Da The Rat Race si segnala questa lettera a proposito dei tagli al sostegno nella scuola.
A Milano insegnavo in un professionale dove ne avevo un mucchio, di studenti che avevano bisogno del sostegno: finiva che il Peppetto di turno riusciva ad avere aiuto durante, chessò, l’ora di italiano e a volte quella di mate, e faceva senza nelle altre materie. Si cercava di affiancarlo almeno nelle materie più problematiche o, semplicemente, in quelle che si riusciva ad incastrare nell’orario. Per il resto, cavoli tuoi e suoi.
Ricordo un ragazzino che avevo sgridato, scandalizzata, un bel po’ di volte, visto che non mi faceva i compiti e manco il verbo essere aveva imparato, dopo un mese di lezioni.
Lo scoprii il giorno del primo consiglio di classe, che aveva un problema che richiedeva il sostegno: né mi avevano informato, né era mai successo che il collega lo affiancasse durante le mie ore.
Allucinante, lo so.
Eppure può succedere, in certi ambiti e circostanze.
La scuola italiana spende un mucchio di soldi in bidelli: quando cercavo di spiegarlo alla mia collega spagnola, al Cairo, lei mi chiedeva: “E che ve ne fate, di tutti loro? In Spagna ne abbiamo uno alla porta e basta, le pulizie le fanno le imprese al pomeriggio.”
Poi rifletteva: “Sì, avete un sistema all’egiziana, in realtà. Stipendi bassissimi ma più posti di lavoro. Da noi, un prof prende 1800 euro di stipendio iniziale contro i vostri 1300, ma abbiamo molto meno personale non docente.”
Sono scelte, direi.
Come la pensi io, su queste scelte, credo sia abbastanza chiaro.
Contemporaneamente, c’è Capsicum che si sta ritrovando a dovere dare avvilenti spiegazioni sulle quantità di farmaci prescritti ai suoi pazienti.
Risulta cara, come medico di base.
Ché poi sono cose non poco demotivanti, queste.
Ci sono mestieri in cui ciò che davvero logora è l’imperativo morale di lavorare bene nonostante – o contro – le indicazioni che ti arrivano.
Ed è un logorio che, alla lunga, ti intacca dentro.
Ti fa spegnere.
Inutile dire che colpisce solo chi lo ama, il proprio mestiere: a far le cose tiepidamente, in cambio di quiete e pagnotta, la serenità è assicurata.
Una bella foto della fatica di vivere in questo paese, c’è nel mio aggregatore.
I veri problemi generali partono dal personale, certo: e da dove, sennò?
“E che ve ne fate, di tutti loro? In Spagna ne abbiamo uno alla porta e basta, le pulizie le fanno le imprese al pomeriggio.”
Minchia! Pure questa ha combinato Aznar! ;)
“Sono scelte, direi.
Come la pensi io, su queste scelte, credo sia abbastanza chiaro.”
Certo, quello che non è chiaro è perchè poi voti Diliberto, che di bidelli ne metterebbe uno a guardia di ogni cestino dell’immondizia in ogni classe, peraltro considerando la suddetta mansione come “lavoro usurante”.
P.S. Senti, sei stata tu a tirare in ballo questioni politiche due post più sotto, quindi ho pensato che fosse aria.
Aznar non c’entra niente. Ci ho fatto la maturità, in Spagna: è sempre stato così.
Quanto al perché votai Diliberto, a suo tempo: lo spiegai nello stesso post in cui lo annunciavo, a dire il vero:
http://www.ilcircolo.net/lia/001009.php
Lo votai perché non era possibile astenersi, durante quelle elezioni in cui non era scontato che Berlusconi perdesse, e perché lui era l’unico che, in tema di Palestina, guerra all’Iraq e diritti degli immigrati, evitava posizioni che mi avrebbero obbligato all’obiezione di coscienza elettorale. I DS parlavano di candidare De Bortoli, ricordo, ovvero l’inventore del fenomeno Fallaci.
Tutti abbiamo delle priorità nelle nostre scale di valori, che vuoi che ti dica.
Io ragionai in base alle mie.
“Ci ho fatto la maturità, in Spagna”
Già, avrai vissuto la Spagna di quel “mostro sacro” del socialismo europeo che è Felipe Gonzalez. Il punto è che quelli che un tempo erano suoi ministri, gente del calibro di Almunia e Solbes, “riformisti” che ancora oggi governano l’economia del nostro continente, rappresentano quell’idea di sinistra che oggi come allora è combattua da quelli come Diliberto. Non si può far finta che non sia così.
Sulle questioni di politica estera, poi, beh… tu hai festeggiato su questo blog l’elezione di Zapatero, no? Però non credo che su questioni importanti come la missione NATO in Afganistan, l’attuale governo socialista spagnolo abbia la stessa posizione che avrebbe il nostro paese se Diliberto avesse la maggioranza. Non credi? Con D’Alema alla Farnesina Italia e Spagna hanno praticamente la stessa politica estera: fanno e dicono le stesse cose.
Insomma, mi sembra che di contraddizioni ce ne siano parecchie, non solo sui bidelli…
Non capisco dove vuoi arrivare, francamente: ho festeggiato su questo blog la vittoria di Zapatero, certo. Il giorno dopo, la Spagna è uscita dall’Iraq.
Ho espresso sollievo anche quando Berlusconi ha perso le elezioni da noi, del resto. Ora: se devo avere nei confronti di D’Alema (o Fassino, per dire) la stessa fiducia che potrei nutrire per Zapatero, be’: non ce la faccio.
Ritengo ci sia una differenza culturale importante nel rispettivo senso dello Stato, nel coraggio delle proprie opinioni, nel rispetto verso i cittadini e la loro intelligenza, nello spirito di servizio verso la comunità e così via.
Lo Stato spagnolo funziona meglio del nostro, e in modo più razionale. Ma non mi pare che, seriamente, i guasti provocati dalla politica scolastica italiana siano addebitabili a Diliberto o a chi per lui.
Cosa dovrei fare?
Farmi un partito su misura, visto che mi sembra realistica e razionale la gestione spagnola della cosa pubblica e, allo stesso tempo, apprezzo la scarsa predisposizione della Spagna all’ambiguità e alla ricattabilità sui temi che mi interessano?
Ho, come ti ho detto, cercato di stabilire delle priorità votando uno schieramento senza fare violenza alla mia coscienza.
Se ho fatto male, scusatemi assai: una fa quello che può.
Mah! La Spagna è andata via dall’Iraq, è vero, ma nemmeno l’Italia ci è rimasta, mi pare.
Per il resto, mi piacerebbe sapere perchè se la Spagna partecipa alle missioni NATO in Afganistan e in Libano come l’Italia, Zapatero non dovrebbe essere considerato stronzo quanto D’Alema, se D’Alema è stronzo. Riguardo poi il “coraggio delle proprie opinioni”, D’Alema ne ha espresse di molto scomode direi piuttosto chiaramente, tanto che fino a ieri stava sulle pagine dei quotidiani di mezzo mondo. Per esempio:
“Hamas si è reso protagonista di atti terroristici, ma è anche un movimento popolare: per l’Occidente non riconoscere un governo eletto democraticamente, magari mentre andiamo a braccetto con qualche dittatore, non è una straordinaria lezione di democrazia”.
Tu dici: “Lo Stato spagnolo funziona meglio del nostro, e in modo più razionale.”
Perfetto, il punto è che il PdCI di Diliberto non è daccordo, fra un mese andrà in piazza, insieme ad altri “compagni”, a protestare contro una riforma del “welfare” (aspetto fondamentale del “funzionamento dello Stato”) targata DS che su diversi punti è sostanzialmente identica a quella approvata alcuni mesi fa dal parlamento Spagnolo (e in Spagna la percentuale di lavoratori assunti a termine è doppia rispetto alla media europea e alla nostra).
Se Rifondazione e il PdCI di Diliberto fossero in Spagna, porterebbero la gente in piazza a manifestare contro il governo esattamente come fanno in Italia. Solbes verrebbe contestato come Padoa Schioppa o Damiano. Questo è il punto, e non ti incazzare, oh!
Mi stai sovrapponendo cose diverse: il PSOE ha vinto delle elezioni in cui il tema dell’uscita dall’Iraq era stato proposto chiaro e forte e affidato alla volontà dell’elettorato.
Si facessero cose simili da noi, il tuo discorso mi filerebbe e se ne potrebbe parlare. Ma la realtà dei fatti è che come abbiamo avuto un D’Alema (con soddisfazione immediata mia e di tutti coloro che conosco e che avevano votato come me) nulla impedirebbe di avere un Fassino, che temo direbbe e farebbe cose un po’ diverse.
La differenza sostanziale mi pare questa.
Quanto alla riforma del welfare, potrei sbagliare ma, anche qui, non mi pare che i discorsi siano sovrapponibili: in Spagna esiste un sistema, funzionante, che è fatto di agevolazioni per i giovani, per i disoccupati, per le piccole imprese, per gli studenti e via dicendo. La percezione non è quella dell’impoverimento, è quella della razionalizzazione. Proprio perché lo Stato funziona meglio e la cultura politica è più di servizio. In Italia, le riforme sono percepite sostanzialmente come passi verso un ulteriore impoverimento generale, a tutti i livelli, e con qualche ragione.
Tutto ciò, poi, non toglie che una dichiarazione di voto è cosa diversa dall’iscrizione a un partito. Ti ricordo che la campagna elettorale di quelle elezioni fu marcata da un orientamento generale abbastanza preoccupante, a sinistra: tra gli amici di Fassino che propugnavano un controllo sul livello di sionismo dei candidati DS a Rifondazione che epurava le voci scomode sull’argomento. Il tutto, in un panorama mediatico che, da noi, è oggettivamente manipolato a livelli che in Spagna sarebbero impensabili.
In questo clima, votare uno schieramento mandando un segnale preciso alla voce “Non esagerate…” non mi pare scorretto.
Ecco: a proposito di capacità di riforma, di cultura politica etc, lascia che ti segnali questo post – imperdibile comunque – di Angelo:
http://www.montag.it/theratrace/archives/2007/09/16/fantapolitica/
Lia, secondo quelli che hai votato il modello che descrivi non sarebbe nemmeno degno di essere definito “di sinistra”, come non sarebbero degni di essere considerati “di sinistra” quelli che lo hanno costruito. Sul fronte del lavoro il governo Prodi ha fatto o si propone di fare sostanzialmente quello cha ha fatto il governo Zapatero (incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato, riduzione del cuneo fiscale, divieto di incatenamento dei contratti a termine), per questo verrà contestato in piazza da quelli che hai votato.
Questi sono i fatti, che ognuno poi “percepisca” quello che gli pare.
Jcm: tu non puoi spacciarmi la classe politica di sinistra italiana per una versione di Zapatero nostrana: mentre i nostri inseguono a vista la politica di un consenso immaginario su scelte fondamentali sia in politica estera che interna, la novità di ZP sta proprio in un suo cosiddetto radicalismo che non ha mai avuto paura di confrontarsi con la destra.
Da noi si vuole fare quello che fa lui?
Benissimo, ma mi mancano due presupposti che considero fondamentali per avere un consenso di sinistra: 1. uno Stato sociale funzionante, che in Spagna c’è grazie ai governi PSOE precedenti. 2. una dichiarazione di intenti chiara ed esplicita come è quella di Zapatero sul cosiddetto “Quarto pilastro”, ovvero i cittadini a cui va garantito il diritto a una vita dignitosa, che si aggiunge agli altri tre (sanità, scuola e pensioni) su cui il sistema sociale poggia.
La percezione deriva dall’impostazione, temo.
E mancano, da noi, un altro po’ di cosette su cui la Spagna investe pesantemente: la cooperazione internazionale che va di pari passo con le scelte in politica estera, la difesa priva dei compromessini nostrani dei valori democratici, la difesa reale della libertà di stampa, la costruzione concreta di una società multiculturale e multietnica.
Esiste una strategia chiara, in quello che fa ZP.
Da noi, non mi pare che ci sia.
Da noi, cercare di affermare col voto un ultimo rimasuglio di principio che ci pare, come dire, irrinunciabile per potersi guardare allo specchio la mattina, vuol dire essere elettori cattivi, malvagi, che sbagliano.
Questo è un paese dove non sbaglia la sinistra, ma l’elettore di sinistra.
Eppazienza.
grazie, carissima, della solidarietà. in spagna sono ancora molto freschi i ricordi di “prima” della democrazia. qui da noi si soffre di memoria corta, oltre che di tanti altri difetti. di bocconianesimo. di malevolenza precostituita, di egoismo assurto a background culturale. e i bidelli servono per contrastare l’inciviltà (senza peraltro alcun risultato). questo non ho bisogno di dirtelo io. Baci.
La frustrazione di fare un lavoro che si ama facendo i salti mortali la conosco bene. Mia mamma è maestra elementare.
Tra l’altro il continuo cambiamento delle regole dei vari ministri dell’istruzione che si succedono è un’ulteriore difficoltà per gli insegnanti, persi dietro 1000 cartacce e circolari e moduli vari.
Una cosa forse un po’OFF Topic: ma come diamine è che in Italia il ministero dell’Istruzione è considerato di serie B?
No perchè non mi spiego altrimenti come un imbecille retrogrado come Fioroni sia stato scelto. Sulla Moratti non dico nulla, non sparo sulla croce rossa.
Ma è così difficile capire che la scuola è il midollo del nostro paese? E’ la fucina dei futuri cervelli nostrani?
E allora perchè si mettono degli incapaci a gestirlo e si continua a falcidiare la scuola?
I tagli possono anche essere giusti ma, per dio!, se accompagnati PARALLELAMENTE ad una profonda razionalizzazione delle spese.
Non so che m’incacchio a fare? Scusa lo sproloquio. Colpa della sindrome pre-mestruale.
O dello strazio di vivere in questo paese. Fai tu :-)
La questione, su Zapatero, Fassino & C. non è la posizione sull’Iraq o sul welfare (e Lia ha ragione a dire che il confronto sulle misure ha poco senso se si parte da premesse diverse), ma l’atteggiamento: il governo Zapatero ha aperto al matrimonio anche tra persone dello stesso sesso, senza badare a stepiti urla e manifestazioni della destra e dei cattolici. Qui non solo non siamo riusciti a far discutere un limitatissimo progetto di legge come quello sui Dico, ma abbiamo Fassino e compagnia bella che ogni volta che un prete, di qualsiasi ordine e grado, alza la voce, corrono a rannicchiarsi nell’angolo… E la stessa cosa vale per l’Iraq, per il lavoro, per la scuola, etc.
Mr, se i senatori dell’Udeur si rifiutano di votare il provvedimento sui Dico, la responsabilità non è di Rifondazione esattamente come non è dei Ds. Faccio notare che se in parlamento siede un ex presidente dell’Arcigay, Grillini, è perchè lo hanno candidato proprio i Democratici di Sinistra. Ricordo inoltre che quello attuale non è il governo dei Ds, è un governo sorretto da una maggioranza costituita da 9 partiti, dal Pdci all’Italia dei Valori: se si voleva un governo socialista si dovevano votare i socialisti, non quelli che considerano la socialdemocrazia europea un cancro, e mi riferisco a Mastella tanto quanto a Diliberto, anzi più a quest’ultimo.
Se piace il modello spagnolo, piuttosto che quello inglese, tedesco o svedese, bisogna votare quelli che questi modelli propongono, non quelli che li considerano ammorbidimenti del “neoliberismo”, come dice Bertinotti.
Riguardo ancora le “diverse premesse” da cui partirebbe Zapatero, faccio notare che fra queste
c’è anche un’incidenza del lavoro a termine che è percentualmente quasi il triplo della nostra (circa il 33%), ed un sistema economico che è in generale più liberalizzato e privatizzato del nostro.
Inoltre, stai certo che se Zapatero può rilasciare
dichiarazioni in cui si dice certo che l’economia del suo paese supererà a breve quella italiana o addirittura quella tedesca, non lo deve certo a qualche partito della “rifondazione comunista” spagnola… lo sa tutta Europa, a chi lo deve. Claro?
Sulle questioni del lavoro e del welfare, sinceramente non riescono a comprendere l’argomento per cui non si può fare qualcosa perchè questo qualcosa non sarebbe stato fatto da altri prima. Ma che senso ha? Trovate una tesi migliore, per cortesia.
Le chiacchiere stanno a zero, fra un mese tutta la sinistra radicale protesterà per il welfare contro l’operato di un governo che proprio sulle questioni del lavoro e dello stato sociale ha fatto sostanzialmente ciò che ha fatto il governo Zapatero. Chi andrà in piazza, andrebbe in piazza anche in Spagna, forse anche a maggior ragione.
Altrimenti spiegatemi perchè, per esempio, se il governo Zapatero riduce il cuneo fiscale per i contratti a tempo indeterminato si dice che va “all’attacco del precariato”, mentre se Prodi fa esattamente la stessa cosa si dice che fa un “regalo a Confindustria”, spiegatemelo perchè non lo capisco, davvero.
Lia ha parlato di “razionalizzazione” (ed è importante, visto che il welfare non si finanzia certo da solo), ebbene ricordo che nel ’99, quando era collaboratore del governo D’Alema, Massimo D’Antona (quel “boiardo di stato”, come lo chiamerebbero certi elettori del Pdci) finì morto ammazzato proprio perchè perseguiva quell’obbiettivo, e questo risponde anche alla questione del “coraggio delle proprie idee”. Piuttosto mi piacerebbe sarebbe quale coraggio abbiano nel sostenere le proprie convinzioni quei parlamentari che sbraitano contro le missioni NATO e intanto hanno votato due volte il rifinanziamento di quella in Afganistan (alla quale, mi piace ricordarlo, partecipa anche la Spagna di “ZP”). Altro che “coraggio”, conigli sono, e ipocriti.