“Vi ho detto che Haramlik sono iiiiiiiiiiio!! Le email che vi arrivano da lì sono le miiiiiie!!”
“Prof, ma qui dice che una certa Lia mi ha invitato a Gmail…”
“E ti sto dicendo che sono io, Lia! E non c’è niente di strano nel firmarsi Lia, pensate ai nick vostri, gessù!”
E mi vedevo da fuori mentre, in laboratorio informatico, ero lì a sgolarmi affinché le Peppe riconoscessero come mio questo armamentario di nickname che mi porto dietro, e mi veniva da ridere: anni a difendere il mio anonimato online, ed ora eccomi lì, con un bel Lia di Haramlik a svettare su tutti i miei interventi di correzione sui nostri corali GDocs, e io che mi incavolo pure se loro mi chiedono chi è ‘sta tizia.
Perché succede che ho deciso di strappare le mie alunne dalle grinfie di MSN, almeno nelle cose di scuola, e di introdurle nel magggico mondo di Google e, soprattutto, di Google Documents. Alcune delle mie classi sono poco numerose, e fare compiti e riassunti o piccole composizioni in lingua su un unico documento dove loro si possano correggere a vicenda, raccogliere le mie segnalazioni sui loro errori e scambiarsi pure info su una chat di classe, mi è parso interessante.
Non so se è masochismo, il mio, visto che ho appena spontaneamente quadruplicato la mole di cose da correggere che affollano la mia vita, ma sta di fatto che siamo lanciatissime, qui, e sotto sotto mi diverto, ecco, non so se si era capito.
E in un primo momento avevo pensato di usare una casella Gmail seriosa, per interagire con le ragazze. Ovvio.
Solo che poi avrei dimenticato di aprirla, la casella seriosa, o la avrei associata troppo al lavoro con tutto ciò che ne consegue e, insomma, mi sono detta: “Al diavolo, sto ancora a rigirarmi in ‘sta cosa dell’anonimato immaginario? Con questi chiari di luna???”
Sindrome da soldato giapponese nella giungla, mi è parsa.
Le abitudini sono dure a morire.
E ho fatto ‘sta cosa liberatoria, quindi.
“Con H iniziale e K finale! Haramliiiiik, ho detto!!!”
E loro ad aggiungersi Haramlik ai contatti.
Pensa te.
Sono qui che scuoto ancora la testa, mentre lo scrivo.
Ero qui che correggevo dei riassunti sul Cid appena arrivatimi, un attimo fa. E su un fogliaccio generale di quelli usati per imparare ad adoperare il trabiccolo, leggevo le considerazioni di una Peppa:
hola!!!:-) que guapa che (QUE!!!!!!!!) es esta gmail!! tengo hambreeee:-(… (perche ogni tanto mi compare una scritta in inglese???!!!! ) asì podemos estudiar juntas!!! que figataS!!!:-)))))
Divertente, dai.
(Torno a correggere, ok.)
Brava così te li ritrovi tutti in agguato su Gtalk
hahahahaah è pazza, ma ragazzi (e ragazze) siate consaevoli della vostra fortuna. Lia anch’io vorrei frequentare un corso in una gmail guapa!
Me lo spieghi un po’ meglio come lavori con google docs con i tuoi allievi? Ho qualche professore a cui vorrei provare a proporre la cosa ;)
Ehilà, Marco. :)
Dunque: lo uso esattamente come userei una grande lavagna collettiva, quindi le cose che ci puoi fare sono innumerevoli e dipendono dai tuoi obiettivi con i diversi gruppi, con l’unico limite del numero dei ragazzi. Io la uso con i gruppi piccoli, da 8 a 12 studenti, ché altrimenti temo che ne verrebbe fuori troppo caos. Almeno per il momento. Poi, chissà, mi verrà in mente come estenderlo a classi più grandi.
L’idea fondamentale è che facciano compiti a casa e/o esercitazioni a scuola su un unico documento condiviso tra tutti, di volta in volta. Il documento viene stilato sotto la mia supervisione e il lavoro può dirsi terminato solo quando l’ultimo errore è stato corretto.
Gli do un argomento, che può essere un esercizio di sintassi, una piccola composizione o traduzione, una divisione in sequenze, un riassunto etc. (brani liberi e non troppo lunghi, in sintesi). Ognuna si prende il suo spazio sul foglio scegliendosi un diverso colore di carattere per distinguersi. Io intervengo sui diversi elaborati segnalando l’errore, senza correggerlo (es: controlla il genere, spiega perché non puoi usare questo tempo verbale etc) in rosso, e loro possono cancellare le mie osservazioni accanto all’errore solo dopo avere corretto e, se richiesto, spiegato il motivo della correzione.
Inoltre possono segnalarsi o correggersi errori a vicenda: il diverso colore dei caratteri stabilisce la paternità delle correzioni.
Vantaggi: intanto, correggere così vuol dire farli lavorare sull’errore, evitando che si limitino a prenderne atto. Poi tutti beneficiano delle singole correzioni, non solo i diretti destinatari: anzi, chi si è dovuto correggere un dato errore è più capace di notarlo quando lo commette un compagno. Infine, l’obiettivo del compito smette di essere la semplice esecuzione di una consegna (i ragazzi li fanno con un occhio solo, se appena possono) e diventa un risultato da raggiungere tutti, per forza e assumendosene collettivamente la responsabilità. A me, alla fine, deve arrivare il documento unico, completo e fatto bene.
Mi piacerebbe che alla fine dell’anno avessimo un documento collettivo per ogni unità didattica svolta.
E’ un po’ come scrivere con la prof dietro, in sintesi, e facendo i compiti insieme. Col vantaggio che non è necessario essere collegati nello stesso momento etc.
Devono abituarsi a capire che non stiamo lavorando con le email, che le spedisci e non ci pensi più. E’ come essere alla lavagna, appunto, dove il lavoro è concluso solo quando hai l’ok della classe e della prof.
Ovviamente, niente valutazione: è per questo che insisto sul fatto che voglio i compiti, fatti così. E’ lavoro di apprendimento, non di verifica.
chi semina outing raccoglie simpatia ;-)
complimenti per l’uso creativo (colori, ecc.) del mezzo e per la boccata d’aria che offri alla Scuola Patria