Io oggi ho perso l’aereo, a Valencia.
Nel senso che l’aereo partiva alle 14,25, io sono arrivata all’aeroporto alle 13 eppure, giuro, ho perso l’aereo.
Perché sui monitor c’era scritto che il check-in andava fatto al bancone 31, e io mi sono messa in fila al bancone 31.
Giusto, no?
Fila infinita.
Un signore africano davanti a me.
Dopo molto, moltissimo tempo, tocca al signore africano. E sento che lo spediscono allo sportello della RyanAir, di fronte a noi.
Poi tocca a me, e pure io vengo spedita lì.
Per quanto i monitor indicassero il bancone 31 (su cui campeggiava la scritta “Milano”) noi RyanAir facevamo eccezione, e il nostro check-in era speciale e andava fatto altrove. Davanti a una vetrina della RyanAir che pareva una rivendita di biglietti, sicuramente non un check-in.
Vado lì’ e mi dicono che hanno chiuso il volo, troppo tardi.
“Ma come??”, dico io.
E loro mi dicono che chiudono il volo 40 minuti prima della partenza dell’aereo, ed io sono arrivata lì che ne mancavano 38.
Che avevo fatto la coda nel posto sbagliato. Che dove avevo fatto la coda io, l’aereo era quello giusto ma la compagnia era un’altra.
Io sono incredula e il signore africano lo è ancora di più: lui è arrivato al bancone giusto 40 minuti prima della partenza dell’aereo, e gli hanno chiuso il volo sul muso. Quelli dell’altra compagnia, invece – al bancone 31 – continuano tranquillamente a fatturare bagagli.
A gente che prende il nostro stesso aereo.
E a noi dicono che abbiamo perso il volo, invece.
Increduli, siamo.
Mentre sono lì che discuto inferocita con l’impiegata che mi sta lasciando a terra, sento una voce familiare alle mie spalle. Mi giro, e sono due miei ex cognati che non vedevo da 15 anni.
Stanno evidentemente andando a Milano al matrimonio del mio ex marito (il primo, quello spagnolo) che si sposa martedì.
Mi giro: “Federico!!”
E i due, Federico e la moglie Juanita, subiscono nello stesso istante il doppio shock di vedermi apparire come una visione assolutamente inattesa e incongruente e, allo stesso tempo, di apprendere che hanno perso l’aereo per l’Italia.
Pure loro.
Ha dell’acrobatico il rivedersi per caso dopo 15 anni e, contemporaneamente, cercare di salire su un aereo che non ti vogliono fare prendere.
Non sai dove guardare e con chi parlare per primo, e abbracci e inveisci contemporaneamente.
Intanto arrivano dei marocchini disperati, rimasti a terra a loro volta: fa una strage, RyanAir.
Alla fine siamo una decina di persone, lì davanti, lasciate a terra mentre l’altra compagnia continua ad imbarcare gente sullo stesso aereo.
E il personale RyanAir scortesissimo e prepotente, arrogante che tu sei lì attonito mentre loro ti dicono che non parti, che nemmeno domani o dopo potrai partire e che non ti ridanno manco i soldi del biglietto.
Così, perché gli gira.
Si rifiutano di chiamarci un responsabile.
Ci fanno un sacco di storie prima darci la “Hoja de reclamaciones”.
L’impiegata mi dice che si chiama Laura e si rifiuta di dirmi il suo cognome.
“E’ perché si vergogna, per caso?”, le chiedo io.
Lo troverei comprensibile.
Mai vista una roba del genere, giuro.
Intanto, come dicevo, mi sono apparsi i due ex cognati e siamo lì che ci scrutiamo, 15 anni dopo, e soppesiamo le rispettive rughette e chili ma siamo contenti di vederci, ed io e Juanita eravamo amiche e complici, oltre che cognate, e Federico era il mio preferito tra tutti e, insomma, decidiamo di abbandonare l’aeroporto e andarcene a mangiare in spiaggia.
Il mio ex marito (quello che si sposa martedì) viene informato che i suoi due invitati hanno perso l’aereo ed hanno trovato me.
Geme.
Dall’Italia, ci trova posto sull’aereo della sera con Vueling.
Lo stesso aereo che prende Pupina, la quale va a sua volta a Milano al matrimonio del padre.
E così, il fidanzato di Pupina ci preleva sulla spiaggia e mi riaccompagna per la seconda volta nello stesso giorno all’aeroporto. Stavolta, assieme a Pupina e ai cognati.
Poteva finire così, con noi tutti che prendiamo l’aereo e arriviamo felici a Milano.
Invece no.
Perché, mentre stiamo facendo il check-in al bancone della Vueling, viene fuori che la cognata ha la carta d’identità scaduta e non può partire.
Intanto la valigia è già stata imbarcata, con dentro tutti i suoi vestiti compreso quello comprato apposta per le nozze.
Dramma.
Sorvolo sull’ora passata a cercare di convincere l’aeroporto di Valencia a lasciare partire Juanita coi documenti scaduti.
Il cognato Federico che sbandiera il suo tesserino di militare mettendo sull’attenti la Guardia Civil (disposta a rilasciare fogli timbrati per l’espatrio e denunce di smarrimento documenti e quant’altro) ma prendendo sonori pernacchi dal responsabile della Vueling, che assicura di avere fatto il militare ma che i passeggeri sono tutti uguali davanti alla Vueling e non c’è Guardia Civil che tenga: Juanita, con la carta d’identità scaduta, non parte.
“Ma siamo in Europa! Ma ha la patente!”
“Tzk”
Pupina che tenta la carta “battito di ciglia” e comincia a spiegare che è che si sposa suo padre, di non lasciarle la zia a terra, ed io che intanto cerco di eclissarmi perché sono la madre ed è evidente che non si sposa con me, il padre, solo che non si capisce cosa ci faccia io coi fratelli del padre e, insomma, è tutto molto confuso.
Finisce che Juanita si arrende e viene presa in consegna dal solito fidanzato di Pupina che è dalla mattina, che cerca di liberarsi della famiglia tutta, ma è evidente che non gli riesce.
E rimane a Valencia, poverina, a rifarsi la carta d’identità per poi cercare di prendere un terzo volo.
Ed è così che, nella notte, il futuro sposo nonché mio ex marito va a Malpensa a prendere i suoi cari e si vede sbucare suo fratello che, invece di tenere sottobraccio la moglie, si tira dietro la MIA valigia.
La vita è strana.
Al momento sto pernottando a casa della mia amica Cri, in attesa di prendere il treno per Genova di domani, ma ‘sto viaggio dovevo raccontarlo, prima di dormire.
Io e il nonsense abbiamo appuntamenti periodici e non vorrei rimanere sveglia a contemplarlo, ammirata, nella notte.
Di sicuro sa come intrattenermi, il mio vecchio amico Nonsense.
perchè non ti metti a scrivere un libro?
Penso che il tuo vecchio amico Nonsense sarebbe molto contento di diventare famoso…
che poi se lo ricordano qui dentro il nome del fidanzato di Pupina?
:)))))))))))))
Un altro incontro con il nonsense
hahahaah
Leggere le tue mail – qauelle della serie “sapete cosa mi è successo oggi?”- riesce a farmi sorridere persino quando mi sveglio triste triste e con la solita emicrania che si porta via sempre più tempo… Fra l’altro alcune delle cose che ti succedono mi fanno venire in mente certi “incroci” strani fra le persone che hanno fatto/o fanno parte della mia vita. Quando anni fa stavo per partorire il mio primo figlio, arrivarono a casa il mio ex marito e una mia carissima amica che era stata da lui lasciata senza neppure una parola di spiegazione (il mio ex quando la vide si presentò…). All’ora di pranzo -naturalmente- mi vennero le doglie. All’ospedale mi accompagnarono tutti, ma nessuno pareva molto interessato a me.
Mio marito era piuttosto seccato, anche perché io risultavo ancora la moglie dell’altro, quindi si aspettava situazioni del tipo:”Lei chi è, scusi?” “Io sono il marito” “E lei” “Il padre del bambino”, ecc.ecc.
Comunque forse dovremmo rassegnarci a credere che niente succede del tutto per caso e che le “coincidenze” sono messaggi che vanno interpretati (con leggerezza,senza farsene una fissazione!)
:)
Follie da web.
E’ che nonostante gli anni ne capitano davvero di tutti i colori (ma lasciamelo dire che come a te…)
Il mio parafulmine preferito on line rimani: tutti li attiri
:)))))))))))
Un pensiero affettuoso e solidale al povero fidanzato di Pupina, che deve volerle veramente bene!
Il prode Israel? :)
(Ma ti ricordi, Liz-Pop, quando io scherzando scrissi che gli avrei cambiato il nome in Ismael, prima di riceverlo in Egitto, e qualcuno mi prese sul serio e mi ritrovai accusata di avere cercato di cambiare il nome al fidanzato di mia figlia, causa antisemitismo…?? :D :D)
Notevole.
Comunque di “storie dell’orrore” che hanno per protagonista Ryan Air ne ho sentite a bizzeffe e mia sorella potrebbe raccontarne qualcuna veramente incredibile di quando viaggiava spesso per lavoro tra Londra e Torino.
Cosucce del tipo che tutti fanno il check in e poi non c’è l’aereo. Nel senso che non è fisicamente in aeroporto. E allora dopo solo 12 ore di attesa – per un volo che doveva durare 1,5 ore – si fanno prestare un aereo da un’altra compagnia, sperando che sia stato revisionato.
Ma siccome non era più possibile atterrare a Torino – avevano perso il turno di atterraggio, dopo solo 12 ore di ritardo – allora sono atterrati a Genova e mio padre è andato a prendere mia sorella alle 5 di mattina.
Per dire.
Mi unisco al coro di “Santo Subito!” per il fidanzato di Pupina. :)
anch’io quoto per il libro….dai fallo, fra amici parenti semplici conoscenti e passaparola ne venderesti un casino
raramente volo anche perché l’autonomia di sbattimento braccia non va oltre una sedia.
Ma devo seguire la tua traccia e piazzarmi nei giorni più critici (questi non li hai elencati) nel salone dei banconi per il check-in con telecamera nascosta e registratore multidirezionale così da prendere ogni parola sia pure quelle “del gatto” e poi rivedermelo quando le cose mi vanno veramente male.
Ma il tuo ex marito poi si è accasato?
Alex
Vicissitudini di chi viaggia.
Mi accadde, di trovarmi a bordo di una nave, e durante la traversata notturna, mi svegliai all’improvviso, per le urla spaventate dei croceristi. Vedevo marinai che correvano da tutte le parti, alcuni con gl’estintori in mano. La nave sembrava impazzita, ora virava improvvisamente a tutta a destra, poi tutta a sinistra, poi sembrava rallentare e ripartire. Andai in coperta, un fumo intensissimo usciva dalla porta della centrale comandi elettrici che era andata a fuoco. Un signore mezzo vestito inneggiava alla fine del mondo, che dovevamo pentirci… era l’incendiario.
Rividi l’incendiario il mattino seguente, seduto tranquillamente al bar della nave, tra 2 “ben piazzati” marinai che gli tenevano compagnia.
Un paio d’ore dopo venne fatto scendere, sempre insieme ai 2 “ben piazzati” marinai, che l’accompagnarono ad un auto della polizia. Che tristezza per quell’uomo.
Post bellissimo, mi ha fatto ridere per tutto il pomeriggio (oltre alle solite riflessioni sulla realtà che supera la fantasia, ovvero che se una storia così la vedessi in una fiction televisiva penserei “Che boiata, è impossibile!”, e invece…)
Che scema… nel commento ho scritto “leggere le tue mail”, come se i tuoi post fossero messaggi diretti a me. Ma non è solo per questo che aggiungo due righe. Molti ti consigliano di scrivere un libro (ma secondo me un bel blog può dare anche di più, da certi punti di vista), ma tu non rispondi mai in proposito. Posso chiederti perché?
Bellissima la confusione tra post e email, Vagatonda. Bella davvero. :)
Perché non rispondo mai? Perché non so che rispondere, fondamentalmente. Il blog è la mia casa, un libro è qualcosa di diverso. Ed io sono una pigra a cui piace l’immediato.
Credo sia per questo.
Giulio: è da ieri che volevo dirti: “Caspita!”. Che viaggio, gessù.
secondo me tu c’hai la serdipity un tantino autolesionistica, il che per noi è una vera manna! e sulle carte d’identità scadute da un giorno e burocrazia cretina ne avrei da raccontarne…
Grazie Lia.
Ma a pensarci bene, questi episodi di vita, sono riempitivi, delle evasioni della stessa vita ordinaria.
Il vero viaggio è la vita ordinaria, sempre più piena d’insidie e sorprese. Certe volte mi sembra di navigare tra gli scogli. E’ un perido molto intenso, ci sono le elezioni dei RSU, e il nostro sindacato piccolo ma combattivo (Co.Bas.) (mi somiglia!), si dovrà confrontare con i soliti colossi. Oggi in bacheca ho messo la condanna di un Organo dell’ONU all’Italia per schiavismo (legge Biagi – Treu).
Non potete immaginare le reazioni… Fascisti alleati con i Popolari e con i DS, tutti contro di me, perchè certe novelle, non è opportuno renderle note, anche perchè i LORO gionali e TV, non hanno detto nulla!
Durerò poco.. Ti voglio bene.
Sei semplicemente strepitosa. Ed hai la mia comprensione, oltre che la mia ammirazione. Io con Ryanair devo volarci per forza ogni volta che torno a casa ed anche io sono rimasto a terra diverse volte grazie a loro. Per aggiungere legna al fuoco della tua indignazione (la mia arde ormai da anni) sappi che se per motivi di tempo (metereologico), tecnici o di sicurezza la Ryan si trova a dover cancellare dei voli, cancella sempre per primi quelli per l’Italia, la Spagna, il Portogallo e via dicendo, mentre fa sempre l’impossibile per mantenere i voli per il Regno Unito. Anche quelli interni.
Comunque le mie disavventure aeroportuali non sono sorprendenti come le tue. Un pò ti invidio.
Cara Lia, i transiti sono difficili ovunque, non solo negli aeroporti. Il che non consola, anzi…
Esempio: Transito oltre uno sportello,
dal blog -7 ottobre
Chi sta sopra e chi sta sotto
e “chi sta come gli par”, canterellava Rascel.
Come noto a questo blog, vivo in una soporosa cittadina di una tranquilla regione del nord est, dove la lingua locale – che, secondo un’ipotesi di legge regionale, dovrebbe essere insegnata obbligatoriamente a scuola – divide i cittadini (scusate, gli autoctoni) in sorestans e sotans (chi sta sopra e chi sta sotto).
Divisione in classi? No di certo: questa supporrebbe la cognizione di storia ed economia e creerebbe distinzioni che la storia stessa può superare, magari con qualche umana , ragionevole spinterella (la chiamavano rivoluzione, ma non si deve più dire: non so perché, ma so che è così).
E’ un fatto metafisico, rappresentabile con una immaginaria verticale dove qualcuno sta sopra e qualcuno sotto, sotto e sopra gli uni degli altri, ma non c’è (o non è dato a tutti conoscere) un termine medio cui riferire questa fluttuante divisione.
Ma non divaghiamo perché io volevo solo raccontare la storia di una vecchia signora (d’ora in poi semplicemente “vecchia”) cui è capitato di avere un malore molto doloroso (e, come tale, riconosciuto dal sistema sanitario “sorestant”).
Per capire la storia bisogna fare una premessa: Vecchia è sempre vissuta nella convinzione che ciò che accomuna gli uomini (e le donne; ma la sciocca abitante del nord est talvolta non ricorda che è più utilmente tradizionale lasciar perdere il femminile) sia il contratto sociale su cui fondano i loro diritti, reciprocamente riconosciuti in termini di reciproci doveri.
Non ditemi che è un’illusa e di finirla qui: io lo so, ma lei mi ha chiesto semplicemente di raccontare ciò che le è accaduto e verificherà che io esegua la promessa che mi ha strappato.
Una notte Vecchia si è svegliata con fortissimi, incontrollabili dolori: la sciagurata non crede a guru, sciamani, conciaossa, esorcismi ecc. ecc. e nemmeno agli annunci pubblicitari; quindi è andata dal medico.
Il medico ha iniziato una terapia, le ha prescritto una serie d’analisi (alla fine si sarebbe trovata fotografata al proprio interno che neanche le tette di Noemi Campbell) ma il giorno successivo i dolori erano ancora insostenibili e il medico, telefonicamente consultato e, consapevole per la visita fattale il giorno prima, le consigliava di recarsi al pronto soccorso del locale ospedale per potersi giovare rapidamente di un aiuto contro il dolore d’origine ancora ignota (la diagnosi sarebbe stata fatta due giorni dopo, al comparire di altri visibili sintomi che avrebbero oggettivamente confermato l’intensità della pena).
Allo sportello del pronto soccorso un’indignata infermiera le rispondeva: “Qualche volta i medici hanno delle belle fantasie…”.
Devo chiarire che Vecchia a quel punto (me l’ha raccontato lei) si sentì come il famoso Gregor diventato scarafaggio (o semplicemente appariva scarafaggio e la sua repellente metamorfosi apparteneva agli occhi degli astanti – nel caso quelli dell’infermiera- e non al suo essere?). Questo Vecchia non me l’ha detto: lei si sentì scarafaggio di kafkiana memoria e basta, così al suo dolore si aggiunse l’umiliazione, ancor più violenta del male.
Si chiese cosa avrebbe fatto se avesse assistito alla colpevolizzazione di un’altra persona e rischiò di piangere, cosa che –di fronte a quella professionista forte di metafisiche altrui certezze, probabilmente imposte dal “sopra” – non si sarebbe mai concessa.
Un brandello di dignità una se lo garantisce in ogni caso.
Si ricordò quanto si fosse vergognata per un pianto sfuggitole al check point d’ingresso a Betlemme, dove aveva visto altri in una situazione pienamente comparabile alla sua.
(Si veda, a titolo di esempio, il diario “betlemme.splinder.com” 23 novembre 2003).
Prese il suo tesserino sanitario dalle disgustate mani cui l’aveva affidato e chiese l’indirizzo d’altra struttura sanitaria per poter affrontare, anche a pagamento, il suo ineliminabile problema.
A questo punto le fu concesso l’ingresso e all’interno tutto cambiò: professionale gentilezza, competenza, attenzione per quattro ore; e d’allora, passando per la successiva diagnosi resa possibile – due giorni dopo- dal comparire di manifestazioni evidenti – venne inserita nel normale tunnel delle cure .
Me ne parla, ma a chi legge non interessano.
Piuttosto interessa porsi la domanda: chi aveva plagiato l’infermiera obbligandola ad un comportamento che può dissuadere altri dal curarsi, a farsi in definitiva strumento di deterrenza?
Vecchia si ostina a pensare che i lavoratori spesso abbandonino la loro professionalità e la loro umana cortesia per autodifesa, perché tanto è loro imposto. Ma Vecchia è forse ancora schiava di defunte ideologie (che sia un indizio di demenza senile?)
Vale la pena però soffermarsi ancora su quello strano ingresso.
Vecchia avrebbe successivamente scoperto che al Pronto Soccorso si entra se si sta male, ma se l’ingresso è stato suggerito dal medico è necessario esibire una documentazione scritta.
La regola è scritta o appartiene alla tradizione delle convenzioni orali?
Certemente non è scritta sulla parete delle sale d’aspetto dove potrebbe essere proposta con vistosa chiarezza a chi attende cure.
E’ nota la regola a chi legge? Sarei curiosa di saperlo (e anche Vecchia vorrebbe sapere). Infatti la vecchia non la conosceva e io neppure.
Dobbiamo vergognarci e riconoscere la nostra indegnità di cittadine colpevolmente disinformate?
Chi si trovasse quindi nella situazione della vecchia dovrà solo omettere un’informazione che la sciocca credeva fondasse la sua responsabilità di persona che non vuol far carico ai lavoratori –di cui conosce le pesanti responsabilità- di una bizzaria, nel caso specifico, senile.
Il guaio è che Vecchia soffre ancora per l’esperienza choccante di allora e continua a chiedersi chi abbia dato disposizioni al personale di comportarsi così.
Ha ben letto Il Processo di Kafka che l’aiuta nella decodificazione del fatto e sa che “chi sta sopra” può condannare i colpevoli senza dirgliene la ragione e senza farsi ri conoscere ma non le basta.
Forse quando la scuola avrà ben inserito – attraverso l’obbligatorietà dell’insegnamento della lingua locale- la cultura dei sotans e dei sorestans, gli autoctoni saranno molto più paciosi della vecchia e, avendo letto Zorutti * e non Leopardi (e non si nomini Beccaria per amor di patria!), non avranno tanti grilli per la testa.
Certamente l’iniziativa linguistica dell’assessore localmente responsabile alla cultura darà una grossa mano all’assessore alla sanità, primo responsabile dell’andazzo del sistema.
Che siano questi mezzi per raggiungere coerenza politica, utile al locale governo (e non solo al governo locale)?
Capiterà che, raggiunta la locale tradizionale paciosità, questo si chiuda nel kafkiano castello e continui a vivere tranquillo nelle sue certezze?
Chi lo sa mi farà un favore se me lo comunica (si rifiutano però predica consolatorio-paternaliste: danneggiano la salute di Vecchia e infastidiscono me). Amen.
* nota per i non friulofili: “Pietro Zorutti, poeta friulano del XIX secolo, fu radicalmente uomo del suo tempo – come ebbe a sottolineare Pier Paolo Pasolini – ma seppe fortemente e con freschezza rappresentare il suo popolo, e lo fece nei modi a lui – ed a coloro cui il suo cantare era diretto. (n.d.r.: che tempi! Che popolo!)”.
NB: Vecchia ha scritto al direttore sanitario dell’ospedale in questione ma, a distanza di più di un mese, non ha (ancora?) ricevuto risposta. Forse che l’illustre signre in questione stia temperando la penna d’oca?