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[(Yo’, man) Yo'(Open up, man)]

Mi si avvicina un prof dell’altra classe, oggi, e mi fa: “Ehm… volevo chiederle: ma è lei che scrive quella cosa, non so come si chiama… la sua esperienza qui?”

Ed io faccio la gnorri [It wasn’t me]. “Quale cosa?”

“Eh, tipo chatting, ma non proprio.”

[Prendi tempo. Gira la cattedra. Fa’ le domande.] “E come ci sei finito, su una cosa così? E cosa ti fa pensare che sia io?”

E, mentre ti risponde, hai il tempo di fartene una ragione: “Sì, uhm, perchè?”

E poi lo guardi storto: “E che hai letto?”
Ma la domanda sarebbe: “Hai qualcosa da dichiarare su ciò che hai letto?”
E intanto ti chiedi: “Che ho scritto? No, non ho scritto niente di male, no?”

Non è la prima volta che mi capita: una volta mi si fece incontro una connazionale, durante l’intervallo di un concerto, per dirmi: “Ma mi è appena venuta a trovare mia nipote e ti ha riconosciuto, tu scrivi su internet!”
“Eh… ah… sì?”
“Ma sì!” E, rivolta a mezza comunità italiana al Cairo: “Ma lo conoscete il suo sito internet??”
E io: “Sssscccchhhtttt….”

Ho pensato che d’ora in poi nego.
Anche l’evidenza, ché così si fa.

“Io?? Mai fatto. Non so nemmeno accendere un computer.”