L’altro giorno ho pubblicato un video girato in Israele in occasione del discorso di Obama e infarcito di insulti verso il presidente americano, reo, secondo la gioventù intervistata, di ogni sorta di crimine, dal non volere capire che “questa terra è degli ebrei” fino all’essere addirittura “musulmano”.
Come sempre, quando si mostrano aspetti di Israele poco in linea con i dettami della propaganda filoisraeliana, c’è chi si scatena e giù polemiche su chi ha pubblicato il video da me mostrato l’altro giorno, email offensive a chi ne ha scritto dei post, censure a chi lo ha girato e così via, secondo un copione che chi si esprime in modo critico verso la politica israeliana conosce, ahimè, a memoria.
Vedo che Laila, nel suo blog, risponde alla parte di polemica che le è toccata e segnala un lungo articolo dell’autore delle riprese.
Ne traduco qualche passaggio:
Le critiche mosse al mio video sollevano un interessante interrogativo giornalistico: un reportage è meno credibile quando i soggetti intervistati stanno bevendo alcool? Ovviamente, no. I giornalisti intervistano continuamente gente nei bar […]. La birra non contiene, a mio avviso, droghe capaci di infettare chi la beve con sentimenti di supremazia, retorica violenta e tendenze antidemocratiche. Io mi ubriaco tanto quanto qualsiasi ‘social drinker’, eppure non ho mai invocato il “potere ai bianchi” o dichiarato “Fotti i negri” come ha fatto un mio intervistato. Nessuna quantità di alcool potrebbe farmi esprimere opinioni non autenticamente mie. Caso mai, l’alcool sa essere uno sbrigativo siero della verità che abbassa i freni inibitori e incoraggia la confessione delle proprie idee.
Il fatto che dall’ubriachezza emergano spontaneamente discorsi razzisti […] permette di erigere una barriera psicologica contro l’assunzione delle tristi conseguenze del prolungato indottrinamento sionista. E permette di ignorare lo spiacevole spettacolo di questi giovani ebrei che si comportano come hooligan fascisti nel cuore della capitale di Israele, nonché della casa spirituale del popolo ebraico.La gente che appare nel mio video non è ‘spazzatura bianca’ né si tratta di membri di ‘frange di estrema destra’, come detto da qualcuno.
Sono gli scolarizzatissimi figli e figlie della classe medio-alta ebrea americana e provengono da metropoli cosmopolite e quartieri residenziali. Alcuni vengono in Israele in vacanza, altri hanno fatto aliyah e altri ancora dichiarano di volersi stabilire in Israele nel prossimo futuro. Molti hanno la doppia cittadinanza americana e israeliana. Possono essersi comportati scioccamente, ma non sono destinati a sgobbare da bidelli. La maggior parte di loro è destinata a entrare a fare parte dei colletti bianchi e a usare la propria influenza per promuovere le iniziative israeliane. I programmi come Birthright Israel – alcuni dei ragazzi del video ne facevano parte – esistono con l’unico obiettivo di indottrinare gli ebrei americani verso un sostegno urlato e acritico a Israele. I ragazzi intervistati nel mio video, quindi, rappresentano come minimo un aspetto della futura base di sostegno politico al progetto sionista.
[…]
Dall’attacco a Gaza in poi, coloro che si oopongono all’occupazione dei Territori sono stati sempre più emarginati e perseguitati dalle autorità (vedi gli arresti dei membri di New Profile, Ezra Nawi, Sami Jubreir ecc. ecc.). Intanto, Avigdor Lieberman, con il programma spudoratamente razzista del suo Yisrael Beiteynu lavora all’interno della Knesset per criminalizzare la commemorazione della Nakbah palestinese, per proibire la discussione pubblica su uno stato binazionale e per permettere ai comuni di espellere dai propri confini chiunque non sottoscriva gli ideali sionisti. Il lavoro sta dando i suoi frutti: la proibizione della Nakbah è già stata sottoposta a votazione. […]
Ecco: io direi che qualsiasi cittadino democratico, sionista o meno, dovrebbe preoccuparsi di tutto questo.
Non del fatto che la rete faccia circolare certi video.


Sempre più sgomenta di come il mondo stia scivolando sempre più in basso; ogni mia parola in più sarebbe superflua.
Gioventù di ragazzi che si credono Super-intelligenti, Super-forti, Super-dotati.
Ormai abbiamo una parte consistente di gioventù tutta Super.
Non amano la normalità, il cercare di comprendere. Scelgono la via più semplice e vanno per valori assoluti e ritengono che tutto cio che è diverso dall’eccesso faccia parte del passato.
Sono una generazione Super!
Così li vedo anche qui a Roma, nella piazza sottostante, quando fanno le prove d’intelligenza.
Prove che consistono nello spaccare le panchine, rompere i muretti e lanciare lontano le bottigliette di birra spaccandole, o fanno scappare qualche povero barbone, per impressionare le BULLE (ormai oltre ai bulli ci sono le bulle) che normalmente li accompagnano, e che ne imitano i gesti. Così più sei un teppista e più raccogli l’ammirazione degl’altri bulli e bulle e sei INTELLIGENTE! Sei un CAPO!
Tutti ragazzi di destra, tutti pro-israele, Super – dotati(?), Super-palestrati(agli estrogeni), Super-Eccitati (alla cocaina)…SUPER-STRONZI.
Finchè hanno Mamma e Papà che pagano e che li mantengono con la pensione.. Poi?
Scusa Lia ma mi sembra importante. Su La Repubblica:
Ronde nere, divise e loghi neofascisti – Audio
Il Pd: “Colpo di grazia alla democrazia”- Foto
Camicia kaki o grigia, basco con aquila imperiale, fascia nera con il simbolo del nascente “Partito nazionalista italiano”. Sponsor, l’Msi. “Siamo 2.000, pronti con l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza”. Minniti: “Si fermi questo delirio” / FOTO Le uniformi
A Napoli ex detenuti per la sicurezza dei turisti / FOTO
Barbara, il mondo non sta scivolando sempre più in basso, il mondo è sempre stato così: sempre, in ogni epoca, ci sono e ci sono state persone oneste ed idealiste che si sacrificano per il bene comune e persone egoiste, disoneste e inclini all’odio che fanno affermazioni di quel tenore. Poi, certo, ci si può sempre ravvedere dagli errori di gioventù. e lo stesso giovane rasato che oggi inneggia al “white power” tra vent’anni potrebbe essere una persona completamente diversa. È una questione di percezione, il mondo non è buono né cattivo, il mondo semplicemente è; e soprattutto sarà quel che ne faremo.