Avevo parlato di Fouad qui e qui e la storia era stata poi ripresa sul Corriere Magazine da Edoardo Vigna (PDF qui link: fouadpdf).
Apprendo or ora (grazie, Cairoli!) che è uscita la seguente notizia:
Ora, dopo quattro mesi di interrogatori quotidiani, il blogger è stato rilasciato: non ha mai avuto un avvocato a sostenerlo, rare le visite, pochissime le informazioni trapelate riguardo ai motivi della detenzione. Ma le autorità saudite non sembrano essere tenute a giustificare alcunché: le leggi locali prevedono che i cittadini possano essere trattenuti per periodi fino a sei mesi senza che vengano formalizzate delle accuse.
Fouad è stato rilasciato senza essere stato investito di alcuna accusa, ma la strategia delle autorità saudite è di ampio raggio: molti dei blogger locali che dedicano la propria attività in rete all’analisi della sfera politica e sociale saudita si sono rifugiati nell’autocensura o hanno abdicato alla propria libertà di esprimersi liberamente.
Meglio tardi che mai, come dicevo.
che l’Arabia Saudita sia una teocrazia (ben sostenuta dall’occidente)si sa da sempre e nessuno si aspetterebbe un atteggiamento democratico nei confronti di blogger che si esprimono liberamente. Diverso stupore dovrebbe coglierci quando le stesse cose succedono in nazioni che sono considerate il modello di democrazia. Mi domando per esempio se veramente conosciamo il numero, i nomi e le accuse precise delle persone che ancora sono rinchiuse a Guantanamo. Mi domando quante persone e per quali motivi siano private della libertà in carceri segrete in occidente con la scusa della difesa dal terrorismo.
Sono contenta per Fouad. Ho avuto un parente acquisito che ha passato 7 anni nelle carceri saudite… non aveva fatto e detto niente e non aveva nemmeno un blog. Dopo mesi confessò tutto quello che volevano lui confessasse. Erano gli anni 70 e a qualcuno era venuto in mente che nel Paese ci fosse una cospirazione di elementi rivoluzionari avversi alla monarchia. I protettori della famiglia reale reputarono che sacrificare centinaia di vite umane, la migliore gioventù del Paese, inventando un complotto, avrebbe rimesso in ordine gli accordi per gli scambi commerciali. Cosa produceva l’Arabia Saudita? Fu così che i sauditi intimoriti rinnovarono la fiducia al più democratico dei paesi in cambio di protezione dalle idee… che, sia chiaro, allora erano ben lontane dall’essere rivoluzionarie.
Era ora davvero. Anche se, a giudicare dal testo che hai riportato, sembrerebbe che le autorità saudite abbiano comunque perseguito l’obiettivo che si erano preposte.