E’ da giorni e giorni che scrivo che forse bisognerebbe tirare un attimo il fiato e riprendere la prospettiva di cosa viene aggredito e di cosa si appoggia, esattamente.
Una, poi, legge queste cose qui e si sente vagamente Cassandra:
“We announce to the Islamic nation the good news of the unification of a great faction of the knights of the Jamaa Islamiya … with the al-Qaeda group,” Ayman al-Zawahiri said in a videotape aired on Aljazeera on Saturday.
Temo che non ci sara’ neanche bisogno di invaderlo, l’Egitto: comincia a sembrarmi perfettamente in grado di suicidarsi da solo.
Ma non vi sembra strano che nessuno, mai, faccia un’irruzione dai titolari dei siti internet “islamici” che vengono molto vagamente indicati?
In realtà, basta un misero programmino per scoprire chi è la società intestataria e da lì, indagando ancora, scoprire i gestori dei siti. In effetti, giornalisti indipendenti americani (e non solo) lo hanno fatto, e hanno scoperto che i presunti siti islamici senza nome e indirizzo provengono dagli Stati Uniti. Un ottimo articolo su questi incroci e sui reali padroni (società “IntelCenter”) dei siti da cui escono i nuovi video di “al-Zawahiri” è questo:
http://www.effedieffe.com/rx.php?id=1286%20&chiave=al%20zawahiri
“Adesso i messaggi audio-video sono più frequenti.
Vengono annunciati in anticipo di 38 o 72 ore da «siti islamici» mai meglio identificati.
E quando compaiono, appaiono «impaginati» molto meglio dei primi, diciamo così fatti in casa: foto fissa di Bin Laden su sfondo nero, voci fuori campo, occasionalmente Al-Zawahiri che parla e dà le ultime notizie, sempre più spesso corredate da video e collages di video montati in modo molto professionale che devono comprovare – come dubitare di immagini? – la verità dei delitti di cui Zawahiri rivendica la paternità ad Al Qaeda.
Soprattutto, i nuovi messaggi sono molto più puntuali.
L’ultimo esempio è chiarificatore.
A un anno dagli attentati del metrò di Londra, proprio mentre la comunità musulmana britannica chiede a gran voce un’inchiesta su quel che è veramente successo, e Blair la nega («costerebbe troppo»), mentre in quella comunità si domanda ormai ad alta voce come mai i quattro attentatori, alcuni dei quali diciottenni che vivevano coi genitori, non abbiano lasciato nemmeno due righe alla mamma, o alla moglie o alla fidanzata; come mai non si siano fatti riprendere con un kalashnikov in mano a rivendicare il proprio imminente martirio, come fanno tutti i terroristi che si rispettino, ecco il puntuale intervento.
Al Qaeda emette un comunicato in audio e video «prodotto in modo elaborato» (lo dice la MSNBC, network americano collegato a Newsweek) dove appare per la prima volta sui vostri schermi un «ampio video di Shehzad Tanweer, uno degli attentatori suicidi di Londra», che «in inglese» ammette di essere stato l’attentatore del 7 luglio.
Poi, compare un membro di Al Qaeda chiamato «Azzam l’americano», che infatti parla arabo con forte accento yankee.
E infine appare Zawahiri, con gli occhialetti d’oro da fanatico e il ditino alzato (versione islamista del «nemico Emmanuel Goldstein» nel romanzo 1984 di Orwell), ad assicurare che i quattro attentatori di Londra erano stati addestrati in campi di Al Qaeda. (1)
E’ un particolare, nota la MSNBC, «che gli inquirenti britannici e americani non hanno ancora convalidato».
Ma non c’è bisogno di convalida, adesso che Al-Zawahiri in persona conferma: come si fa a non credere ad un video così ben prodotto e montato, ancorchè in grave ritardo sui fatti?
Al Qaeda ha aspettato un anno a rivendicare gli attentati di Londra, perché ancora non aveva messo a punto le sue nuove competenze mediatiche?
Probabile.
«Secondo esperti di antiterrorismo», nota ancora la MSNBC, «l’uso di annunci promozionali e di collages di video ben montati con personaggi che parlano inglese dimostra la crescente sofisticazione dei metodi di relazioni pubbliche di Al-Qaeda».
[…]
Sicchè vale la pena di vedere meglio che cos’è questo IntelCenter, questa ditta USA che scopre per prima i messaggi di Al Qaeda.
Un amico lettore ha scoperto che il sito della ditta è registrato a nome di un’altra, che si chiama Tempest Publishing Co.
E’ una casa editrice a sua volta filiale di un’altra entità, la «Chem-Bio.com» che pubblica manuali e CD con le istruzioni per la difesa contro armi batteriologiche: «a sostegno», dice il sito, «di quanti sono in prima linea nel combattere la minaccia terroristica odierna».
Il sito elenca alcuni dei principali clienti.
Sono la US Army, la US Air Force, il Lawrence Livermore Laboratory nonché i laboratori di Los Alamos, storici centri di ricerca delle armi atomiche e di distruzione di massa, entità militari e segretissime.
Inoltre, fra i clienti viene vantato l’USAMRIID, cioè quel laboratorio militare da cui uscì l’antrace usato da «terroristi arabi» per terrorizzare dei senatori democratici.
L’identità di tali «terroristi arabi» è tutt’ora ignota e tale resterà, a meno che Al Zawahiri non ce la riveli in un prossimo video diffuso dalla IntelCenter.
In conclusione, la ditta pare essere la filiale della editrice «Tempest», che pubblica allarmi e allarmismi dietro grassi contratti con il settore militare.
Ha probabilmente vinto un nuovo contratto, e si vede: ora Al Qaeda comunica infinitamente meglio.
La ditta costruisce prove alla moviola.”
Uh! Il Wind of Change di cui parlavano i neocon continua a soffiare forte!
Amadinejad in Iran, Hamas in Palestina, Hezbollah in Libano con Israele che tratta il paese dei cedri come Milosevic il Kosovo, le decine di innocenti ogni giorno vittime della guerra civile in Iraq, i talebani che rialzano la testa in Afganistan facendo mattanza di soldati Nato e civili, le corti islamiche in Somalia pronte alle “guerra santa” con l’Etiopia, l’alleanza tra terrorismi di stessa matrice… era questo il “domino effect” che volevano Bush e Blair?
Direi di si’.
Ma Lia, mica ci crederai?! > è un pupazzo, una marionetta dei neocon… scommetto che girano da qualche parte a Holywood o in qualche studio con dei veri registi e un attore professionista…
è tutta una montatura, uno spauracchio da mostrare alle folle occidentali per accrescere l’odio antiarabo.
Guarda che il fatto che certi personaggi facciano il gioco dei neocon non esclude che siano personaggi reali e con una vita loro. Sia i neocon che zawahiri (e simili) vogliono la stessa cosa, ma su campi diversi. Uno stato di guerra permanente globale, la messa in discussione di uno status quo, sia uno che l’altro vogliono plasmare il mondo secondo un loro punto di vista e noi in mezzo, noi i burattini, noi imanovrati dagli uni o dagli altri.
Ritael: non tutto e’ fatto in funzione dell’Occidente. Mi preoccupano di piu’ le tensioni interne, al momento.
Sai cosa succedera’? Che qui in Egitto, i ragazzini che si fanno saltare in aria nei mercatini o giu’ da un ponte aumenteranno a dismisura. E sara’ uno sfacelo, con nove milioni di egiziani che vivono di turismo e in una societa’ che va allo sfascio ogni giorno di piu’.
Che poi sulla loro disperazione ci marcino pii reislamizzatori o perfidi burattini dei neocon o entrambi, poco mi cambia.
E poco mi cambia che la colpa sia di Israele o degli USA o delle dittature: certo che lo e’, di tutti loro.
Ma rimane questo sventurato paese che diventa sempre piu’ demenziale, e quello che vedo sono cumuli di spazzatura che si moltiplicano di giorno in giorno e la gente, invece di toglierli, ci prega sopra.
Meritava di meglio, questo pezzo di mondo.
si Lia sempre piu’ demenziale, pensa che qui in Egitto di sono decine o forse centinaia di ragazzi incarcerati perche’ volevano partire per il Libano, e il malcontento e la rabbia qui si sentono, c’e’ molta rabbia che cova a fuoco lento
…..molto pericoloso.\ciao
Lia, inserisco il commento successivo in questo post, anche se é probabilmente OT.
La sua migliore collocazione è probabilmente nel post “Non mi era mai successo” o in quello “Meno male che ci ha pensato Israele”.
Volevo però essere sicuro che Piero Perugia lo vedesse perché magari non controlla più i commenti ai vecchi post.
Se non va bene dimmelo e provvederò a spostarlo o a cancellarlo.
L’ho comunque messo sul mio blog per non dimenticarmelo.
Stefano Calzetti
Dedico questo commento ad una personalità sintetica: il nome che questa personalità, da questo momento in avanti indicata come P.S., si è assegnato è Piero Perugia.
Questa P.S. ha preso coscienza di sé nel brodo primordiale dello spazio commenti di Lia.
Vi sembrerà strano che si possa accostare il concetto di “brodo primordiale” con quello di “personalità”; fino a qualche giorno fa anch’io pensavo questo.
Ho scoperto però, e aspetto una menzione dai curatori del premio IgNobel, che esistono protozoi che ad una prima osservazione sembrano, ripeto sembrano, possedere caratteristiche associabili ad una entità biologica evoluta; tra queste caratteristiche c’è la personalità.
Scrivo questo post senza possedere conoscenze di psicologia e biologia , più elevate del livello principiante del gioco Focus, il famoso gioco-rivista che vi dà l’illusione di capire la scienza.
Lo scrivo senza possedere i connotati del fine umorista, lo scrivo senza conoscere nulla di geografia; ammetto questi limiti e mi pesa che ne sia diventato cosciente solo dopo che la P.S. autonominatasi Piero Perugia mi ha messo davanti alla realtà.
Ho però intenzione di lasciarlo sul mio blog, il post intendo, a perenne memento di un evento fondamentale per la scienza tutta.
Per evitare perniciose illusioni nell’ambiente scientifico c’è qualche precisazione da fare.
P.S. ha molto da lavorare su sé stessa: riconosce solo i nomi presenti nei tags HTML e posso dirlo perché nonostante le mie richieste insiste a chiamarmi Zenzero; ha ancora una scarsa varietà di argomenti; le sue risposte soffrono ancora di un automatismo residuo della sua esistenza antecedente alla presa di coscienza; è ancora dipendente dall’uso della procedura software Megaphone :-) per poter stabilire contatti con le personalità biologiche.
Sono fiducioso, a dispetto di quello che ho sopra scritto, nella possibilità di una evoluzione di questa P.S. verso un livello superiore; mi ritengo, nonostante la mia conclamata ignoranza in materia scientifica, politica e geografica, lo scopritore di questo primo esempio di P.S. autosufficiente, certo solo per brevi periodi ma comunque autosufficiente.
Sono qui a chiedervi di aiutarmi in questo progetto scientifico; aiutatemi a far crescere la P.S. Piero Perugia, non dimenticate di nutrirla spiritualmente con i vostri insegnamenti, ricordate che gradisce moltissimo le critiche a Israele che la rendono più forte e resistente a quella forma virale chiamata pensiero debole, che tanti danni ha fatto su personalità sintetiche in crescita e su personalità biologiche già mature.
Non trascurate di aggiungere alla sua, come dire, dieta qualche frammento di pensiero interculturale finemente sminuzzato e martoriato.
Soprattutto non siate gentili con lui: le personalità sintetiche si sviluppano meglio in un clima di violenza e sopraffazione.
Un ringraziamento anticipato a chi vorrà contribuire allo sviluppo della scienza, anche con poco, anche con un semplice “Israele sta esagerando”.
Grazie e a risentirci presto.
Stefano Calzetti
Ritael, in quello che scrive Blondet trovo spesso la volontà di urlare una tesi, senza dimostrarla.
Molte volte ho trovato imprecisioni in quello che scrive.
Blondet scrive bene, ha un ottimo stile di scrittura ma questo non garantisce la veridicita’ delle notizie che lui riporta.
In giro per la rete si trovano molti siti e blogs che “provano” “senza dubbio” “con dovizia di prove” quanto siano cattivi gli Stati Uniti.
Sono scritti bene ma infilano stronzate una dietro l’altra.
Impiego mesi a farmi un’idea su un fatto o su una situazione e anche allora continuo ad avere dei dubbi che si rafforzano quando mancano i riferimenti alle fonti.
Lia, senza aver la pretesa di informare come pretende Blondet, inserisce link su link.
In un articolo come quello da te riportato non c’e’ traccia di un link.
Mi dispiace perche’ l’informazione e’ incompleta e oggettivamente pericolosa.
Qualcuno obietta che posso cercarmi da solo i riferimenti; sono d’accordo, spesso il giornalista o il blogger invitano a farlo, per esercizio intellettuale e per validare i risultati del suddetto giornalista.
Spesso pero’ non ho tempo, spesso devo prendere decisioni affidandomi al patto di fiducia, da non confondere con il principio di autorita’, che esiste tra me e la mia fonte di informazioni.
In questo caso il patto e’ indebolito dalla mancanza di alcuni requisiti, l’indicazione circostanziata delle fonti, l’imprecisione dimostrata precedentemente.
Quindi, oltre a non cadere nelle trappole dell’informazione falsa o, ancora piu’ subdolamente, omessa, devo fare attenzione a non dare la mia completa fiducia, per reazione, di chiunque mi proponga una visione alternativa.
Questa raccomandazione non e’ per te ritael, ho solo approfittato dell’occasione perche’ la citazione di Blondet fa scattare dentro di me un grilletto.
Ricordati che l’ho accomunato a Perugia e a Rumi.
Si tratta, continuando il discorso, di una raccomandazione piu’ generale.
Nel mio blog e’ riportato il link ad un indagatore italiano sui fatti dell’undici settembre, Paolo Attivissimo.
Attivissimo e’ detestato da tutti i fuffisti perche’ usa argomentazioni tecniche, non ideologiche. Posso non essere sempre d’accordo con lui ma sul metodo concordo quasi sempre e anche se non posso garantire che non sia pagato dalla CIA o dall’NSA, posso dire che indaga bene.
Aggiungo un disclaimer che sarebbe inutile tra persone intelligenti ma utile vista la diffusione degli stupidi: non mi stanno simpatici per partito preso ne’ gli Stati Uniti ne’ Israele, ne’ l’Iran e nemmeno il Libano.
Sono simpatetico con chi soffre e ora a soffrire sono persone, vittime del processo di invenzione del nemico, dell’area nord-africana e orientale.
Stefano Calzetti
No, se c’è un pregio di Blondet, è proprio quello di citare le fonti delle notizie con nome e cognome. Certo, lo fa in stile “bibliografrico”, ovvero titolo dell’articolo e rivista, per cui bisogna dai titoli risalire ai link web, ma ci sono tutti.
Basta una breve ricerca su Google per trovarli:
1. Articolo su Al quaida, dove compare l’agenzia “Intelcenter” che fornisce appunto il video: http://msnbc.msn.com/id/13773674/site/newsweek/
2. Sito della Intelcenter, l’agenzia da cui solo e unicamente, per quanto il mondo ne sappia, escono i nuovi video di “Al Quaida”: http://www.intelcenter.com/aboutus.html (con presentazione firmata appunto dal nome citato da Blondet, ovvero il CEO Ben N. Venzke).
3. In questa pagina compare anche il nesso con la “chem-bio.com”, il cui sito è questo http://www.chem-bio.com/
dove si leggono chiaramente i rapporti con i laboratori di ricerca militare (Los Alamos ecc., tutti in prima pagina con tanto di link).
Quindi, tutte le fonti citate da Blondet sono lì, basta leggerle.
E, ripeto, per dire, se fossimo in Italia, a qualunque magistrato, spunterebbe almeno la curiosità di vederci più chiaro e di capire come mai questi video di “Al Quaeda” vengono forniti alle agenzie stampa da una compagnia che (definizione) “fornisce servizi di intelligence”, con sede in Virginia, USA, e che vende i video e gli “al Quaeda documents” come se fosse un bookstore on line.
Perlomeno bizzarro, no?!
Una precisazione: rileggendo il commento mi sono apparso presuntuoso e vorrei chiarire una cosa, anche ripetendomi.
Non ho affermato di negare qualsiasi notizia riportata da Blondet, ho criticato il suo metodo.
Questa critica la faccio ogni volta che leggo un’inchiesta di Bonini e D’Avanzo. Trovo all’interno dei loro articoli lo stesso sgradevole modo di dare una notizia.
Il caso di Blondet e’ piu’ grave per un altro motivo: i riferimenti in stile bibliografico che Rita ha ricordato, sono ottimi per una pubblicazione stampata e immutabile ma Blondet ha scelto di privilegiare l’internet sulla carta stampata per la pubblicazione dei propri articoli.
Una notizia che viene pubblicata sul web segue un modello non sequenziale che consente un approfondimento maggiore (lo so che si puo’ usare la sola parola IPERTESTO ma oggi sono logorroico).
Non c’e’ motivo di astenersi dal suo uso e non si puo’ invocare un’abitudine data da fattori cronologici; esistono per questo i collaboratori giovani e tecnofili.
Dopo aver scritto il commento n° 11 sono andato sul sito del CICAP (http://www.cicap.org) e ho trovato un ottimo esempio di riferimento bibliografico usato in un sito web:
INIZIO
Recentemente su Lancet è stato pubblicato un articolo (Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, Jüni P, Dörig S, Sterne JAC, Pewsner D, Egger M, “Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy”, Lancet 366:726-732, 2005)
FINE
Trovate il testo completo a questo link:
http://www.cicap.org/rubriche/scrivia/msg.php?tid=20060725090000.
In questo caso il numero della rivista non era disponibile e quello usato era il miglior tipo di riferimento possibile. Il discorso non vale per l’articolo di Blondet che avrebbe potuto inserire i link che Rita ha riportato.
Faccio notare che anche i curatori del sito del CICAP fanno errori simili, lo dico per evitare come al solito accuse di banale faziosita’.
Nello spazio commenti del blog di Manuela Scebba (http://manubigio.blogspot.com) c’e’ un commento di alfaomega60, che e’ diventato doppiamente fastidioso quando ho messo al posto del nome di Castro, quello di Sharon.
Ho pensato che alfaomega60 non aveva diritto di essere un odiatore di questo stampo e che nemmeno io posso augurarmi la morte di Sharon.
Secondo voi come si puo’ dar voce al disprezzo verso una persona come Sharon e Olmert senza perdere la propria umanita’, come hanno gia’ fatto loro?
Come al solito non considero Dacia Valent perche’ le sue ingiurie sono provocazioni e anche satira; il suo stile e’ inimitabile.
P.S.
A Lia o al macchinista del blog, c’e’ la possibilita’ di modificare i propri commenti o quantomeno di unirne due gia’ pubblicati?
Ciao Lia.
Volevo segnalarti un link ad un articolo sui Fratelli Musulmani, e chiederti cosa ne pensavi. Ciao e auguri.
http://bostonreview.net/BR31.3/glain.html
immagino tu sia al corrente dell’opposizione guidata dai movimenti tipo Kefaya ed altri che stanno sistematicamente organizzando manifestazioni, solitamente aventi luogo nella piazza Tal’at Harb, sotto l’ufficio di Ayman Nur. Voglio dire che la gente sta pian pianino a scendere nelle piazze, a dire di no ad alta voce, anche se ancora non con la necessaria aggressivita` e in numeri abbastanza esigui. Si spera pero’ che questi intellettuali riescano ad attirare la gente comune che sta sbirciando l’opposizione con paura e curiosita` in attesa di vedere la reazione violenta delle forze antisommossa.
Anche il linguaggio giornalistico e` cambiato di molto, anzi io la ritengo una svolta, si sta parlando evidentemente dei settimanali d’opposizione. Forse per la prima volta nella storia della Repubblica Araba d’Egitto il presidente viene cosi` sarcasticamente criticato nei media (si veda l’articolo di Belal Fadel sull’ultimo numero del Dostour). Sono rimasto letteralmente di stucco a leggere questo articolo e tanti altri pubblicati su settimanali del genere (tipo AL-Dostour, Sout Al-Omma, Al-Osboa) e mi dicevo “Urca! Ma dove siamo? Forse in Francia?”…
Tirando le somme, l’appiattimento attuale dell’Egitto non va a genio a nessuno, a parte il capo dello Stato ed i suoi uomini. La gente inzia a ribellarsi, ma si vede che ci vuole una scossa molto piu’ forte del rincaro della benzina e la guerra in Libano per dare la spinta finale alla popolazione. Chissa’ quando arrivera`.
Rita, hai letto quello che ho scritto, (l’importanza di riportare il link, le imprecisioni che ho riscontrato) o sei partita in difesa di Blondet perche’ e’ uno dei pochi che fa informazione complementare al mainstream mediatico?
La domanda che ti ho fatto e’ seria, non e’ una provocazione.
Se ti arrabbi non mi importa niente perche’ a quel punto i nostri due metodi sono cosi’ diversi da rendere difficile una discussione.
Sull’argomento, tanto per chiarire, penso che sia piu’ affidabile una fonte che riporta una notizia contraria alla propria impostazione ideologica, benche’ presunta, che una che la riporti perche’ funzionale alla “causa”.
Un esempio e’ questa notizia sul sito inglese di Al-Jazeera:
http://english.aljazeera.net/NR/exeres/275B73E5-7B84-4E36-9C98-039EA669CC90.htm.
Se la notizia fosse stata riportata da Fox News avrei pensato male ancor prima di leggere la notizia.
Io so che avrei sbagliato a far cio’ e per questo parlavo di “patto di fiducia”.
Sul discorso della magistratura invece ti bacchetto duramente:
cosa ne sai delle inchieste in corso? Niente come me o hai fonti affidabili?
Stefano Calzetti
Certo che ho letto quello che hai scritto, Stefano.
E infatti, come puoi vedere, mi sono data la briga di cercare, per chiunque fosse interessato, i link web alle notizie e alle fonti citate da Blondet, che tu accusavi di imprecisione o scarsa affidabilità.
Quindi, abbiamo visto che le fonti indicate da Blondet sono serie, precise e riscontrabili da chiunque su Internet.
Ora, la mia battuta finale voleva essere un’osservazione paradossale, perchè qui siamo in Italia, appunto.
E torno a ripetere: com’è possibile che gli ultimi nuovi video di Al Quaeda escano dalla “IntelCenter”, agenzia privata localizzata in Virginia, stretta collaboratrice dell’intelligence e dell’industria bellica militare americana?
Com’è che tali video provengono sempre dalla “IntelCenter”?
Se una simile compagnia si trovasse in Italia, credo che anche un modesto commissario di quartiere, sapendolo, vorrebbe vederci più chiaro, molto più chiaro.
E con questo mi sembra di aver risposto.
Quanto alla notizia di Al Jazeera che citi sopra, non ho ancora aperto il link.
Il mio compito era semplicemente di rispondere alle tue obiezioni sull’articolo di Blondet, e mi pare di averlo fatto in modo molto preciso, con tanto di siti e di link ufficiali, per la migliore informazione (“corretta”) di tutti.
Il mio ultimo commento e’ stato inserito in contemporaneo con il tuo ultimo commento Rita.
Lo dico, a beneficio degli altri, perche’ altrimenti la discussione sembrerebbe un dialogo tra sordo/ciechi.
La tua domanda su un interessamento della magistratura non e’ provocatoria, e’ purtroppo banale.
Ritengo comunque un bene che si continui ad arrabbiarci per le manipolazioni dei servizi segreti di tutti gli stati, e’ un servizio a noi stessi e agli altri, per evitare l’appiattimento e l’incapacita’ di discernere.
Comunque Rita, ricordiamo che l’indignazione a senso unico e’ utile in ogni caso perche’ non si puo’ negare un torto ricordandone uno subito ma l’approccio sullo stile Kelebek e’ migliore.
Miguel usa un metodo analitico e non fideistico anche se viene accusato di antiamericanismo a prescindere. Dicevo qualche giorno fa che oggi sono gli Stati Uniti i cattivi imperialisti (quindi parlando di essi viene accusato di odiarli e di odiare l'”Occidente” che essi simboleggiano), domani sara’ la Cina.
Basta non dimenticarlo e rileggere, se non lo si e’ fatto, il libro di Jared Diamond Armi, acciaio e malattie.
Sono d’accordo, Stefano, Blondet non fornisce i link web come si dovrebbe.
Ma, anche se lascia al lettore l’incombenza della ricerca web, indica comunque i nomi dei siti, i titoli degli articoli e i nomi delle riviste o dei giornali, dai quali si può facilmente risalire all’archivio web, come ho fatto io in 5 minuti.
Certo, hai ragione, sarebbe più comodo (e più moderno) se li mettesse lui, i link, ma questo non toglie nulla ai contenuti e alle notizie interessanti che riporta.
Poi, a me piace entrare nel dettaglio, nel singolo fatto, non mi interessano le visioni preconcette di partenza. Non mi interessa parlare dell'”America” in generale. Piuttosto, mi interessa un discorso, se vuoi “filologico”, di analisi critica delle fonti.
LA fonte di “Al-Quaeda” è IntelCenter (http://www.intelcenter.com/), che fornisce alle agenzie stampa del mondo intero (AP in primis) i video di Al Quaeda.
Un fatto che meriterebbe di essere sviscerato da cima a fondo, ripeto.
Ma davvero pensate che la cia, o chi per essa, se volesse fare disinformazione sarebbe sgamata cosi facilmente ? I video di al qaida vengono anche consegnati ad al jazeera, pure loro della cia ? oppure di al qaida ? Io sono dell’idea che piu’ si pensa di saperne qualcosa meno se ne si sa’.
Stefano lasciami in pace piero perugia che mi ha promesso una collanina da israele. Mi è oramai tanto affezionato…
Rita che pazienza che ce vo con i maschi… io ti avevo capito immediatamente… ma loro so puntigliosi, polemici… ma Stefano lo posso perdonare facilmente:). Blondet lo leggo volentieri e forse non sarà proprio la sua missione di provare tutto; magari pensa che oramai si merita un po di fiducia… se gli vogliamo credere ok altrimenti ciccia.
grazie al blog di Kelebek ho capito chi è piero perugia
http://kelebek.splinder.com/1154448852#8845401
tutte le caratteristiche coincidono…
Ecco lo sapevo, è scappata. E mo’? :)
Per quanto riguarda il video di Al Zawahri, Jamaa Islamiya ha smentito tutto. Vedi ad esempio qui:
http://www.news24.com/News24/Africa/News/0,,2-11-1447_1979004,00.html
Voglio poi aggiungere che un po’ mi preoccupa la credibilita’ che qualcuno attribuisce a maurizio Blondet. B. scrive bene, espone teorie suggestive ma gratta gratta alla base del suo pensiero ci trovi “il complotto giudaico-massonico”. Insomma, B. e’ un reazionario antisemita. Capisco che la parola antisemita sia stata talmente abusata e usata a sproposito da perdere la sua importanza e significato (anch’io, nel mio piccolo mi sono sentito dare dell’antisemita per le mie critiche a Israele, e non parliamo poi di Lia…). Blondet invece e’ veramente antisemita, lui crede che gli ebrei sono il male perche’ hanno ammazzato nostro signore etc.etc. Il suo pensiero antimoderno e anticapitalista e’ molto popolare presso i gruppi neofascisti, tanto per fare un esempio. Le mie sono considerazioni generali che non riguardano lo specifico dell’articolo presentato in questi commenti.
Saluti
Sì, anche Al Jazeera parla della smentita:
http://english.aljazeera.net/NR/exeres/5B082741-DEE6-4FB2-808D-85EF704BC7FA.htm
C’è da considerare, però, che l’Egitto è da qualche anno alle prese con una generazione di attentatori che non è possibile inquadrare in un gruppo specifico: penso al Khan al Khalil, al ponte di Tahrir etc.
E questo, è opinione comune, è un fenomeno destinato ad aumentare.
Nella smentita si dice questo: “Sheikh Abdel Akher Hammad, a former Gamaa leader, told Aljazeera on Sunday from Germany: “If [some] brothers … have joined, then this is their personal view and I don’t think that most Gamaa Islamiya members share that same opinion.”
Insomma: qui se la aspettano tutti, un’ondata di attentati.
Manca solo la cornice in cui collocare gli aspiranti attentatori. Che non sono pochi, temo.
P.S. Mi scuso per il ritardo con i commenti: ero su una spiaggia deserta senza connessione, ehm.
@ritael: io leggo molto ma commento poco proprio perche’ c’e’ sempre qualcuno pronto a fare una qualche lezione. Conosco la differenza, e se ho scritto antisemita intendevo antisemita e non antisionista. Mi dispiace non potere citare articoli e passi di libri di Blondet perche’quelle cose sono rimaste in Italia mentre io vivo dall’altra parte del mondo. Non ti chiedo certo di “fidarti” di me, volevo solo contribuire con qualche informazione.
Saluti a tutte/i, espatriati e non.
A proposito, Claudio Fracassi piace anche a me.
Fa parte dell’ampio movimento italiano per la verità sull’11 settembre – quello che certi personaggi ambigui si sforzano di screditare e di demonizzare a tutti i costi, senza riuscirci – e ha sottoscritto l’appello “11 settembre 2001: rompere il muro del silenzio” di Giulietto Chiesa e del gruppo di lavoro sull’11 settembre 2001 dell’ass. Megachip: http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=1927
Penso che quello che Blondet ha dire come giornalista vada valutato appunto per il suo tenore informativo, non per il suo background ideologico di convinto cattolico.
Non ci deve importare di quante volte prega o se è contro l’edonismo, Blondet. Quello che importa è se riferisce fonti e notizie attendibili: e lo fa. Ad es., in calce al suo articolo linkato sopra, c’è il riferimento anche a un giornalista del “World Socialist Website”, e molte volte collabora con giornalisti di sinistra americani e canadesi, come Michel Chossudovsky, del gruppo di Globalresearch.ca (http://www.globalresearch.ca/).
In altre parole, non bisogna mica essere ultras cattolici come lui, per leggerlo come giornalista, proprio come, penso, chiunque può gustare la scrittura di Aldo Busi senza per forza essere gay (e ciò non toglie che i fenomeni di costume che descrive sono molto condivisibili anche da noi donne :) )!
Riguardo poi al suo “antisemitismo”, non è esatto neanche questo. Sembra ormai una cosa ovvia, ma tocca sempre ribadire la differenza tra antisemitismo e antisionismo. Blondet – come per inciso alcuni ebrei, i Naturei Karta, – è un convinto antisionista. Ma molto spesso cita e riporta nel suo sito articoli di giornalisti ebrei antisionisti, soprattutto americani, dei quali è amico e collaboratore.
Che poi, anche dal punto di vista religioso, egli difenda il cattolicesimo sopra le altre religioni, quindi anche sopra il protestantesimo, l’induismo, il buddismo, l’islam e l’ebraismo, è un altro discorso, che non c’entra nulla con il primo.
Ma per tornare al problema kamikaze e fonti informative, torno a ripetere che ormai sono sempre di più i giornalisti indipendenti e i blogger alternativi a non credere alla vecchia solfa dei video, e questo per motivi molto precisi.
Oltre alla stranezza già segnalata sopra (siti “islamici” basati in America, agenzie fornitrici dell’intelligence e dei laboratori militari americani che sfornano video come la “IntelCenter”) cito quei un caso concreto.
Le bombe in Giordania (Hotel Radisson e Hyatt), alla fine del 2005: la notizia diffusa dalle televisioni e dalla stampa mainstream parlava di “kamikaze”.
Ma, andando a vedere i servizi girati dalle tv locali e le foto scattate sul posto, quello che vediamo è ben altro.
Qeello che vediamo sono soffitti e controsoffitti sventrati, e infatti i reporter giodani (e anche il giornale isrealiano Haretz) parlarono subito dopo l’accaduto di bombe piazzate dentro i controsoffitti, non di kamikaze.
Le immagini riprese sulla scena sono eloquenti: http://www.prisonplanet.com/articles/november2005/151105stateterror.htm
Quindi, il problema nasce dal fatto che poi l’informazione diffusa a livello globalizzato viene alterata in un secondo tempo. E putroppo, è molto facile farlo, perchè pochi conoscono Internet, e ancora meno sono quelli che, in Internet, hanno la fortuna o le indicazioni per capitare nei siti di vera informazione, anche se questi crescono sempre di più, perchè non sono pubblicizzati come i mainstream media.
Il retroterra culturale di un giornalista e’ oggi piu’ importante di un secolo fa.
Claudio Fracassi ha descritto il giornalista (1) come un guardiano dell’informazione, un gatekeeper, primo responsabile della scelta delle notizie.
In questo senso, se si ammette che il giornalista e’ soggetto come essere umano a debolezze e preferenze, diventa importante sapere l’orientamento del guardiano per valutare la correttezza dell’informazione e del modo in cui viene porta.
Il giornalista della carta stampata non e’ piu’ l’unico referente per ottenere informazioni. Non esiste ancora una categoria corposa di giornalisti abituati alle possibilita’ dell’informazione online, ci sono pero’ molti giornalisti del vecchio tipo riconvertiti al nuovo mezzo.
Conseguentemente a questo aumento dell’offerta la lettura dell’informazione e’ diventata piu’ complicata; principalmente da un uso superficiale dell’internet.
E’ emersa da esso una mancanza di capacita’ analitica, di possesso degli strumenti logici fondamentali, di conoscenza dei meccanismi dell’informazione.
E’ emersa anche la spocchia e la supponenza di persone che prima si rivolgevano a un pubblico limitato e ora possono pontificare al mondo.
Riescono bene in questo perche’, a differenza del discorso da metropolitana, dove l’esaltato tipo viene spernacchiato subito grazie al confronto diretto, sulla rete un buon stile e’ sufficiente per ottenere attenzione.
Sono stato felice di avere a disposizione questa massa di informazioni.
Ero cosi’ felice da aver trascurato l’attenzione alla verifica. La mancanza cronica di piu’ punti di vista mi ha portato all’ubriacatura.
Insomma ho creduto, ripeto creduto, a cose che ho scoperto assurde.
Ho sviluppato diffidenza perche’ ho letto, sempre sulla rete, moltissime confutazioni a tesi esposte con dovizia di particolari.
Ho visto pochissime volte il riconoscimento del proprio errore.
Non ho smesso di leggere i giornalisti o i ricercatori incorsi in questa debolezza.
Ho solo cambiato i requisiti necessari per qualificare affidabile una notizia.
In un commento a Rita, ho parlato del patto di fiducia che si stabilisce con la fonte di informazione.
Il patto e’ reso necessario dall’impossibilita’ di verificare personalmente ogni fonte e ogni collegamento.
Ritengo il patto il male minore paragonato all’alternativa della confusione che porta all’ignoranza.
Sulla base di questo mio pensiero ritengo un ossimoro l’espressione “vera informazione”.
C’e’ l’informazione, parziale perche’ filtrata dal gatekeeper ma comunque in buona fede, e la disinformazione che e’ uno strumento di controllo a tutti gli effetti che ha in comune con l’informazione solo ed esclusivamente una parte del nome.
Chiamare un’informazione parziale, disinformazione tout court, e opporgli la vera informazione e’ una negazione della complessita’ di qualsiasi, dico qualsiasi, situazione.
Fare cio’ implica una bipolarizzazione che non risponde sempre alla realta’.
La semplificazione, la divisione sommaria tra informazione passabile e puro pettegolezzo e’ utile e necessario in prima battuta per ridurre all’essenziale il rumore.
Successivamente si deve pero’ cominciare a vagliare il rimanente senza accettare quello che conforta la propria tesi.
Anche questo e’ un vezzo umano ma elevarlo a metodo e’ disonesto e finora ho visto pochi esempi di comportamento contrario.
Ho pero’ visto un comportamenti ridicolo: accreditare un parere di un esponente della controparte come rappresentativo di una realta’, all’interno della controparte, piu’ importante di quella effettiva. Questo funziona ancora meglio laddove l’esponente sia ideologicamente opposto a chi lo accredita.
Un esempio e’ sbandierare l’opinione di un palestinese israeliano, favorevole alla politica del suo paese, come prova dell’esistenza di una parte consistente di palestinesi contraria ad Hamas e all’azione di Hezbollah.
Questo gioco, questa applicazione stupida dell’induzione, funziona sempre, non importa la parte politica e si basa su meccanismi emotivi.
Non me lo posso permettere; per questo sono un rompipalle di questo genere, un cacadubbi stizzoso.
Perdonatemi se potete.
Stefano Calzetti
(1) Claudio Fracassi – Sotto la notizia niente (fuori catalogo da anni); Claudio Fracassi – Le notizie hanno le gambe corte (fuori catalogo da anni); Claudio Fracassi – Bugie di guerra – Mursia
Rita, quando usi l’espressione “certi personaggi ambigui” mi sembra di rileggere il “Quotidiano dei lavoratori”.
Sull’argomento 11 settembre vedo i maniaci di ambo le parti prendersi a testate da anni.
Io stesso, per aver sostenuto la validita’ del metodo di lavoro di Paolo Attivissimo, sono stato incluso tra i pagati dalle multinazionali.
Avevo gia’ sentito dell’adesione di Claudio Fracassi all’appello di megachip.info.
Ho riletto quest’ultimo ora e mi sembra molto sopra le righe come alla prima lettura mesi fa.
Per gli estensori vale la presunzione di colpevolezza per l’ipotesi ufficiale e c’e’ la tendenza a vedere chi la pensa diversamente come parte del popolo bue e come incapace di sviluppare una ricerca autonoma.
Pur sapendo questo ritengo i lavori di Fracassi ottimi, anche a livello divulgativo.
Stefano Calzetti
… Eh eh, forse proprio come io ritengo ottimi i lavori di Blondet, pur non condividendo le sue posizioni in altre materie, come la laicità o la fede.
Comunque, penso che oggi più che mai, più che di toni sopra o sotto le righe, quello che importa siano i contenuti. E di toni ce n’è per tutti i gusti… non per nulla, ad aprire l’argomento 11 settembre sono stati proprio gli americani, non certo il gruppo di Megachip.
Per chi volesse farsi un’idea, qui dei brevi link:
http://www.physics911.ca/Main_Page
http://www.scholarsfor911truth.org/
Se e’ per questo gli americani “credono” in tante cose:
http://kelebek.splinder.com/1154925638#8889269.
La proporzione tra incapaci e ricercatori competenti sulle tematiche dell’attentato dell’11 settembre 2001 e’ sbilanciata a favore degli incapaci.
Molti si limitano a far da diffusori di notizie, accreditandole pero’ come frutto di un lavoro al quale hanno partecipato.
E come al solito c’e’ confusione aggravata da un contesto educativo, a livello di scuola secondaria, pietoso.
Rita, abbiamo un punto di vista diverso sull’informazione.
Il mio punto di vista e’ a tutela di chi deve farsi un’idea, come cittadino che deve prendere delle decisioni, ma non ha tempo.
E’ questo il senso del concetto di patto di fiducia.
Io, cittadino attento e responsabile, scelgo le mie fonti.
Conoscendo le capacita’ della mente umana di autoingannarsi scarto per prime quelle piu’ faziose.
Io Stefano Calzetti ho piu’ tempo di molti altri e nonostante questo sono costretto a fidarmi ogni tanto.
Per questo ritengo meno affidabili di quello che potrebbero essere Maurizio Blondet e Magdi Allam.
Sono un appassionato dilettante di scienze cognitive.
Ho scoperto e sperimentato quanto sia facile indurre un comportamento e quanto sia facile indulgere in un atteggiamento per noi emotivamente soddisfacente.
Come a dire: e’ relativamente poco difficile manipolare l’opinione pubblica da parte di un governo.
Per reazione, sentendoti offesa e vedendo violata la fiducia che riponi nel tuo stesso governo, e’ probaile che tu rifiuti in blocco qualsiasi cosa, dato, notizia che sia originata dal campo opposto.
Un esempio storico: il numero di donne effettivamente arse vive dopo la condanna per l’accusa di stregoneria e’ piu’ basso di quello normalmente percepito.
Oggi vedo pero’ molti cattolici rifiutare le interpretazioni storiche del periodo, provenienti da fonti laiche, non atee ma laiche, perche’ le ritengono in solido responsabili di una falsificazione storica.
Questo perche’ degli storici laici si sono dimostrati scorretti.
Non serve ricordare che la persecuzione era grave a prescindere, non serve far discorsi di percentuali di perseguitate inaccettabili anche per un contesto storico molto diverso.
Non intendo dire che le fonti di Blondet siano tutte inaffidabili o che Allam sia un totale cazzone. Non lo penso assolutamente.
Dico e ripeto che puo’ capitare di offrire una selezione di comodo delle fonti al tuo pubblico, in buona fede.
Quando pero’ la passione o l’ideologia porta un giornalista a farlo sistematicamente, non ho piu’ fiducia in lui.
Stefano Calzetti
A proposito della Jamaa Islamiyya, l`altra sera c`era sul primo canale della Tv egiziana una trasmissione di approfondimento con intervistatore e i due leader della Jamaa, che ora gestiscono un sito internet. I due signori, per chi conosce un po l`argomento sono Karam Zuhdi (tra i protagonisti dell’assassinio di Sadat) e Ibrahim Nagih, uscito dalla prigione il primo nel 2003 ed il secondo nel 2005. Hanno negato fermamente qs.legame con al Qaida e smentito le affermazioni di Al Zawairi. La loro posizione di rifiuto della violenza e di accettazione del gioco parlamentare e’ evidente anche a chi vada a leggersi il sito web. Loro rappresentano la leadership storica della Jamaa Islamiyya sono personaggi di un certo spessore e peso politico. Personalmente quindi escluderei una ripresa delle ostilita’ da parte della Jamaa, ma certo non si puo’ escludere che qcn. della galassia islamista radicale egiziana abbia posizioni contrarie alle loro.
L’importante, Stefano, è che ciascuno abbia i mezzi di verificare le informazioni. Blondet dà modo di farlo, come abbiamo visto, con esito positivo, nomi, cognomi e fonti.
Anche i ricercatori americani dell’11 settembre danno modo di farlo, ponendo on line una quantità impressionante di materiali, come chiunque può verificare anche a partire da quei due semplici link.
Penso che prima di esprimere giudizi è necessario almeno leggerli, non affidarsi a qualche posizione di principio, solo in base all’ “ispe dixit”. Non vogliamo dimenticare, spero, che il metodo scientifico moderno è nato proprio, e tuttora si basa, sul rigetto del principio di autorevolezza (il famoso “ispe dixit”) medievale.
Rita, sembriamo due sordi.
Ti prego di capire che sul concetto del metodo scientifico siamo d’accordo.
Ho sviluppato un discorso parallelo legato alla fruizione dei risultati (saro’ sordo ma quanto sono pomposo) che tu richiami quando parli di mezzi: il tempo e’ un mezzo.
Comunque Rita, io Stefano Calzetti leggo, altrimenti tutti i miei discorsi perderebbero valore e sembrerebbero fatti da un polemista del cazzo.
Verifico entrambe le fonti sempre. Questo e’ il motivo per cui ti ho parlato di persone che si spacciano per ricercatori quando si limitano a diffondere dati.
In questo modo sfruttano il principio di autorevolezza dato dal gran numero di ricercatori che presuppone, ovviamente, accuratezza.
Rita, il mio e’ un discorso generale sulla scorrettezza dei ricercatori.
Ho citato piu’ volte Blondet perche’ una sua notizia era stata riportata; solo per questo.
Se voglio fare una discussione specifica sugli attentati dell’undici settembre, scelgo spazi specifici.
Qui ho introdotto un concetto valido comunque e ovunque.
Una correzione: la citazione e’ “ipse dixit”.
Buon proseguimento a tutti, per tre lunghissimi e sospiratissimi giorni stacco dal lavoro e forse anche dalla rete, forse.
Sicuramente ci risentiremo da mercoledi’ prossimo.
Buon fine settimana.
Stefano Calzetti
No, non sono d’accordo, Stefano: la citazione è il contenuto riferito dal “dixit”, mentre l'”ipse dixit” è tutto ciò che si richiama al principio di autorevolezza, prima che ai contenuti.
Non mi importa il nome di chi firma, cioè, ma che cosa firma, e da lì, semmai, giudicherò successivamente l’autore.
Una verità può essere detta da non importa chi e resta oggettivamente vera, mentre una cosiddetta “fonte autorevole” deve sempre essere subordinata alla verifica dei contenuti oggettivi di cui essa si fa, o si presume, portatrice.
Ciao.