Mio padre è stato operato di una roba brutta parecchi mesi fa.
All’epoca scrissi una cosa – il giorno prima – e la pubblicai. Dopo mezz’ora circa venni sopraffatta dal pudore e la tolsi. Da allora, l’ho sempre tenuta sul desktop.
Ci ripensavo stasera, che mi sento particolarmente impudica ed ho l’universo maschile per la testa.
Pensavo a uno che di me non capisce molto e che una volta mi disse: “Ma se tu non lo vedi mai, tuo padre!” ed io lo guardai e non dissi niente, ché la perversione di non reagire quando non vieni capita da chi è importante, per te, ha una sua voluttà.
Pensavo che è da quando sono tornata in Italia, che assisto alla mia vita senza praticamente intervenire.
Non so perché lo faccio: deve essere una raffinatissima forma di suicidio o, più semplicemente, un desiderio pazzesco (e consapevolmente perso in partenza) di farmela alleggerire da altri, la vita. Del resto, come forse si è intuito dal blog, questo rientro non è stato e continua a non essere facile, per una che non pensava di tornare mai più.
Pensavo che non c’è tradimento contro me stessa che io non abbia compiuto, da quando ho deciso di tornare.
Non mi sono mai più riconosciuta ed ho perso l’allegria.
Una lettrice, scrivendomi a proposito di un mio vecchio post fatto dall’Egitto, recentemente mi ha detto: “Quando eri allegra”. E’ la frase più vera che io mi sia sentita rivolgere nell’ultimo anno.
Io non so più dove mi sono persa, non me lo ricordo.
Quando piangevo sul divano di piazza Ibn Affan al Cairo, suppongo, e non volevo tornare.
So che mi sono persa, comunque, e che ormai faccio fatica anche solo a immaginare di potere tornare a riconoscermi, prima o poi. Perché tornando ho spezzato il filo di vitalità più forte che avevo, e non è che si comprino esattamente al mercato, i fili lungo cui scorre la vitalità. Cara grazia se ce li hai. E cretina tu se li metti negli scatoloni, come se fossero piatti o pentole.
Non lo sono, sono molto più fragili.
E stasera, come dicevo, ripensavo al senso di mortifero rifiuto di sé che si sente – sempre – quando si sa di essere incompresi, e che l’altro non ci capirà mai.
A quel: “Ma tanto non lo vedi mai, tuo padre!”
E a tante altre frasi, e ce le ho stampate nella carne come tatuaggi, e non mi passano. Come fa a passarti, una frase?
E pensavo che c’è stato un solo momento, da quando sono tornata in Italia, in cui sono stata completamente, veramente me stessa. Quella volta del post. Quella volta che andai dal boss.
Solo quello, e per me è prezioso.
Lei entra in una stanza d’ospedale e gli fa: “Cucù” e lui la fissa e poi gli viene da ridere: “Chi ha fatto la spia, chi ti ha detto che ero qua? A chi devo fare il culo?”
“Oh, passavo semplicemente di qui.”
E si guardano e, come sempre, lui vorrebbe sgridarla ma in fondo è divertito e lei (non lo può evitare) tira fuori il sorriso più da zoccola che ha, ché è da quando aveva un anno che ce l’ha per lui e le serve per farsi perdonare.
“A te stesso. A quando al telefono mi hai detto che ‘eri a spasso’ e non si sentiva nessun rumore in sottofondo. Hai detto la stessa bugia che avrei detto io, al tuo posto.”
Sorridono, sornioneggiano, respirano complicità a pieni polmoni. Si sanno della stessa razza, quei due, e gli piace.
Poi, ognuno riprende il proprio posto.
“Cosa posso fare per te?” dice lei.
“Smettere di fumare”, risponde lui. Nel caso non fosse chiaro chi comanda.
Altri – gli estranei – avranno l’onore di accudirlo, di andare a comprargli l’acqua, il giornale, e di sapere come sta, se qualcosa gli fa male, se ha paura. Se ha paura, soprattutto.
Lei, no.
Il suo posto, anche lì, è davanti allo sguardo di lui: “Sei sciupata. Hai le occhiaie. Sei meno in forma dell’ultima volta, cosa combini? E hai i capelli in disordine.”
Lei risponde qualcosa, non importa cosa. Quello che importa è che sente le piume che le rispuntano, una dopo l’altra, e le ciglia che batte saranno di due metri e perché mai non possiede una coda da gatta da sventolargli davanti – che strano, eppure se la sente – e, qualunque cosa dica, in realtà sta dicendo: “Sì, ma ti piaccio. E ti piacerò sempre e tu lo sai. Sennò non esistiamo, nessuno dei due.”
E lui lo sa.
Chissà quanti anni fa se lo sono detti: “Sei l’unica.” “Sei l’unico.”
Sono qui per confermarselo.
Un po’ spaventati, come sempre.
Lui un po’ di più, stavolta. Per la prima volta. Ma questo non è un vantaggio, per lei. E’ un rischio: lui, se non è certo del suo ruolo, se ne va. Scappa via, lontanissimo. Non vuole vederla.
E lei non vuole lasciarlo andare. Né lui vuole che lo si lasci andare, in fondo.
Lo sanno.
C’è gente che deve sedursi per quarant’anni.
La sera, lui la chiama: “D’accordo, tanto lo sai già: è confermato per domani. Ma non venire. Non voglio che tu venga. Non voglio che tu mi veda debole. Io, davanti a te, voglio essere solo un leone.”
E lei: “Troppo tardi: sto già andando dal parrucchiere per te. Ah, e poi sei vanitoso, sai?”
Dal parrucchiere.
E poi il trucco, il profumo, un golfino bello. La manicure.
Perché sia contento di vederla, quando si risveglierà, e perché non esistono altri modi di dire davvero “Ti voglio bene” a un uomo.
Non a questo, comunque.
Quando mia figlia era molto, molto piccola, verso le sei e mezzo di sera si infilava nel bagno e ne usciva dopo un po’, tutta impiastricciata del mio rossetto.
Alle sette, arrivava suo padre. E lei era lì, sulla porta. A quattro anni. Col rossetto.
Poi, alcune si liberano.
Altre, di questo primo amore, non se ne liberano mai, e nemmeno ne hanno voglia.
(“Avanti, dai. Chi ti ha detto che ero qua, a chi devo fare il culo?”)
è banalissimo da dire ma lo dirò lo stesso (poi se vuoi mi mandi al diavolo): su col morale.
Io per riuscirci faccio le boccaccie allo specchio. funziona.
Se con te non dovesse funzionare dimmelo che ti spedisco una mia foto, si vede che ti serve una faccia più scema della tua ;-)
Adoro il modo in cui racconti le cose..sono rimasta affascinata da questo post, forse perché un po’ mi rispecchio nella figura dell’eterna figlia, così come l’hai descritta tu..grazie.
Non ho parole.
Solo emozioni.
Lia ho traslocato su un blog nuovo di pacca.
Scusa mi rendo conto che l’argomento di cui tratti non si presta a spamming di questo genere. Mi piacerebbe che buttassi un occhio ogni tanto, ora che non sono su splinder puoi lasciare i commenti più agevolmente.
Un bacione
Pedrita
Lia speravo tanto che lo pubblicassi prima o poi.
All’epoca fui una delle poche fortunate che ebbe la possibilità di leggere il post quando l’avevi appena scritto e ti scrissi subito una mail.
Ora sono felice che tu condivida quel momento con tutti noi: essere veri e autentici non è che capita spesso. C’è chi paga fior di danari da un’analista per scoprirsi, c’è chi resta nell’ignoranza di sè per tutta la vita.
Quando ci sono questi momenti di luce, di nudità e verità è importante farne tesoro, stringerli a sè e poi lasciarli andare, come si lasciano andare i bambini quando si tuffano nel mondo dopo averli tenuti stretti a noi.
Credimi, Genova sarà meglio di Milano, ma l’importante è che tu ti conceda, se non di amarla come il Cairo, di volerle un po’ bene a questa città, che sono sicura ti amerà.
Un bacio
Pedrita
Cara Lia,
Forse dovresti vedere questa tua fase italiana come una semplice tappa, non come una meta raggiunta volente o nolente: in fondo, non sono tutte tappe?
Qualche saggio, suppongo cinese (è proprio da cinesi, questa cosa!), ha detto che quando c’è la tempesta bisogna piegarsi come un filo d’erba e lasciarla passare, e poi, quando se n’è andata… pop! Tornare dritti in tutto il proprio splendore.
Questo piegarsi *non* è una forma di suicidio, e neanche perdersi: è, diciamo, adattabilità alle circostanze ostili, come cadere in letargo quando si sente freddo ed il cibo per l’ anima scarseggia.
Il filo di vitalità non si rompe: è dentro, e che tu sia magruscia o grassottella è ben imbottito e al sicuro, è solo che talvolta i fili si allentano un po’, con lo stress, la distanza, la vita, e gli occorrono forse uno o due giri di chiavetta per farli suonare di nuovo.
Nel frattempo, così la smetto con le massime minime, da bravo maschio ho qualche consiglio pratico e testato per aiutare a far passà ‘a nuttata:
– cioccolato (solido o liquido)
– droghe leggere (rilassano, e promuovono una salutare distanza dal mondo)
– film e libri appassionanti (distrarsi aiuta a far passare)
– amici e amiche (dubbi da esprimere, conforto da ricevere, conferme, pianti liberatori etc.)
– un acquisto sciocco ed inutile (a puro scopo catartico)
– scrivere nei blog :D
Mi associo al Lia’s Fans Club nell’ augurarti ogni bene: facciamo tutti il tifo per te, triste o allegra che sia.
Tutto scorre, porta pazienza.
Buon ritorno Lia
Bacini.
non ho parole per manifestare il mio stato d’animo dalla lettura. Un abbraccio grande grande, ciaoooooooo
Storie di me
Tornando, ancora
Un altro rientro
T-shirt strambe indossate da attori
Nostalgia… O forse no. Anzi, proprio no ! Ricordi. Manco troppo allegri, a pensarci bene (quanti Km a piedi, sotto la neve, la pioggia, il sole…)
EgoSurfing [via Marco Zamp…
Io sono tornata al Cairo e tu sei in Italia, ma continuo a spiarti di nascosto, senza mai lasciare segni del mio passaggio… Ma adesso sento che non posso non dirtele, ste due cose:
1. Ho ricopiato in un mio quaderno “speciale” la frase finale, che hai scritto in corsivo su questo post. L’ultima che avevo ricopiato era di Tucidide.
2. Ma tu non sei napletana? E una napoletana, per di più innamorata del Cairo, pensava davvero di poter vivere a milano?! Va’ che almeno a Genova c’è il mare, vedi che ti riprendi. Cos’e pazz…
Cara Lia,
Sono uno dei probabilmente tanti lettori silenti di questo blog. Ti leggo da anni sempre con piacere ed interesse. Per lavoro mi sposto parecchio con frequenza bi/triennale (ultimo spostamento dagli USA a Theran, Iran, mica male come cambio!)e spesso mi e’ venuto voglia di condividere i pensieri sollecitati dai tuoi post interpretati dalla mia esperienza di vita, ma questa volta non sono riuscito a stare zitto.
Ho una bimba di 2.5 anni e non potevo non dirti che mi piacerebbe tra qualche decina di anni leggere un suo post come il tuo! (perche’ Lui lo ha letto vero!?!)
Non passo di qui da tanto e oggi ho letto questo post.
Sono tutti, o quasi;) belli i tuoi post, delle volte mi ci ritrovo dentro pari pari e li lascio aperti sul pc sperando che mio marito li legga.
sai, delle volte gli faccio la testa tanta su di te.
Inutile dirti che stavolta mi sono scesi i lacrimoni, proprio frignavo col singhiozzino…
sei tenerissima, e vi immagino tutti e due silenziosamente innamorati.
ci vedo me col mio, e tremo al pensiero, e la mia topina per il suo papà.
Spero che ora il tuo stia bene.
Auguri per tutto