Dice Chiara che non è vero, che qui si stia diventando un po’ bigotti.
E forse io interpreto male, oppure non trovo la parola giusta per definire il fenomeno.
Eppure.
Consiglio di classe, l’altro giorno, e parliamo a lungo di una classe raccapricciante e pestifera e fioccano i 7 in condotta e le sospensioni e siamo imbufaliti, tutti, ed ogni nome della lista a cui diamo ‘sto voto di condotta suscita un ululato, gemiti prolungati, minacciosi ruggiti da parte dell’ormai spiritato corpo docente tutto.
Fino a quando non arriviamo al nome di Fiorellino e lì, come per incanto, sorridiamo.
Ma quanto è carina Fiorellino.
Quanto è deliziosa, quanto è positiva, quanto è intelligente, serena, riflessiva, distaccata, educata e dolce.
E quanto studia, Fiorellino.
E’ l’alunna ideale, è un miracolo, è un fiore nel deserto, è un’apparizione della Madonna, è la Madonna venuta a soccorrere i disperati.
Fiorellino ci dà motivo di esistere, Fiorellino è il futuro e la speranza.
Le diamo 10 in condotta solo perché non possiamo darle 23 e, infine, facciamo entrare i genitori che ci aspettano fuori dalla porta, e siamo in ritardo.
Noi.
Ci arriva, trafelata, una signora straniera e molto agitata, visibilmente dedita a mestieri di fatica: “Sono la mamma di Fiorellino, devo correre immediatamente al lavoro, sono già in ritardo. Potreste darmelo subito, il pagellino di mia figlia? Devo proprio scappare, non posso fermarmi nemmeno un attimo.”
E la collega coordinatrice: “Ma signora, certo che no! Prima dobbiamo esporvi il nostro giudizio sulla classe e POI consegneremo i pagellini! Si sieda!”
La madre fila a posto e la collega, soddisfatta, si gira verso di me: “Ma guarda che roba, non hanno nemmeno mezz’ora da dedicare ai propri figli!”
Io do poca soddisfazione, su queste cose: “Ma daglielo, ‘sto pagellino, se deve andare a lavorare! No?”
E lei: “Ma no, le regole sono regole!”
E la madre, intanto, si siede, poi si rialza, poi si risiede, poi guarda l’orologio e infine torna da noi, tesissima: “Devo davvero andare, sono mortificata. Come faccio, adesso, per avere il pagellino? Potete almeno darlo a mia figlia che me lo dà stasera?”
E la collega: “No, signora! Glielo daremo domani, come si fa quando i genitori sono assenti.”
E se ne va, la mamma di Fiorellino.
In ritardo, dopo avere buttato mezzo pomeriggio inutilmente.
E la collega attacca il cazziatone alla classe, che riguarda tutti tranne Fiorellino, e dieci minuti dopo è lì che distribuisce i pagellini ai genitori che, per loro fortuna, non avevano lavori da cui precipitarsi alle 6 di sera.
Bigotta, appunto.
Perché qui ci sono le parole d’ordine, tipo “i genitori non hanno mezz’ora da dedicare ai figli” e sono parole d’ordine che vivono di vita propria, al di sopra della realtà e dell’evidenza, e tutto deve piegarsi di fronte ad esse, non c’è ragione che tenga.
Noi, si piega il labbro con disprezzo e si sindaca sui genitori e le loro mezz’ore.
Anche se una che fa visibilmente fatica, per campare, poi è capace di tirare su una figlia come Fiorellino.
Anche se ti stanno dicendo che devono andare a lavorare, e un lavoro fatto da una straniera alle 6 di sera è un lavoro di quelli che si possono perdere, per una cazzata del genere.
Anche se, qui, gli unici ad essere in ritardo siamo noi.
Anche se quello che abbiamo da dire non riguarda quella signora né sua figlia e lo abbiamo detto e ripetuto, tra noi, fino a dieci minuti prima.
Niente.
Ma darle una soddisfazione, a una donna, no?
Dirle: “Signora, eccole il pagellino e mille complimenti a sua figlia”, no?
No.
La signora è portatrice di disordine, nel ritmo ordinato della nostra consegna.
Che risulti assente, anche se ha rischiato il lavoro per essere presente.
Bleah.
L’inflessibile collega (e speriamo che non mi legga, sennò mi ritrovo con l’ennesima nemica aggratis) mi diceva, pochi giorni prima: “Oh, che meraviglia andare qualche anno all’estero! Qui è insopportabile, Milano è insopportabile!”
Già.
Là ti voglio, collega: tra mille signore scarmigliate che ti chiedono, tutte, di mettertele dove più ti aggrada, le tue regole.
Te sei di quelle che tornano leghiste e a nuoto, collega.
(Chiara: ma se la parola non è bigotti, qual è? Che altro è, quest’inflessibilità così prontamente teorizzata, generalizzata a prescindere e senza che ci siano mai contesti a intaccarla, sulle regole che comportano fatica solo per gli altri? E’ che non mi viene un altro termine.)
Non c’è motivo di mettere i bastoni fra le ruote a persone che non ti hanno fatto nulla.
Al limite, lamentati, urla, ma vai incontro alle esigenze degli altri, no?
Sono pienamente d’accordo con te, anche perchè io non mi sognerei mai di criticare un genitore se non conoscessi vita, morte e miracoli del suo operato.
Ora parte la danza del “se tutti ci venissimo un po’ incontro, il mondo sarebbe migliore”. E’ un’ovvietà, certo, ma cosa si può obiettare a questa frase?
Questi giovani Italiani!!!!
Tutti disgraziati, drogati, perditempo, debosciati, quasi apatici pensano solo al calcio e alle ragazze tanto poi ci sono i genitori a cacciare la grana o il paraculo per ficcarli da qualche parte a scapito dei vari “fiorellino”.
Fortuna i stranieri quella si brava gente.
Fortuna anche alla Spagna, ma guarda fortuna anche a persone come Lia.
Fortuna a tutte le persone positive, evviva
Avevate ragione tu e la tua professoressa, sono infelici! E la loro soddisfazione è nel rendere infelici gli altri. Non sono cattivi, è proprio che la loro vita è fatta solo di una successione di luoghi dove trovare infelicità.
Qualcosa te l’ho già detta nel post sbagliato, ribadisco 2 cosette.
Una, che l’intransigenza verso il fumo (o il non rispetto della legge sul fumo) non dovrebbe essere associata ad altri bigottismi ideologici (perchè altrimenti dovrei aspettarmi la stessa cosa su altri temi affini dove c’è tanto di leggi e leggine), ma al fatto che il non rispetto di questa legge ha delle ripercussioni sul prossimo che al fumatore sembrano inspiegabilmente esagerate dallo stesso.
Secondo: i bigotti esistono, penso anche che siano sempre esistiti. Quindi non voglio dire che la signora che è uscita fuori apposta a riprendere l’ex marito non lo fosse. Dico soltanto che la signora forse è un’eccezione.
Ora però che mi ci fai pensare, io l’altro giorno mi sono avvicinata ad un distinto signore che aspettava il treno insieme a me per fargli notare che dietro le sue spalle, più o meno a 2 metri, c’era un bel cestino e che non aveva senso buttare il suo clinex moccicoso lì sul binario, anche se a bologna c’è il filippino che ogni ora passa con la scopa. E non ti dico il disturbo che mi è costato il mio spirito civico dovendomi alzare con la marmocchia di 13 chili in braccio ed una pancia smisurata a complicare le cose.
Sarò bigotta anch’io e non me ne rendo conto?
Boh! E’ che mi ha fatto una rabbia!
Però scusa le due cose sono diverse. Il tuo ex marito non dava noia a nessuno, quel signore sporcava qualcosa che è di tutto, no?
Dimmi che non sono bigotta anch’io!
Poi. La tua collega non è una bigotta è una cretina. Cioè, moderiamoci: si è comportata da cretina.
Lo sai che la mia mamma è maestra, no?, beh se glielo racconto mi dice che è una cretina la tua collega. Ora dico la mia mamma perchè l’associazione è stata immediata, ma so che un sacco di insegnanti mi direbbero la stessa cosa.
Certo mi sorge un dubbio: non è che a Milano c’è un concentrato di .. come si chiamano? ..
Faccio fatica a credere che esistano persone del genere,persone come la tua collega,intendo.Davvero…E faccio fatica a credere che nessuno l’abbia ancora mandata a quel paese…
Possiamo dire “GRETTI”?
è bigottismo per forza, Lia.
no, non è ordine o disciplia o serietà nel proprio lavoro.
perché se l’ostinazione della tua collega a seguire le regole la applicassimo sempre, sarebbe pesante ma sensato. sarebbe una forma mentis, un modo di vivere. chessò come i tedeschi, coi quali ho lavorato e che DEVONO seguire una procedura, sennò si sentono persi.
questo invece è una mappa di divieti a macchia di leopardo, in mezzo ai quali non è possibile orientarsi.
perché non ha una regola, risponde alla necessità di scaricare sul più debole la propria frustrazione, accumulata in anni e anni.
e la qui presente lo sa, perché godeva, fino a pochi anni fa, a parlare di ordine, di mettere le cose e le persone (peraltro assimilate tristemente e non a caso in un unica categoria) “in riga”, espressione che ora odio.
e la tua collega in riga cerca di metterci tutto perché è così che le hanno insegnato. anche i sentimenti, si mette in riga lei.
e tutta la sua infelicità l’hai vista in quel rimproverare la signora in ambasce per il suo lavoro, nella sua palese soddisfazione nel farlo.
quell’affanno, quell’ansia, le hanno fatto da specchio e per non vedersi riflessa l’ha mandata via.
Mia madre (veramente di mio fratello gemello e mia, stessa classe) il tempo per andare ai colloqui non lo trovava davvero mai. Voti alti e insegnanti arrabbiati perchè i genitori non si vedono.
E più gli insegnanti si arrabbiavano, meglio andavamo noi a scuola e meno si vedevano i miei genitori nei paraggi.
Il tutto fino a quando una profesoressa ha intrattenuto mio padre parlando per un’ora di me, ma attingendo le informazioni dalla pagina del registro di mio fratello. Mio padre l’ha assecondata con il risultato che alla fine non sapevano nemmeno più quali voti erano di chi.
Forse burocratici e autoreferenziali, piuttosto che bigotti.
PS: i miei insegnanti infine si convinsero che mia madre era tedesca. Lei, che veniva dal lodigiano, si è tenuta appiccicata l’etichetta, così poteva andare a guadagnare il pane senza il rimprovero dei docenti.
Ipocrisia?
Che quel genere di persone siano poi infelici, io non ne sono certa, vorrei anzi che qualcuno mi potesse convincere con delle argomentazioni che io non ho.
Mi chiedo cosa può aver pensato la mamma della ragazza ,e sono certa che sarebbe stata sicuramente contenta, magari, di poter andare a lavorare pensando alla bella pagella della figlia e al fatto che, di ritorno dal lavoro, avrebbe potuto consegnargliela direttamente, come probabilmente la ragazza si aspettava, e avrebbero potuto guardarsela e commentarla assieme, senza dovere invece dire: ” sai io ho insistito tanto, ho detto che dovevo andare a lavorare, ma nessuno mi ha cagato, mi hanno considerata assente, infatti te la daranno domani”.
C’è anche tanta presunzione in quel gesto mancato.
Io la chiamo mancanza di disponibilità. Poter fare le piccole cose che rendono la vita più piacevole e rifiutarsi per piccolezza d’animo (per me: stronzaggine). Ne incontro spesso persone così, magari gentilissime, ma la cui prima risposta è no. Un no secco. Senza condizioni. Perché ci sono anche tanti modi di dire no :-D
Però ci sono anche gli altri, quelli che ti dicono sempre si, indipendentemente dall’assurdità della richiesta. Per fortuna.
spero che tu abbia fatto un cazziatone memorabile alla tua collega (io in questi casi li faccio pubblicamente, ma anche fatto dopo ha il suo effetto)
in fin dei conti il mondo se non lo cambi tu chi lo cambia, la collega bigotta?
Bigottismo? Boh, non so se è il termine giusto per definire queste piccole malignità esercitate da chi possiede (anche solo per un attimo, anche solo in un contesto limitato) un piccolo, fetentissimo potere sugli altri e lo usa per causare fastidio, sofferenza, o al limite rotture di scatole (come se la vita non ne fosse già piena).
Ma in una società già compressa e piena di violenza, può darsi che a questi piccoli portatori insani di arroganza capiti un giorno di scontrarsi con un pugno di chi non ce la fa più…atto di certo disdicevole e foriero di ulteriori guai per chi – solo apparentemente – è dalla parte del torto. Ma dannatamente giusto e liberatorio.
Concordo con chi ha definito la tua collega “cretina”. E’ qualcosa che prescinde dal mestiere: non e’ un problema degli insegnanti, o degli impiegati, o dei politici, o di chicchessia. Diciamo che nel caso degli insegnanti l’idiozia spicca di piu’, perche’ ti aspetteresti apertura mentale, cultura, disponbilita’ … e per carita’, molti hanno queste doti, bisogna ammetterlo. Ma in altri casi bisogna accontentarsi di quello che passa il convento. D’altra parte, da insegnante ( e da genitore), devo riconoscere che effettivamente la maggior parte dei genitori tende alla latitanza e ama giustificarsi ricorrendo al vieto repertorio di luoghi comuni sui docenti (distratti, burocrati, demotivati, demotivanti … ), perche’ fa comodo. Piuttosto: la madre di Fiorellino e’ straniera, mi sembra di capire, e Fiorellino e’ un’ottima alunna. Qualcuno dovrebbe spiegare ai nostri viziatissimi e privilegiati pargoli e alle loro trepidanti e italianissime famiglie che qualcuno, giunto da molto lontano, li sta incalzando da vicino, qualcuno che ha volonta’, desiderio di riscatto, voglia di impegnarsi per ottenere risultati che, oggi, non sono piu’ dovuti a nessuno.
chi confonde la forma con la sostanza di solito è cretino.
voto per questa.
le regole si cambiano.
Non ho capito perché nn gliel’hai dato tu, il pagellino. A costo di strapparlo di mano alla collega e di avere una nemica in + (capirai..)
… frustrata … secondo me è una frustrata. Le tocca di dover star “gobba” in non so quante occasioni e quando le capita di poter essere lei a dettar le condizioni non le par vero ….
Io assisto a degli sketch di questo tipo ogni giorno e vedo che la gente tendenzialmente pensa molto poco, manca di esercizio alla riflessione in genere, esce dunque con delle sortite pessime, che, quel che è peggio, spesso non vengono neppure notate dagli altri.
Quel che è certo è che questi personaggi li vedo ringalluzzirsi ogni giorno di più, sempre pronti a palesare in modo spregiudicato la propria sicurezza anche e soprattutto nei momenti in cui stanno clamorosamente “pestando”.
Cosa bisogna fare per non incarognirsi e avvelenarsi le giornate, forse è solo trovare un buon equilibrio e discernere tra le situazioni da lasciar perdere e quelle per le quali si ritiene che un nostro intervento possa cambiare le conseguenze di un comportamento.
Nel caso tuo ad esempio Lia, credo che prendere la collega, tirarla in un angolo e farla ragionare un attimo, sarebbe stato opportuno, meglio crearsi una inimicizia ed aver raggiunto un obiettivo che un’inimicizia proprio aggratis.
Io dico così adesso, seduta tranquilla a casa mia, consapevole che tante me ne sono passate sotto al naso senza che io abbia fatto nulla.
Un’altra dimostrazione lampante che pensiamo poco (facendo rif.all’altro post intitolato appunto ragioniamo) è data dal fatto che, pur sapendo che in Spagna un aperitivo costa 56 uro anzichè 15 e un affito 430 anzichè 650…e pur avendo altri paragoni con paesi europei ( anche se devo dire i mezzi di informazione in questo senso si guardano bene dal metterci al corrente), noi non protestiamo; una bella alzatina di spalle, non quella di menefreghismo, ma di rassegnazione e tutto continua….olè
Ehi Lia… ma ce l’hai con me?? :-)
ho provato a postare un commento ma ancora una volta mi respinge, sempre per “questionable content” che accade?
ciao
Claudio
Non è che mi preoccupasse l’inimicizia della collega (santo cielo!), è solo che eravamo tutti in fila davanti a una platea di genitori che ci vedevano per la prima volta e non era il caso di esibirsi in un pubblico battibecco. Io le ho chiesto di darglielo. Lei, in qualità di coordinatrice, si è rifiutata. Non c’era molto da fare se non, appunto, dare spettacolo, e a scuola non si deve.
Claudio: mi mandi il commento per email, per favore? Devo vedere perché la blacklist lo blocca.
Quando al liceo mi successe la stessa cosa, cioé che la prof di filosofia non dissimulò il suo disappunto nel dirmi che in tutto l’anno non aveva mai incrociato mia madre neanche per sbaglio, io pensai che se ne risentiva perché non le veniva riconosciuta l’importanza che riteneva di avere. Cioè, insomma, pensai che mia madre non andava a leccarle il culo e questo le dava fastidio. Il bello è che mia madre, in quanto insegnante, siccome andavo bene, pensava di fare un favore ai miei insegnanti risparmiando loro inutili chiacchiere sul fatto che non avevo problemi. Qui le cose stanno diveramente ma credo ugualmente che la tua collega, di fronte a un genitore che non si ferma ad ascoltare quello che ha da dire, si senta defraudata del suo piccolo palcoscenico. E, se le cose stanno come dico, mi dispiaccio per lei perché proprio il lavoro di insegnante si nutre, più degli altri mestieri, delle relazioni interpersonali, e quindi se le relazioni che lei instaura con i suoi studenti non la appagano (in senso lato, per cui nel senso che non trae nutrimento e sostanza da questi rapporti, belli o brutti che siano) è un gran peccato. Ciò non significa che non sia d’accordo con il bigottismo, ma credo sia un’ipocrisia che va a nascondere le proprie piccolezze. Tant’è che noto un abuso della giustificazione “non è che mi interessi, ma è per principio”. Tutto per principio, e questi principi vengono tirati in ballo ogni momento. In effetti credo che per principio bisognerebbe evitare di dire “per principio”.
La parola esatta è ” cazzimma – menefreghista”
Sìsìsì. Siamo pieni zeppi di regole, a cui non si può transigere, sennò che ne è del nostro “importantissimo” ruolo nella società? Siamo talmente impegnati a cercare di contare qualcosa che non ci si ricorda più quali sono le priorità, nella vita. Che sarà retorico ma è una una una sola.
il termine giusto e’ :
rompic******i, e’ stato coniato apposta per individui simili
La parola forse è “moralista”.
Vale a dire, quelli che “le regole sono più importanti delle persone”.
I bigotti sono un caso particolare di moralisti religiosi, che qui c’entrano poco.
sono un ragazzo di 13 anni ,adoro e amo il RAP o HIP HOP ,io odio la scuola perchè ci fanno imparare delle balle ,ci fanno imparare solo quello che a loro sembra giusto !!! quello che vogliono loro ! ma dovè il nostro parere???! .IO capisco che la scuola è importante per stare bene poi nel futuro ma visto che sono in seconda media ed ho già imparato a scrivere a leggere ho già capito che cosè la vita e cosa bisogna fare per vivere ,perchè allora non posso già incominciare a studiare ,imparare quello che voglio fare da grande???!!! E perchè devo studiare delle cose stupide come la storia dei vecchi romani o dei vecchi greci??perchè non posso studiare solo musica matematica e italiano ,che sono le cose che mi serviranno di più nella vita!!!oppure se io voglio diventare un musicista ,studio soprattutto musica e poi le altre cose necessarie.Invece se io odio la musica non la studio ma studio quello che per la mia vita è necessario!!!
Perché poi, nella vita succede spesso di cambiare idea, Niki.
Crescere mantenendosi tutte le porte aperte, anche quelle che in quel momento ci piacciono di meno, è una garanzia di libertà.