In sala prof circolano invocazioni al Dio della Pioggia e c’è chi sospira, sognante: “Un bel nubifragio con grandine per domani, sì…”
Perché domani è l’ultimo giorno di scuola e perché i genovesi, che sono tipi strani, lo festeggiano tirandosi addosso acqua, uova e farina.
Hanno l’impasto nel sangue, che vuoi che ti dica.
Quello che so di sicuro è che ormai sono giorni che ne sento parlare, e: “No, prof, io venerdì non ci sono perché buttano le uova” e “Prof, forse il preside ci fa uscire prima per evitare le uova” e “Io, prof, anche quest’anno esco dalla porta segreta del retro in modo da non farmi beccare dalle uova” e, soprattutto: “Prof, ma non le ha viste le macchie a schizzo sulla facciata delle scuole? Sono le uova degli anni scorsi.”
Mi informo, pragmatica: “Ma i prof sono coinvolti nella simpatica consuetidine?”
Occhi al cielo e alzate di spalle generali: “E’ più tra studenti, ma insomma….”
Da quello che ho capito, i prof che non possono levare le tende prima della battaglia se ne stanno in sala prof ad aspettare che finisca.
Forse si portano i panini, non so.
A me, tra l’altro, quest’anno è toccato il poco simpatico compito di vigilare il cortile nell’intervallo, allo scopo di impedire agli studenti minorenni di uscire a fumare.
Mi si vedeva, quindi – sigaretta tra i denti – chiedere truce: “Documenti!” a chiunque mostrasse brufoli da minore età, e di sicuro ci sono modi più efficaci per rendersi popolare in una scuola.
Fossi in loro, mi armerei di uova pure io.
Essendo in me stessa, credo che la prudenza si imponga.
La consuetudine mi stupisce, devo dire.
A Milano, non usa: lì si fanno le feste di fine anno, più semplicemente, e mi pare un’idea molto migliore.
Perché è più bello, santo cielo, che ci siano pizzette e salatini e cose da bere, e circolari del preside che proibiscono l’alcool e studenti che cercano di farlo passare e vengono beccati con disonore, e poi altri studenti che suonano, e quelli che si esibiscono nei balletti e quelli che fanno l’imitazione dei prof e così via.
A me piacciono moltissimo, le feste di fine anno.
Tra l’altro è un momento, in genere, in cui scopri cose dei tuoi alunni che non avresti mai sospettato: musicisti e ballerini, comici e istrioni, peccaminose vamp e tenebrosi dongiovanni dove ti era sempre parso di vedere poco più che degli assonnati coacervi di brufoli e baffi-topo.
Ti si aprono mondi insospettati mentre ti aggiri, coca-cola in mano, tra i tuoi ex impiastri miracolosamente trasformati in affascinanti detentori di abilità inattese, e passi la mattinata a dirti: “Apperò! Ma guarda Peppetta! Ma guarda De’ Peppis!”
E sei incredula.
Si narra persino di colleghi fulminati da improvvise rivelazioni pre-scrutinio, in tali circostanze, ed io stessa ricordo benissimo il caso di Jacopo, mio ex alunno in odor di debito formativo in Arte che, durante la festa di fine corso di una decina di anni scolastici fa, si esibì in una strepitosa performance da suonatore di bongo che ipnotizzò il collegio docenti intero, e ricordo che ero in prima fila e pervasa da involontari moti danzeschi mentre mi rendevo conto che gli sanguinavano pure le mani e pensavo: “Ma quanto è bravo, gessù?” e due giorni dopo, agli scrutini, la collega di Arte alzò la mano e dichiarò: “Ehm: il mio 5 diventa 8”.
E poi, fissandosi le unghie: “La musica è una forma d’arte, no…?”
Sono belle, insomma, le feste di fine anno, e ancora più bello è quando i ragazzi stessi si impegnano affinché filino lisce, e vigilano e si danno da fare e si propongono a vicenda il meglio di sé.
E perché non mi dovrebbero piacere, scusa? Mi piacciono, eccome.
Dammi una festa e vedrai che mi piace.
Siamo gaudenti, qua.
A Zena niente pizzette, invece.
Pare che, addirittura, le uova le facciano marcire al sole per una settimana, prima di tirarsele addosso.
Ho protestato: “Ma scusate, ma non era più bello una festa? Certo che avete proprio un brutto carattere, gessù…”
“E pensi che le uova costano pure, prof!”
Lascia emergere un suo lato nichilista, Genova, per l’occasione.
Lo lascerò emergere anch’io, se solo mi arriva un atomo di tuorlo.
Potrebbe venire fuori il mostro che è in me, al posto della mite prof che basterebbe munire di focaccine e Fanta per tenerla lieta e contenta fino agli scrutini.
Potrei imbestialirmi, potrei.
Uff.
Intanto il cielo promette pioggia, ed è che è noto: le maledizioni professorali tendono a funzionare.
Nel caso i giornali dovessero parlare di inondazioni in Liguria, domani, prendetevela con la mia sala prof.
Le feste di fine anno son belle per chi non ha gli esami da fare, sennò iniziano a salire la paranoia e la malinconia, da cui non ci si può far sopraffare onde evitare di sprecare i pomeriggi che bisognerebbe passare immersi nello studio! sigh!
Lia in che scuola sei finita? L’ultimo baluardo dei goliardi? Sono nata e cresciuta a Genova e non ho MAI sentito di questa tradizione di lanciarsi le uova. Né nel mio liceo (con una decina di sezioni), né in quello accanto, né da racconti di miei coetanei di diverse scuole e quartieri…
Vero è che non facevamo nemmeno feste. :(
Eheheheheh……..
A Bologna uova!
Ciao
Pare che sia un’abitudine esplosa negli ultimi anni e partita dai licei del centro. Poi, da lì, si è diffusa.
E’ sembrata a tutti un’idea bellissima, si vede…
da noi c’era la guerra dei Liquidator, anche in macchina ci si inseguiva, alunni, bidelli, professori, nessuno escluso.
però io me la svignavo sempre.
e vivevo a venti minuti da Genova, in bilico tra Liguria e Piemonte.
Immaginavo che fosse partita dal D’Oria (mi sbaglio? uno da cui solitamente escono cose seriamente brutte). Beh io sono del ponente e ho smesso 10 anni fa, quindi ormai non posso più parlare a nome della gioventù genovese…
Mi dispiace, è una cosa veramente ripugnante!
Ma a parte le uova, mi sembri un po’ insoddisfatta dei tuoi studenti… In tempi passati parlavi maggiormente delle bellezze/frustrazioni del tuo lavoro. Troppo presa dalle disavventure personali o effettivamente gli studenti genovesi ti hanno lasciata indifferente?
Le feste di fine anno non le facevo, al liceo. Andavo in un posto famoso per la sua severità – come se fosse un pregio – che in realtà era seriosità.
E così ho bruciato anni e occasioni che non tornato.
Anche a me mancano le tue cronache scolastiche, Lia, però ora che la tua identità è pubblica – non a me, son l’unica che non ha trovato i tuoi dati, forse perchè non li ho mai cercati – non puoi proprio farlo. Concordo.
Mentre aspettate che si plachi la lotta all’esterno, perchè voi prof non portate aranciate e pizzette in sala e vi fate una bella festicciola voi?
L’effetto sorpresa che racconti sui tuoi allievi dal passato e sulle loro doti nascoste ci sarebbe anche coi colleghi.
Besos.
Sì, è partita dal D’Oria e da un altro di cui non ricordo il nome. Ieri mi hanno raccontato tutta la storia. :)
Quanto alla tua domanda: né l’uno né – assolutamente – l’altro. In questa fine anno di seduzione-prof, poi, men che meno. :)
Semplicemente, il fatto che siano stati resi pubblici il mio nome e cognome li ha resi identificabili. E, ovviamente, io non me la sento più di raccontarne le gesta.
Io l’ho sempre scritto, che preferivo l’anonimato per una questione di scrupolo professionale, e non certo per “autotutela” (e da cosa, poi?).
Ma certa gente è quello che è e, più di tanto, non capisce.
Che io sappia, le simpatiche feste uovesche ci sono anche qui a Milano, in certi licei.. Alcuni, naturalmente predisposti alle guerre (per esempio dotati di un cortile interno) ne hanno fatta addirittura una tradizione!
Da noi ci limitiamo a secchiate d’acqua (e qui nemmeno prof e presidi sono esentati, occhio Lia), lenzuoli con gioiose scritte appesi alle finestre dai fortunati di quinta (che quest’anno contano anche la mia classe) e carta igienica a mo’ di stelle filanti un po’ ovunque..
E alle pizzette, chiaro.
Non si può finire un anno a stomaco vuoto, proprio no.
sì, certa gente è quella che è.. ;)
e anche gli insegnanti sono gente. di ogni tipo.
l’usanza dei “gavettoni” è arrivata anche qui infatti, del resto la globalizzazione mediatica è in atto, e divenendo in breve l’obbligo del “così fan tutti” e quindi s’ha da fare. e avallato proprio dagli insegnanti, senza nessuna remora per ciò che – anche contenuto degli zaini – viene rovinato.
dimenticavo, sono i diplomandi [liceo] che si sfogano sui ragazzini di prima, in una specie di rinnovato nonnismo militare.
“sopporta, quando sarai in quinta ti vendicherai” detta da un’insegnante a un ragazzino strafonto mentre la sua – di lettere – “l’avrà pur fatto anche tuo fratello quando si è diplomato” e alla risposta “no” [a parte che non si usava, ancora]: “beh, allora siete proprio tutti strani in famiglia”.. detto in classe.
e inconsapevole naturalmente di aver pesantemente abdicato al suo ruolo – così “elettivo” – in più di un aspetto.
e – se il perché lo affermi non lo vedete – non lamentatevi del mondo in cui viviamo. è così anche con il vostro generoso contributo.
ps: specifico – anche se con lei non ce ne sarebbe bisogno – non mi sto riferendo a Lia. Lia sa la stima, e io so che è reciproca. :)
pps: ah, Lia.. ti è piaciuta la “sorpresa” nella mail di ieri? ;D
E’ la prima volta che sento di questa “tradizione”, ma d’ altra parte non sono più un giovane virgulto da un pezzo.
Secondo me non dovresti prenderla così male: probabilmente, per quel che riguarda gli eventuali lanci sul corpo docente, questa iniziativa ha più che altro una funzione liberatoria, tipo le pernacchie e i beffeggi di cui venivano fatti segno i normalmente intoccabili potentati durante il Carnevale, permessa solo in un’ occasione speciale, che consente di scaricare frustrazioni accumulate eccetera.
In pratica ti sto dicendo: munisciti di un cesto pieno di uova di giornata, bardati con una tela di cera e fagli vedere chi sei, ai mocciosi!
Siii! :)))
(Quel che è certo è che come minimo avresti dalla tua l’ effetto sorpresa…)
Mica l’ho presa male. Ero solo pensierosa sulla cosa. :)
Comunque qui siamo riuscite a guadagnare casa intonse: dopo una mattinata passata nelle classi con finestre chiuse, tende tirate e un insopportabile odore di uova ovunque (perché qualche finestra si apriva, prima o poi, e quindi un po’ di uova sono riuscite a entrare), sono arrivati i carabinieri e abbiamo fatto uscire i ragazzi sotto la loro protezione, ché le uova arrivavano dalla scuola accanto.
Poi so che le due scuole hanno battagliato, ma io me la sono svignata in macchina con la collega che, astutamente, aveva parcheggiato fuori dall’uscita del retro.
E anche questa è andata.
Gessù, che vita… :D
ah, se lo facessero sul corpo docente potrebeb anche essere divertente, liberatorio appunto. e anche se si limitassero a “gavettonarsi” fra di loro. il brutto è che i diciannovenni lo fanno sui quattordicenni.
Ultime notizie.
Qui a Bologna tre ragazzi sono stati deunciati per aver deturpato col lancio di uova la sede del liceo scientifico Righi.
A me pare un’esagerazione anche se mi incazzo quando vedo un metro di muro senza scritte perchè non ho con me la bomboletta…..
(nemmeno io sapevo che tuo nome e cognome fossero pubblici, mi spiace!)
Quando andavo a scuola all’ultimo anno i più giovani sembravano tanto più svegli (e “adulti”) di noi che col cavolo avrei loro tirato un gavettone! A 18 anni ciondolavo mollemente per i corridoi con jeans stracciati anfibi e camicie da boscaiolo: le “primine” mi avrebbero cacciato due metri di unghie laccate negli occhi e mi avrebbero poi strangolato con le extensions!