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(Segue da: Haramlik vs.Corriere: caccia alla “Talpa”)

Dicevamo:

“Copia della missiva in questione sarebbe stata inviata al giornalista Magdi Allam, autore del predetto articolo, da uno dei relativi destinatari (di cui il medesimo giornalista non intende svelare l’identità ai sensi dell’art. 138 del Codice e nel rispetto della norma professionale sulla fonte delle notizie) posto l’interesse che il giornalista aveva manifestato per il tema della poligamia […]”

E’ il 16 gennaio e l’articolo di Magdi Allam con la mia famosa email è in edicola.
Io esco da scuola stravolta, anche perché ci sono giornalisti che mi continuano a chiamare al cellulare. Hanno il mio numero, evidentemente.
Il tempo di arrivare a casa e mi arriva la seguente telefonata:
Buongiorno, sono Andrea Morigi di Libero.”
Sì, buongiorno, ma io non ho niente da dire a Libero, se non che l’articolo di Allam è uscito senza il mio consenso. Abbia pazienza e arrivederci.
E lui: “Ma come? E’ arrabbiata? Eppure Magdi Allam non ha ancora pubblicato il suo vero nome e cognome…

Bella frasetta, detta con un bel tono tra il gentile e il raggelante.

Era chiaro che Morigi aveva il mio vero nome perché qualcuno glielo aveva dato. Come diavolo faceva, in così poco tempo a trovarlo per conto suo? Non che fosse impossibile, bada bene: erano proprio i tempi, che non mi tornavano. La velocità della cosa. E assieme al mio numero di cellulare, per giunta? A me costui è ignoto. L’unica cosa che so di lui è che lui e la Valent si conoscono.

Il giorno dopo, Libero esce – unico giornale tra tutti – pubblicando il mio nome e cognome, appunto.
E nell’articolo riporta (ancora unico giornale tra tutti) – accanto a pezzi del mio comunicato alla stampa in cui prendevo le distanze da Allam – anche uno stupefacente comunicato stampa della IADL (ovvero di Dacia Valent) che, mentre conferma quanto scritto da Allam (“Le notizie diffuse oggi dal Corriere della Sera non sono nuove alla IADL…“), usa la vicenda per scagliarsi contro l’Ucoii (“L’Ucoii dovrebbe invece spiegare come mai abbia stampato e distribuito dei certificati di matrimonio islamico“)

Io, con Dacia Valent, avevo definitivamente rotto i rapporti il 14 gennaio, dopo una violentissima telefonata con la quale si concludevano settimane di pressioni inenarrabili affinché le scucissi il mio certificato di matrimonio islamico.

Certificato che sarebbe stato la pezza d’appoggio ineludibile – e anche di bell’impatto mediatico – per i giornalisti che avessero voluto infilare Hamza Piccardo nello scandalone Ucoii-poligamia che andava montando da settimane.
E ci voleva una pezza d’appoggio, per riuscire a farlo, visto che io stessa avevo ripetuto per mesi che consideravo uno “scandalo-poligamia” in sé pretestuoso, fuori tema e pure bacchettone, e avevo pubblicamente dichiarato che avrei querelato chiunque avesse strumentalizzato in questo senso il discorso che io facevo sul mio blog.

Erano già stati accusati di poligamia due dirigenti Ucoii: Abu Shwaima, denunciato da Dacia Valent (la quale era in guerra con l’Ucoii a causa di una lite avuta con il suo presidente a dicembre), e Baha Ghrewati, accusato da Magdi Allam.
L’unico motivo per cui il nome di Piccardo non era ancora stato fatto era perché io, appunto, mi rifiutavo di prestarmi a quella che ritenevo un’insensatezza.

Libero era, peraltro, il giornale che aveva dato la notizia della denuncia per poligamia fatta dalla stessa Valent contro Shwaima, l’imam di Segrate, ripresa il giorno dopo da Allam sul Corriere, nel suo articolo contro Ghrewati.
Gli unici due giornali ad averne parlato, per inciso.

E che la Valent avrebbe confermato la veridicità di ciò che Allam affermava sul mio conto mi era già stato anticipato in chat, lo stesso giorno dell’uscita dell’articolo di Allam: “[..] quello che ti volevo dire è che Dacia, […], ha detto che se Lia smentisce, la smentisco io”

Vedere quel comunicato pubblicato da Libero e firmato a nome di tale Lil Pettinari (personaggio che mi risulta essere inesistente, giacché la IADL è praticamente composta dalla sola Dacia che ha la bizzarra abitudine di firmare comunicati con nomi di fantasia, facendo credere che la IADL abbia chissà quale staff) mi riempie di un disgusto che non so esprimere.
E pubblico questo post in cui prego lei e la IADL di andarsene al diavolo e di sparire dal mio orizzonte.
Apriti cielo: verrò incolpata da Miguel Martinez di avere “accusato Dacia senza prove“, con tutto ciò che ne seguirà.
Si vede che dovevo starmene zitta, secondo lui.

Ne seguono due cose, in realtà:

1. Che la Valent esce con un post estremamente violento nei miei confronti. Post che smentisce ciò che io intanto avevo scritto sul mio blog a proposito della monogamia di Piccardo e che propone, come tesi di fondo, il sospetto che io sia coinvolta nella pubblicazione di quell’email, e comunque nella volontà di fare scoppiare uno scandalo per travolgere Piccardo, probabilmente per soldi. In questo post, preannuncia l’intervento di altre persone a suo favore. Intervento che si rivelerà essere quello di Miguel Martinez.
2. Che Miguel Martinez, appunto, comincia a dichiarare – con mio assoluto stupore – che “conosce bene questa vicenda dall’inizio” (eppure io e lui non ci eravamo mai sentiti, mentre si svolgeva), che “le cose non sono come sembrano” e che “non vorrebbe parlarne“: intanto, ci fa una serie di post di fila.
Nell’ultimo, sostiene la Valent attribuendomi però delle “attenuanti”: da un mio presunto “disagio psicologico” (lo scrive pure col grassetto) al bisogno di denaro.
Poco importa che la mia trattativa pro-Caritas con l’ex fosse esplicita, sul mio blog, da oltre un mese.

Ed io, a questo punto, sono completamente attonita.
Non per Dacia: da lei, ormai, mi aspettavo questo ed altro. Ma da Miguel, no.
Non su una cosa del genere, almeno.

Entrambi scatenano sui loro blog – una in modo più violento, l’altro in modo più subdolo – una specie di Sabbah di illazioni, insinuazioni, ombre, sospetti, sghignazzi e commenti di ogni genere e salsa.

Mentre l’intera blogosfera si era limitata a pronunciarsi su un comportamento evidentemente scorretto dei media, io contemplo attonita la bizzarra sinergia tra Kelebek e qualche membro di Sinistra per Israele che, mano nella mano, sguazzano nel torbido di ogni pettegolezzo possibile, facendosi scudo del fatto che, nel fondo dell’archivio di questo blog, viene accennata in modo del tutto anonimo – e assolutamente inutilizzabile per la stampa, ovviamente – qualche mia vicissitudine da trasloco che era potuta finire nell’articolo di Allam non perché io ne avessi scritto sul blog, ma perché qualcuno gli aveva dato una mia email privata.

Io, in quel momento, ho due priorità:

1. Difendere quel genio del mio ex – e con lui la sua benedetta quanto incolpevolissima gente – da un pruriginoso polverone sulla “poligamia” che, alla luce di ogni onestà intellettuale possibile, è semplicemente ridicolo.

2. Chiedere conto a Magdi Allam della scorrettezza commessa.

Non esiste modo al mondo di difendermi dalla Valent e da Martinez senza vanificare completamente questi due punti: entrare nel merito di ciò che viene scritto nei loro blog vorrebbe dire, necessariamente, parlare di cose che alimenterebbero decine di articoli di quella stampa che, intanto, mi sta stazionando sul blog e nella casella email. E usando argomenti che la stessa stampa potrebbe – e vorrebbe – manipolare in ogni modo possibile.

Un esempio – molto concreto – del problema che avevo sta nel garbatissimo match, tutto di fioretto, che mi ritrovo ad avere con lo staff di Michele Santoro e di `Anno Zero`che, (mentre su Kelebek si spettegola al di là di ogni ritegno), pare assolutamente determinato a puntare i riflettori sul mio blog.

Siamo fortemente motivati a discutere di donne, di diritti, di ruoli sociali nell`Italia di oggi. Vorrei anche capire se vicende come la tua sono in qualche modo eccezionali o se, al contrario, coinvolgono un numero insospettato di donne.
Il tenore del programma, qualora tu non l`abbia mai visto, e` di riflessione critica serrata e rifugge da qualunque tentazione scandalistica. Vorrei poterti parlare o mettermi in contatto con te.

Risposta mia:

La mia vicenda è in sé assolutamente banale sul piano personale (avrai letto che la poligamia non c’entra nulla, come ho più volte dichiarato fin dal principio e spiegato per esteso qui: http://www.ilcircolo.net/lia/001158.php) ed è stata strumentalizzata in modo tale da non potere essere più emblematica di nulla se non di un modo di fare giornalismo che mi indigna profondamente.
L’articolo con cui essa è emersa e che propone brani estrapolati da una vecchia email ricevuta illegalmente, senza alcuna autorizzazione da parte mia, produce una lettura dei fatti distorta al punto da avermi spinto a presentare querela per diffamazione e violenza privata contro il Corriere e Magdi Allam.
Ti ringrazio, quindi, della tua gentile email e ti prego di accogliere queste mie due precisazioni.

Gentilissima risposta loro che potrei sintetizzare così:

Oh. Uhm. Capisco. Certo. Però c’è una cosa che non capisco: sul link che mi hai indicato (http://www.ilcircolo.net/lia/001158.php) leggo:
“Sono mesi che sto dicendo che mi deve essere pagato un trasloco in virtù del pari trattamento tra mogli, giusto? Ergo, io ho conosciuto un uomo in via di separazione la cui moglie stava, appunto, traslocando….”
Ora, condivido la tua obiezione che quello era un matrimonio di fatto monogamo e che sia stato (diciamo… eufemisticamente) azzardato gridare alla poligamia, ma per quale motivo parli di “pari trattamento tra mogli”?
Devo intendere che, in via ipotetica, esiste comunque la possibilita` di un matrimonio con piu` mogli? Cosa ne pensi al riguardo? Potremmo parlarne, se vuoi.

Risposta mia, ancora più gentile:

In effetti sono stata imprecisa, nel post: avrei dovuto scrivere di pari trattamento tra “ex-mogli”, visto che mettevo a confronto due separazioni.
Grazie.

Ecco: moltiplicateli per molte testate giornalistiche, questi miei scambi di email, e capirete per quale motivo mi lasciavo infangare su quei due simpatici blog senza replicare.

Io faccio la prof.

Cosa ne so, io, di come si tiene a bada la stampa?

Io sapevo solo che dovevo misurare ogni mia parola, per il mio bene e per quello di altri.

Di fronte a questo, della Valent, di Martinez e delle loro gang non me ne poteva fregare di meno.

Quello che poi è successo quando la puntata di “Anno Zero” dedicata all’islam – senza il mio contributo, grazie al cielo – è stata trasmessa, credo mi dia assolutamente ragione.
Con buona pace di quel confuso ambiente politico a cui farebbero capo gli stessi Valent e Martinez e che si è stracciato le vesti indignatissimo, dopo la trasmissione, facendosi paladino di vibranti appelli alla correttezza dei media.

C’è una cosa che mi è sembrata particolarmente volgare, in questa vicenda: sia la Valent che Martinez – l’una sul blog, l’altro dicendolo a voce allo stesso Piccardo – hanno attribuito la mia volontà di soffocare lo scandalo a un mio presunto “amore” nei confronti dell’ex.
A me sembra che ‘sta gente ragioni in termini di assoluta mediocrità.

Intanto, esiste una vasta gamma di sentimenti, tra l’odio e l’amore: l’affetto, il rispetto di sé, la compassione, il senso di giustizia e tutto quello che vi può venire in mente.

Ma, soprattutto, io di mestiere non faccio il boia.
Faccio la prof.
La mia formazione non mi porta ad uccidere, ma a pormi degli obiettivi definibili, se vogliamo, come “educativi”.

Tutto quello che io ho fatto e detto in questa vicenda, dentro e fuori dai blog, poneva un problema di coerenza.

Io ho chiesto coerenza e l’ho chiesta – con rara testardaggine e determinazione, ne convengo – su un tema – l’islam – che amo (lì sì che è amore, altro che Piccardo) in modo aperto, visibile e concreto da oltre un decennio della mia vita.
Da quando manco sapevo chi fosse, Piccardo, e comunque poco me ne fregava.
A me, quella coerenza serviva per mantenere quell’amore.

E’ un miracolo che ancora in qualche modo resista, l’amore in questione, dopo quello che ‘sta gente ne ha fatto. D’altra parte, non avrei permesso – ma nemmeno uccisa, proprio – che tanta parte della mia vita venisse devastata da un manipolo di imbecilli.

(Continua, continua. Con riassunti e tutto.)