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(La vignetta è di Maitena, ovviamente)

Con mezza blogosfera che parla di mestruazioni, qui facciamo nostro il “Boh” di Floria, sostanzialmente: è un argomento che da queste parti abbiamo sempre vissuto con la più assoluta distrazione, osservando con costernato stupore chi ci esortava a dedicare loro più attenzione. A partire dai medici che ti chiedono sempre date che non ho mai saputo elencare – ripromettendomi per tutta la vita di prendere nota e farmi degli appunti salvo poi, come sempre, distrarmi e non pensarci più.

Mi è successo una sola volta, nella vita, di incappare in un uomo che, a fronte di una mia incavolatura, se ne uscì con un premuroso e genuino: “Ma hai le tue cose, per caso?” e rimasi talmente sbalordita che mi scordai anche di replicare, presa come ero ad osservare da vicino un Vero Maschilista, come quelli di cui a volte si parla nei media o in certi racconti anni ’50 ma che io, dal vivo, fino ad allora non avevo mai frequentato.
Non di così espliciti, almeno.
I Baluba con la cravatta, lo confesso, mi spiazzano al punto da affascinarmi: invece di tirargli un pugno, a uno che ti fa una domanda del genere, la demente che è in me opta per battere le ciglia e mormorare: “Cielo! Ma io t’amo, adorabile Tamarr… ehm, Tarzan.”
Una demente, appunto.

Trovando l’argomento del tutto indegno di qualsiasi attenzione, ho scoperto con stupore – e abbastanza tardi, nella vita – che esistono uomini i quali, inspiegabilmente, sono lieti di astenersi dall’avere contatti ravvicinati con le signore in simili frangenti.
La manichea che è in me fu tentata, in un primo momento, di dividere l’universo maschile in due categorie: quella degli uomini sani e gioiosi che manco si sognano di fare caso a simili dettagli, e quella dei nevrotici pazzi odiatori di donne traumatizzati da piccoli schifiltosi che come si permettono e pensassero ai pelacci loro e io quelli non li voglio frequentare così imparano, sono offesissima, ecco.
Poi la vita non manca mai di prenderli a pernacchie, i manichei, e sono quindi dovuta giungere alla conclusione che esistono uomini meravigliosi che, tuttavia, sono più contenti se te li vivi per fatti tuoi, i tuoi contatti ravvicinati con la mammifera che è in te, e ne esistono altri che invece mammifereggiano festosi e entusiasti senza che ciò impedisca loro di essere dei perfetti idioti da ogni altro punto di vista.
E’ un peccato e si potrebbe protestare con chi ha creato le categorie umane, ché poteva pure essere meno caotico, ma tant’è.

L’unica volta in cui mi sono dedicata con impegno e concentrazione ad analizzare il fenomeno è stato in occasione di una serie di dibattiti teologici sull’argomento.
Dibattiti su cui, per inciso, non riuscii ad avere un chiarimento finale e, anzi, colgo l’occasione per chiedere lumi a chi me ne sapesse fornire.

La questione, in soldoni, sarebbe questa: è noto che tanto l’ebraismo come l’islam considerano impure le signore con le mestruazioni e, nel migliore dei casi, sconsigliano fortemente i rapporti sessuali in tali frangenti.
Nell’islam, tuttavia, non sono sconsigliate le coccole matrimoniali e, anzi, ci sarebbe un episodio tra il Profeta e Aisha a testimoniarlo. L’importante, che io sappia, è evitare il contatto con l’impura sostanza. Niente rapporti completi, quindi, ma semaforo verde per tutti gli altri modi di volersi bene.
Ora: non c’è signora accorta che non sappia che basta un diaframma per mettersi al riparo da ogni qualsivoglia contatto impuro.
La domanda, quindi, era: ma col diaframma si fa peccato, da un punto di vista islamico, o no?
E’ uno degli avvincenti campi che offrono il destro ad interessantissime fatwe, questo, se caschi nel vortice del bricolage della perfetta identità islamica, e la risposta, che io sappia, non è per nulla scontata.
A un certo punto mi era venuta la curiosità di chiederlo a Qaradawi, per dire, ma poi – al solito – mi sono scordata.

E dire che questa è stata l’unica volta in cui l’argomento ha suscitato in me dell’interesse.
Niente da fare, so’ distratta.