Salgo in metropolitana.
Come faccio ogni volta che posso, mi piazzo nel primo vagone che è riservato alle sole donne ed è meno affollato e più piacevole.
Non c’è molta gente: siamo quasi tutte sedute, tranne due o tre signore.
Una di loro è del tipo che gli spagnoli di qui, molto perfidamente, chiamano “buzones de correo”. Cassette della posta, sì.
Vale a dire che indossa il niqab nero che la copre da capo a piedi lasciando scoperta giusto una feritoia all’altezza degli occhi.
Gli spagnoli hanno un senso del’umorismo crudissimo, lo so.
Fino a pochissimo tempo fa, le donne vestite così erano un’assoluta rarità, al Cairo. Oggi sono parecchio diffuse e promettono di diventarlo ancora di più, in futuro.
Questa è in piedi, più o meno in mezzo al vagone, e parla a voce molto alta.
Sulle prime non ci faccio caso, poi comincio a guardarla. E’ che urla, proprio.
“Starà parlando con delle amiche?” mi chiedo.
Si rivolge a dei gruppetti di donne sedute, ma loro ascoltano e basta. Non è un dialogo, è un monologo – appassionatissimo – della tizia.
E prende sempre più fiato, la signora, e il tono della voce le diventa davvero altissimo e tutte la guardano e pure io, ormai scopertamente curiosa.
Una grossa signora colorata seduta di fronte a me scoppia a ridere, si dà di gomito con la vicina e mi fa: “English??”
“Eh, magari…” dico io.
E tutte ridono della straniera curiosa che non capisce nulla di ciò che urla la tizia.
“Deve avere un problema d’udito che la fa parlare senza accorgersi del tono di voce”, mi dice il donnone colorato con l’aria grave, ma le scappa un po’ da ridere.
Col cavolo: ormai la donna in niqab si rivolge a tutto il vagone, sta tenendo un comizio!
“Ma che dice?” chiedo, determinata a farmelo spiegare.
E il mio donnone che parla inglese comincia: “E’ che lei è musulmana… anch’io sono musulmana. Tu sei sicuramente cristiana, invece, ma questo non è un problema perchè entrambe crediamo in un unico Dio, lo sai? Noi musulmani, voi cristiani…”
“Lo so!” esclamo, ansiosa di arrivare al punto senza farmi distrarre da tutti ‘sti giri di parole. “Sono d’accordo. Ne sono convinta. Ma che dice, questa signora??”
“Eh… sta spiegando che lei è musulmana e per questo si è vestita così. Che è perchè vuole tenere i suoi sentimenti nel suo cuore. Che non li vuole esibire. Ma tu non fraintendere, eh! L’Islam non obbliga a vestire così. Io sono musulmana e mica mi copro la faccia! Lei ha fatto la sua scelta e io la mia.”
“Lo so, lo so….” dico.
Sto per arrivare alla mia stazione e devo scendere.
La donna in niqab continua il suo comizio, appassionata.
Un gruppo di ragazze in hijab la guarda con un certo scetticismo.
Le facce divertite o scettiche o serie o, semplicemente, perplesse delle mie compagne di viaggio sono l’ultima cosa che mi fermo a guardare dal marciapiede, mentre la metropolitana riparte.
Dopo un anno e mezzo di Siria, dove, come in Egitto, si registra un incremento costante di hijab e niqab (anche se un po’ meno per questi ultimi), sto smettendo di farmi queste domande. Me le sono fatte per mesi, senza trovare una risposta. Ma ho sempre ragionato con la mia testa da occidentale, che qualche volta, come dice Lilith, vorrebbe s? mettere il niqab anche a certe signorine della tv italiana.
Capisco il punto di vista del successivo intervento, anche a me spesso ? venuto da pensare ad una mortificazione e umiliazione. Pu? essere vero quando ? un’imposizione, non certo quando ? una scelta. Ci sono donne che scelgono, per ragioni tutte loro quindi rispettabili in quanto tali, di vestirsi in questo modo. Mi sono anche un po’ scornato con Lia, a questo proposito, senza poi in fondo una vera ragione, in quanto dicevamo in fondo la stessa cosa: se ? una scelta, va rispettata come tale (perch?, se accetti la scosciata della porta accanto, non devi accettare “la cassetta della posta”, come cinicamente dicono gli spagnoli? – ah,qui gli arabi stessi le chiamano “ninja”). Se ? un’imposizione, allora s? diventa un’umiliazione. Ma sono cose che devono risolvere loro, al loro interno. Credo che, soprattutto in questo, vadano davvero lasciati in pace, perch? a quanto vedo stiamo solo facendoli tornare indietro, con la nostra bella civilt? discinta e a gambe aperte che starnazza sui nostri civilizzatissimi canali televisivi.
Gi?, come mai hijab e niqab ,sono cos? in aumento tra le donne mussulmane? Di recente ho letto un libro di Fatma Mernissi,scrittrice e giornalista marocchina, “La terrazza proibita”; veramente bello e particolare; racconta la vita delle donne marocchine negli anni ’40, gli harem familiari,e la ribellione della madre a certe tradizioni,tra cui il velo.Nel libro si legge come le donne mal sopportassero tale obbligo gi? a quei tempi.Come mai oggi sono le ragazzine stesse, a volerlo portare? Credo che ognuno sia libero di vestirsi come vuole e non mi disturba affatto(anzi io un bel niqab lo metterei anche alle “veline”), per? vorrei capire meglio come mai questa cosa sia cos? aumentata in questi ultimi anni,in una societ?, che completamente all’opposto vive nell’apparenza e nell’apparire, dove le donne si mostrano anche troppo, in maniera volgare e sfacciata…(forse ? proprio per questo?)
Lilith
Sulla questione mi pongo delle domande. Che significato bisogna dare a (hij|niq)ab?
Con tutta la buona volonta ed apertura mentale, mi sembra proprio che il niqab abbia anche un valore di mortificazione. Non so, magari la mia e’ un’impressione sbagliata. 6 anni fa, ero a Parigi: a quei tempi la questione dei rapporti con l’islam non era certo in primo piano: di discussioni sul velo o quant’altro non c’era ancora traccia. In televisione non si erano viste tutte le immagini dei talebani e relativi burqa. Sulla splendida spianata della Defense, vidi una donna coperta dal niqab: onestamente fu una visione che mi turbo’. Sarebbe stato uguale se avessi visto qualcuno messo alla gogna, o una strega al rogo. Magari la mia reazione e’ dettata da un’incomprensione culturale, non lo so, ma con tutta la buona volonta’ non riesco a non vedere una componente di umiliazione.
Onestamente non so cosa pensare.
A proposito di quest’ultimo (interessantissimo) commento, mi chiedo: le medie ragazze egiziane si fanno tutti i problemi delle medie ragazze italiane sul vestire? E, pi? in generale, e pi? precisamente: hijab / niqab / segni religiosi a parte, c’? anche in Egitto un “codice” legato ai vestiti, quello che qui ? la moda? (Penso per contro ai ragazzi australiani/nordamericani che potrebbero andare a lezione in pigiama e la cosa non verrebbe presa come mancanza di rispetto da parte dei professori. Ma come mancanza di “essere trendy” – scusa la parola, prof – da parte dei compagni.)
Lilith : Non so come sia in termini di “trend generale”, ma ad esempio in Iraq donne che in un Iraq laico erano emancipate e che da decenni non si sognavano di mettersi il velo hanno ricominciato a metterlo come una reazione all’invasione yankee venuta con arroganza a portare una brutta copia grondante ipocrisia della societ? occidentale…
Probabilmente Lia sapr? risponderci meglio, ma probabilmente ? proprio come dicevi tu…? una reazione culturale al modello culturale “anglobalizzante”…
ErMejo : L’umiliazione deriva dal fatto che una cosa sia fatta per scelta o meno…anche denudare
una donna che non lo desidera ? una umiliazione, non ? solo un’umiliazione “coprirla”, ma nella nostra societ? occidentale ci sono un sacco di donne che spasimano per denudarsi davanti
agli obiettivi o per andare in giro
mezze nude come i modelli dati dai media…
Se una donna lo decide lei ha il diritto di mettersi quel che le pare e non ? umiliazione…
Ciao,
Guido
Gi?.
E sapete, sempre parlando di niqab e metropolitane, dov’? che i vagoni si riempiono di “ninja”?
Alle fermate che corrispondono alle universit?.
Tu vai in campagna e non ne vedi, di donne a volto coperto.
Poi vai all’universit? ed ? un assalto.
Io lo dico da anni che ? politica al femminile, tutto questo.
Certe volte mi pare l’eskimo arabo.
(Mi sto finalmente rileggendo tutto il blog dall’inizio… ho avuto – quasi – una risposta qui http://www.ilcircolo.net/lia/000177.php )
aladin & the genius : on The Carpet
Scontro di civilt
Leggo il post di lia su Haramlik in cui accenna all’aumentare delle donne che indossano il velo in Egitto.
Nessuno le costringe, fanno scelte consapevoli in totale autonomia. Riaffermano la loro identit?, contrapponendola a quella occidentale. [….
Sono contenta che qui si riesca a parlare di questo argomento in un tono civile! Tre anni fa indossavo anch?io il niqab. Per un?italiana che vive in Italia non ? certo facile, ve lo posso assicurare. Ma il problema pi? grande non ? la societ? in genere, non ? la vecchietta che ti ferma per la strada per tirartelo via e vedere come sei fatta e non sono nemmeno quelli che ti passano vicino esclamando ?Poverina!? convinti che tanto non puoi capire, che sei straniera e magari pure analfabeta. Il problema pi? grande sono i parenti. I parenti, gli amici, i conoscenti e tutti quelli che in qualche modo pensano di aver diritto di far parte della tua vita e di distoglierti dalle tue scelte spirituali. ?Eppure da cristiani si dovrebbe capire!? mi dicevo. E pensavo, per esempio, a Benedetto, il fondatore, o meglio il capostipite, dell?ordine dei benedettini e a tantissimi altri personaggi (uomini e donne) della storia del cristianesimo che hanno scelto la vita monastica, l?eremitaggio e un rapporto intimo, costante e quanto pi? stretto possibile con il Creatore. Probabilmente oggi nessun cristiano pensa di dover fare vita monastica per approfondire la sua fede e per vivere nella grazia di Dio. Eppure nel IV secolo era quello il tipo di vita cui ambivano i cristiani. Vi assicuro che portare il niqab non ? cos? duro come sembra, perch? i benefici spirituali che si ricavano dal tipo di vita che automaticamente si riesce a condurre sono di gran lunga superiori a qualsiasi rinuncia materiale. E poi effettivamente di vere e proprie rinuncie non ve ne sono. Hai un marito, dei figli, puoi concederti di fare la mamma (quale utopica pretesa in una societ? come la nostra!). Anzi, per una musulmana il niqab risolve tantissimi inutili grattacapi quotidiani, come per esempio il fatto che anche se vieni guardata sai che non vieni guardata per una questione di lussuria o ammirazione, perch? tanto chi ti guarda non vede niente e questa ? sicuramente una responsabilit? in meno che ti permette di sentirti un po? pi? leggera e pi? pura. Anche il niqab come l?hijab ? per la musulmana una protezione, una specie di piccolo eremo, un luogo privato che ti permette di vivere nel mondo e nello stesso tempo di allontanartene. Adesso che, per costrizione, ho dovuto rinunciare sia al niqab che all?hijab, quando immagino uno stile di vita ideale per me, mi vedo gironzolare in un paese arabo con il niqab e cinque o sei figli attorno che corrono e giocano felici. Cara Lia, se nella tua scuola cercano un?altra insegnante, fammelo sapere al pi? presto!! Arrivooooo!
Gi?. La moda pi? diffusa tra le ragazze continua ad essere il jeans stretto con la camicettina e l’hijab a gioco, e l’effetto ? parecchio carino.
Sembrano farfalle colorate.
I maschi sono dei grandi fan della brillantina, soprattutto.
Per? io insegno in provincia, e l? c’? molto meno consumismo che al Cairo. Ho studenti dignitosi, ma non modaioli.
Qui al Cairo lo sono di pi?, ma niente a che vedere con la nostra ossessione.
Poi, certo, la scarpa da ginnastica e il cappellino con la visiera al contrario piacciono pure ai pupi di qui. :)
Quello che dice Khadijah ? molto interessante, una sorta di “soggettiva” da dentro il niqab, con quel senso molto bello di stare nel mondo ma allo stesso tempo esserne distante quel tanto che basta per avere il tuo spazio, la tua vita “altra” rispetto a quella a cui spesso ci costringono, quelle s?, le convenzioni, i quotidiani riti sociali spesso ormai vuoti di ogni significato. Rispetto molto una scelta cos? coraggiosa, e mi dispiace che sia stata costretta a privarsi sia del niqab sia dell’hijab. Ogni costrizione ? una violenza e una umiliazione, e in questo caso ? evidente come possono differire i concetti di “libert?”, soprattutto individuale. Grazie davvero per la tua testimonianza, ne far? tesoro.
Lia: grazie della risposta. Tra parentesi, qui in Italia i ragazzi pi? sono in provincia pi? sono modaioli, mi sembra…
Khadijah, bel post. Nulla da aggiungere, solo che, per quel che vale, mi spiace tantissimo che tu sia stata costretta a rinunciare al tuo velo. A dirla tutta: mi fa arrabbiare – molto.
Ipotesi, da esterna occidentale: potrebbe essere che una ragazza musulmana con l’hijab o il niqab sia pi? bella semplicemente perch? si sente “pi? se stessa”, quindi pi? in pace con il mondo? Che il punto non sia l’hijab ma il percorso che si fa arrivando a portarlo?
anch?o all?nizio quando 6 anni fa’venni in Egitto non capivo bene il perche’una donna dovesse mettersi il velo per essere cosi’rispettata da tutti…. anch?o sono musulmana ed ora dopo 6 anni sto’seriamente pensando di indossare il hijab. mia sorella piu’coraggiosa di me lo indosso’circa 2 anni fa’e da allora la vedo piu’felice e rilassata. il velo nell’Islam non e’una tradizione, ma e’obbligatorio!! e non e’affatto una forma di umiliazione…e qui nessuno la vede in questo modo. il velo viene indossato per sentirsi piu’vicine a Dio, e per sentirsi protette e realizzate. poi il velo che copre tutto il viso, non e’obbligatorio…ovvero il Profeta disse che solo una donna bellissima che attira sguardi pur indossando il velo deve mettersi il niqab…e cmq questa e’una scelta che la maggior parte delle donne prende da sola. conosco molte ragazze che da jeans stretti e magliettina corta sono passate al niqab per loro scelta!
poi ovviamente anche qui c?’la moda…e sembrera’strano, ma le ragazze con il velo sono molto piu’carine e alla moda di quelle a capo scoperto….
ci sono poi le ragazze in minigonne, con pantaloni corti e ombelico di fuori…a conferma che L’egitto e’pieno di contraddizioni!!
purtroppo da fuori vedere donne con il velo puo’sembrare una forma di costrinzione… e anch?o confesso che all?nizio quando ancora vivevo in Italia pensavo allo stesso modo. invece qui mi sono ricreduta, ho capito il vero significato del velo e lo apprezzo moltissimo, anche perche’, e questa e’una cosa che terrei a dire, una donna velata e’1000 volte piu’sensuale e bella di una a capo scoperto con super mini e tacco a spillo.
prima di chiudere volevo dire una cosa a khadijah … se veramente vuoi indossare il velo, non farti condizionare da nessuno. anch?o prima avevo paura di indossarlo per via della mia famiglia (quella in Italia) e amici… ma credimi non c?’niente di piu’sbagliato di cambiare per far contenti gli altri. non c?’bisogno di venire in Egitto per essere musulmana … Dio e’ovunque…non solo qui!!
un bacio a tutti
Concordo pienamente con Sabrina. Anche la mia fidanzata ora porta l’hijab e non la trovo affatto diversa da quando non lo indossava. Anzi, trovo che, al di l? del significato religioso, ora sembri pi? elegante, pi? fiera e ci? non pu? che rendermi orgoglioso di lei.
Salutoni.
P.S. Ciao Lia, se oggi l’agenzia mi da’ conferma, dovrei essere al Cairo per il 14 maggio per 3 giorni. Niente Alessandria per ora, troppo poco tempo, non sono riuscito a conciliare. quindi la mia bella verr? al Cairo da una zia. Meglio che niente…mi rifar? in agosto…Bacioni
Hai ragione Sabrina, la religione non ? un fatto endemico o una questione genetica. La vera religione ? una scelta cosciente. Non ha nessuna importanza dove ti trovi e in quale situazione vivi, perch? Dio – SWT – guarda le intenzioni prima dei fatti. Ti ringrazio per le tue parole e ringrazio anche tutti gli altri. E’ la prima volta che mi sento compresa pienamente in una discussione “multiculturale”! E questa per me ? la prova che pu? esistere il rispetto nella diversit?.
E per rispondere a Restodelmondo concludo che s?, ? proprio come dici tu. E’ una questione di religione, di concetti diversi di bellezza e sensualit?, probabilmente anche una questione di riconoscibilit?, ma soprattutto una questione di identit?. Perch? devo essere costretta a mostrarmi diversa da come sono?? Sono musulmana, ne sono fiera e con il velo mi sento io, senza velo sono finta, ipocrita, annullata, umiliata. E arrabbiata.
restodelmondo : Non so…a me sembra che qui a Milano di “fighetti” e “fighette” ce ne siano
fin troppi… >D
Guido
Guido, non dico che non ce ne siano. Dico solo che nella media provincia l’ostracismo verso chi si veste “strano” ? assai peggio. Qui a Mi almeno ci sono un po’ di fighetterie diverse – quella dei sancarlini, polo RalphLaurent e Adidas; quella dei centrisociali, altro giro altra divisa… – situazione polifonica che, come tutte le situazioni polifoniche, sviluppa quasi una tolleranza all’originalit?. In provincia ? tutto pi? schematico: “in”, “out”, tertium non datur.
[Esperienza personale sulla provincia: se perdi i capelli per una chemio e non ti metti la parrucca sei una mezza pazza. Punto. Anche se pelata stai benissimo, anche se sei assolutamente “adatta alla recita sociale” per tutto il resto. L’ho scoperto *dopo* aver fatto prendere un mezzo colpo a una rettrice di collegio a una cena “elegante”. Il mio vestito sarebbe andato bene alla prima della Scala, chi ci pensava ai capelli? Se l’avessi saputo prima mi sarei divertita di pi?, accidenti…;-)]