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Si dica ciò che si vuole sulle persecuzioni subite dagli omosessuali nei paesi arabi; sta di fatto che l’Egitto è zeppo di omosessuali occidentali trasferitisi qui per sempre.
C’è una presenza gay nei consolati europei, negli istituti di cultura, tra i lettorati e in tutti i sistemi esistenti per vivere qui ed essere pagati in euro che, oggettivamente, supera di gran lunga le consuete proporzioni tra popolo gay e popolo etero.
Qui gli etero ne escono stracciati, e si mormora a gran voce (no, dai, si urla) che i trasferimenti nel mondo arabo vengano gestiti dalle loro potentissime lobby ministeriali.
Che io invidio molto, ovviamente.

Lo racconta Busi parlando di Marocco, lo stra-racconta Terenci Moix parlando di Egitto, e lo vedi in giro, ne parli con i colleghi che sono qui da più tempo: lo diresti un paradiso gay, il mondo arabo. Attrae, sì. E lo noti andando in giro per il Cairo. Accidenti, se lo noti.
Non parlatemi, stanotte ho dormito pochissimo: ho fatto la peripatetica fino alle 5!”, mi dice il baffuto collega nordico presentando vistose occhiaie.
E la collega straniera mi racconta del suo amico irrefrenabile: “No, lui era pazzesco: prendiamo un taxi insieme, io salgo dietro e lui si mette accanto al conducente. Nemmeno cinque minuti dopo, gli stava facendo un pompino! E ti giuro che era bruttissimo, il taxista! Ed io a strillargli che la smettesse, che c’ero anch’io, e lui niente, continuava!
Uh. E il taxista bruttissimo che diceva?
Ma contentissimo, figurati! Si è pure preso una megamancia.

In Europa, certo, siamo più aperti che in Egitto, e tuttavia fermare un taxista a Cadorna e abbassargli i pantaloni non deve essere altrettanto semplice.
E’ che è zeppo di contraddizioni, il mondo arabo.
E’ un caleidoscopio di contraddizioni, e inchiodarlo a una definizione è come andare a caccia di pettirossi a mani nude. Fai la figura dell’idiota.

In Egitto, i rapporti omosex tra due adulti consenzienti non sono reato. E’ reato la corruzione di minori, invece, e il possesso di materiale pornografico.
Di fatto, però, entri nella zona d’ombra dei comportamenti socialmente riprovevoli: fino a quando non dai ‘scandalo’, nessuno ti dice niente. Però è sempre possibile farti passare un brutto guaio, e sei abbastanza alla mercé dell’arbitrio del singolo poliziotto, o delle necessità politiche del capo della polizia o del governante a cui può servire guadagnare punti presso l’opinione pubblica prendendosela con te.
Mi viene in mente il paragone con le nostre prostitute: in teoria, in Italia, una donna può andare con chi le pare e farsi dare i soldi che crede. In pratica, paga tangenti a destra e a manca per essere lasciata in pace e, di tanto in tanto, finisce in galera e sui giornali con il classico “Sventato giro di prostituzione” e bla bla.
Finire in galera in Egitto, comunque, è peggio. Hanno la mano pesante, quando ci si mettono.

All’occidentale del taxi, alla fine, capitò una gran brutta avventura: un suo conoscente occasionale gli svaligiò la casa, e lui chiamò la polizia. La polizia gli trovò un mucchio di pornografia nei cassetti, e lui si trasformò da denunciante a denunciato. Ebbe modo di apprezzare a fondo l’efficienza che questo paese sa dimostrare quando se lo ripromette: c’era un fascicolone enorme in questura che narrava tutte le sue gesta egiziane; lo conoscevano più della sua mamma.
Per farla breve, lo cacciarono, non senza prima avergli fatto prendere uno spavento notevole. L’ambasciatore del suo paese prese l’aereo con lui, per essere certo che non lo arrestassero durante il volo.
Come dire: “Facciamo finta di non vedere ma, se proprio ci vieni a chiamare, noi arriviamo.”

Le zone d’ombra: se esci dagli schemi che qui sono sentiti come rispettabili, ti ritrovi più vulnerabile e con meno diritti da far valere.
Succede anche da noi.
Qui il confine è più marcato, però, e la sanzione può essere più pesante: d’altra parte, questa società è oggettivamente più conservatrice della nostra.
Esempio: una prende droghe pesanti. Ok.
Una si fa mantenere da un uomo e ci vive assieme senza essere sposata. Ok.
Una fa entrambe le cose e lo sanno tutti: be’, diventa probabile che qualcuno si ricordi che il consumo di droga è proibito, qui.
E il problema è che, quando se lo ricordano, poi c’è poco da fare: la ‘certezza della pena’, qui, vige. Se entri in quel meccanismo, te lo cucchi in tutta la sua coerenza.

Essere egiziano e scoprirsi omosessuale non deve essere uno scherzo: la religione lo proibisce, come fa il cristianesimo. La differenza, però, è che qui la gente ci crede sul serio, in Dio. Mica solo per convenzione culturale, come i nostri fan del crocefisso a scuola: qui ti ritrovi obbligato a disobbedire a un Dio in cui credi sinceramente e che ami moltissimo. Non deve essere bello, no. Un dramma personale da paura, deve essere.
Come quello degli spagnoli cattolici, forse. (Gli italiani no: come dice la mia prof, gli italiani sono pagani, nessun dramma.)
Però i cattolici hanno il Papa: è possibile prendersela con lui, accusarlo di scarsa comprensione etc. etc. Un gay cattolico può sfanculare il Papa e pensare, credo, che con un altro rappresentante di Dio in terra le cose sarebbero diverse.
Un musulmano non può, gli manca il Papa. A lui lo dice direttamente Dio, tramite il Corano, che l’omosessualità è peccato. Con chi se la prende? Come fa?
In questo mondo apparentemente contraddittorio e incoerente, temo che gli omosessuali siano costretti a un violentissimo scontro frontale contro la coerenza della propria fede.
Che vengano i nostri radicali a protestare: come si interviene, in un dramma così? Si abbassa la voce e lo si rispetta, punto.

La repressione, dicevamo: è poco lineare, contraddittoria, arbitraria. Dipende. (E’ molto egiziano, questo “dipende”).
Però, sai.
Io non le amo, le repressioni. Ho 40 anni di trasgressioni alle spalle, cosa vuoi che mi piacciano le repressioni?
Però noi siamo troppo ricchi e loro troppo poveri.
Qualsiasi tabacchino, arrivando in Egitto, potrebbe comprarsi famiglie intere, volendo. Adulti, donne e bambini. Con il suo stipendio di una settimana.
Qui, i nostri tabacchini, con le donne stanno freschi. Vadano in Thailandia, che è meglio, e le tailandesi sono un altro pianeta ancora.
Con gli uomini è diverso, si può fare: senza fare troppo casino, però. Ballando (ma molto, moltiiiissimo) alla musica che suonano qui. Che non è poi tanto scarsa.
Si presta ad ingiustizie, questo sistema? Sì. Decisamente.
Però, grazie ad esso, questo è un mondo che possiamo considerare più nemico che schiavo.
Non è un onore da poco, per un povero.