Dico: “Ma insomma, ma si può sapere perché ti ha lasciato?”
Dice: “Ma Liuccia, e che ne so io? Io sono tornata a casa dalla Sardegna e ho visto un foglio sotto il candelabro d’argento, sai, quello antico che c’è in sala, e allora ho posato la valigia, ho preso il foglio e sai che foglio era? Un certificato di residenza. Il suo nuovo certificato di residenza. E, Liuccia, mi sono dovuta sedere, sai? E allora l’ho chiamato e gli ho detto ‘Ma Liuccio, che hai fatto? Ma parliamone! Ma non è il caso!‘ ma lui, Liuccia, mi ha detto che ne avremmo parlato, prima o poi, e invece non l’ho più visto. Dopo 40 anni, un foglio sotto il candelabro. Sai, quello antico, quello in sala.”
Dico: “Ma insomma, ma si può sapere perché l’hai lasciata?”
Dice: “Preferivo.”
Dico: “Ma c’è un’altra?”
Dice: “No, ancora donne no, per carità!” e mi guarda in cagnesco e si vede che sta pensando che sono anch’io una donna e che la circostanza mi rende meno simpatica, ai suoi occhi.
Dicono: “Ma insomma, ma come gli è venuto in mente di lasciarla?”
Dico: “Ha un brutto carattere.”
Io credo che l’abbia lasciata perché aveva voglia di comprarsi dei mobili nuovi.
E poi gli piaceva l’idea di aprire la porta e andarsene, semplicemente.
Ci si toglie un peso, lo capisco. E’ bella, quella sensazione di libertà. E poi entrare in una casa nuova che nessuno conosce, tra mura in cui respiri solo tu. Fresche. E pochi oggetti, cassetti tutti per te, mine antidonna sullo zerbino.
Silenzio.
Nessuno a romperti i coglioni.
Niente spiegazioni da dare, niente su cui mediare, mentire, essere gentili, fare facce comprensive, fingere di ascoltare.
Come avere un telecomando: spegni l’altro/a e lui/lei sparisce, puff.
Non c’è più.
E, poi, il gusto di farlo davvero.
Deve essersi divertito, a modo suo.
Come mi divertii io espatriando.
Il piacere del “fare a meno”, soprattutto, è un piacere solitario.
Quali quadri, quali mobili antichi, quali candelabri: Ikea.
Un letto, un piumone svedese, un armadio con ancora l’etichetta attaccata. Un forno a microonde.
Niente.
Spazio per una sola vestaglia, la propria.
Pochi oggetti belli, i pochissimi che contano qualcosa per te. E sono pochissimi, questo è il punto. Uno passa la vita ad accumularli e poi, senti, ma chi se ne frega. Magari non ti piacevano nemmeno. Che importa, davvero.
Nulla vale più della propria vestaglia appesa a un gancio.
La vestaglia, questo sì, di seta.
Quando andai a vivere in Alto Egitto, la cosa più bella era che vivevo senza oggetti, appunto.
Non c’era nemmeno nulla da comprare: un mese scoprii di avere speso in tutto 180 euro, per vivere.
Mi piaceva, ma temo che non lo avrei potuto fare con un compagno: servono cose da condividere per potere avere qualcosa da dirsi.
Da soli, invece, si scopre che niente è più godibile del nulla.
Possedevo due forchette.
Mi capitò che mi servisse una tovaglia, una volta, e usai la bandiera della pace. E’ rimasta macchiata d’olio, in effetti.
Si ritrova un centro, a sapere con esattezza – e pensandoci non più di un minuto – quanti oggetti si possiedono, in tutto.
Dico: “Ma non ti manca?”
Dice: “Più che altro, il problema è l’insalata. La sera, mettersi a lavare l’insalata è una seccatura paurosa, non si può. Finisce che mangi meno verdure.”
“Oh.”
L’ha fatto perché è uno che si scoccia a non prendere decisioni e, in quel determinato momento, non era distratto dalle mille altre decisioni che si prendono normalmente: “E mo’ che faccio?”, si deve essere chiesto.
“Ah! Lascio mia moglie!”, si deve essere risposto.
E l’idea gli è piaciuta.
Sarebbe perfetto se non fosse che, in mezzo a tutta questa civiltà, la libertà è sempre un po’ un’incompiuta e non ce l’hai mai nuda, cruda e tutta intera.
A lui piacerebbe il deserto.
A me toccherà aspettare la prossima vita, per potercelo portare.
less is more
(but sometime
it’s bore)
Che delizia questo post…
Mi piace molto come scrivi, complimenti….
Come sono giunto qui? Non è ho idea…
Però sono contento di esserci arrivato.
A presto
Alessandro
Bello qui!E bel post!
Secondo me sei fuori strada sul bigottismo salutista/legislativo.
Ci sono infiniti esempi che dimostrano che gli italiani in genere hanno poco senso civico e se ne sbattono di cosa dice la legge se questa urta un tantino la propria comodità.
Parlo anche per me che non metto mai la cintura e che forzo un attimino i parcheggi (però ti giuro che non mi lamento mai quando mi becco le multe).
Stessa cosa per la salute, basta vedere come fioccano i Burger King e come resistono le pasticcerie. O anche come la gente preferisce comunque avere città invase dalle auto, piuttosto che prendere i mezzi pubblici o fare due passi a piedi.
E questo non è una giustificazione, né un vanto dal mio punto di vista.
Già, perché, non dico tutto, ma molto dipende dai punti di vista personali.
Io che non sono fumatrice, ma che ho marito e amici che fumano, e che soprattutto non soffro disperatamente se sto con una persona che fuma, non ho problemi a tollerare i fumatori. Non nascondo che mi fa piacere se vedo che usano degli accorgimenti, che domandano anche se sanno la risposta, che si preoccupano se cè la pargola o che si trasferiscono in branco nello studio dei vizi se vedono che ci sono troppi fattori che ne sconsigliano luso nel salottino (pargola, freddo, e persone intolleranti).
Non conosco molti non fumatori estremisti, conosco sicuramente più fumatori del tutto indifferenti o insensibili al fastidio che potenzialmente possono provocare a qualcun altro. Ma forse è perché lavoro in cantiere e perché passo un sacco di tempo in Spagna dove, come sai, il fumo è ancora un diritto ovunque, per lo meno nella mentalità della gente. Te lho già raccontato: quando ero incinta della Maria ho lavorato 2 mesi a Teruel (sì, ‘Teruel existe’) in un ufficio con 10 fumatori che non si sono mai accorti del pancione e della faccia verde che avevo per colpa degli urti di vomito che mi dava lodore del fumo (meno male che questa volta è un maschio!).
Quindi sai, tutto è proprio relativo.
Può darsi anche che laccanimento che hai riscontrato te sia dovuto ad una specie di senso di rivalsa dei non fumatori; dallessere zero-tutelati sono passati a dettare legge e magari si accaniscono, può essere.. ma di bigottismo proprio non parlerei. Altrimenti mi aspetterei di vedere i clacson strimpellare quando dallauto davanti vedono gettare tranquillamente il pacchetto vuoto o il clinex usato.. e invece niente; questo non disturba nessuno anche se cè tanto di legge non so da quanto.
Vedi, ognuno si scandalizza secondo la propria sensibilità. Io tollero malissimo chi usa il suolo pubblico come immondezzaio, ma trovo normale che uno cerchi di interpretare il codice stradale secondo le esigenze del traffico a patto che usi prudenza e abbia gli attributi (non necessariamente maschili) per farlo. Ma son sicura che a qualcuno gli si rizzano i capelli a leggere queste cose.
I nordici fanno prima: lasciano perdere le interpretazioni e le sensibilità e si attengono alla legge.
Anche i meridionali (in senso molto vasto, intendo) fanno presto: per loro è tutta una interpretazione. Ma certo sono dotati per natura di molta pazienza.
Noi europei siamo una via di mezzo, per questo discutiamo su ogni cretinata.
Baci.
P.S. Chi non ti dice niente sul fumo non è che non è bigotto, è che ti vuole bene e capisce che in questo momento non è il caso di darti altri motivi per sentirti un pesce fuor dacqua.
Il “noi europei” intendilo come “noi da Roma a Parigi” (suppergiù), o “noi centrali”, “noi nè carne nè pesce”..
Non trovo le parole per questo “noi”.
è vero che si mangia poca verdura quando si è soli perchè prepararla è una scocciatura e poi quando ne prepari da mettere in frigo succede sempre che poi la butti perchè va a male
in effetti c’è bisogno ogni tanto della solitudine e del nulla per poter di nuovo cominciare a pensare
Poi legge quest’altro e ne ha la conferma. :-)
Ho sbagliato post..
Ognuno ha le sue, no? :)
Dalle tue parole ne esce un fumetto divertente,
Riflettendoci un pò, se “lui” si è comportato in questo modo stravagante semplicemente per cambiare la mobilia, credo proprio che non lo si possa che considerare “un vero ometto”.
Se invece la moglie in quaranta anni si è comportata ” come un gatto nero attaccato ai maroni”, allora “lui”, con questo suo ultimo gesto, ha avuto un gran stile.
Chiara: se una esce dal Palazzo delle Stelline per dire a uno sconosciuto che nel chiostro, all’aperto, non si può fumare, i casi sono due: o è una custode (e questa non lo era) oppure un certo bigottismo sui comportamenti altrui gode, ormai, di approvazione sociale.
Credo.
E sennò, boh: dimmi tu cos’è.
Chi non mi dice niente sul fumo, poi, è la stessa gente che non mi ha detto niente negli ultimi 40 anni: non è che io sia venuta al mondo l’altro giorno, vorrei dire, e ovviamente frequento la gente che ho sempre frequentato, con poche variazioni.
A meno che, appunto, qui non sia passata la mano divina, non siano cambiati tutti nel giro di due anni e non me lo stiano tenendo nascosto perché, bontà loro, “mi vogliono bene”.
Tua figlia non ti ha mai detto niente?
Dì la verità.. :))
E la tua amica Cinzia? Non credo che fosse bigotta visto che era tua amica, semmai era una salutista, che è ben diverso.
Poi certo, se come dici hai sempre frequentato fumatori, che vuoi ti dicessero?
E il resto della gente, quelli a cui dava noia, probabilmente non si sentivano ‘in diritto’ di fartelo notare e ora magari si accaniscono, come ipotizzavo ieri.
Comunque, volevo solo che tu prendessi in considerazione il fatto che questa censura può essere dovuta semplicemente al fatto che il fumo dà effettivamente fastidio ad un sacco di gente e non che la gente è diventata improvvisamente bigotta. Per questo non è il caso di prenderla come un fatto personale, di rifiuto, o associarla ad altre forme di bigottismo, che effettivamente esistono.
Ovvio, a meno che, uno non stia attraversando un certo momentuccio dove viene bene sentirsi una reietta in un mondo falso e perverso.
In questo caso è super lecito :))
gatta sorniona ^^~
La sindrome della tabula rasa
Grande litigata in famiglia. Genitori contro figli. Questa volta i miei genitori hanno una parte di ragione in questa storia, che vado a raccontare. Il problema è sempre lo stesso: il trasloco. La mia roba. Vivo per conto mio in una casa vuot
aprire la porta e andare verso qualcosa di sconosciuto. rigorosamente senza verdura! :)