Quando in Egitto mi chiedono la mia nazionalità, tendo sempre a rispondere con un pizzico di preoccupazione: immagino che si stupiscano nel non vedermi passeggiare nuda, vista la fama che le turiste mie connazionali si sono conquistate da queste parti.
“Mi dispiace dirtelo, ma le italiane, e in parte le spagnole, sono quelle che si vestono nel modo più irrispettoso. Per cui se lo meritano, di venire spennate dalle guide e nei negozi.”
Questo (già l’avevo citato in passato) non me l’ha detto un Fratello Musulmano, ma una giovane collega tedesca.
Sarà perchè gli italiani sono più turisti che viaggiatori, sarà perchè viaggiano da relativamente poco tempo rispetto alle europee del nord, ma le nostre donne tendono a conciarsi in modo veramente poco adeguato al posto.
E quindi, via con le cosce all’aria, le scollature da velina, la gonna col megaspacco, le trasparenze, le panciotte in vista e le mutande sporgenti.
“Si vede pure la marca delle mutande…” mi diceva, avvilito, il portiere della pensione Roma, tempo fa.
“Avvilito” è la parola giusta.
Un simile abbigliamento, in un paese arabo, provoca più avvilimento e imbarazzo che altro.
Non penseranno che siete belle, che vorrebbero essere come voi, che vi amano a prima vista o cose simili.
Penseranno che siete delle cretine e che non rispettate questo paese. Semplicemente.
A vostra volta, quindi non sarete rispettate. Pagherete tutto il doppio del triplo e riceverete della doverosa cortesia araba ma nulla di più e, ancor meno, di sincero.
Sia da parte dei musulmani che dei cristiani, non fa differenza.
E ve lo sarete meritato.
Se volete che l’Egitto sia come l’Europa, pagare prezzi europei e sperimentare sgradevolezze europee mi sembra il minimo.
Abbigliamento e sesso
In Egitto c’è un sacco di turismo sessuale, consistente in signore europee che vengono a fidanzarsi con giovani egiziani.
Sono, generalmente, consapevoli signore nordiche di una certa età che si accompagnano a giovanotti spesati e vezzeggiati, suppongo non senza merito.
Non c’è da stupirsi, quindi, se un determinato abbigliamento vi procurerà un enorme successo tra la popolazione maschile locale: non sarà necessariamente un tributo alla vostra bellezza ma al vostro portafoglio.
I maschi mediorientali smaliziati sanno benissimo di avere il fascino già celebrato dalla nostra Gianna Nannini e suppongono che lo sappiate anche voi e che siate qui per questo.
Quelli meno smaliziati, invece, si limitano ad avere pochissime possibilità di fare sesso, generalmente, e sono disponibili a farlo pure con una pantegana, se gli mostra le mutande.
Non lamentatevi se si proporranno in modo insistente, quindi, ma domandatevi cosa volete voi da loro.
In spagnolo, certe donne sono chiamate “calientapollas”.
Il termine sarà anche brutale, ma nemmeno sbattere in faccia al prossimo la propria sessualità per poi “scandalizzarsi” a messaggio ricevuto è gentile.
In Europa, vista la strabiliante offerta di carne femminile esposta, è sopraggiunta tra i maschi una sorta di anestesia visiva che dissocia la vista di cosce e culi dal comando cerebrale “sesso!”.
Qui, no.
Andare in giro con le cosce all’aria, qui, è come mettersi in posizione ginecologica senza biancheria intima nella metropolitana di Milano.
Il livello di anestesia è più basso, quindi i due messaggi hanno una portata equivalente.
Non dico che non si possa fare.
Mi domando solo per quale motivo tante signorine italiane che, nella metropolitana di Milano, si comportano normalmente, debbano mettere in imbarazzo il prossimo quando vengono qui.
(Nota: prima che le italiane innamorate di egiziani mi lincino, leggano le “Avvertenze” in fondo al post.)
Abbigliamento e rispetto.
Ricordo una spiaggia in Tunisia piena di straniere in topless; le poche famiglie tunisine che passavano di lì lo facevano guardando fisso altrove.
Mi chiedo quante famiglie facessero a meno di andare in spiaggia per questo, ad Agosto.
Io le prenderei a calci, quelle che fanno queste cose.
E’ pieno di spiagge, il mondo, per mettersi in topless: perchè devi venire a farlo qui, santo cielo? Ma vattene a Rimini, vattene dove ti pare. Qui, no.
Se tu sei in topless, costringi la gente ad andare altrove e siccome tu (stronza) ti sei presa la spiaggia più bella, gli altri si devono portare i figli nelle spiagge sfigate.
Roba da strofinarteli sul grugno, i tuoi soldi da poveraccia…
Oppure la coppietta italiana, a Dahab, che si era portata le birre nel ristorante dove non servivano alcoolici e passarono la serata a pomiciare, lei seduta in braccio a lui, lui con la mano sul culo di lei.
Nessuno vi dirà niente, no.
Però siete fuori posto, sgradevoli e maleducati. E giustificate, con la vostra assoluta mancanza di rispetto, tutti gli stereotipi arabi sugli occidentali.
L’eccezione a questo discorso è Sharm.
A Sharm fate quello che vi pare, è fatta apposta.
Fuori da Sharm, però, sarebbe gentile tenere conto di dove siete, visto che ci siete venute per scelta e non vi ci hanno deportato a forza.
Che fare, dunque?
Essere normali.
Niente cose ridicole tipo mettersi il velo in testa o simili.
Si può benissimo andare in giro vestite normalmente e in modo estivo senza mostrare cosce e tette. E ascelle.
Poi, adeguarsi di volta in volta al luogo.
Nel Sinai, ti vestirai come ti pare, possibilmente più in omaggio al clima che alla voglia di provocare. Sì alla maglietta senza maniche, quindi, e no allo spacco vertiginoso sulla gonna.
Sì al bikini, NO al topless.
Le scene di nudo, lasciale ai turisti israeliani che lo trovano divertente.
Al Cairo, un po’ più coperta che nel Sinai: che la maglietta abbia le maniche, per cortesia, e se è molto scollata mettiti un foulard.
Pantaloni, pinocchietti o gonna sotto il ginocchio.
In Alto Egitto, copriti e basta.
Abbottona per bene la camicia e mettiti i pantaloni o una gonna lunga.
Più un posto è conservatore, insomma, e più ti copri. Semplice.
Poi, lo capirai dalla faccia della gente, se sei vestita in modo adeguato o no.
E, ripeto, non sono gli sguardi vogliosi, il punto, ma quelli avviliti e un po’ offesi di gente che starai sostanzialmente infastidendo.
Alla faccia dello slogan che tanto ci piace usare contro i nostri immigrati: “Se noi andiamo a casa loro rispettiamo le loro regole…!”
Ecco, appunto. Rispettiamole.
Avvertenze
1. La tenutaria di questo blog non è un’Orsolina ma una che è felicissima, quando arriva a Valle Gran Rey, Gomera, di fare il bagno biotta nell’apposita spiaggia dove sono tutti biotti.
A Valle Gran Rey, appunto.
2. Si può sbagliare, e capita pure alla sottoscritta. Niente di male, ciò che conta è l’intenzione. Vorrà dire che la tal maglietta non te la metterai più, qui in Egitto, e amen. Ciò che è veramente sgradevole, sono le turiste che lo fanno apposta a conciarsi in modo offensivo, come se volessero sbattere in faccia al prossimo chissà cosa (…) e chissà perchè.
O quelle che, semplicemente, se ne fregano perchè, tanto, pagano.
3. La tenutaria di questo blog sa benissimo che, vestite o svestite, ci sono un sacco di italiane felicemente innamorate di giovani egiziani e da loro appassionatamente ricambiate.
La suddetta tenutaria ritiene che, in questi casi, entrambi i protagonisti della storia d’amore abbiano saputo vedere al di là delle apparenze, dell’abbigliamento e di quant’altro.
D’altronde, l’amore consiste in questo.
Non so tu ma io sin dal primo giorno al Cairo mi sono sentita davvero in inbarazzo oltre che fuori luogo in abiti “europei”. Eppure non me ne andavo certo in giro in minigonna o con generose scollature…? davvero incredibile come si possa riscoprire il senso del pudore!
A te non ? successo che ti cambiassero proprio le coordinate estetiche?
Io mi ritrovo a vederle proprio brutte, certe esibizioni.
Esteticamente brutte.
Per? credo che sia difficilissimo da spiegare a chi non condivide l’esperienza…
Mi ? venuto in mente che anche alcune egiziane si vestono in maniera alquanto succinta; forse ne avrai gi? viste alcune all’aftereight -locale fighetto dove si suona jazz- in qasr el nil o nei vari harry’s caf?. Ma lo fanno discretamente, infatti per strada non si vedono e di solito girano in macchine da favola…
e’proprio cosi’ come dici,i primi anni al Cairo mi vestivo in modo da non dare troppo nell’occhio,
gia’ si notava abbastanza che ero straniera, ora
mi sono abituata , e solo nel Sinai mi tolgo la mimetica e faccio la staniera …educata, poi nel mio caso e’ anche un po’ diverso, ormai lo sento come un dovere rispettare le tradizioni locali.
Certo le nostre connazionali confermano alla grande l’immagine che i poveri egiziani (e non solo loro, purtroppo ci vedono in tutto il mondo!) hanno della donna oggetto italiana grazie alle nostre strabilianti reti televisivi. Molti stranieri mi hanno chiesto svariate volte il perch? della presenza in TV di ragazze in bikini a tutte le ore del giorno e indipendentemente dall’argomento trattato!
E’ vero, molte egiziane by night si vestono da stenderti. D’altra parte, i negozi di abbigliamento sono pieni di abiti che, per strada, non vedi.
Per non parlare delle donne tutte velate e in nero che, nei camerini dei negozi, si provano jeans attillati e rossi tenendosi il velo sollevato con i denti!! (Visto con i miei occhi in pi? di un’occasione, ed ? una di quelle cose che mi fanno pensare che rimarr? qui anni, pur di chiarirmi i misteri locali…:)) )
Ma ? un vestirsi finalizzato a un luogo e a un’occasione, mi pare, non un esibirsi indiscriminato per strada.
E’ vero quello che dice Stella: scendono da una macchina o da un taxi, entrano nel locale, tolgono lo scialle e wow….:)
E, certo, ? ironico che il nostro femminista Occidenti celebri la donna oggetto, che pi? oggetto non si pu?, e lo presenti come un modello di liberazione a un mondo che ci terrebbe a farne a meno…
Ed ? interessante come le donne stesse ci caschino, da noi, sposando a pappagallo delle tesi di “liberazione femminile” assolutamente maschili.
Abbiamo il livello di consapevolezza un po’ bassino, per cos? dire…
Ciao, Margherita!
Ti dir?: l’ultima volta che sono stata nel Sinai venivo da due mesi in Alto Egitto e mi ? sembrato stranissimo, riprendere i vecchi vestiti e le vecchie abitudini…
Se capita a me dopo qualche mese, non oso pensare che effetto faccia a te…:)
Ciao Lia, io prima di partire per l’alto Egitto mi sono documentata sull’abbigliamento pi? consono e ho messo in valigia “tutto lungo”. I commenti delle mie compagne di viaggio sono stati del tipo: “dove vai con quelle gabbane???Qua fa caldo!!”. I commenti dei ragazzi egiziani che ho conosciuto sono invece stati di apprezzamento per il rispetto dimostrato verso la loro cultura. Ho quindi notato che piacevano di pi? le ragazze coperte delle manze da esposizione. Il punto credo che sia come mai noi donne occidentali non ci poniamo il problema di osservare le cose da un punto di vista diverso. E poi le veline scosciate erano le stesse che si lamentano di venir considerate come oggetti dall’universo maschile italiano…mha!
tutto molto condivisibile, lia. ma mi spieghi perch? ti sei definita “tenutaria?”
Ciao, Angela!
A me piacerebbe capire per quale motivo le signorine del: “qui fa caldo!” non si presentano in strada tutte nude, d’estate a Milano.
Dove, come ? noto, fa caldissimo.
Sar? mica a causa delle proprie consuetidini e al proprio senso del pudore…? :)
Che poi il discorso ? anche maschile: i giovani arabi non vanno in giro in bermuda e canotta, per quanto possa fare caldo.
Va tenuto presente, che ? un discorso che riguarda sia gli uomini che le donne, anche se viene molto naturale (e infatti ci sono cascata anch’io) associarlo solo alle donne…
Lieta di risentirti, a proposito…:)
E’ vero, ? una cosa anche maschile, che personalmente apprezzo molto. Lo so, sar? fatto male, ma davvero non ho mai potuto sopportare grassi culoni in bermuda con gambe pallide, o viceversa mingherlini come me dai cui bermuda pendono esili appendici motorie di assai scarso valore estetico.Per non parlare dei tonici simil-nerboruti con canottierina per esibire il muscolo. L’ho detto, sono fatto male, mai avuto un bermuda in vita mia, ho sempre avversato il calzone corto, preferisco soffrire un po’ il caldo che offendere il senso dell’estetica. E del rispetto altrui, e di me stesso.
Oh, ? l’abitudine…:)
No, ? che mi definivo cos? sul forum che avevo prima. Ormai l’associo allo scrivere sul web, ‘sta parola.
Anche se, effettivamente, “tenutaria” si presta pi? a un forum che a un blog…;)
Ahahahah…
Tornando dal Cairo con la EgyptAir ho fatto scalo a Sharm.
Il primo volo era pieno di egiziani, come si pu? immaginare, con vestiti e colori normali. Ma a Sharm si ? imbarcato un carico di italiani: occhiali da sole, T-shirt fosforescenti (anche con 15 gradi) e pantaloncini.
Mi ha fatto effetto davvero!!!
PS=Rientrando nella terza categoria delle avvertenze, ti dir? che anch’io ci ho messo un po’ a capire la differenza tra abbigliamento-Sharm e abbigliamento-Cairo, con discussioni infinite sull’uso di canottiere e/o pantaloncini.
Ricordo anche benissimo le raccomandazioni sul divieto assoluto del bikini ad Alexandria…
…probabilmente senza di lui avrei fatto la solita figura da turista!!! ;-)