Se vai a cena al Club Greco, in piena Downtown del Cairo, ti ritrovi in una piacevolissima terrazza che è uno dei posti più freschi del Cairo d’estate, e c’è il formaggio fritto, dei calamari affidabili e la birra. E prezzi normali anziché no, cosa che non capita spesso nei ristoranti dove servono birra.
Sulla tua testa c’è il quartier generale di Kifaya che, mi dicono, ormai è diventato un grosso contenitore che raccoglie più o meno tutta l’opposizione egiziana, dai Fratelli Musulmani ai laici liberali.
E, dalle finestre della sede di Kifaya, pendono dei grossi striscioni con le loro scritte in arabo e la fotografia di questo signore qua, quello dell’immagine qui sopra: Ayman Nur.
Domina la piazza di Talat Harb, la faccia di Ayman Nur, e questo è uno strano paese, che condanna a cinque anni di carcere l’uomo che sul 20% di votanti alle elezioni egiziane è riuscito a prendere l’8%, e poi lascia là gli striscioni, alza le spalle.
Mi dicono che la combattiva moglie di quest’uomo, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e ormai in pessime condizioni fisiche, sia andata fino al Palazzo dell’ONU a interrompere una seduta, per denunciare le condizioni del marito. Silenzio generale, poi la signora è stata accompagnata all’uscita e, con un certo imbarazzo, i presenti hanno continuato i loro lavori.
Come se non fosse successo nulla.
Il monopolio della denuncia di questo caso, in Italia, ce l’ha Emma Bonino.
Perché Ayman Nur è un liberale, appunto.
Succede, quindi, che lui è liberale e lo difende la Bonino, ma la Bonino è radicale e i radicali difendono posizioni indifendibili, sul mondo arabo.
Il lugubre risultato è che, a difendere Ayman Nur in Italia, c’è da domandarsi se per caso non si stia difendendo anche il resto delle posizioni dei fan sfegatati degli stessi che bombardano il Libano or ora. Tipo: “Ma se io trovo criminale la detenzione di costui, sono a favore del bombardamento di Gaza?”
Una si pone curiose domande, in Italia.
Se guardo la traiettoria “politica” di questo blog, dai primi post a oggi, mi viene il dubbio che mi sia un po’ scappata di mano, la questione.
Qui si è partite da Edward Said per approdare alla difesa dell’islamizzazione della società araba (che non è proprio una traiettoria coerentissima) giocando spesso di rimbalzo, in opposizione a un discorso di “scontro di civiltà” che, al principio, eravamo tutti d’accordo nel rifiutare (quando dico “tutti” mi riferisco alle persone sensate, ovviamente) e che poi ha finito con l’inghiottire parecchia gente, credo.
Anche questo blog, a tratti.
Perché l’energia non è illimitata e la passione sì, a volte.
E perché hai voglia a dire che è irreale, ciò che ti dicono sul presunto Occidente in contrapposizione a un presunto Oriente: prima o poi cedi e ti metti a difendere il presunto Oriente che, comunque, è l’aggredito e non l’aggressore, e il presunto Occidente ti appare talmente criminale che, di spazio per i distinguo, non ne vedi più.
Il risultato è che vieni meno a un dovere fondamentale di chiunque voglia usare la testa, nel porsi di fronte ai fenomeni: quello di porsi domande, anziché correre alla ricerca di risposte.
C’è un piccolo scambio tra me e Patrizia, nei commenti a questo post, che mi pare sintomatico dei dubbi in cui mi dibatto in questi giorni, o della resaca che mi sono ritrovata addosso uscendo un attimo dall’Italia, ritrovando le distanze.
E il dubbio è sempre quello, quello che ho già espresso là: cosa stiamo difendendo, esattamente?
In Italia, mi pare che ci sia una specie di tenaglia in cui, a fronte di una sinistra sempre più filosionista, l’alternativa consista in una – assai minoritaria – difesa di un concetto di Islam più o meno vago che, pure, alla fine si incarna in gruppi arabi concreti, in un progetto e una lotta politica assolutamente concreti. Rispettabili, molto più di quanto non raccontino i media nostrani, certo. Ma un progetto politico, in fin dei conti, che non è la fotografia del Medio Oriente tutto. Assolutamente no. E, comunque, non è detto che sia quello che io, tu, Tizio e Caio sposeremmo, se la pressione dello “Scontro di Civiltà” non ti spintonasse da una parte o dall’altra, non ti obbligasse a calci a prendere posto sulla sedia che ti pare la meno sporca di tutte.
Si semplifica.
Si mitizzano il Male e il Bene.
Si cercano i Buoni, per forza.
E si finisce col parlare di gonne che non “rappresentano l’anima profonda di un popolo” e a quel punto siamo finiti, ché “l’anima profonda di un popolo” è un concetto allarmante come pochi, trovo.
Soprattutto, è un concetto che pochi applicherebbero seriamente ai popoli d’Occidente. A maggior ragione mi pare allarmante attribuirlo a quelli d’Oriente.
Ci siamo in pieno, nella trappola delle civiltà contrapposte.
Ma quand’era, nel 2001, che si parlava di evitarla, di non cascarci?
La vita è strana e la mia resaca ha coinciso con l’aggressione al Libano.
I posh, i pijos, i fighetti del Medio Oriente.
E tante altre cose, certo. Ma, anche, i fighetti del Medio Oriente. Attraverso quale partito, quale movimento, quale organizzazione li si difende? Che voce hanno? Qual è il discorso, quali sono le parole per condannare l’attacco senza difendere, nel contempo, solo una parte, una fetta, una frazione del paese aggredito?
Come si fa?
Devono essere sparite parole a migliaia, dai dizionari, perché io faccio fatica a pensarlo, questo discorso, stretta tra i titani di un “Islam” e di un “Occidente” che fanno a gara a chi mi appare più irreale.
Intanto, come in Iraq e ancora più che in Iraq, è il mondo arabo laico a rimetterci le penne. Ovvero, il protagonista naturale di qualsiasi discorso che, in Italia, aspirasse ad essere un po’ più che minoritario, di nicchia.
Mi pare abbastanza una trappola, il tutto.
E’ naturale, nei momenti di scontro, che ci si radicalizzi e che la realtà si semplifichi, che si perdano ricchezza e complessità.
Solo che, per il Medio Oriente, perdere ricchezza e complessità vuol dire preparare il terreno per il proprio annichilimento finale. Non a caso sono gli obiettivi preferenziali, i paesi che ne hanno di più.
Mi sto ponendo il serio dubbio che, negli argomenti che spesso si usano a sostegno di questo pezzo di mondo – anche su questo blog – ci sia l’esca, ingoiata tutta intera, che ne prepara la distruzione. Che già lo rende sempre più irriconoscibile, di anno in anno.
Che lo spintona verso il diventare la caricatura di se stesso.
Forse lo stiamo forgiando in parecchi, un sogno orientalista come un altro, e intanto c’è un mucchio di gente, qua, che ci guarda più o meno allibita e forse ce lo dovrebbe urlare un po’ più forte, il suo colossale: “Ma che cazzo dite, tutti quanti?”
“Ma se io trovo criminale la detenzione di costui, sono a favore del bombardamento di Gaza?”
(Come se fosse necessario dirtelo:) ma figuriamoci. Diceva mio nonno: “se Mussolini prendeva l’ombrello quando pioveva, io non sto a bagnarmi sotto la pioggia perché son contro i fascisti”. Ogni tanto una cosa giusta è giusta e basta; terrei la complessità per dove ce n’è bisogno.
buongiorno Lia e ben tornata nella “civiltà”…
non conosco genova, ma amo il mare.
buona fortuna!
paola
>l’anima profonda di un popolo” è un concetto allarmante come pochi, trovo.
ah Lia, quanto ce n’è bisogno, di post così.
Ma è birra vera o è quello schifo analcolico che mi vuol sempre propinare il signor Omar, kebabbaro egiziano da cui vado spesso a pranzo? :)
Birra vera, caro JZ. Meister Max, che è tosta più di qualsiasi birra italiana che io conosca.
In Italia nessuno capisce un cavolo, di vita in Egitto. Manco gli egiziani. Se la scordano, si vede.
“E il dubbio è sempre quello, quello che ho già espresso là: cosa stiamo difendendo, esattamente?”
Giusto per fare un poco l’idealista potrei
risponderti che difendiamo il principio che
sta alla base del primo articolo della dichiarazione dei diritti dell’uomo:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Ovviamente e’ una mia risposta personale.
Rimane il fatto che in una complicata situazione
come quella mediorientale, ove la disinformazione
di parte fa da madre a posizioni
estreme per bene o male due grandi fazioni;
ai piu’ risulta difficile uscire dalla perversa
logica dello “schierarsi” per uno o per l’altro.
Quello che trovo in questo blog, e’ il punto
di vista non filtrato, non mediato, non corrotto
di parti che possono rientrare non in una determinata fazione, ma in diversi e autonomi
gruppi. Da qui posso trarre una mia personale
interpretazione di fatti, eventi e correnti di
pensiero, ma alla fine la mia posizione non e’
legata ad un particolare gruppo eterogeneo di
persone ma allo spirito di ricerca di una soluzione, umana e pacifica, della situazione.
Peccato che l’idealismo poi si traduce nel realismo e mi viene da castigare gli eccessi di
una posizione (non di un gruppo di persone predefinito o predeterminato) in modo molto secco.
Faccio un paio d’esempi:
Giudico un grave atto d’orrore quello che sta
facendo ora il governo d’Israele in Libano e Palestina come rappresaglia ma con questo non giustifico l’atto di rapire liberi cittadini israeliani in rappresaglia agli atteggiamenti colonialistici fatti dal governo d’Israele.
Se voglio cercare i cattivi, i miei cattivi,
sono quelle persone che incentivano e contribuiscono allo stato di perenne tensione
tra diverse culture-religione-nazioni della zona
mediorientale per fini tutt’altro che legetati alla legittimazione del diritto d’esistere di una
o dell’altra parte.
Persone a cui fa comodo dare il perenne messaggio
che lo stato d’Israele e’ continuamente in pericolo per continuare ad avere una copertura a stelle e strisce, per poter vantare il diritto ad
azioni violente “preventive”, etc etc…
Altre persone a cui fa comodo continuare ad avere
un conflitto militare verso Israele per avere fondi, soldi, status di oppressi, guadagnare potere, visibilita’ della propria corrente.
Io penso ad un padre israeliano, ne conosco un paio, il cui unico interesse non e’ lo schiacciare
il palestinese o il siriano. Semplicemente vuole
poter dare un futuro al proprio figlio o figlia
lontano anni luce da questo presente in cui ogni istante di vita e’ un regalo perche’ non e’ esplosa una bomba. Non ha interesse ad avere una
guerra continua con gli stati vicini. Vuole
semplicemente la pace. Conosco mussulmani che portano il piu’ alto rispetto verso la religione
ebraica, definendola come colonna del proprio passato religioso (come fanno i cristiani in modo molto poco comprensibile), che guardano alla situazione mediorientale e dicono che e’ tutta una follia stupida lontana dagli insegnamenti della
propria religione.
Penso che se realmente si voleva una situazione stabile, collaborativa e nello spirito di fratellanza, non bisognava chiedersi se Israele ha il diritto d’esistere o se la palestina deve avere li uno stato tutto suo. Esisterebbe uno stato, chiamatelo come volete, con rappresentanze di questa o di quella categoria-genere-religione che comprende ebrei, mussulmani, cristiani giusto per citare le maggiori correnti religiose nella zona.
Ma uno stato cosi’ non conviene, ECONOMICAMENTE, ai soliti noti che ora comunque ottengono benefici da questo decennale scontro tra UOMINI.
Coesistenza. Un termine che l’uomo definisce e conosce ma incapace in questa era di metterlo in pratica realmente. Penso che se un giorno si riuscira’ ad creare una vera coesistenza in quella zona molte cose cambieranno nel mondo. E’ come un test del livello di civilta’ a cui siamo arrivati, un’esame molto importante che la storia, dio (se si crede in un qualsiasi Dio), che gli uomini stessi, si pongono e oggi non riescono ad eseguire.
Se un giorno qualcuno dovesse scrivere un voto e un commento come nella pagella di fine anno per una materia penso verrebbe cosi’:
Voto Civilta’: Molto Scarso
Note: L’umanita pur avendo molte potenzialita’ dimostra scarso interesse verso la materia e si distrae durante le lezioni portando cosi’ ad essere gravemente insufficiente nei momenti di verifica.
Perchè non scrivi un bel libro su ‘ste cose Lia?
Mica sulla birra e basta (anche se sarei il primo a comprarlo anche solo per questo ;) ) ma sulla tua percezione del mondo arabo laggiù.
Sono settimane (lo confesso) che mi ronza in testa una serie di tuoi post in cui parlavi di un Egitto come “opposta” all’immagine del mondo arabo che abbiamo in genere da noi.
Se vuoi andarlo a rileggere (se vuoi recupero pure il link) avevo scritto come la pensavo sul tema nel blog di Sherif…
Sono certo che “colpiresti” criticata sia i Neo Con che i difensori di certo Islam più “bigotto” (non che tu abbia nulla contro le donne velate, sia chiaro).
Saluti (e rispondi alla mail :'( :'( :'( )
JZ