Ho letto questo libro quando era ancora in bozze.
Ha avuto un percorso travagliato e non c’è da stupirsene, visto che affronta un tema assolutamente tabù nel nostro paese dal peloso buon cuore.
Credo di appartenere ad una generazione difficile da raccontare, stretta tra la rimozione e il cliché. Non mi riconosco, di solito, nei libri che ci provano.
Leggendo Marco Salvia, invece, il meccanismo di riconoscimento generazionale ha funzionato ed è stata un’esperienza insolita. Anche perchè non c’è, nel suo libro, il ritratto di una generazione.
C’è invece – e per forza che c’è – il marchio (di Caino?) che l’ha segnata e, spesso, inghiottita: il bisogno assoluto, non trattabile, di proteggere la propria individualità di fronte all’autorità, al potere – anche e soprattutto a quello del “lo faccio per il tuo bene”. E il non badare a spese – proprie, tutte proprie – nel farlo.
Dietro tutta la curiosità, la voglia di giocare e di essere cattivi che abbiamo avuto – tanto prudenti da non fidarci nemmeno per un attimo dell’autoconclamata e ancora oggi celebrata bontà dei fratelli maggiori (ma come si fa a fidarsi di chi è convintissimo di essere buono?) e tanto incoscienti da esserci quasi autoestinti – noi davamo un valore enorme alla nostra individualissima capacità di pensare e non ritenevamo che, tolta quella, ci fosse vita possibile.
Oso pensare che la valanga di botte che ci è caduta in testa abbia tolto ai nostri fratelli minori – e ai nostri figli, ormai – qualsiasi desiderio di emularci.
E tuttavia non posso fare a meno di aggiungere che si vede, e non è un complimento.
Mara come me è stato definito un thriller ambientato in una comunità di recupero, uno dei nostri gulag legali e politicamente corretti.
Io credo che denunci qualche più o meno nascosto orrore italiano, piuttosto, e che racconti la fatica di mantenere la propria identità, la propria dignità di individuo nonostante questi orrori. E nonostante siano più o meno nascosti e – sicuramente – perpetrati “per il nostro bene”.
Marco Salvia, Mara come me.
Lo pubblica Stampa Alternativa e arriverà in libreria il 20 ottobre.
eventuali
Splendida recensione (ma non so se avr? il coraggio di leggere il libro)
old
il bisogno assoluto, non trattabile, di proteggere la propria individualit? di fronte all’autorit?, al potere – anche e soprattutto a quello del “lo faccio per il tuo bene”. E il non badare a spese – proprie, tutte proprie – nel farlo.
La propria individualit? va protetta anche in altre circostanze o solo di fronte all’autorit??
Io sarei per proteggerla contro tutto e tutti.
Cosa che i ragazzi non fanno pi?.
La maggioranza non lo fa pi?.E’ troppa la fatica,la perdita di tempo…o forse hanno ragione loro perch? noi potremmo dire di non aver vissuto un’adolescenza spensierata?Loro sono pi? leggeri,in apparenza pi? allegri di quanto lo siamo stati noi..parlo di me..18 anni nel 68.
Non esiste pi? il desiderio..l’attesa..oggi si deve avere tutto e subito,ma anche questa ? una colpa nostra.
Per? debbo dire che non sono tutti cos?.
Questa frase potrebbe essere di ciascun genitore pensando ai propri figli.
noi davamo un valore enorme alla nostra individualissima capacit? di pensare e non ritenevamo che, tolta quella, ci fosse vita possibile.
Beh…su questo ti potrei dare ragione.Erano altri tempi,i miei ancora pi? diversi dei tuoi.Dove gi? si cominciava ad essere bersaglio di pubblicit?,molto blanda e limitata..ma noi,dopo la pubblicit? s’andava a letto.Per? quella ce la vedevamo e ce la cantavamo. Nonostante ci? oggi,noi, si tenta di mantenere la propria individualit? se non di pensiero almeno di azione,di vita….
Una faticaccia….che ti fa sentire fuori luogo,anche vecchio,passato,ma tenacemente abbarbicati ad una posizione sempre pi? indifendibile.Non eravamo massificati,omologati..il merito non ? nostro ma ? della fortuna d’aver vissuto un’adolescenza al riparo dalla pubblicit?.
Doppio merito a chi fra i giovani d’oggi riesce a mantenere una propria individualit?.
E ci sono,pochi,ma a noi genitori basta poco vento per viaggiare contenti.
Emularci….
Nessuno ? mai impazzito dal desiderio di emulazione dei propri genitori.
Noi per primi.
Quello che succedeva allora succede ancora…ciclico.
E forse noi ci lamentiamo come si sono lamentati i nostri genitori.
Emulare i genitori.E’ un grande compito che ti pu? portare all’emarginazione se i tempi cambiano a folle velocit?…e cambiano.Quindi io non saprei se augurarmelo..non so se per mio figlio sarebbe un bene.
Sicuramente per un figlio non riuscire ad emulare o superare un genitore potrebbe essere un grande fallimento…ed allora,perch? provarci?
Lia tu sei fortunata.
E lo sai.
Per? strano che questo tuo post non abbia ricevuto un gran numero di risposte….
Certo che i figli non sono politica..sono responsabilit? concrete che non s’accontentano di parole.
Ma quelli che non hanno risposto probabilmente non hanno figli oppure si solo loro stessi appiattiti in qualche clich? che io non conosco?
E’ una provocazione non maleditemi.
Ciao
blu
“ma come si fa a fidarsi di chi ? convintissimo di essere buono?” ? la frase pi? bella che potessi utilizzare per invogliarmi a leggere questo libro. Anzi. ? una bella frase in assoluto. Meglio : per me, ? una bella frase, davvero bella. Ch? detesto gli assoluti..
chiara
Posso dire abbastanza tranquillamente di essere dell’altra generazione, quella che non ha preso le botte e si ? suzzata la pubblicit?, non tantissima, 10 minuti tra un cartone animato e l’altro. Ho vissuto un’infanzia ed una adolescenza spensierate e lo devo ai miei genitori e a quelli della vostra generazione.
In parte immagino il vostro sgomento nel vedere i diciottenni manichini, s? ce ne sono parecchi; anch’io mi sento vecchia quando li guardo, non mi ci riconosco e ho paura di vedere un giorno i miei figli cos? distanti, cos? poco miei. Poi per? mi ricordo che alcune colpe sono vostre che avete lottato con orgoglio per poi regalare tutto gratis ai vostri ragazzi. E loro, chiaro, non ne vogliono sapere di ideologie ed individualismi, a parte sembrargli ridicolaggini, non hanno sotto gli occhi un mondo che stimoli all’emulazione.
A titolo personale vi dico che non solo a 18 ma neanche a 30 si prende la generazione dei propri genitori a modello; ne riconosco tanti meriti e forse gli invidio anche lo slancio ideale, ma sinceramente ne vedo anche tanti limiti.
Quando continuo a sentire inutili discussioni tra destra e sinistra mi domando che senso ha oggi imbottigliarsi in una definizione che non dice niente, ma anzi cancella i tratti delle persone a favore dei partiti. E anche quando vedo che i politici stanno a perdere tempo in bischerate mi viene da darvi un po’ di colpa, se avessero preteso pi? fatti e meno discorsi, non ci sarebbero tante sceneggiate, mi dico.
Ho l’impressione che la vostra individualit? abbia generato s? cervelli pensanti, ma anche un mondo piuttosto egoista, con poca solidariet? e tante polemiche sterili; alla mia, di generazione, mancano stimoli e punti fermi, abbiamo un disincanto pericoloso che perora non sta portando a nessuna riscossa. Ma forse questo ? solo quello che si vede dalla televisione che premia i leader della sofistica, forse ci sono tanti ragazzi che in silenzio di muovono e cercano di darsi da fare. Due sono in Irak e con il loro valore hanno mosso una popolazione martoriata dalla guerra a sfilare per le strade. Non ? poco.
L'Indignato
Antiplagiazionismo
Gentili signori antiproibizionisti, siete caldamente invitati a citare la fonte della recensione beceramente copia-incollata, pubblicata sul vostro sito e indebitamente firmata Radio Radicale. Dalle mie parti la vostra si chiama figura da cioccolatai….
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