Quest’estate leggevo un libretto (non ne ricordo il titolo, chiedo venia, e non è il momento per cercarlo) il cui autore diceva che, secondo lui, l’unico ponte veramente possibile tra mondo islamico e Occidente (qualunque cosa la parola Occidente significhi) erano i cristiani arabi.
Molto più degli occidentali convertiti all’Islam, che secondo l’autore avevano troppi conflitti personali da chiarirsi e una matrice antisistema di partenza che li rendeva inadatti alla bisogna.

I cristiani arabi, piuttosto. Più liberi da nevrosi personali e relativi intorbidamenti del discorso, e portatori e interpreti credibili della doppia identità, araba e cristiana, che da un bel pezzo pare una smentita vivente alla caricatura di mondo che ci viene somministrata.
Il discorso mi parve interessante, quando lo lessi, e del resto ho sempre pensato che lo rimuoviamo come fanno i gatti sotto la sabbietta, il punto di vista dei cristiani arabi su, chessò, la questione palestinese. E’ il più scomodo dei punti di vista possibili, per noi.

Mi è tornato in mente, il libretto, guardando le vignette che Al Quds sta pubblicando, in questi giorni di stupidissimo chiacchiericcio attorno alla lezione universitaria del Papa.

Questa, di Nasser Al-Ja’afari e che si intitola “Solidarietà islamo-cristiana in Palestina“, è del 18 settembre:

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E questa, del bravissimo Emad Hajjaj e proposta con la didascalia: “Continui tentativi di far sembrare che il conflitto sia tra musulmani e cristiani” è di oggi:

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Pensavo anche che ogni battaglia di ragionevolezza è una battaglia totalmente persa, tuttavia.
Qua non si tratta nemmeno più di fotografare angoli seminascosti dell’esistente, quando si cita qualcosa di sensato.
Qua ci siamo ridotte a rimpiangere il mondo per come avrebbe potuto essere, quando incappiamo nelle rare cose in cui ci riconosciamo.