Alcuni commenti al post qui sotto mi hanno fatto ripensare a un ragazzo francese che fece una bruttissima fine, al Cairo, durante il mio primo anno in Egitto.
Era gay, questo ragazzo, e venne ritrovato legato e massacrato in casa sua. Poi la polizia arrestò un suo amico egiziano e il di lui padre, per il delitto.
E corse voce che il ragazzo era stato ucciso per fare un filmino snuff (dicevano che in Turchia c’era un fiorente mercato dove poter dirottare cose simili) e che la polizia aveva ritrovato la videocamera con le immagini registrate.
All’epoca vivevo ancora in Alto Egitto e seppi della vicenda molto a sprazzi.
Parecchio tempo dopo, invece, ne parlai con Pepe, il mio coinquilino cairota che, vivendo in Egitto da circa dieci anni, era stato ottimo amico dello sfortunato francese, e che mi spiegò più o meno come era andata.
Pepe disse anche che, certamente, queste cose possono succedere ovunque eccetera.
Ma aggiunse una riflessione che mi parve intelligente e molto, molto vera: che gli stranieri, spesso, finiscono con l’abbassare di parecchio la propria soglia di prudenza, quando sono in paesi molto diversi dal proprio.
“Il fatto è che qui non cogli i segnali di allarme perché sei preparato ad accettare comportamenti diversi da quelli che ti aspetteresti al tuo paese. L’istinto funziona meno. Parti dal principio che gli egiziani siano strani di default e, paradossalmente, finisce col sembrarti tutto normale: una brutta faccia, il fatto di non sapere nulla di uno con cui magari ti incontri da mesi, appuntamenti a ore strane, piccoli e grandi particolari che ti farebbero scattare mille campanelli d’allarme se li vedessi in tuo compatriota e che, in un egiziano, cataloghi alla voce ‘diversità’ e non ci pensi più. E invece questa è la cosa più pericolosa che si possa fare. Ed è persino un po’ razzista, se ci pensi, oltre che pericolosa. La verità è che bisogna aspettarsi esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un compatriota, e bisogna insospettirsi per le stesse cose per cui ci si insospettirebbe in patria. Senza lasciare che l’istinto si confonda, si narcotizzi stordito da un presunto esotismo. Perché è pericoloso, appunto. Persino in un paese tranquillo come questo, puoi essere indotto a commettere errori pericolosissimi.”
E’ vero, e so che è successo spesso anche a me. E a mille persone che conosco.
Si fa presto a passare da una soglia di prudenza troppo alta al suo opposto, all’incoscienza totale.
Direi che si arriva a una sana via di mezzo quando la si smette di considerare l’Altro come contenitore di ogni possibile diversità esistente, nel bene e nel male: la gente è normale, come ultimamente mi ritrovo spesso a dire.
E non ti insegue nei vicoli deserti.
Se lo fa, credo che scappare sia un’ottima idea.
Ma lo sai che fra i morti della Virginia c’è uno studente dell’alto Egitto?
Qui puoi leggerne di più:
http://muslimmatters.org/2007/04/18/waleed-shaalan-a-tribute-to-a-muslim-brother-at-va-tech/
Bellissimo post…sono anni che sostengo che il “razzismo al contrario”sia ugualmente pericoloso!Ogni pregiudizio,anche se a fin di bene,rimane comunque tale.Siamo persone…normali non sò…umane senz’altro.
Mi sembra molto appropriato come commento.
Forse sarebbe utile fare un corso agli stranieri che vengono in Italia: “cosa è considerato normale e cosa non lo è”.
Eviterebbe qualche incomprensione.
Va bene insegnare il modus vivendi, ma meglio ancora il modus convivendi.
Non è questione di razzismo. E non si tratta solo di istinto. E’ che quando vivi in un paese straniero, e culturalmente così diverso proprio ti mancano gli elementi di giudizio. Ci pensavo qualche giorno fa: se io conosco un italiano, magari napoletano come me, dal suo modo di vestire, parlare, gesticolare e mille altri dettagli, mi faccio subito un’idea di “che tipo sia”. In Egitto tanti strumenti di interpretazione mi mancano. Non so riconoscere un accento diverso da un altro, ad esempio. Mi è capitato – un po’ di tempo fa – di dare il mio numero di telefono ad un distinto professore conosciuto all’Università, sulla sessantina, e quello che fa? Mi tempesta di telefonate giorno e notte. Tanto che alla fine gli ho fatto rispondere dal mio ragazzo che è egiziano. Ora: poteva capitare anche in Italia, per carità. Ma è vero che qui non si dovrebbe abbassare la guardia proprio perché il nostro “naso” è come raffreddato…