Shada Hassoun ci è riuscita per qualche ora, vincendo questo festival arabo con questa canzone, grazie ai voti di sunniti e sciiti che, a vittoria conclamata, sono scesi insieme a festeggiare per le strade di Bagdad.
Non poteva mancare il momento di sfiga, ovviamente:
In Baghdad, a power cut meant many who had been following Hassoun’s fortunes over the past four months were unable to see the moment of victory.
But those with generators spread the news which was greeted with cheering and celebratory gunfire.
Da Amal A (blog che ho scoperto con vivo piacere, devo dire) e da Ugarte.
Ma ho letto bene??
“enviando siete millones de sms”. Ma se fosse successo in Italia avrebbe avuto la prima pagina di tutti i giornali. Siccome invece è successo “là”, lo devi scoprire per caso.
Grazie comunque Lia!
Silviù, guarda che ne hanno parlato i Tg!
Comunque, curioso il fatto che il format sia della solita Endemol, che il programma sia l’equivalente del nostro “Operazione Trionfo” e che entrambi derivino dallo spagnolo “Operación Triunfo”! Potenza della globalizzazione!
Forse dovremmo ritirare le truppe ed inviare la De Filippi? Magari ne guadagneremmo tutti…
No guardare tiggi, buana. Me molto selvaggio…
Comunque l’idea di spedire la Maria in Iraq è un colpo di genio: qui miglioriamo sicuramente la media mentale nazionale e là mettiamo in fuga tutta l’Armada dei Volonterosi… Dovresti darti alla politica, Lia ;-)
Sono andato a curiosare su You Tube, per conoscere questa catante irachena.
Mia moglie è passata e .. mi ha invitato a mettere le cuffie.
Quant’è dolce e discreta Laura!
Speriamo bene per il futuro di quello sfortunato paese.
Noi italiani, ce ne siamo andati via dall’Iraq, poi toccherà agl’inglesi e agl’americani.
Vorrei tanto che i nostri soldati tornassero dall’Afganistan, ma per ora non è possibile.
Sono convinto sulla necessità di cambiare il modo di proporci agl’altri.
Che i mezzi migliori per dialogare con gl’altri uomini di diversa esperienza culturale, sia la parte migliore di noi, cioè le associazioni pacifiste e di aiuto umanitario.
Se si continua a dialogare con il cannone, una terza gurra mondiale potrebbe essere inevitabile.
Chissà che non la si tenga nella dovuta considerazione, questa notizia. Ho letto da qualche parte che per far vincere i propri beniamini, in molte università sono state organizzate delle raccolte fondi per regalare delle schede telefoniche a coloro che non avrebbero avuto i soldi per votare il cantante preferito. Nel caso degli studenti iracheni, inoltre, va considerata la vera e propria diaspora che ha portato larghe fasce della popolazione irachena fuori dall’Iraq – mi pare che la stessa vincitrice viva in Tunisia.
I nuovi media sono realmente un mezzo ed un incentivo alla partecipazione nel mondo arabo, forse addirittura senza pari nell’Europa contemporanea. Sarà per il controllo politico e mediatico effettuato dai regimi, ma forse proprio perciò merita un’attenzione tutta particolare.
..e complimenti a Shada. :)
Pace su di voi.
@jcm: “Ritirare le nostre truppe ed inviare la De Filippi” dovrebbe essere un’opzione proibita dalla Convenzione di Ginevra…
la melassa rivoltante riversata dai media italiani sulla cantante irachena e sul suo essere riuscita ad unire sciiti e sunniti dimostra soltanto che in occidente destra e sinistra apprezzano quei “musulmani” che più assomigliano agli idoli di cartapesta tanto in voga nel vecchio continente. l’idea che i destini della resistenza irachena siano in mano a una bagascia di quel genere fa venire la pelle d’oca solo a pensarci. l’occidente farebbe bene a recitare la sua parte di invasore fino in fondo con tutto ciò che consegue invece di continuare a dire ai musulmani come devono essere per essere accettati come soggetti di diritto. guardatevi anno zero domani sera per la seconda puntata dello scempio sull’islam e la donna musulmana, ormai i santori e gli allami sono sullo stesso piano. mi sembra che lo scontro di civiltà si avvicini sempre di più ma non credo che noi musulmani resteremo con le mani in mano a recitare la parte delle vittime sacrificali. non credo proprio
Ahmad: non so cosa abbiano detto i media italiani: io ho linkato il blog di una palestinese che leggo spesso. E, del mondo arabo, mi piace la quotidianità, la quale contempla – e ha sempre contemplato – anche queste cose.
La resistenza irachena e i suoi destini c’entrano poco, con un momento di svago di un paese. Non esagererei.
Quanto a Santoro: avevano bussato pure a questo blog, dicendomi che volevano fare un programma su islam e donne. Me ne sono saggiamente tenuta alla larga.
Lo dico da mesi, che fino a quando resiste il clima da teatrino dei Pupi, da scontro tra Mori e Cristiani, l’effetto-circo è inevitabile.
Non ci sono le condizioni minime per fare discorsi che abbiano uno straccio di senso, in questo clima. E le colpe non sono da una parte sola.
Scusami, ma volevo inviarti questa notizia e non sapevo dove postarlo. Se fuori luogo, elimina il commento. Ciao
Cento donne in bici attraverso: Palestina, Siria, Giordania, Israele
Questa iniziativa, chiamata Middle East Women’s bycicle Ride, è organizzata dall’associazione Follow the Women che, attorno a progetti di emancipazione femminile e di tutela dell’infanzia, riunisce dottoresse, infermiere, avvocati, poliziotte e così via. Ma tutte rigorosamente donne. Detta Regan, la fondatrice dell’associazione, nominata ‘donna inglese dell’anno’ nel 2001, è una donna inglese che, a un certo punto della sua vita, ha smesso di lavorare per impegnarsi per gli altri. In realtà lo faceva già prima, visto che era un pompiere. Sicuramente una persona non comune che ha deciso di darsi da fare per unire attorno al suo progetto altre donne come lei: determinate a dare una mano a risolvere i problemi del Medio Oriente senza aiuti esterni, ma rivendicando quello spazio che, a volte, le società arabe non sanno riconoscere alle donne. Le 300 cicliste percorreranno 50 chilometri al giorno e attraverseranno Siria , Libano, Giordania ,Palestina, durante il tragitto, incontreanno altre donne come loro per uno scambio d’idee sulla libertà e sulla condizione femminile