.
mirella
..e io stasera ho litigato con un chef per una sogliola ai ferri, che in realtà era soltanto una lisca passata nella pastella e poi arrostita. Ma dico?
lia
E’ tutto un combattere, Mire’! :)
(Ma, un attimo: ma tu non eri nella rigorosissima Svizzera???)
Groucho
Hai ragione per la questione di principio (capita spesso anche a me, ma non ho il tuo caratteraccio, ehehe), anche se alla fine cedo spesso (forse perché ormai non capita molto di andare in taxi, prima ero più agguerrito), in quanto mi dico che per me quei 0,28 sono tali, per lui forse valgono il pranzo per la sua numerosa prole, o giù di lì.
Groucho
Una rettifica e un’osservazione, che avevo dimenticato.
Non è vero che per te i 0.28 euro sono tali, con lo stipendio che hai lì devi rapportare tutto a ciò che hai, e quindi anche 2 LE diventano qualcosa su cui battagliare.
Osservazione: scusa, ma non ti ci vedo proprio a Milano. Forse in un’altra città sì, ma a Milano, dopo l’Egitto, proprio no.
Perché non chiedi il trasferimento, che so, a Siracusa? Vuoi mettere, ti becchi anche la stagione teatrale in estate!
lia
Sì, medito di chiedere un trasferimento appena sarà possibile. Sperando che me lo diano…
Io avevo in mente l’Isola d’Elba, o anche Ischia. :)
Sui taxi: pensavo che, comunque, essendo la Siria meno turistica dell’Egitto ci deve essere meno la sensazione di essere prede di cacciatori di stranieri specializzati, là. O sbaglio?
I colleghi che ci sono stati tornano entusiasti: “Gente serissima! Riservatissimi! Discretissimi! Lavoratori serissimi! Onestissimi!” e poi guardano un po’ di sbieco gli egiziani, ehm… :)
vassilis
Il vero scandalo è che ci sia qualcuno che possa riuscire a campare tirando su 60 vecchie lire alla volta…
Sai che stavo pensando che in Italia potresti fare la traduttrice per i Tribunali?
BilboBaggins
Una scena degna di un fumetto Disney. Indovina chi faceva la parte di Zio Paperone? ;-)
talib
eheh Zia Liona!
Anna
Lia, io invece torno al Cairo nel mese di dicembre perche amo questa Cairo, e ci devo tornare appena posso. Ho bisogno di tutte le cose positive e negative di questo paese. lo adoro. ciao Anna, in egitto mi chiamano Qamar – Luna
Groucho
“Gente serissima! Riservatissimi! Discretissimi! Lavoratori serissimi! Onestissimi!” ??? Ma stai parlando dei siriani? ;)
A parte gli scherzi, seri, sì, onesti abbastanza (tranne l’80% dei taxisti), ma sul resto…. ne dubito, sopratutto su quel discretissimi e lavoratori serissimi. O forse, paragonati agli egiziani, appaiono così…;)
lia
Sì, ecco: dall’Egitto, mi pare che la Siria appaia abbastanza tedesca.
E i siriani hanno fama di farsi un mucchio di cavoli loro, rispetto agli egiziani. Riferisco chiacchiere da bar tra colleghi, ovvio.
Cmq sono onestissimi anche qui, meglio specificare.
Tranne il 98% dei taxisti, che devono essere una categoria particolare in tutto il MO. :)
E, uhm, qualche scherzetto col resto nei posti turistici, se ti vedono assai straniero, ma vabbe’.