
Io, boh, si vede che sono sempre stata in scuole molto noiose. Perché è che proprio non mi torna, ‘sta storia delle prof che si fanno mettere le mani addosso dagli alunni.
Ci ho pensato, ne’.
Ho cercato di immaginare la situazione, ho preso in esame le dinamiche possibili, ho fatto ogni sforzo di immedesimazione ed empatia di cui sono capace. La scuola la conosco, che diamine: il regno del possibile è vasto e, lo so, di colleghi con poco polso ce n’è un mucchio.
E tuttavia l’immagine di una prof palpeggiata – consenziente – dagli allievi è al di là di ciò che io possa raggiungere con la mia immaginazione. Se mettessero su YouTube il filmato di un preside che vola mi farebbe lo stesso effetto.
La stranezza è talmente colossale che pure sui newsgroup scolastici la vicenda è commentata a stento. Qualche collega che si chiede dove diamine stiano, tutte ‘ste prof affamate e in perizoma, e morta lì.
Non è che ci sia altro da dire. Anche su un preside che vola sarebbe difficile aprire un dibattito.
A me è sempre sembrato di avere dei colleghi per lo più normali, nei limiti di quanto possa essere normale un professore. Che poi, a monte, insegnare sia una di quelle scelte professionali che gli psicoanalisti definiscono nevrotiche, è un dato di fatto addirittura banale.
Una persona “normale” non insegna. Non a scuola, almeno.
Una persona normale non si sottomette a una trafila di una quindicina di anni – tra laurea, concorsi, corsi di formazione, corsi abilitanti, supplenze a casadiddio, precariato selvaggio, anni di prova e via discorrendo – per arrivare, come meta ultima, ad ottenere uno stipendio fisso di 1300 euro al mese.
Una persona normale, del resto, non si mantiene facendo il professore.
Detto questo, comunque, la categoria di colleghi strani che più mi viene spontaneo associare alle prof palpeggiabili sono i deboli.
Quelli che, banalmente, non riescono a tenere la classe e se ne fanno fare di tutti i colori. Su YouTube mi è capitato di vederne, di colleghi letteralmente torturati che simulavano disperata indifferenza sotto un fuoco di sberleffi e gestacci che ti viene male a guardarli, ‘sti video.
Ci sono persone che andrebbero salvate dall’insegnamento. E a volte lo sono: i presidi li destinano ad altri incarichi, li tolgono dalle classi, fanno quello che possono. Che non è molto.
C’è gente che ci impazzisce, a scuola.
Oppure i prof che imitano i ragazzini: quelli che ignorano la differenza di età e di ruolo tra se stessi e gli alunni. Ci sono pure quelli, anche se non durano molto.
Mia figlia ne ebbe una, di prof così: una di matematica, che si portava gli alunni a casa e si faceva le canne con loro.
Ma, appunto, non durano molto: o crescono o vanno a fare, giustamente, qualche altra cosa.
Normalmente, almeno.
Poi tutto può succedere, chennesò io.
So solo che, dal mio osservatorio, certe cose non le ho mai viste.
Però pensavo che, casi eclatanti a parte, su YouTube ci potremmo finire tutti, a dire il vero.
Tutti abbiamo quei tre minuti, all’inizio o alla fine di una lezione, in cui può succederci di permettere che ci sia del casino.
E tutti abbiamo la nostra vena più o meno istrionica, i nostri modi più o meno singolari, le nostre caratteristiche che, da che mondo è mondo, vengono poi riprodotte dall’alunno-imitatore durante l’ultima cena di classe della quinta, quando – finalmente liberi – i ragazzi ti raccontano delle volte che hanno riso di te e lo fanno ridendo con te.
Io mi sono rivista più volte in imitazioni in cui mi strappavo i capelli mentre interrogavo, o mi accasciavo semi-svenuta sulla cattedra di fronte a una scempiaggine, o tamburellavo con l’orologio sulla cattedra a mo’ di tic e, comunque, chiedevo sempre, disperatamente, che mi venisse prestata una penna nera.
In classe ne succedono tante, di cose.
L’anno scorso ero in un professionale ‘bastanza difficile: c’erano classi in cui pareva già un miracolo riuscire ad instaurare un clima minimamente sereno. Figurati insegnare. Ti ponevi degli obiettivi minimi e, a raggiungerli, c’era da brindare a champagne.
Una volta arrivò un genitore dal preside e gli tirò fuori una pistola, per dire. Fu placcato dal segretario entrato per caso, il genitore in questione, e poi venne la polizia e se lo portò via.
E tuttavia i ragazzi erano, sul piano umano, tra i migliori che io abbia mai avuto.
Dei tatuati cuccioloni pieni di piercing, e alla fine ci volevamo bene.
Però mi domando che immagini del nostro rapporto avrebbero potuto immortalare su YouTube, se avessero voluto.
La volta che entrai in II B e non c’era nessuno perché si erano tutti nascosti negli armadi. E lì ti metti a ridere, ovvio. Ma pensa che figura, se sbattono la situazione su un video e tu sembri una specie di imbecille, lì che ridi mentre hai la classe che ti esce dagli armadi.
Ché poi magari sei una tizia serissima e severissima, normalmente, ma vallo a spiegare a chi ti vede in una situazione così.
O quando facevo il sergente dei marines, all’inizio, determinata a terrorizzare certi giovani gangsters da hinterland e riuscendoci pure.
Me lo immagino, il video: io che sbraito tenendo la faccia a due centimetri dal destinario delle mie urla, a mo’ di lite da bar di periferia, di quelle che sei a un passo dal prenderti a testate.
Mi avrebbero cacciato da tutte le scuole d’Italia, se mi avessero immortalato così.
Vallo a spiegare, che lo consideri pedagogicamente necessario e che poi i fatti ti daranno pure ragione, ché verso la fine dell’anno me li portai in gita a Barcellona, i miei pseudo-gangsters, e furono impeccabili come dei lord inglesi.
E poi, boh, certe volte ci si lascia anche un po’ andare, in classe, ché li vedi come bambini e ti rilassi come non faresti tra adulti. Solo che loro sono tanti e malignetti, spesso, e notano molte più cose di quanto tu non creda.
La volta che arrivai a scuola col maglione al rovescio, ché mi ero svegliata circa venti minuti prima del suono della campana.
I miliardi di volte che spiego seduta sul banco, ché da lì controllo meglio i banchi del fondo ma suppongo che, vista da fuori, l’elemento-controllo sfugga ed io sembri solo questo: una specie di post-hippy seduta sul banco che spiega e mangia mentine per farsi passare la voglia di fumare.
Si finisce col fare autocoscienza, dopo avere visto un po’ di colleghi su YouTube.
Sto passando in rassegna tutti i miei peccati comportamentali.
A volte dico delle cose terrificanti, per esempio. Tendo all’arrabbiatura sarcastica, e loro sono piccoli e può succedere che se la prendano più di quanto vorrei.
Una mi ha rinfacciato di averle detto di smetterla di avere una funzione ornamentale, l’altro giorno.
Deve essersela rimurginata a lungo: “La prof mi ha detto che sono solo ornamentale, grrrr.”
Aveva ragione.
E’ un uso sleale del potere, quello di ferire usando il fatto che hai più capacità dialettiche di loro.
Non si fa, ed è un errore che io sono portata a commettere.
Lo so, e devo starci attenta. Certe volte te le tirano fuori, però.
Poi pensi anche che male non gli faccia, tutto sommato: gli stuzzichi l’orgoglio per svegliarli, pensi.
Però funziona con alcuni, non con tutti. Alcuni li puoi perdere per sempre, così.
Rimane il fatto che, come mi disse una vecchia prof tanti anni fa, a scuola vendi quello che sei.
Non puoi ingannare.
All’università è diverso: lì sono grandi davvero e il rapporto si filtra attraverso mille sovrastrutture, è infinitamente più limitato che a scuola.
A scuola ci sono degli strati di rapporto, sotto quello apparente, che appartengono più al regno animale che a quello cosiddetto umano: ci si annusa, ci si sente. E’ un prendersi le misure, un riconoscere il “capo” o non riconoscerlo, un creare vicinanze o distanze, una strana complicità di gruppo in cui intervengono fattori che, per la maggior parte, manco razionalizzi.
E così e basta.
Poi, certo, tutto questo è coperto dalle dinamiche che emergono in superficie: se sei brava a spiegare, se loro studiano, se le regole sono chiare, queste cose qua.
Le correnti che viaggiano sotto queste cose sono destinate a rimanere inespresse.
Quest’anno ho dei crucci in due classi.
Con una sono proprio arrabbiata – specie oggi – e quindi lasciamo stare.
L’altra, l’ho accusata per mesi di passività. Gli ho detto che mi facevano dormire. Che non erano divertenti. Che spiegare da loro era soporifero. Di tutti i colori, gliene ho dette.
L’altro giorno avevo una compresenza con una collega. Arrivo in classe dopo di lei e trovo il seguente messaggio sulla lavagna: “Prof, siamo in laboratorio linguistico. Firmato: la sua classe moscia.”
In tutte le mie classi, in ogni città o nazione, è sempre andata nello stesso modo: al principio gli si rizzano tutti i capelli in testa, ai ragazzi. Che sono autoritaria e mostruosa. Che forse ce l’ho con loro. Proprio con loro, personalmente.
E poi no. Poi, verso febbraio, passa.
Normalmente.
In linea di massima.
Continua ad essere il momento che più mi piace del mio mestiere, quando questa prima fase comincia a passare.
E’ il momento in cui comincia a piacerci, stare insieme, e ce lo siamo faticato.
E’ da qui che si comincia a lavorare sul serio, e parte la discesa.
E’ come un vecchio coniuge, la scuola: non riesco a capire se sono stanca o se la amo ancora.
Suppongo che non saprei fare altro, che non potrei avere un altro coniuge professionale nemmeno in mille anni. Siamo destinati a stare insieme, tra un borbottio e l’altro.
Mica mi dispiace.
Ma sapessi come è strano, quest’anno, insegnare una lingua straniera tra questa trascinatissime vocali genovesi che ti si attaccano, sono contagiose.
Gli faccio: “Guardate che vi inteeeeeeérrogo!” e, subito dopo: “Oddio, ma che “e” mi è venuta??? Mi state contagiando l’accento, gessù!”
“Vi inteeeeérrogo”.
Ma come parlo?

Come parli… Ad occhio e croce, direi come una prof! Solo un consiglio… anche se sono cambiate più cose di quante se ne possano ricostruire, pensa a te al lor posto… pensa che tu a qull’età eri stupida, rincretinita di ormoni, o mille volte più brava di loro, e faticavi di più… non lo so. Ma avevi la loro età… sarò banale a citare de Saint-Exupéry, ma ricordatelo…
Belin, ma ti parli beniscimu! :D
Grazie per questo post che ci voleva proprio…
Questo post arriva giusto in tempo, perché a forza di leggere di questi prof su YouTube stavo per chiedere a mia mamma prof perché mi avesse sempre e solo mandato in scuole noiose!
(con tutto che sono passati 13 anni dall’ultima volta che sono stata a scuola e non sono di quelli che lo rimpiange).
post bellissimo, come del resto quello sull’ETA.
Il problema come al solito non è nel mondo esterno ma dentro la nostra testa.
Il punto è questo: pensiamo che gli insegnanti siano degli individui moralmente retti, il cui unico scopo nella vita è di istruire gli studenti.
Beh! benvenuti nella realtà gli insegnanti nella maggior parte dei casi sono individui frustrati che si ritrovano con uno stipendio da schifo
ad insegnare a gente a cui non frega un cazzo materie che non serviranno mai a niente (su questo punto soprattutto per le lingue mi sentirei di dissentire). Per quanto duro sia da accettare anche gli insegnanti
hanno le loro pulsioni sessuali (O MIO DIO GLI INSEGNANTI FANNO SESSO!!!!!), e qualcuno di loro può essere anche pedofilo o esibizionista. Anzi
da quanto mi risulta, più di metà dei pedofili normalmente sono educatori a vario titolo preti, suore, insegnati anche se effettivamente è una devianza più maschile che femminile. Ora il punto è questo: abbiamo un’insegnante a cui piace essere toccata nel culo di fronte a tutti
e probabilmente si eccita se a farlo non è un uomo ma un minorenne. L’unica cosa che cambia in quest’ottica è il fatto che la suddetta insegnate era ripresa. Mi viene il dubbio, che probabilmente era parecchio tempo che la cosa andava avanti perché mi sembra strano che degli studenti provino ad infilare le mani nei pantaloni della professoressa. E come donna Lia vorrei chiederti se uno dei tuoi studenti ti mettesse la mano pantaloni, la tua reazione sarebbe di allontanarlo delicatamente come ha fatto la suddetta insegnante. Il video mi ha dato tutta l’impressione che quel “Matteo” fosse solo un MMS per un amico
per dimostrargli (tutti i maschi sono sboroni) che quello che si diceva sulla prof di mate che ci stava era vero.
E’ anche interessante notare che uno degli studenti si scalda le mani prima di infilarme. Forse perché la stessa professoressa glielo aveva comunicato ?
I ragazzi non sono certo dei santi evidentemente, ma altrettanto devono essere stati invogliati in qualche modo verso un comportamento così anomalo.
Per quanto ne so io nessun alunno se ne sbatte talmente tanto da prendere per primo l’iniziativa, e qui sono addirittura in tre.
Aggiungerei un’esperienza personale, a 12 anni la mia professoressa di italiano (quella che oggi definirebbero una gran gnocca) si metteva sulla cattedra con la gonna corta e vestita con le autoreggenti che per forza di cose venivano esposte a tutta la classe. Ora ero giovane ma già mi domandavo se non lo facesse apposta per catturare la nostra attenzione. Chiaramente italiano non l’ho mai studiato quell’anno ma non mi sono mai nemmeno sognato di allungare le mani, cosa che ho fatto , qualche volta, invece con le mie compagne di classe. E considerando che una classa delle medie è arrivato metà dalla prima alla terza non direi proprio che eravamo una classe facile. Non ho merito io di questo, ma se evidentemente il rispetto verso l’insegnate deve essere inculcato anche dallo stesso insegnante. E quest’insegnante mi sembra che non sappia proprio farlo.
zerocold
zerocold
Ciao Lia, leggo spesso il tuo blog e oggi ho pensato di scrivere un commento. Vivo a Palma, in Spagna jeje, anche se qui diciamo (me incluyo) che siamo un po’ staccatelli, “ses mallorquines”, dalla vita della peninsula. Ti scrivo perché faccio l’allenatore (di tuffi) e i miei allievi in piscina hanno tra i 13 e i 20 anni, quelli della prima squadra. E il tuo post mi ha fatto ridere e pensare, a la vez. E’ intelligente e divertente insomma, e poi come sempre mi piace come scrivi.
Il mio, coi ragazzi, e’ un compito piu’ facile per certi versi, il gruppo e’ piccolo. Peró ho altre complicazioni che forse tu non hai. Insomma ci sono delle differenze, ma mi sono riconosciuto in molte cose che hai scritto, e ho riso. E’ bello leggere chi parla di te, anche.
Vaya, non pensavo di poter scrivere “su internet” jaja. Se vuoi conoscere Palma fammi sapere :)
que vaya bien,
ciao!
forse nn dobbiamo dimenticare che spesso i nostri prof sono demotivati, nn amano qll ke insegnano, capisci al mattino qnd entrano in classe come andà a finire la giornata. nn siamo tt scemi, incivili o dementi, le cazzate sn parte della nostra vita. Qll ke spesso nn sanno fare è diventare vero maestro di vita xè credo ke l’insegnare signifiki anke qst, nn solo dare nozioni sterili ke ti possono aiutare si nel parlare correttamente una lingua straniera o svolgere un tema che il + delle volte rispecchia il pensiero politico del compagno prof, qll ke per intenderci ti katekizza quasi ponendosi sul tuo piano ma ke alla fine poi ti bastona se contraddici il suo pensiero, sottolineando nel commento ke tt possiamo esprimere il nostro pensiero ma in definitiva x vendicarsi si appiglia ad un errore grammaticale per rifilarti un sonoro 4 abbassandoti cosi la media matematica del tuo rendimento. Vedi “cara” prof lo spirito ke vi anima è lo stesso ke tu hai descritto x i tuoi raga in fin dei conti dobbiamo stare assieme per 5 lunghi anni e in qst tempo voi nn riuscite a capire qnt ci modifichiamo, qnt c’è in noi di nuovo… vi abituate con i vostri ritmi a volte demenziali x rispetto ad un programma ke voi tradite x primi rifiutando qgli autori ke sono stati per voi le vostre croci,diventando cosi come i nostri genitori ke x evitarci di soffrire x qlc di negativo nn ci permettono di vivere le nostre esperienze. ciao prof …. e nn bastonarmi come la mia xè a volte nello scrivere contraggo le parole come qnd scrivo sms
Già ti vedo entrare in classe e spiegare con perfida soavità ai tuoi allievi che tu sei mezza araba e applichi la legge del taglione….
Quando parli di scuola mi fai ricordare i momenti belli, difficili, difficoltosamente belli della mia permanenza sui banchi.
Ci sono professori che ti capiscono, professori che ti incoraggiano e ti difendono, professori che ti insegnano, professori che ti ostacolano, ma tutti loro ti fanno crescere.
(poi ci sono gli incompetenti e i sadici, e quelli ti rovinano)
Ommammamia che mi fai venire nostalgia dei miei giorni da prof…
che e’ vero — uno normale quel mestiere li’ cerca di non farlo — e io sono scappato in fondo soprattutto perche’ mi sentivo offeso dai 1300 euro. Ma le classi — diomio — quanto mi mancano le classi. Anche quelle con cui non andavo d’accordo.
Splendido post, complimenti.
Anche a me manca l’insegnamento -che pur facevo per conto di un istituto di lingue privato, con appalti nella scuola pubblica-… e magari un giorno ci torno. Chissà…
Lia, sei riuscita a descrivere benissimo anche il mio stesso rimuginare in questi giorni sul come sono prof.E sui pericoli e sull’effetto che in video potrebbero produrre i miei modi, le reazioni dei ragazzi, tutto quel casino di dinamiche che a scuola si creano. Come se l’avessi scritto io, ma non l’ho fatto, forse perché incapace di far corrispondere al sentito il detto, chiaro e diretto.
temporalia, senzapermesso.splinder.com
visto che non ci siamo mai firmati “la sua clsse moscia”sulla lavagna suppongo,per esclusione,che oggi si sia arrabbiata con noi di quinta. non parlo a nome della classe,non ci tengo e non vorrei generalizzare, ma come ha scritto lei,nonostante i primi mesi avessimo”i capelli rizzati in testa” ora,arrivati alla fase di febbraio,siamo stati capaci di cambiare opinione. figura da ruffiana,non mi interessa, volevo dirle che la apprezzo come insegnante(il modo in cui la conosco io) e che se noi fossimo più partecipi potrebbero uscire delle lezioni interessanti e soprattutto utili.. raro ormai visto l’attaccamento alla semplice materia e il disinteressamento a ciò che è l’attualità,ciò che va oltre la pura disciplina scolastica e la formazione di idee proprie. grazie
Uddiu, sono stata beccata. Vabbe’. :)
Grazie, fanciulla.
Ma ricordati che la pubblicizzazione del nome di questo blog è punita con pene corporali e cinque interrogazioni fisse alla settimana fino alla fine dell’anno. :)
(Così imparo a fargli una testa così sull’utilità dei blog, ecco. :D )
E così,sgamata Prof,adesso preparati a fare un bel dibattito in classe (con questi “noi di quinta”) sul tema “IL MIO AMORE PER MAGDI ALLAM”.
E mandatelo su You Tube, mi raccomando :-)))
Ciao, Lia.
E’ sempre bello venirti a leggere…
peccato che a Genova non abbiamo potuto parlare un po’ di più…
Spero ci sia un’altra occasione, magari con meno gente…
Un bacio (casto, tranquilla…non finirà su you tube…)
no cinque interrogazioni alla setimana non si affrontano! acquain bocca :-D
Mi sa che io e Mel stiamo dando un saggio in diretta di autoritarismo da prof. :D
(Sì, lo so che mi sta prendendo per il naso, lo so… :)) )
belandi (genovese?) pfsorè (tarantino), mi sei propio (leccese) piaciuta.
addibidiusu (cagliaritano)
zia Mo
Ho sempre pensato che insegnare oggi non è per nulla facile, ma leggendoti questa sensazione sparisce. I miei più vivi complimenti.
Ciao
scopro che le tue riflessioni sono anche le mie. tante volte sono stata consapevole di mie “uscite” anomale, poco da “professoressa autorevole”, e i ragazzi, si sa, possono essere ignoranti come capre, ma placidi e svagati non sono mai, registrano tensioni, incertezze, fragilità con la spietata lucidità di un terapeuta. per questo il nostro è un mestiere difficilissimo! equilibrio, ironia e autorevolezza (e, in primis, massima professionalità sul fronte contenutistico),questo fa il buon insegnante. ma dimmi, tu quanti ne hai avuti ( e quanti di quelli che lavorano al tuo fianco) sono insegnanti così? e quante volte, hai avuto la quasi certezza di non essere all’altezza, tu stessa?poi, per quanto concerne le prof col perizoma e quelle addescatrici, il giudizio non può che essere insindacabile; psicopatologia da curare, mica altro!
Stanco e spossato torno ogni sera verso il mio passato.
Aspettando l’umano oblio per disintossicare i sensi,
strappati con lazzi e lamenti di pseudo discenti.
La mente è confusa e offuscata come stanza chiusa,
satura d’aria viziata. Poi, si empie di nuova freschezza,
per vivere insieme ad esseri appena nati,
ma già persi, inutili giorni futuri.
Rientro da scuola dopo uno dei giorni più stressanti.
Cara prof,
Sto leggiucchiando questo simpatico blog….mi interessa parecchio…
Sono da poco un supplente di inglese in una scuola media….ho una classe difficilissima….robe da matti….non mi trovo bene…nonostante abbia 29 anni nn riesco ad entrare in sintonia coi ragazzi…..li vedo completamente disinteressati, maleducati e maledettamente vuoti…
Senza starti a raccontare degli episodi da mille e una notte che capitano giornalmente nel mio istituto vorrei sapere da te la tua opinione su come deve comportarsi un buon prof…forse qualche spunto di riflessione potrei trovarlo!
saluti!
carina questa riflessione sulla scuola di oggi…io ho 27 anni e quest’anno ho avuto il primo incarico in un professionale, una classe maschile dell’ultimo anno.
sono molto gratificato dal fatto che questi ragazzi-superata la ritrosia iniziale-abbiano cominciato a collaborare e, diciamolo pure, a rispettarmi.
credo che tutto stia nel ricordarsi come si era alla loto età, bella per certi versi ma difficile per molti altri.
adesso k’ncarico sta per terminare ma so già che porterò sempre nel cuore tutti e 20 questi ragazzi, i primi alunni della mia vita che tanto mi stanno insegnando.