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Organizzato tutto, debiti compresi. Fra tre giorni sono ad Asmara.

Non credo di potere postare da lì, i provider non sono il loro forte. Scriverò sul quaderno, come un tempo. Poi, se non cade nessun aereo, carico gli scritti.

Ho un macigno sul cuore da stamattina.Poi, all’ora di pranzo, mi ha chiamato il collega dell’Egitto e il macigno si è trasformato in valanga: “Che roba sentirti ridere, sembra di stare ancora in Alto Egitto”, ha detto lui. Io non ho detto niente ma piango da allora.

Non so perché non riesco a stare tranquilla, a trovare pace. Eppure non ho fatto poco a Genova: solo negli ultimi mesi, uomo e casa nuovi. Epperò. Mi chiama il collega dell’Egitto e piango per un giorno intero.

Mi farà bene ritrovare il tempo di cui ho bisogno e pensare piano. Perché non lo sapevo, ma a vivere con un uomo si parla assai e non si scrive più. E io, dopo un po’ che non scrivo di me, divento più debole. Più mortale. Mi si avvicina la morte, esatto. Per quanto ci stia bene, col mio uomo: non c’entra.

Io ho un mal d’Africa che se non lo vivo ci muoio. Devo andare, sennò mi spengo.

Ho pianto tutto il giorno, eppure mi sentivo viva.

Il giorno che piangerò di solo rimpianto sarà il capolinea.

(Cielo, aiutami)