Un atterraggio di emergenza mancava, nel mio stancante curriculum, e abbiamo provveduto: un’ora e mezzo dopo il decollo da Malpensa, l’afflitta voce del capitano ci informa che gli dispiace tanto ma c’è un guasto in tutti i bagni dell’aereo e dobbiamo atterrare a Roma.
E’ stato interessante.
Quando finalmente, e con un aereo nuovo, sono arrivata a casa di Julia al Cairo, erano le sei del mattino ed io ero in ritardo di cinque ore. Mi guarda assonnata e mi fa: “Ebbe’: mica ci si può aspettare che ci arrivi banalmente, e senza nemmeno uno straccio di atterraggio di emergenza durante il viaggio…”
E sono stata brava e non mi sono nemmeno commossa, mentre la abbracciavo. O, almeno, non si è notato.
La sensazione, comunque, è quella di averla lasciata una settimana fa. E’ passato un anno e mezzo, invece.
Pure il Cairo: è come se mancassi da un giorno. Manco dall’estate scorsa, invece. Non si nota. Non lo noto. E il mio scarno vocabolario arabo mi torna tutto in mente, intatto, e con lui le abitudini, i piccoli riti, la fame di una certa marca di yogurt, la sete di succo di mango, la sottile sensazione di piacere con cui vivo e respiro quando sono qua.
Pensavo che forse è la luce, ad agire sui miei neuroni in questo modo. Perché è un fenomeno fisico, è qualcosa che agisce sul mio cervello in modo netto, reale: io, al Cairo, sto bene. Si mette in moto qualcosa, dentro di me, e sento una compiutezza che altrove non provo.
Non so cosa sia: serotonina naturale, qualcosa del genere.
Sono al Cairo, comunque, e la sensazione è quella solita: sono a casa.
Osservo il poster di Umm Kalthoum che c’è alla parete e dico: “Sapete: sul mio blog è apparso un italo-siriano, l’altro giorno, che diceva che Umm Kalthoum era una che cantava mezza nuda davanti a una platea di ubriachi durante il colonialismo…” E gli va di traverso il fumo della sigaretta, a loro: “Eh??? Ma dai…”
Come sempre, quando sono qua, la realtà si ricompone, il mondo torna ad essermi familiare.
E’ come passare da un quadro alla realtà. Ritrovo le dimensioni. E lo spessore.
Raccontare le mie avventure italo-islamiche, qua in Egitto, vuol dire ridurre la gente a singhiozzare dal ridere. Con le mani nei capelli.
Lo spaghetti-islam, è la definizione del giorno.
“Ma voi siete pazzi, in Italia. Ed è che già siete strani di vostro, là, nel paese di Berlusconi. Mischiati all’islam fate un cocktail esplosivo, si vede.”
Ne facessi un libro destinato al mercato arabo, credo mi verrebbe il best-seller comico dell’anno.
Viste dal punto di vista italiano, certe sottigliezze si perdono, non sono comprensibili.
Visto da qui, il mondo che descrivo è esilarante.
Bello, oltre tutto, quando ti si capisce senza che tu debba spiegare l’ABC.
La conversazione, al Cairo, è riposante.
Dice Julia che mi si nota più triste, rispetto a quando vivevo qua. Che è nello sguardo, ma che per il resto mi trova bene.
Mi ha assicurato che ero una tizia solare e felice, prima. Gliel’ho proprio chiesto, non ero sicura di ricordare bene: “Senti, ma io come ero?”
“Eri positiva, ottimista. Mucho. Assolutamente sì. E poi avevi questo tuo modo di vedere sempre il lato buono delle cose di qui, di vivere qui con piacere.”
Ricordavo bene.
Mi sembra così strano. Eppure ero io.
Mi manca, l’Egitto.
Mi manca il sud del mondo, troppo.
Mi sento come se dovessi tornare in galera, tra una settimana.
Io non ce la faccio, a stare in Italia ancora per i tre anni che ci devo passare.
Non ce la farò mai, è una follia.
Non avrei dovuto tornare.
Sto buttando la mia vita, in cose che non mi interessano.
Dai rimani, è lì che ti vogliamo vedere… e leggere…
Te lo confermo anche io che eri felice e solare quando vivevi in Egitto; potevo percepire la luce nei tuoi occhi attraverso tutto quello che scrivevi. In ogni riga che scrivevi si notava che eri positiva e ottimista e vivevi li con molto piacere. … non mi è mai sfuggito. E poi ho notato il cambiamento che è seguito al trasferimento…. non eri più la mia fantastica Lia.
Tu sai quello che puoi fare per riavere la tua vita… ma non avere fretta… 3 anni sono un soffio se servono per raggiungere un obiettivo; sono invece un’eternità se fini a se stessi.
Eddai …e scrivilo questo esilarante libro sul cocktail italo-islamico… magari fa ridere anche gli italiani… forse qualcuno no; ma pazienza non si può accontentare tutti.
Un abbraccio affettuosissimo e goditi questa boccata di ossigeno.
Bella Lia…in crisi…e dato che “crisi” significa “scelta”,sono sicura che quando arriverà il momento giusto,saprai fare la scelta migliore.Intanto goditi ogni istante…e sentiti sempre LIBERA!
Tieni duro, Lia, hai passato di peggio.
Stai creando le basi per poterti permettere di scegliere liberamente tra 3 anni.
Pitciú
LIBRO, LIBRO, LIBRO.
3 ANNI, 3 ANNI, 3 ANNI.
e poi per sempre al Cairo, felice, ottimista e scrittrice famosa!;)
sciao bbella
M
Come un tuffo in mare.
Fai un respiro profondo, chiudi il naso, vai giù per 3 anni… poi fuori alla luce del sole, felice e contenta!
Veramente volevo scrivere solo FETENTONA!
C’ho ripensato subito, però. E un poco t’invidio. Tu, adesso o fra tre anni, hai una alternativa.
Magari con un pensiero per la pargoletta…
Un abbraccio
Molto interessante il blog, molto interessane tu! Non ho ancora ben capito perchè sei dovuta tornare per questi anni, ma sono un soffio.
ciao Lia, so bene come ti senti… se penso di dover tornare in Italia, è come se venissi sbattuta in una folla di cui non voglio far parte e non perchè non ami il mio Paese, ma xkè qui in Siria imparo ogni giorno qualkosa di più che mi rende felice. Tieni duro, Il Cairo resta li’ ad aspettarti.in bokka al lupo x tutto
Anche a me mancavano molto i tuoi appassionati resoconti dal Cairo. Mi sono commossa. La porti un bacione a ‘sta città…. Magari fra tre anni ci torni, e mentre ti rilassi butti giù ‘sto libro, che in tre anni sai quanti casi avrai accumulato da descrivere nel dossier “spaghetti-islam”?…. NA CIFRA!
Smack da Armida
Sù Lia, sono “solo” 3 anni. Tieni duro!
Non cambierai mai…………. ma lo sai che ti voglio bene anche se non ci sentiamo mai
intanto tu sai cosa ti rende felice nella vita, stare in egitto. siano 3 giorni, 3 mesi o 3 anni, è solo questione di tempo. c’è tanta gente che vive infelice e “spreca la sua vita in cose che nn li interessano” senza neanche rendersene conto. c’è tanta gente che non ha nemmeno il coraggio di sognare, per paura di avere dei rimpianti.
Che emozione LIA!
Quanto manca anche a me l’egitto…e non ci vado da 3 anni…leggere quello che scrivi mi commuove così tanto che mi viene da urlarti: RESTA LIIIIIIIIIIIIIIIII!!!
Se ti puo’ consolare, questi 3 anni, in fondo sono volati.
Ti abbraccio. Goditi il momento per il momento.
Giovanna
dai Lia torna…il materasso?te lo sei scordato? dove lo trovi uno così in Italia?
kisses
ciao lia, io sono al Cairo almeno 3 volte l’anno e ormai e casa mia. Ci vorrei vivere ma….
e da 7 anni che sono insieme a un ragazzo egiziano e ci troviamo bene. Mi manca il profumo del mio egitto
mi manga il traffico caotico, i venerdi silenziosi. Ciao a presto scrivimi se ti va. ciao