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“C’è qualcosa di surreale nel pianto generale che ci ha inondati durante la scorsa settimana, nelle lacrime e nei cuori sanguinanti dispiegati dinanzi ad ogni macchina fotografica, attaccati ad ogni microfono e presentati nei titoli di prima pagina di tutti i giornali.
C’è qualcosa di artificiale, da saccarina, nei volti straziati degli ufficiali di ogni grado delle Forze Armate Israeliane.
[…]

Nessuna persona razionale potrà mai perdonare i coloni di Gush Katif per la profanazione di massa del nome di Dio che lì ha avuto luogo […] per la visione di ebrei avvolti negli scialli da preghiera come se il prossimo treno per Treblinka stesse per partire […] per le stelle gialle e per le uniformi da prigionieri dei campi di sterminio.
Quest’isteria di massa, che è bene organizzata e per questo tanto vergognosa, verrà ricordata come uno scandalo perpetuo.

E tuttavia non si può incolpare solo la gente di Gush Katif per questa follia: i media, e soprattutto la televisione, li hanno già trasformati tutti in martiri, con uno status simile a quello degli ebrei impiccati durante il mandato britannico in Palestina.

Chi crederà, tra solo pochi anni, che tutto questo sia successo semplicemente per la necessità di tornare all’interno delle frontiere di Israele?
Chi potrà credere che dietro il dolore personale dei coloni tutto ciò non fosse, prima di ogni altra cosa, una cinica performance tesa esclusivamente a prevenire l’evacuazione di altri insediamenti in Cisgiordania?

[…] queste scene di soldati in lacrime o le espressioni straziate del Comando Sud che dimostrano che evacuare gente al fine di trasferirla altrove è una tragedia, ed è molto più difficile che permettere che si spari dai carroarmati in mezzo alla popolazione civile, nell’assoluta consapevolezza di uccidere dozzine di persone totalmente innocenti, bambini compresi?

Davvero, tutto è relativo e in Israele ci sono persone e persone, c’è la sofferenza ebraica e quella araba, la giustizia ebraica e quella araba. […]”

Ecco: se queste frasi le avesse scritte Haramlik, sarebbe stata impiccata al monumento al Made in Italy di piazzale Cadorna, ché quel grosso ago colorato credo si presti bene.
Per fortuna le ha scritte Ze’ev Sternhell su Haaretz, invece, e sarà meglio che metta l’articolo intero nel “Continua”, comunque, ché i link di Haaretz sono ballerini, l’indirizzo alla pagina può cambiare e una, con quello che si è sentita dire in questi giorni, ha deciso che è bene tutelarsi un attimo.

Quello che ho da aggiungere di mio riguarda il triste spettacolo dato dal partito di riferimento della sinistra italiana, quello con maggiori responsabilità, quello influente.
Che, di fronte allo spettacolo della doppia morale e della tripla etica, dei pianti dirotti in mondovisione e dei teppistelli arrivati da mezza Israele per partecipare al grande gioco di farsi trascinare via dai militari, delle foto d’autore e dei primi piani di bambini bellissimi che manco Benetton, ché pare che di bimbi bruttini le colonie siano sprovviste, tu guarda com’è la vita, non ha saputo fare altro che tirare fuori i fazzoletti e piangere ancora più forte dei coloni.
Più papista del Papa, più colona dei coloni, la sinistra italiana ha pianto tutte le sue lacrime e si è prodotta in voli lirici nelle interviste e negli editoriali degni di inaugurare un nuovo genere all’interno della poesia italiana, quello dedicato a Sharon.

Come se tremila giornalisti a filmare i pianti ce li avesse mandati mia nonna, a Gaza.
Come se a negare i permessi ai giornalisti palestinesi fosse stata mia nonna, di nuovo.
Come se le attentissime Forze Armate Israeliane ce le avessero fatte davvero entrare per sbaglio, le masse di teppisti dalla Cisgiordania arrivate a dare battaglia a Gaza e, guarda tu come sono le cose, chissà se c’è un legame tra la provenienza cisgiordana dei “resistenti” e questa notizia riferita ai coloni di Gaza:
“Coloro che non si trasferiranno entro il termine stabilito non perderanno automaticamente diritto al rimborso, a meno che non oppongano una resistenza attiva. In questo caso (i coloni che resistono) verranno perseguiti per occupazione abusiva e perderanno il diritto a qualsiasi beneficio economico.”

Laddove sarebbe compito della sinistra, tutelare il volgo dalle emozioni indotte e dalla disfatta del senso critico, e mantenere un attimo di vigilanza sull’equità delle lacrime da spendere, se proprio se ne devono spendere, la “nostra” sinistra non solo ha abdicato alle proprie responsabilità intellettuali di classe dirigente ma, addirittura, si è fatta in quattro per battere i coloni stessi nella melassa da propinare all’opinione pubblica tutta.
Io sto ancora tossendo, per quella che mi è toccato bere leggendo le commosse parole della nostra stampa per il cristallino operato di Sharon.

E me li vedo, ancora con i fazzoletti in mano mentre in Israele c’è chi ha il benedetto coraggio di chiamare le cose col loro nome, di dire che è stato uno show strumentale che serve a mettere vincoli sulla Cisgiordania, e che è indecente piangere perché si abbandona la piscina nel pezzo di mondo in cui è normale lanciare missili sulla popolazione civile e disarmata.
Loro – la nostra sinistra – col fazzoletto in mano. Incapace di sospettare della buona fede del mondo tutto.

Il culto della personalità inaugurato a sinistra verso Sharon, gli editoriali lirici e i comodi silenzi, la disfatta del senso critico e l’abbandono sprezzante degli elettori che lo spirito critico ancora lo possiedono, ahimé, e che sono stati invitati da Fassino a traslocare presso una presunta “sinistra radicale che rimane intransigente e ha un riferimento nel Manifesto” sono, ovviamente, senza ritorno.
Questa gente non è votabile.

Sì, lo so, Berlusconi, quello che volete: ma io vi porto certificato medico, mi dispiace.
Perché a me può venire un cancro, a votare per questi camerieri che si precipitano a candidare Sharon al Nobel della Pace per paura di essere anticipati da Calderoli, suppongo.
Questa gente che non sa dire mezza parola tempestiva che serva da argine alla manipolazione delle emozioni in onda in TV. Che magari le dirà adesso, dopo – e solo dopo – averle sentite dire dal resto del mondo.
Io voterò alle Europee, voterò PSOE. Non so se si può. Non mi interessa. Non voglio sapere nulla, non voglio vederli, non ci voglio nemmeno pensare e non ne parlerò più.
Voglio solo rimuoverli, dimenticarli, perché altrimenti mi ammalo.
Certificato medico?
Certificato medico.
Lo faccio, lo scannerizzo e lo posto.

La viltà intellettuale è imperdonabile.

(L’articolo mi è stato segnalato da Loconews, che forse non si aspettava di farmi venire un simile attacco di furia.)

History will return like a boomerang

By Ze’ev Sternhell
Last Update: 19/08/2005 13:33

There is something surrealistic about the general whining that has been flooding us during the past week, the torn souls and the bleeding hearts that are on display in front of every camera, attaching themselves to every microphone and making headlines on the front page of every newspaper. There is something artificial and saccharine in the tortured faces of Israel Defense Forces officers of all ranks. There is also something off-putting in the repeated requests for forgiveness in that same mechanical language, from the president of Israel to the last of the officials who are padding the way of 1,500 families who are forced to evacuate occupied territory and to move, under conditions that could be much worse.

Did anyone beg forgiveness from the hundreds of thousands of Jews who, in the wake of the establishment of the State of Israel, had their livelihoods destroyed in their countries of residence? Did anyone pay exaggerated compensation to all those who were uprooted from their homes in North Africa and in Arab counties, for whom the move to Israel, which not all of them wanted, was a matter of genuine financial and psychological ruin? And what exactly happened to the Holocaust survivors? Were they not in need of assistance, or love, or requests for forgiveness from politicians who busied themselves with petty party rivalries, at a time when the ghettoes were burning?

And what exactly was given to the thousands of students of the Youth Aliyah, who at the age of 16 or 17 were considered sufficiently mature to go out to the job market? Did anyone prepare an educational infrastructure for them, or worry about their future? How many high school students from Baghdad and Casablanca were forced, upon their arrival in Israel, to go out to work as simple laborers, to ensure a minimal existence for their families, because the father of the family, a merchant, an artisan or a teacher, became a shadow of his former self in the ma’abara (transit camp)? And what about the thousands of kibbutz-leavers and their children, who over the years left their homes with only a small bundle of personal items?
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It’s true that in those days, Israel could not allow itself the luxuries of today, but even relative to the past, there is no similarity between the extremely generous conditions that the Gush Katif settlers are receiving, and what the new immigrants received during all the years of the state’s existence. The same is true of the Russian aliyah of the 1970s and the 1980s: Why weren’t the settlers offered an absorption
package identical to that received by a family from Kiev, which left behind an apartment true, a small one, unlike the average spacious home in Gush Katif and frequently, a good and respectable job, and even social status? By how many degrees did some of the Russian intelligentsia who immigrated to Israel decline on the social scale?

But beyond all else, no rational person will be able to forgive the settlers in Gush Katif for the mass desecration of God’s name that is taking place there. They will not be forgiven for the sight of Jews wrapped in prayer shawls as though the next transport to Treblinka were about to depart. They will not be forgiven for the yellow patch and the extermination camp prisoners’ uniforms. This mass hysteria, which is well organized, and which is therefore so shameful, will be remembered as a perpetual disgrace.

But not only the people of Gush Katif are to blame for this insanity: the media, and especially television, has already turned them all into martyrs, with a status approaching that of Jews who were hanged by the British in Mandatory Palestine.

Who will believe, in a few years’ time, that all this could have happened only because of the need to return to within the borders of Israel? Who will believe that beyond the personal pain of the settlers, this was not, above all, a cynical performance, whose entire goal was to prevent the evacuation of additional settlements in the West Bank? A few years from now, what will those watching the scenes being filmed today say at the sight of the weeping soldiers, or the tortured face of the GOC Southern Command, which is the strongest proof that evacuating people for the purpose of moving to another place is a tragedy, and that it is much harder for him than giving his approval for tank fire in the heart of a civilian population, in the clear knowledge that dozens of completely innocent people, including children, will be killed?

Indeed, everything is relative, and in Israel there are people and there are people, there is Jewish suffering and there is Arab suffering, Jewish justice and Arab justice.

But the scenes that are taking place now in Gush Katif are destined to return like a boomerang: because if the evacuation of the lunatic settlements in the heart of Gaza is identical to the Holocaust, what else will be said when the day comes to abandon the settlements near Ramallah? After all, if Israel wants to develop as a society worth living in, in the end it will have to evacuate the occupied territories. What weapons
will the right use then? The fact is that during the past days, their leaders made their biggest mistake, because the hysteria of the Gaza Strip will have a totally opposite result from that anticipated by the heads of the Yesha Council of settlements: It will function as an inoculation for all of Israeli society. Now, when we have already seen
everything, heard everything, wept and apologized profusely for our sins, the scenario of the next stage will be known in advance.