
Quando vivevo in Egitto e il Medio Oriente, l’islam e queste cose qua erano per me una realtà tangibile fatta di gente normale, in Italia era di moda stracciarsi le vesti perché, pare, i musulmani residenti qua tendevano a volere scegliersi il medico in base al sesso.
Scrivendo la cronaca di una mia lezione in Alto Egitto, raccontai tra le altre cose questo scambio qui:
[…] Mi butto sui medici: “Capita spesso, in Europa, che le musulmane rifiutino i medici maschi”.
E’ un boato.
“L’Islam non dice così!!!!!”
Io sono spiazzata: “E che dice, l’Islam?”
“L’Islam dice che, tra due medici, bisogna scegliere il migliore!!!!!!!”Ragazzi, fermi tutti e facciamo un sondaggio tra le ragazze. Chi sceglie i medici in base al sesso?
La maggior parte delle ragazze dice che non gliene frega niente: “Nella scienza non c’è vergogna!” Due, velatissime, dicono che loro sì, preferiscono farsi curare da donne. Attaccano a discutere tra loro, io interrompo: “E la storia per cui bisogna scegliere il migliore?”
E loro, serafiche: “Se il migliore è donna, tanto meglio.”
Sono in nettissima minoranza, comunque. Due su cinquanta.
Sono passati tre anni e, ormai, sono in Italia.
Ho imparato che qui non sono come in Alto Egitto, una gran fetta dei discorsi che circolano all’interno dell’islam, e suppongo che sia pieno di musulmani convertiti e/o DOC a cui sembrerebbero dei pericolosi laici, i miei religiosissimi ex studenti della campagna dell’Egitto centrale.
D’altra parte, a leggere il Corriere di oggi mi pare che il settore non musulmano di chi si interroga sul sesso dei medici, in Italia, sia ben nutrito:
ROMA — Ve lo immaginate un uomo che si fa visitare dall’urologa? Fra un paio d’anni sarà una realtà diffusa che dovrà accettare anche chi, per orgoglio maschile o per imbarazzo, ora è refrattario. La professione medica sta infatti rapidamente cambiando sesso. Già oggi le iscritte alle facoltà di Medicina e Chirurgia sono il 60%. Le proiezioni: nel giro dei prossimi 10 anni, ben otto camici bianchi su dieci nasconderanno forme femminili. Se ne discuterà venerdì in un grande convegno organizzato a Caserta dalla Fnomceo, la federazione degli ordini di categoria, presieduta da Amedeo Bianco.
Che lancia un allarme, una denuncia, partendo dai numeri raccolti dal suo vice […]
(via Sorelle d’Italia)
E’ che il paese è un po’ asfittico, diciamocelo.
Tutto un vedere voli di polli, qua.

Non so chi ha scritto quella roba sul corriere, ma ha decisamente sbagliato la domanda iniziale. Avrebbe dovuto scrivere “ve lo immaginate un uomo con qualche brutta malattia al gemello diverso, magari di quelle proliferative, che si fa visitare dall’urologa migliore che c’è su piazza?”. In questo caso la risposta sarebbe stata serafica come quella delle tue studentesse. Messa come l’ha messa lui/lei (ma io punterei sul ‘lui’) serve solo ad evocare pruriginose immagini di procaci dottoresse stile Gloria Guida che manipolano i gioielli di famiglia del paziente/Alvaro Vitali di turno.
Affermare che nella scienza non c’è vergogna significa essersi interrogati sull’argomento credo. E se a fare questo è un giovane, allora so dove sarà il mio prossimo impiego (o dove vorrei che fosse…). Oltretutto questo Egitto me lo stai dipingendo in una maniera…
Mai sentite itlianissime donne che si scambiano idee sul ginecologo? Quante pretendono una ginecologa femmina? O le incontro solo io?
la femminizzazione delle facolta’ di medicina portera a un declassamento del prestigio e degli sitpendi della professione, un po come e’ successo con la professione della maestra.
fino a che i maestri erano tutti maschi la professione era presitgiosa e ben pagata, poi il prestigio e’ sceso.
ecco non so se esserne verametne felice: fare un mestiere da uomo essendo pagata da donna, io non sono un medico per fortuna, e quando accadra saro vecchia, ma era solo una riflessione.
Lesandro: in realtà l’ha scritta una donna, questa roba. Tale Margherita De Bac.
Pensa te.
(E’ che hanno un rapporto stranissimo con le cose della vita, al Corriere. Sennò non si spiega.)