Il Lunedi’ mattina io parto all’alba per l’Alto Egitto.
Questa mattina, poi, mentre il mio taxi varcava la soglia del campus io ero al telefono con un’amica: una parte del mio cervello ha registrato che stava succedendo qualcosa di strano, ma la mia attenzione era altrove.
Salendo le scale, comunque, non me lo spiegavo: cosa ci facevano quei gruppi di studenti incazzati in giro per i vialetti?
Non ho fatto in tempo ad aprire la porta dell’aula del III anno, che me lo hanno detto.
“Prof, ha saputo?”
“Cosa? Che succede?”
“Israele. Hanno ucciso Shaikh Yassin.”
Continuiamo a prenderci le misure, io e i ragazzi.
Stiamo facendo conoscenza misurandoci i rispettivi lutti e le rispettive indignazioni. Da quando seguivano la faccenda del velo col fiato sospeso alle bombe a Madrid, e adesso questo.
Comincio a prevedere il tipo di reazione di ognuno di loro, li sento.
La ragazza attentissima con lo sguardo severo che si illumina quando spiego letteratura, io lo sapevo che sarebbe stata la piu’ apertamente dura: “Hanno giurato vendetta, i palestinesi, e dovra’ essere una vendetta terribile.”
Il gruppo dei passionali che ha tante cose da dire, e tanto in fretta che non capisci nulla e devi letteralmente obbligarli a parlare uno alla volta: “Ma quale Arafat?? Arafat non ha fatto nient’altro che chiacchiere!! Solo parole, ha saputo dare alla sua gente!”
La cristiana del primo banco: “Era un grand’uomo. Un sacco di anni nelle carceri israeliane. Ne era uscito distrutto ma non si arrendeva mai.”
Un’altra, con le mani nei capelli: “Chissa’ cosa succedera’ al Cairo… la polizia carichera’ gli studenti, come l’anno scorso…”
Facce scurissime, tiratissime. Erano sconvolti.
Altrove stavano preparando la manifestazione, intanto.
Richiesta di autorizzazione al Rettorato, arrivo della polizia, firme degli aspiranti manifestanti su fogli appositi.
Poco dopo, avevamo il corteo sotto le finestre.
Professori (riconoscevo diversi colleghi) e, dietro, gli studenti. Una marea, un fiume.
I ragazzi, compatti, che gridavano slogan.
E, dietro, il fiume colorato delle ragazze, altrettanto urlanti e tutte mano nella mano.
Pazzeschi, in Alto Egitto. Riescono a stare separati pure quando devono manifestare.
“Cosa gridano? Me lo traducete?”
“Gridano ‘Non si tocca Shaikh Yassin’ e ‘La pagherete’.”
Mi giro e la ragazza piu’ vicino a me sta piangendo. “Oddio, no, dai…” e allungo una mano per accarezzarle la spalla. Mi guardo attorno e stanno piangendo tutte. Ho poco da consolare, qui. Persino qualche maschio ha gli occhi rossi.
“Sentite, ragazzi, le firme le ho prese. Se volete scendere in manifestazione, andate senza problemi. Capisco benissimo.”
“No. E’ inutile, non abbiamo voglia.”
“E allora asciugate gli occhi e si fa lezione. O l’uno o l’altro.”
“Ok, lezione. Grazie per la comprensione, pero’.”
La collega, ho saputo poi, e’ scesa per portarceli personalmente, i ragazzi, alla manifestazione. Hanno trovato il portone chiuso a chiave, pero’. Siamo stati chiusi dentro dalla Sicurezza e io nemmeno lo sapevo.
Qualche studente e’ uscito da una porta laterale, ma il grosso e’ tornato in aula.
Ed e’ che avevano discusso, prima.
Molti, come i miei, avevano detto che manifestare non serviva a nulla.
Altri, pero’, avevano ribattuto: “Ma no, invece serve! Guarda cosa e’ successo in Spagna! Li’ ce l’hano fatta, con le manifestazioni, e’ servito!”
E la collega, chiaro, aveva voluto caldeggiare questo punto di vista. Siamo quelle della democrazia, noi. No?
Poi, a quattr’occhi, i nostri discorsi cambiano un po’: “Poveretti. Io gli dico che serve, manifestare, ma a cosa vuoi che gli serva? Figurati. A niente. Ma che gli vuoi dire?”
“No, io non glielo dico nemmeno. Perche’ non e’ vero, appunto. Ma l’alternativa qual e’? Le bombe? Io non so che dirgli. Io sto zitta, ormai.”
Il collega egiziano, solitamente cortese e compassato, era sconvolto.
“Bisogna armare i palestinesi, e non lo facciamo! E perche’, poi? Per fare bella figura con l’America, con voi dell’Occidente!! Loro hanno bisogno di armi e noi non li aiutiamo per farci belli ai vostri occhi!!!”
Fuori di se’, ed io che mi vergognavo.
“Che succedera’?”
“Niente, che vuoi che succeda? Qualche corteo, qualche bomba, qualche arresto, qualche desaparecido. Poi adesso c’e’ il problema del pane. Il grano sta cominciando a scarseggiare seriamente. Qui in citta’, stanno funzionando solo tre panetterie, ormai, e non bastano.”
Ancora nausea.
Al Cairo non hanno fatto lezione, oggi. So che ad Ain Shams c’era l’ira di Dio, manco a parlarne.
Dicevo alla collega: “Io ci ho fatto Primo Levi, in quest’universita’. E me lo hanno lasciato fare. Invece di prendermi a pedate per tutte le scale, hanno seguito, si sono commossi, hanno biasimato, si sono identificati, hanno studiato e sono pure andati bene all’esame. Invece di farmi volare giu’ dalla finestra.”
“Gia’. Loro sono cosi’.”, ha risposto la collega.
Ciao Lia.
Oggi volevo chiudere Refuseniks.
Non proprio davvero, ma proprio non so pi? che fare, n? perch? continuo a rodermi il fegato.
Questi non hanno limiti.
Anche i miei amici di Ebrei contro l’occupazione sono rimasti sconvolti, hanno subito fatto un comunicato che ho pubblicato su Refuseniks.
Ma, mi chiedo, come fanno gli Israeliani a non uscire di casa e prendere a picconate il muro e tutti gli altri segni dell’occupazione?
Ma non si rendono conto che, come dice la mia amica Manuela Dviri (che in questi giorni ? in Italia), “occhio per occhio, dente per dente, moriremo tutti, senza occhi e senza denti”.
Aspettavo di leggerti stasera.
Ti penso, cuidate mucho!
Ciao,
Gianna
questo post ? la cosa pi? interessante che ho letto in tutta la giornata
Scoperta solo adesso, devo darmi da fare a leggere i tuoi archivi. Ti invidio un po’ per essere l? dove sei, anche se la vita ? magari difficile (e lo sarebbe molto di pi? per me, temo). Ho studiato arabo l’anno scorso e mi hai fatto venire di ricominciare subito. Un grande in bocca al lupo.
leggo tutti i giorni il tuo blog, ce l’ho tra i preferiti. mi piacciono i tuoi racconti e ti sento pi? vicina di quanto non lo siano le persone che mi stanno accanto. resta forte, per quanto possa essere difficile, sono certa che ce la farai perch?, dalle tue parole, si evince il tuo essere tenace. un bacio, sara
ciao Lia, stasera ho incontrato Nasserine, la mia vicina palestinese che mi ha detto ha detto: “visto cosa ? successo?” e abbiamo cominciato a parlarne…ammiro il coraggio di questo popolo e sono contenta di aver conosciuto il mondo arabo (almeno in parte) e di essere riuscita ad andare al di l? di molti stereotipi e pregiudizi (anche se non ? mai abbastanza).
mi delude sempre pi? l’occidente democratico che permette ad Israele tali oscenit?, molto probabilmente a Pasqua vengo in Egitto, spero di poterti incontrare,
saluti da Parigi
Ciao, Gianna.
Ti ho letto, prima.
Io, oggi, ho provato sentimenti da cui non credo che ci sia ritorno.
Il tuo blog, ormai, e’ l’unico filo che mi separa da una rabbia senza confini, verso quello Stato. Ma l’unico, proprio.
Si capiscono un sacco di cose, vivendo qui.
Tante, gia’.
Bah. Meglio che mi stia zitta, guarda.
Ciao, Sara.
Grazie, davvero. :)
Buona serata a tutte e due.
(Io “me cuido”, e non invidio chi e’ in Italia.
Avra’ meno fermento attorno, ma molti piu’ imbecilli, a giudicare da certi commenti letti in giro.
Non c’e’ paragone, sto meglio qui.)
Ciao, Stella!
Non ti avevo visto.
(Ma proprio oggi mi sbuchi da Parigi?? Giusto ieri ero alla disperata ricerca di parigini!! I casi della vita…)
ciao Lia, sono contenta che si sia risolto tutto per il meglio la faccenda di quel bimbo (certo che i medici sono stati proprio dei deficienti!). Riguardo all’assassinio di Shaikh Yassin, anche se fosse stato il peggiore dei terroristi, ? incredibile che sia stato ucciso intenzionalmente e con il beneplacito di tutto l’occidente. E’ semplicemente scandaloso. Non ho altro da aggiungere, spero solo che le conseguenze non siano cos? dure come appaiono oggi. in bocca al lupo. iuma
Lia,
in mezzo a centinaia di blog autoreferenziali e inutili sostituti malinconici di falsi diari nel quale rispecchiare le proprie solitudini, il tuo ? un esempio di cultura. Solo attraverso uno strumento cos?, filtrato dalla tua intelligenza, abbiamo la possibilit? di vedere le cose dall’altra parte, come se fossimo l?. Grazie per questo. Ti leggo spesso, con piacere sincero.
Stefano Hesse
capisco il dolore e le lacrime di queste persone, ma non di quelle dell’occidente: yassin era l’ideologo della distruzione di israele, il teorico delle bombe umane sugli autobus, il padrino di migliaia di morti fra israeliani e palestinesi. era il bin laden di israele, e spero che le stesse lacrime non si versino anche per un’eventuale eliminazione di osama. non ci dovrebbe essere rifugio per i terroristi. se solo qualcuno andasse a raccontare gandhi ad hamas… (e a sharon).
One More Blog
Gli studenti di Lia e Shaikh Yassin
Da non perdere sul blog di Lia, uno dei miei preferiti, il commento “da dentro” sulla reazione degli studenti egiziani alla notizia della morte di Shaikh Yassin….
Pfaall
Un tranquillo giorno di rabbia
Lia racconta come i suoi studenti egiziani hanno reagito all’uccisione di Yassin….
gentile michele, ti spiego meglio il mio punto di vista: terrorizzare un leader del terrorismo (a quella causa ha dedicato la sua vita) ? diverso che terrorizzare la popolazione di un campo profugo, o degli studenti su un autobus. naturalemente avrei preferito che venisse arrestato dall’autorit? palestinese, come israele chiedeva da anni. sui campi di concentramento di gaza, noterei che il paragone ? in poco forte (non sono ai lavori forzati) e se ti funziona questo esempio per gaza potrei anche paragonarti israele a un ghetto dove, se gli ebrei si azzardano a mettere un passo fuori, rishiano di non tornare vivi (israele ? pi? piccolo della toscana, lo 0,2 % del medio oriente, e l’unica democrazia in cui un milione e 20.000 arabi musulmani israeliani godono di diritti civili e politici davvero esclusivi nell’area, con tre partiti ad esempio che li rappresentano in parlamento). io credo che arafat abbia commesso la pi? grande crudelt? al suo popolo rifiutando la proposta di barak a camp david che prevedeva uno stato sul 97% dei territori e persino mezza gerusalemme capitale. facendo il segno di vittoria con le ditina, scatenando i terroristi e incitando all’intifada. ? lui il responsdabile delle condizioni di gaza e dell’elezione di sharon.
ma propri perch? non sono razzista mi domando perch? quasi tutti si indignino per i palestinesi uccisi dagli israeliani, e pochissimi invece si preoccupino dei palestinesi uccisi da arafat o hamas (omosessuali, giornalisti, dissidenti, sospettati di collaborare con israele) senza processo e senza tv.
..:digital||divide:..
Haramlik
Via Manteblog ho scoperto Haramlik il blog di Lia, una insegnate italiana in Egitto…
Il post di ieri a proposito dell’assassinio di Shaikh Yassin ? da non perdere…
Appena capisco cosa succede oggi a BottomFeeder e perch? non mi fa aggiunge…
Davvero? mi dispiace allora di essere arrivata in ritardo, per qualsiasi cosa puoi comunque contattarmi. ti scriver? presto, anche perch? ? probabile che diventeremo vicine di casa :-)
Il tuo blog ? bellissimo! D? ai tuoi studenti che in Italia c’? qualcuno che fa il tifo per loro, e per te, e che a Roma erano in due milioni in piazza contro ogni guerra!
Digli anche che la democrazia funziona solo se si dice la verit?, e la televisione italiana invece dice tante bugie!!!
un abbraccio
Flavio
Gli ultimi tre commenti che qui ho letto dimostrano chiaramente che in genere, noi “Occidentali”, quando parliamo della questione palestinese/israeliana ne parliamo accecati dai nostri (pre)giudizi ideologici, senza renderci conto della situazione concreta in cui vivono, giorno dopo giorno, sia gli israeliani che i palestinesi, accumunando i popoli (la loro sofferenza, la loro paura) alle sciagurate scelte dei leader e per di piu’ ignorando la storia della regione e le cause antiche che hanno portato a questa situazione (troppo facile identificare sempre e comunque Israele come il cattivo potere sionista, avamposto coloniale dell’Europa e gli Arabi come le vittime designate: la faccenda, nelle sue origini e nei suoi sviluppi mi sembra piu’ complicata di cosi’). Detto questo, credo che da tempo tutti, da una parte e dall’altra, facciano a gara, in nome di un malinteso machiavellismo, a violare le regole del gioco (e il gioco puo’ chiamarsi convivenza civile, democrazia, rapporti internazionali e quant’altro): ma se rinunciamo a queste regole, che cosa resta dei valori di cui la nostra “civilta’” pretende di farsi banditrice? Che cosa ci differenziera’ dai profeti del terrore e della morte?
Qui non si tratta di “versare lacrime” per Shaikh Yassin, c’? qualcuno che in occidente pensa ancora che non bisogna rispondere al terrorismo con altri atti terroristici (e liquidare un vecchio paraplegico e sette passanti l? per caso come lo chiami se non terrorismo.)
E’ ora di dare ai nomi il loro giusto significato semantico, il terrorismo=terrorizzare la gente non ? solo prerogativa dei diseredati nei campi profughi, ma anche degli stati che combattono questa sporca guerra con armi letali e ad alto potenziale distruttivo. Nel caso di Israele poi penso che la gravit? del terrorismo di stato che esso propugna sia doppiamente immorale rispetto a quella degli straccioni palestinesi: ti rendi conto cosa pu? voler dire vivere in una specie di campo di concentramento a cielo aperto (Gaza) con la continua paura che arrivino dal cielo elicotteri o aerei pronti a sganciare i loro micidiali proiettili? E’ una paura con cui i palestinesi convivono da cinquant’anni, pensa te, e che solo negli ultimi tre anni ha provocato tremila morti palestinesi, tutti “terroristi”? tutti “colpevoli” e meritevoli di essere liquidati? Tu mi sembri un altro di quei “cantori delle soavi virt? dell’occidente” quindi i diritti umani dei palestinesi non contano un cazzo, solo quello degli israeliani, perch? li senti pi? vicini a te al tuo modo di pensare.. un atteggiamento permeato di un razzismo neanche troppo dissimulato.
ciao Lia. vai avanti. Racconta. ? importante
Ho molti amici che hanno perso altri amici e parenti e conoscenti negli attentati voluti dallo scieicco assassino, altro che eroe.
Quello che io penso di Israele l’ho detto pi? volte, qui sopra.
Un giorno mi decider? a farne un unico post definitivo e a metterlo all’entrata del blog, in modo da non doverci pi? tornare su.
Molto semplicemente, io sono stanca di Israele e sono stanca di vedere ci? che semina nella parte di mondo che pi? amo.
Dopo anni passati a farlo, ormai non ho assolutamente pi? voglia di discuterne. Le rare volte in cui mi succede, decido io il ‘quando’ e il ‘con chi’.
Soprattutto, non ho nessuna voglia di vedere sul MIO spazio la sfilza di luoghi comuni dei radicali (peraltro reperibile ovunque, e sempre uguale) o l’inutile retorica di chiunque abbia i suoi amici in Israele.
Io non vado sui blog filoisraeliani a evangelizzare il prossimo e non desidero che ci? venga fatto sul mio.
Ne vedo troppe, per riuscire pure a sopportare italici filoisraeliani da sbarco. E, siccome non ho n? le energie n? il tempo n?, tantomeno, la voglia di rispondere, certi commenti rimarrebbero semplicemente l?, inutili e offensivi.
Sprecare spazio per questo mi pare sciocco.
Tutto ci? che ho da dire ai due autori dei commenti a cui mi riferisco, quindi, ? che l’uscita da questo blog ? in alto a destra.
Dopodich?, canceller? e basta.
Quello che per? volevo realmente dire, aprendo i commenti, ?: “Perbacco, quante visite!”
Poi mi sono arrabbiata e ho scritto tutt’altro, ma il “perbacco” rimane e, ovviamente, ne sono molto contenta.
scusa, non ti conoscevo e pensavo fossi aperta al dialogo. non mi permetter? pi?.
Vorrei dire che il tuo blog e’ molto interessante, sono una musulmana italiana che vive a Roma.Sono sconvolta per la situazione in Palestina.Non abbandonate il popolo palestinese,per carita’.Vorrei dire agli ebrei per la pace che il sionismo deve finire perche’ cio’ che accade in Palestina e’ colpa di una ideologia il sionismo, che non solo non si e’ realizzata per gli ebrei ma che e’ un ostacolo per la pace.Sharon vuole massacrare il popolo palestinese, tutti i suoi leader politici e poi mandare i palestinesi nel deserto.Ma non ci riuscira’ mai. Certo occhio per occhio fa tutti ciechi ma gli israeliani dovrebbero riconoscere che quella terra non e’ la loro.La Palestina potrebbe essere uno Stato multireligioso con ebrei cristiani e musulmani che vivono in Palce se gli ebrei non avessero la pretesa di starci solo loro in Palestina.A partire dal diritto di tutti quelli che ci vivono si puo’ costruire la pace.
Salam