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Dunque: succede un po’ tutti gli anni, che i vari paesi musulmani non siano d’accordo sulla data in cui inizia il Ramadan. Dipende da chi vede per primo la luna e così via.

Solo che politicamente corretta (o scorretta) come quest’anno, la povera luna non lo era stata mai.
Così mi pare di capire, almeno, e provo a spiegarmi.

Dunque: pare che tutti gli scienziati fossero d’accordo sul fatto che non si sarebbe vista prima della notte di sabato 23 settembre, la luna, e che quindi il primo giorno di digiuno di Ramadan sarebbe stato domenica 24.
La gente era preparata a digiunare da domenica, quindi.

Senonché, sorpresa. Arrivano i sauditi e dicono: “L’abbiamo vista di venerdì! Tutti digiuni a partire da sabato!”.
Sconcerto generale, ed ecco che il Gran Muftì egiziano scuote il capo e dice: “No, qua non c’è nessuna luna, impossibile che l’abbiano vista. Si saranno sbagliati. Quindi, si comincia domenica.”
E lo dice Al Azhar, non so se mi spiego.
Saremmo ancora nell’ordinaria amministrazione se non fosse che, a quel punto, la data di inizio di Ramadan prende e diventa una questione politica.

Perché i gruppi islamisti egiziani dichiarano che loro non riconoscono l’autorità del Muftì, accusato di contiguità col regime di Mubarak, e si mettono a digiunare a partire dal sabato, in segno di vicinanza ai sauditi.

Nei Territori Palestinesi, Hamas dichiara altrettanto e partono sabato, mentre Giordania e Siria, assieme ai paesi del Maghreb, si fanno paladini dell’oggettività e, al grido di: “Ma ve la state sognando, la luna di venerdì notte?” danno ragione all’Egitto e cominciano domenica.

Quand’ecco che spunta Gheddafi e dichiara: “Il vero islam è quello dell’Arabia Saudita e se loro vedono la luna di venerdì notte vuol dire che la luna c’è: noi digiuniamo da sabato, quindi”.

Ne consegue un avvincente scacchiere, in cui la Libia è in mezzo a due paesi che non hanno visto nessuna luna ma decide che lei invece la vede; la Palestina fa altrettanto, gli egiziani si grattano la fronte increduli assieme ai fratelli giordani e siriani e, per non farsi mancare nulla, in Iraq decidono di non andare d’accordo manco su questo: i sunniti cominciano sabato, gli sciiti domenica.

E in Europa?
In Europa ci sarebbe lo European Council for Fatwa and Research, che basandosi su calcoli scientifici indica domenica come data di inizio.
E, infatti, dall’Albania al Kosovo, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania all’Olanda, cominciano praticamente tutti di domenica.

L’Italia, invece, no.
In Italia viene dato il via in base all’avvistamento saudita.

Di conseguenza, poverini, eccoli tutti digiuni già dal 23, i nostri immigrati egiziani, albanesi, marocchini, tunisini, algerini, siriani e, insomma, provenienti – direi tutti – da paesi che in realtà iniziano il giorno dopo.

Me li immagino al telefono con i parenti, giù a casa: “Ah, voi cominciate domani? No, noi qui in Italia siamo già digiuni, seguiamo i sauditi. Sì, non chiedermi perché: è che l’Italia è clericale assai, mica come da noi in Egitto/Marocco/Tunisia. I sauditi, già. Eh, voi avete il telescopio, beati voi. Bella invenzione, sì. Pazienza.”

Poi dice che sono loro, a portare in Italia chissà quali rigori islamici.
‘Sti poveretti, che arrivano qua e si ritrovano pure a dover digiunare un giorno più che a casa loro.